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Autore: Cladzky    17/05/2015    4 recensioni
Mike Schmidt conoscerà molto da vicino cosa significa essere un animatronic.
Genere: Malinconico, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Schiuse gli occhi. Trovò buio. La prima cosa che la sua mente realizzò era stupore.
Stupore per essere vivo. Stupore di essere tutto intero. Stupore che nonostante l'oscurità, si stava trasformando in gioia.
Ma l'evoluzione di quel sentimento fu bruscamente fermata da una percezione. La sua tempia sfiorò qualcosa di metallico. Una sporgenza lunga e dalla punta piatta.
Provò a muovere una mano. Era circondata anch'essa da oggetti metallici.
Mike era stordito, denutrito e stanco, ma la sua priorità in quel momento era capire dove si trovava.
Per alcuni minuti fece piccoli movimenti col corpo, ma ovunque sembrava circondato da ferri, punte e molle e più volte si graffiò con essi.
Dopo diversi minuti, la sua vista si adattò al buio. Si guardò intorno muovendo le pupille.
Sembrava avvolto in un esoscheletro di ferro, completamente circondato da bulloni, viti e cavi elettrici, come se si trovasse all'interno di Terminator. Tentò di tirar sù la mano.
Un movimento brusco e si ferì i polsi con qualcosa di tagliente. Non un semplice graffio, stavolta la ferita era profonda e copiosa di sangue.
Un urlo agghiacciante, che sforzò terribilmente le sue corde vocali. Sentiva il sangue scorrergli da vene e arterie, percorrergli il palmo e cadere a goccie, goccie pesanti e con un disgustoso odore.
Digrignò i denti, chiuse gli occhi e tentò di liberarsi, in preda alla disperazione a quella trappola di metallo. Ovunque il suo corpo faceva un movimento si graffiava con bulloni e viti.
Poi cominciò a rallentare. Fino a cessare di muoversi. Stava morendo.
I suoi ultimi pensieri non erano benevoli e nostalgici. Stava odiando chiunque avesse incontrato in vita.
Effetivamente non c'erano molte persone a cui voleva bene. La vita non gli aveva mai dato molte soddisfazioni.
Sua madre era morta al parto.
Il padre non lo assisteva mai.
L'unica ragazza che incontrò, lo lasciò dopo appena un mese, scoprendo la sua situazione economica.
Faceva un lavoro di merda, dove rischiava la vita, ma nessuno credeva a ciò che diceva.
Dopo aver bestemmiato ed odiato tutti coloro che conosceva, si ritrovò da solo, senza neanche le parole che lo accompagnassero, a soffrire. Soffrire come un cane.

Dopo una lunga agonia di silenzio, chiuse gli occhi...
                                                                                                                                         
                                                                                                            ***************************


Si risvegliò di colpo.
Tutto sembrava essere stato un sogno.
O magari era semplicemente svenuto.
Eppure. se aveva sognato, pareva molto reale. Si sentiva ancora addosso l'esoscheletro e le viti che gli foravano la pelle.

Si era svegliato seduto, appoggiato con la schiena ad una parete, nel backstage. Ciondolò la testa a destra, appoggiandola alla sua spalla. Si accorse, che d'improvviso, tutte le sensazioni e i sensi, quali il tatto, l'odorato, il gusto, eccetto la vista e l'udito, erano scomparse. Non sentiva con le mani la superficie del pavimento, con il naso, l'odore di muffa delle pareti, tantomeno non soffriva fame e sete, non sentiva neanche la stanchezza ed il bruciore della ferita.
Diede una veloce guardata in giro. Il tavolo in ferro era vuoto, come Foxy lo aveva lasciato. Le solite teste ed endoscheletri, riempivano gli scaffali. La corrente era tornata, dando un po' di vita a quella stanza
Tentò di alzarsi, ma nel tentativo colse con lo sguardo qualcosa che non avrebbe voluto vedere. Il suo braccio.
Non era più umano. Era spropositato, liscio, senza piegature della pelle, rosa lucido. Vasi sanguigni erano esposti nel gomito e nel polso, dove la carne aveva una spaccatura. Anzi, altro che carne e vasi sanguigni. Erano cavi elettrici, lasciati scoperti dalle articolazioni. E la pelle non più pelle ma plastica.
Con sguardo allucinato si guardò il resto del corpo. Era fatto di plastica, interamente di plastica.
Si alzò in piedi tremando e continuando a guardarsi il corpo, dai piedi, ridotti a figure scure, stilizzate di zoccoli; fino a toccarsi la testa, rendendosi conto con orrore, che non aveva più una forma normale. Era terribilmente grossa, liscia, con orecchie, che non ascoltavano, ma lasciate solo per uso estetico e pratico, lunghe, dalla forma triangolare.
Il naso non aveva punta, era schiacciato ed allungato, con una orrenda crepa sul lato sinistro.
Poi.... Gli occhi.... Gli occhi vedevano, non avevano perso il loro uso, ma come tutto il resto erano lisci. Fatti di vetro colorato castano, con un punto disegnato al centro, sfumato nel bulbo oculare di destra, a rappresentare la pupilla.
In questa visione di confusione e terrore di sè stesso, Mike continuava a guardarsi il corpo, non riuscendo a credere che fosse il suo.
Un rumore, di una porta che si apriva alle sue spalle.
Si voltò di scatto.
Erano loro.
Coloro che lo avevano traformato in un mostro. Peggio... In una macchina.
-Buongiorno- Cominciò con sarcasmo Freddy.
Schmidt era stupefatto. Fin'ora li aveva sentiti esibirsi in versi orribili e gracchianti. Ora li sentiva parlare normalmente, senza nessun eco metallico.
-Benvenuto fra noi- Continuò Foxy, aprendo la bocca in un sorriso spaventoso.

#ANGOLO DELL'AUTORE#

Evviva! Sono riuscito ad aggiornare dopo un solo giorno! Ringrazio di cuore tutti coloro che commentano e che seguono la storia!
In particolare un grazie ad "Anonimo Me", che mi ha suggerito come continuare la storia differenziandola da Five Night At GlaDo's! Continuate a dire la vostra, su come dovrebbe continuare la storia, insieme faremo uscire una storia fottutamente epica!


{§@Grazie!@§}
 
   
 
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