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Autore: Lost In Donbass    16/05/2015    0 recensioni
C'è una festa scolastica.
C'è una ragazza terribilmente sfortunata, o fortunata, a seconda dei punti di vista.
Ci sono due maschere a nascondere i loro volti.
C'è un amore estremo e perverso.
E poi c'è Lei. La fine di tutto.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WE DIE WHEN LOVE IS DEAD (IT'S KILLING ME)

Forse la sto seguendo. Anzi, certamente la sto seguendo, senza rendermene conto. La punto, come quando si punta una preda. Sento il suo profumo a distanza, una fragranza di rosa e cannella. Io amo la cannella. Seguo la sua scia fiorita in mezzo a corpi sudati e schiacciati, eppure lei ha un profumo così forte, un’aura così pura che non la perderò persa. Sa di femminilità, di purezza, di incanto. Ho fame, una fame così profonda che difficilmente saprei trattenere, una fame che mi scava dentro, che mi rode da anni. Fame di lei, della sua bocca. Fame di qualcosa di bianco come la sua pelle e dorato come i suoi capelli. Mi faccio largo, in mezzo alla gente, tra ragazzi con cravatte slacciate per il caldo e giacche appese al braccio e ragazze dai piedi costretti in tacchi vertiginosi e vestiti che ben poco lasciano all’immaginazione. Li spingo con delicatezza lontano dalla mia strada, cercando con gli occhi le sue forme delicate, avvolte in un vestito luccicante. Ondeggia sui tacchi, come un giunco sospinto dal vento; il mio respiro affannoso è il vento che la fa ondeggiare, la mia fame bestiale è il fuoco che le infiamma le guance pallide. Mi trattengo a stento dallo sbavare, mentre mi insinuo tra la gente per seguirla. Perché sta fuggendo? Aumento il passo, i tacchetti delle scarpe che indosso battono ripetitivi sullo scalone della scuola, la musica da discoteca rimbomba dall’Aula Magna. La festa scolastica in maschera di fine anno, qual momento migliore per fare mio quello splendore biondo che mi danna da secoli anni a questa parte? Sospiro rumorosamente, dietro la maschera nera che indosso. Scaramouche, che mi accompagna da più di trecento anni, seguendomi da vicino, pronto a compiere qualsiasi mio desiderio perverso. Ho preso la sua maschera, il suo naso adunco. La voglio carpire, stringerla tra i miei artigli e non lasciarla andare. Sta scendendo le scale, così bella, così sinuosa. Così bionda, con gli occhi così azzurri. Quante volte ho preso con me ragazze dagli occhi blu? Quante volte ho preso le loro anime malate, senza mai trovare un azzurro uguale a quello che ha lei? Cercavo la mia donna, e la trovo ora, dopo secoli, in una società moderna e già persa. Trovo la mia regina in una generazione bastarda, che giudica e che viene giudicata, che ha perso tutto quello per cui vale la pena combattere, che vive di specchi incrinati. Eppure, ho battuto le più grandi corti europee e asiatiche, ho conquistato la Regina di Saba, ho fatto mia Anastasia Romanov, ho stretto tra le mie braccia Cleopatra, ho ispirato Saffo e Ipazia, ho trascinato nella dannazione Artemisia Gentileschi. Eppure nessuna di queste anime mi ha mai soddisfatto appieno. Ho attraversato epoche, ho incontrato gente da tutto il mondo, ho visto nascere e morire chiunque in questa vita, ma quello che ho sempre cercato non l’ho trovato. Volevo una donna, una figura da poter fare mia sposa, da poter avere al mio fianco, da mostrare come mia signora. L’ho cercata, ho fallito molte volte, assorbendo le anime di tantissime fanciulle, mangiandole, riponendole infine in un cassetto nascosto in una camera nuziale dal letto ancora intatto, dalle tende ancora tirate. Solo Lei potrà dormire tra quelle coperte, tessute con i fili delle anime più maledette, solo Lei potrà posare il capo sul cuscino gonfiato con gli incubi più sconvolgenti.
Sta entrando nella sala da ballo e così la seguo, senza perderla di vista. La musica è forte, rimbomba nella sala dalle pareti color crema, ora colorate da luci stroboscopiche accecanti. Spintono un po’ di ragazzi che ballano indemoniati, fino a ritrovarla, mentre agita la testa e i lunghi capelli più biondi del sole al ritmo della canzone del momento. Ancheggia dolcemente, eterea come le prime anime agli inizi del tempo, così pure, così leggere. Da secoli a questa parte, le anime si sono fatte sempre più piene di peccati e terribilmente indigeste. Ma lei no. Lei  è ancora diamante puro, è ancora come agli inizi dei tempi. Chi avrebbe mai detto che solo nel 2015 avrei trovato la mia donna? Dopo tante peregrinazioni, eccola qua, in una squallida scuola superiore, con una maschera veneziana nera e argento. Mi avvicino a lei da dietro, silente come mio solito. Il suo profumo è così forte che potrei affondarle direttamente i denti in quel collo splendido. Mi trattengo a forza, ma le poso le mani sui fianchi tondi. Quello sì. Deve capire che questo è il nostro ballo, è la nostra unione davanti ai demoni del cielo. Si irrigidisce tra le mie mani; che abbia paura? Ne sento l’odore, tra i suoi capelli. È bassa, la sua testa mi arriva al collo; com’è bella, com’è preziosa. Si volta lentamente, fissandomi con quei gioielli senza pari  che ha al posto degli occhi. Li farò splendere ancora di più.
-Ci conosciamo?
La sua voce è dolce, la vera musica dannata, che strozza persino me. Quella voce che vorrei avere sempre vicino a me, a cantare cose proibite in una lingua dimenticata.
-Forse.
La stringo più forte a me, affondando le unghie nei suoi fianchi. Deve cedere per me, deve cedere al nostro matrimonio maledetto. La fisso negli occhi, mentre continuo a ondeggiare e a farla ondeggiare con me. Dormi, splendida ragazza, dormi e sognami. Non fa resistenza, la bambola. Cede, si consegna a me, si arrende al matrimonio. Mi sorride ora, trasognata, sballata, trascinata dalla musica e dalle mie pupille nere. Il matrimonio deve avvenire ora, anche se non è il posto più consono.
-E’ tuo questo anello?- chiedo.
Alza lo sguardo e fissa l’anello che sto tenendo in mano. È il nostro suggello, quello che la renderà mia fino alla fine dei tempi, quello che la terrà incatenata a me. Glielo porgo invitante.
-Ehm, veramente no … - balbetta, tremando.
-Provalo, che ti costa? Secondo me ti sta bene.
Scuote la testa, ma io ormai le ho afferrato le dita delicate e le ho infilato il grosso anello nero. Pulsa la pietra che splende sulla sommità, pulsa di tutte le urla delle anime che vogliono essere liberate. Pulsa dei pianti degli amanti morti, strappati alla vita. Pulsa di tutti quegli amori sbagliati, vietati, perversi, rovinati. Pulsa di tutto quello che io mangio.
-Ti sta d’incanto- le dico, sussurrandoglielo direttamente nel piccolo orecchio.
-Beh, è bello, grazie ma io …
Le lecco il lobo, piano, marchiandola a fuoco con la mia lingua. Sta bruciando, lo sento. Ma non si scansa, a differenza di altri. Rimane immobile tra le mie braccia, ansimando piano, mentre la sala si scatena attorno a noi, ignari del matrimonio in corso tra me e la mia regina. Le prendo una mano e la faccio girare. Lei gira, incerta sui tacchi troppo alti, la maschera ancora sul viso.
-Chi sei?- sussurra. Ha smesso di balbettare; è curiosa, di quella curiosità che porta alla morte prematura.
-Il tuo sposo, o la tua sposa. Il tuo padrone, la tua signora.
-La mia sposa?
-Se è quello che vuoi, ebbene sì, sarò la tua sposa.
Tace, e si leva la maschera, lasciandola cadere per terra, sotto i piedi degli altri. Ha il viso più splendido che abbia mai visto. Labbra sottili, guance tonde, proporzionata. Un viso così me lo invidieranno tutti, quando siederemo assieme lassù, a giocare a carte con la vita degli umani e a bere il sangue dei morti in battaglia.
-Togliti la maschera.
-Non ancora, è troppo presto.
-Voglio vederti.
È la prima che qualcuno mi dice così. Le altre sopportavano la mia maschera, veneravano comunque la mia figura senza volto. Lei non si accontenta, come voglio io.
Mi abbasso su di lei e la bacio. Mugola, quando le mie labbra scontrano le sue. Sta bruciando, lo so. Le sto infiammando la bocca, mentre ne bevo il sangue dolce e fresco, ancora innocente. Sangue puro, dei migliori. Saranno secoli che non bevo sangue innocente; l’ultima volta è stata quando ho sorseggiato la linfa vitale di un ragazzino siberiano. Ma saranno stati seicento anni fa.
Le accarezzo il collo con le unghie, incidendole sulla pelle il segno del nostro legame. Le incido una rosa, un pugnale, una sfera. La rosa, che ho usato per conquistare. Il pugnale, che ho usato per sposare. La sfera, che ho usato per portare via.
Forse le sto facendo male, anche se con la bocca in fiamme non credo che senta il tatuaggio di fuoco sul collo. Brucia, la faccio ardere come un pupazzo di paglia.
-Togliti la maschera, ti prego.
Si stacca dalle mie labbra, mi guarda negli occhi. Sta piangendo. Io amo mangiare le lacrime degli innocenti, saziarmene fino a non poterne più. La stringo forte, ancora di più, le faccio avvolgere le braccia ai miei fianchi, muovendola al ritmo della musica da discoteca scadente.
-Ne sei certa?
-Mi hai sposato, hai detto, no? Voglio vedere la mia sposa.
Beffarda, la fanciulla. Mi sfida a campo aperto, come fossi un comune essere umano. Mi banalizza, mi offende. Mi carica di eccitazione, come nessuna prima d’ora. Mi dileggia, mi infiamma del fuoco più sporco che ci possa essere.
-Per te farò un’eccezione.
Mi slego la maschera di Scaramouche. Già lo vedo, lui, a disperarsi perché gli ho rubato la maschera. Demone senza nerbo, senza nessun diritto.
Non so che effetto le stia facendo, vedermi senza maschera. La vedo arrossire, poi sbiancare, poi ancora arrossire. È così terribilmente cristallina; di una purezza sbagliata. Non so spiegarmelo, ma anche la sua innocenza ha un che di oscuro e perverso in fondo. Le accarezzo il viso dolcemente, mentre lei ansima, sempre più vicina a me. Le faccio affondare il viso nel mio collo, la avvolgo nel mio mantello nero.
-Tranquilla, cara, respira …
Le accarezzo i capelli, incatenandola ancora di più a me. Tenta di divincolarsi, ma oramai è nella mia morsa. Non se ne può più andare, è mia adesso. Mia per l’eternità. La stringo, conficcandole le unghie nella schiena e nei fianchi.
-Ti sei mai chiesta come sia morire?
-Co … cosa stai dicendo?- fa lei. È meno beffarda di prima, ma non è spaventata. La sento la paura, quando ce l’ho davanti, e questa non lo è. Forse è insicurezza, di fronte a qualcosa di Eterno.
-Ti sei mai chiesta come sia passare il confine della vita e sconfinare in quello dei morti?
-Perché mai avrei dovuto chiedermelo?
-Sei intelligente, mia cara. Molto di più di tutte le donne che ho avuto il piacere di conoscere.
-Cosa sta succedendo?
-Niente, ti sto solo portando a casa mia. Siamo sposate, ricordi?
-Sto morendo?
-No, assolutamente. Stai semplicemente sconfinando tra il regno dei vivi e quello dei morti. Stai infrangendo le leggi del trapasso.
-Perché io?
-Perché sei colei destinata da tre simpatiche fanciulle ficcanaso a diventare la mia sposa per l’eternità. Sei mia, ragazza.
-Credo di aver capito ma … allora sto morendo. Perché?
-Ti ho detto che non stai morendo. Tu non morirai mai. La tua anima sta solamente attraversando i due regni; sei diventata la Regina dello Scambio. Gli altri muoiono veramente, tu no. Ti stai solo scindendo.
Lei tace, alza solo lo sguardo, fino a che non incontra i miei occhi dannati. È la prima volta che qualcuno riesce a sostenere il mio sguardo maledetto, e questo mi rende felice. Lei è quella che può vincermi. L’unica creatura che può dominarmi. Rapporto equo, il nostro.
-Sei pronta a venire con me?
-Forse.
-Ottima risposta, Regina dello Scambio. Il “sì” e il “no” sono solo risposte fittizie.
La bacio ancora, fino a che non sento che si scinde. Fino a che sento il calore del suo corpo aumentare a dismisura, e non la sento avvinghiarsi a me. Il suo corpo freddo cade per terra rumorosamente. La sua anima, luminosa, bionda, dagli occhi azzurri, il vestito luccicante, i tacchi troppo alti e le sue mani con l’anello, si libra tra le mie braccia. È diversa dalle altre. Lei è la vera anima, uguale a come era nella realtà. Solo che ora la posso veramente fare mia.
La avvolgo nelle mie ali nere e piumose e mi involo nel cielo oscuro, verso la porta di casa mia. L’Aldilà ci aspetta, la camera nuziale finalmente verrà usata e le tende di velluto verranno scostate. Il letto sarà per le prima volta sfatto. Lei mi abbraccia forte, mi si mette sopra, sopra le mie ali, affonda il viso nelle mie piume. Trema quando vede dall’alto il suo corpo umano freddo e spento nell’Aula Magna, e la gente che le si affanna urlando attorno.
-Allora tu sei … tu sei … - non balbetta più, non è più incerta, non è più beffarda. È curiosa, con una punta di felicità nel fondo della voce.
-Si, mia cara. Io sono la Morte, e tu sei la mia sposa.

****
Ok, lo so che è piuttosto brutta ma dovevo assolutamente scriverla. Mi ronza in testa da ieri sera, dopo il ballo della scuola.
Non so se la Morte abbia sesso, probabilmente no, ma in questa storia ce la vedevo in versione femminile, anche se spesso la vedo al maschile. A seconda di come mi sento.
Anche se le auguro il meglio, questa storia è per la splendida ragazza bionda della prima classe a sinistra. Per te, splendore.
Tabacco.

 
  
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