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Autore: Proserpyne    16/05/2015    1 recensioni
Per mantenere la propria indipendenza, Katje ha dovuto affrontare scelte difficili, ribellandosi agli ordini del re e ignorando le pressioni delle persone che la vedevano sposata a qualche nobile signore; perfino il rapporto con il compagno Po è inusuale, non essendo regolamentato dal vincolo del matrimonio. Per la giovane perciò si prospetta un'esistenza libera e avventurosa, priva di qualsiasi restrizione. Uno scontro nel bosco però condurrà Katje ad una rivelazione che le cambierà la vita, facendo emergere parti di se stessa insospettabili, destinate a sconvolgere totalmente il suo mondo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’orso era riuscito a sopraffarla e le stava serrando il collo nella morsa letale degli artigli: se avesse aumentato la presa la giovane sarebbe morta in pochi istanti; inoltre, l’immane peso dell’animale stava facendo scivolare via ogni energia dal corpo della vittima. La donna sopraffatta dalla bestia non era però una persona qualsiasi: ella era Katje, l’imbattibile guerriera Graceling con il dono della sopravvivenza , la combattente che aveva reso celebre il suo nome in tutti e sette regni con l’importanza delle sue gesta. Qualche istante prima che la belva affondasse le zanne nella carne bianca della donna questa afferrò la testa della fiera e con uno strattone le aprì la bocca , usando tutta la forza rimasta: l’orso ululò dal dolore permettendo a Katje qualche secondo per afferrare il pugnale abbandonato poco distante. La donna con velocità fulminea conficcò l’arma nel collo dell’animale, premendo con tutte le forze che aveva: non mollò la presa finché l’orso non si accasciò a terra nella pozza di sangue andatasi a creare. 
Ansimando per la fatica, con uno strattone  Katje sfilò il pugnale dalla carne dura pulendo la lama sulla pelliccia dell’orso. Era stato terribilmente difficile vincere la lotta: da qualche tempo, infatti, ogni volta che lottava si sentiva addosso una stanchezza mai provata prima, che la inquietava e,sebbene vincesse comunque ogni scontro, la rendeva più debole e affaticata. Mentre si massaggiava il collo, Katje prese a esaminare attentamente ogni ferita che le solcava il corpo già percorso da una fitta rete inestricabile di cicatrici; seduta contro un albero, si mise a valutare l’entità e la pericolosità di ogni singolo danno: oltre alle estese ma poco profonde ferite sul collo, il resto del corpo era in una condizione piuttosto dignitosa: non c’erano gravi problemi. -Dopo tutto, non me la sono cavata affatto male per avere affrontato un orso adulto soltanto con un pugnale!- pensò Katje sorridendo. C’era solo un fatto che le creava preoccupazione: sentiva infatti dolori sordi alla pancia che le opprimevano il ventre e le creavano qualche difficoltà a camminare normalmente, ma la ragazza decise di non dar loro troppo peso. Estrasse dalla borsa le bende e i medicinali che le avrebbero permesso di fermare il flusso di sangue e di non far in iniziare un’infezione. Si medicò le spalle e i fianchi con le resistenti bene de che il cugino le aveva procurato , ringraziando Raffin per la sua premura; strinse i denti mentre disinfettava i solchi rossi, che per lo meno, stavano cessando di sanguinare; tutti meno che uno: una ferita, in prossimità degli addominali, esattamente da dove venivano i crampi, continuava a emettere sangue pulsando. Cercò di bagnarla con il liquido disinfettante, chiedendosi se non fosse il caso di cucirla, ma una nuova fitta la costrinse ad alzarsi in tutta fretta e ignorare il dolore per correre a vomitare in un cespuglio vicino. Si fermò un istante ansimando: la testa le girava vorticosamente, mentre ondate di bruciore intenso le inondavano lo stomaco. Si lasciò cadere chiudendo gli occhi, le spalle scosse da forti brividi. Cosa le stava succedendo? Katje ebbe paura: forse quella volta si era spinta un po’ troppo oltre i limiti del possibile. Forse dopo aver passato la propria esistenza a sfidare la morte quell’ultimo combattimento avrebbe posto fine a una vita fatta di guerre e scontri … Katje la guerriera, colei che aveva affrontato eserciti interi armata solamente del proprio Dono, la giovane che aveva sconfitto il re più potente e malvagio di tutti i tempi, era destinata a morire sola nel bosco? 
Il sangue aveva smesso di fuoriuscire, però i sintomi facevano temere per un’emorragia interna … La ragazza si maledì per essere così debole: come poteva essere così sciocca, lei che aveva trascorso la propria vita a contatto diretto con la distruzione? In mezzo a quel turbinio di dolore, confusione e rabbia qualcosa attrasse la sua attenzione: in mezzo al ventre, un movimento chiaro, simile ad un tonfo, le tolse il respiro. La giovane si allarmò: non aveva mai sentito qualcosa del genere. Il movimento si ripeté, questa volta proprio sopra l’ombelico. Katje balzò in piedi cercando di regolare il respiro: si sentiva terribilmente spaventata per quelle pulsazioni sconosciute: che fossero gli ultimi spasmi degli organi devastati dalla mole dell’orso?
Sorprendentemente, la donna si scoprì tranquilla all’idea della morte: in effetti era stata la prima a distruggere decine  e decine di vite; erano passati molti anni da quelle azioni ed era stata costretta a compierle, ma la sostanza non cambiava: i ricordi erano ancora vividi e nessuno avrebbe resuscitato i morti per mano sua. Katje sospirò e chiuse gli occhi: se lo meritava. Una belva avrebbe posto fine alla vita di un’altra. Fu scossa da un’ulteriore fitta e Katje si lanciò fra gli alberi dietro di lei, dove sapeva esservi un laghetto: vide lo smarrimento nei propri occhi di colore diverso prima di vomitare nell’acqua limpida dello specchio lacustre. La giovane si lasciò andare sfinita e si sciacquò la bocca, mentre si sfilava la maglia con un gesto di stizza. In quel momento vide qualcosa che non aveva mai notato prima: la sua pancia, una volta piatta e ben scolpita, si era visibilmente ingrossata; i pantaloni erano finiti sotto l’ombelico, mettendo in risalto il ventre rotondeggiante. Benché cercasse con tutta se stessa di ignorare il pensiero che in un secondo le aveva invaso la mente, Katje sapeva perfettamente cosa volesse dire tutto quello.
-Sono incinta-.
Ciò che sentì in quel momento fu come il dolore provato dopo aver ricevuto un pugno in pieno viso: capiva le sensazioni che aveva provato il cugino, diciotto anni prima, quando, prima di spirare a terra, aveva sperimentato in primis la potenza del Dono della giovane.
-Un bambino- mormorò Katje con gli occhi sbarrati. Il suo primo impulso fu quello di correre via, di andare nel bosco e abbandonarsi nel cuore della boscaglia, diventando un tutt’uno con l’ambiente e dimenticando il resto del mondo. Come era potuto succedere, lei e Po erano sempre stati attenti … Si liberò degli altri vestiti e guardò meglio il proprio riflesso: non c’era dubbio, il suo corpo era cambiate e aveva assunto le forme di una futura madre; la figura snella e muscolosa aveva lasciato il posto ad un’altra più morbida e tondeggiante. Nel suo sguardo si leggeva un sentimento nuovo: oltre alla furia selvaggia che conosceva fin troppo bene, Katje notò lo smarrimento. La giovane era sempre stata sicura di sé: aveva provato più volte indecisione, a volte anche paura, ma ciò che stava provando in quel momento era qualcosa di unico e nuovo.
Fu come perdere se stessa: le paure che l’avevano scossa quando aveva iniziato a legarsi con Po ritornarono: allora era terrorizzata di perdere la propria indipendenza, eppure in qualche modo era riuscita a mantenerla senza rinunciare al giovane. In quel momento era diverso: si rendeva conto che non ci sarebbero state vie di uscita.
Il pensiero volò a Po: la sua mente cercava disperatamente di trovare una scappatoia : non impiegò molto tempo a comprendere che nona avrebbe potuto fare niente … Scattò in piedi e si mise a corre re verso il centro del bosco: glia alberi le sfilavano accanto , i rami degli arbusti le graffiavano le gambe nude. Corse finché non fu esausta: si fermò solo quando sentì lo stomaco rivoltarsi: si accovacciò e vomitò in un cespuglio; mentre le spalle erano scosse da tremiti si accorse distar piangendo: grosse lacrime le solcavano le guance incontrandosi sul mento. 
Aveva bisogno del parere di Raffin: il cugino avrebbe saputo cosa fare per placare i conati. In quel momento però era lontana giorni da lui: si trovava di ritorno da una missione per il Consiglio con Monsea come meta: dopo essere andata a visitare Bitterblue si stava dirigendo segretamente a Rand City. La città dello zio distanziava però circa quattro giorni: Katje per un secondo temette di non riuscire ad affrontare un viaggio simile, ma si risollevò, dandosi della stupida per la sua improvvisa debolezza. Si alzò ancora tremante, dirigendosi verso il lago. Katje non voleva un bambino: non aveva mai desiderato figli. La natura le aveva fornito il Dono della sopravvivenza, non della maternità. Katje non sarebbe ai stata una buona madre. Abortire però sarebbe stato un oltraggio alla propria persona: non poteva uccidere una creatura che si stava formando in un corpo nato per sopravvivere anche nelle situazioni più estreme e disperate. No, lei non fuggiva: si sarebbe fatta carico della propria responsabilità e avrebbe tenuto il bambino. Quella era la sua unica certezza: il futuro era un interrogativo dai contorni non ben definiti, ma a cosa fare in seguito avrebbe pensato poi. Si rivestì utilizzando una cura particolare che la fece infuriare. Cosa sarebbe potuto nascere da un’assassina? 
Po l’avrebbe sostenuta senza pensarci due volte. Po …  Katje sussultò al ricordo del giovane: il giovane sarebbe stato sicuramente felice della sua notizia: avrebbe fatto di tutto per diventare un buon padre e lo sarebbe stato senza troppi sforzi. Ksatje non voleva incontrarlo: voleva solo sprofondare fino al centro della Terra, dimenticando tutti i tormenti della vita. Ripensò ad Helda, Oll, Bitterblue: probabilmente tutte quelle persone sarebbero state felici della gravidanza dell’amica. Anche re Rand lo sarebbe stato: se fosse nato un bambino con il Dono della telepatia o del combattimento darebbe diventato uno strumento prezioso nelle sue mani, così come lo era stata Katje i primi diciotto anni della sua vita. No,la giovane  non lo avrebbe permesso. Formulò due pensieri chiari: avrebbe tenuto il bambino, ignorando i disagi che sarebbero arrivati con questa scelta; ma soprattutto la nascita del piccolo sarebbe stata segreta. Avrebbe raggiunto Rand City, si sarebbe rifugiata da Raffin e avrebbe aspettato: il seguito lo avrebbe deciso poi.
Finì di vestirsi, poi tornò all’accampamento improvvisato. Protetta dal buio della sera, con la luna che spuntava dalle nuvole per salutare la notte imminente, cullata dai battiti della Terra sotto di se, Katje sprofondò in un sonno pesante e greve, consapevole della vita che inesorabilmente stava crescendo dentro di lei.





Salve a tutti! E' la prima storia che pubblico ed è dedicata a uno dei romanzi che ha caratterizzato la mia preadolescenza: Graceling. Reputo meraviglioso il personaggio di Katje e ho sempre trovato affascinante il suo spirito di indipendenza: per questo motivo ho provato a immaginare la  reazione dell'eroina nel momento della notizia della gravidanza. Voglio ringraziarvi per avere letto la mia storia e spero che sia stata una lettura piacevole. Grazie!
                                                                                                                                                                              Spirit of the Mountain
                         

 
   
 
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