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Autore: Anna Tentori    17/05/2015    3 recensioni
Eryn è un'adolescente chiusa in se stessa e tormentata interiormente. Soffre molto ma il suo orgoglio la porta a nascondere tutto dentro se stessa. Si sente sola e questo la spinge a rifugiarsi nella lettura e nei sogni ad occhi aperti.
Al culmine della sua sofferenza uno strano simbolo appare sul suo polso e apprenderà il suo destino, un destino che la porterà nella Terra di Mezzo e distruggere per sempre il male, come annunciato dalla profezia.
In questa fanfiction saranno presenti tutti i personaggi de Il Signore degli Anelli e gli avvenimenti saranno quasi del tutto gli stessi del romanzo.
Mi è venuto in mente di scrivere questa storia per impedire la morte di alcuni dei personaggi.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Boromir, Frodo, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15:

La svolta

 

“Non ci posso credere … Sei qui … “

Una piccola lacrima abbandonò l’occhio sinistro e accarezzò la mia guancia.

“Si, ora sono qui”

Lo Stregone si avvicinò lentamente e si sedette accanto a me, sul letto. Mi guardò intensamente attraverso i suoi grigi occhi, come se volesse leggermi nel pensiero. Alzò una mano rugosa e la poggiò sulla mia liscia guancia.

“Cosa è successo Ery?” mi chiese con estrema serietà.

Esitai un attimo, mi feci forza e parlai.

“Il marchio ha iniziato a farmi male, molto male. Era un dolore accecante, mi faceva male la testa. Ho cercato di resistere ma poi ho perso i sensi”

“Cosa è successo prima?”

Non risposi. Avevo paura di rievocare quelle immagini nella mia mente, non volevo che si materializzassero ancora davanti ai miei occhi.

“Eryn, dimmelo”

Iniziai a tremare.

“Parlarne ti aiuterà. Parlarne è essenziale”

Ancora silenzio.

“Eryn, dobbiamo capire”

Chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro. Mi feci coraggio e parlai. Raccontai al vecchio Stregone cosa avevo visto la notte in cui gli incubi si erano ripresentati e poi tutto quello che era successo nei giorni successivi.

Tremavo, tremavo come una foglia scossa dal vento gelido. Come mi ero aspettata rievocare quelle visioni mi terrorizzò molto. Avevo gli occhi appannati e le lacrime minacciavano di uscire. Gandalf mi prese le mani tra le sue cercando di placare un po’ il mio stato d’animo. Mi guardava con occhi penetranti, con uno sguardo austero e scrutatore, come se cercasse di più tra le mie parole.

Quando ebbi finito anche il tremore cessò. Uno strano silenzio calò tra di noi. Sfinita appoggiai la testa sul cuscino e mi  riaddormentai all’istante.

                      

                                                                  ***

Le malinconiche note riempivano la mia stanza e danzavano nell’aria con leggerezza.  L’arco del violino, guidato dalla mia mano, sfregava dolcemente sulle corde. Avevo abbandonato la testa sulla mentoniera, inclinata a sinistra. Le dite della mano si muovevano fluidamente lungo il manico.

LA, RE, LA, RE, SI, LA, FA, LA, FA, SOL, FA, SOL, LAAA …

Mi lasciavo cullare da quei suoni carichi di dolore liberando ogni mio minimo sentimento. Con l’immaginazione ero tornata nella mia stanza, la mia vera stanza, quella nel mondo che avevo lasciato per compiere il mio destino. Ero tornata alle ore di esercitazione con quel magnifico ed elegante strumento. Il volto di Chiara, la mia istruttrice, galleggiava nella mia mente. Le volevo molto bene.

Avevo dedicato così tanto a quello strumento che ormai avevo stampato in testa ogni spartito studiato: nota per nota, pausa per pausa, sfumatura per sfumatura.

La musica aveva rappresentato per me un altro rifugio in quei bui giorni. E anche in quel momento lo rappresentava: una via di uscita da quegli incubi.

Suonavo in base al mio umore, e quel giorno era un umore malinconico, scioccato dalle visioni, pieno di tristezza. E quella melodia lo rispecchiava perfettamente:  note potenti, scioccanti, tristi, commoventi …

Avevo suonato mille volte quella colonna sonora ma mai così intensamente e mai come in quel momento mi aveva toccata.

Sentii la porta cigolare ma continuai a suonare ignorando chi fosse entrato.

Continuai a farmi cullare dai suoni che scaturivano dalle sottili corde tenendo saldamente chiusi gli occhi. All’apice della melodia alcune lacrime bagnarono le mie guance arrivando a baciarmi il collo. Piano piano mi avviai a concludere. Diminuii l’intensità delle note fino a quando non si dissolsero nell’aria.

Rimasi per qualche secondo con gli occhi ancora chiusi assaporando il rimbombo di quelle note nella mia testa. Mi decisi poi a girarmi e trovai Massimilian e Arwen seduti sul mio soffice letto che mi guardavano intensamente. Max aveva uno sguardo serio, Arwen gli occhi lucidi.

“E’ bellissima” disse l’incantevole elfa.

“Si lo è” continuò Massimilian.

Annuii leggermente e mi misi davanti a loro seduta su una sedia.

“Di cosa parla?” chiese Arwen, “ Ogni melodia racconta qualcosa: una storia, un sentimento …”

“Emmm … è difficile da spiegare, e anche lunga” dissi con voce flebile.

“ Non mi importa. Sapete quanto le vostre storie mi interessino. Ti prego” supplicò dolcemente.

“Okay. Ma è una storia veramente molto triste e terribile” disse Massimilian.

“L’avevo intuito dalle note malinconiche” rispose lei.

“Vediamo… da dove iniziare?”

“ E’ la colonna sonora di un film” accorse in mio aiuto Max, “ ti ricordi cos’è un film?”

“Si” rispose l’elfa, “E’ la rappresentazione di una storia, giusto? La storia prende vita attraverso le persone che la raccontano”

“Si, più o meno. Bene, questo film parla di uno degli avvenimenti più importanti, devastanti, crudeli della storia dell’uomo, della storia del Nuovo Mondo.

Secondo il nostro calendario è avvenuto, cioè avverrà …non so mai come parlare del mondo da cui proveniamo, se col futuro o il passato” disse seccato Massimilian.

“Comunque” continuai io “ Secondo il nostro calcolo è avvenuto durante il ventesimo secolo, in modo più preciso tra il 1939 al 1945. Visto che ogni vostra Era dura all’incirca 3000 anni direi che l’evento è accaduto nella Prima Era del Nuovo Mondo. Allora, dal ’39 al ’45 ha avuto luogo la Seconda Guerra Mondiale, un evento che ha coinvolto molti paesi, in particolar modo europei”

Fortunatamente avevamo passato molto tempo nei mesi precedenti a raccontare alla curiosa Arwen tutto sul Nuovo Mondo, arrivando pure a disegnare una semplice cartina dell’assetto geografico del globo. Così l’elfa non faticò ad orientarsi.

“ Europa è dove vivete voi, giusto? Dove si trova il vostro paese”

“Si esatto. Viene chiamata seconda perché pochi anni prima si era verificata la Prima Guerra Mondiale. E’ come se la Terra di Mezzo entrasse in conflitto con altre regioni di Arda, più o meno. Durante questa guerra venne messo in atto lo sterminio di un popolo, quello Ebreo. Una popolazione sparsa per tutta Europa  che non aveva una patria. Contro di loro Furono fatte moltissime atrocità. Furono perseguitati e uccisi nei campi di sterminio. Furono spogliati della loro identità, dei loro diritti, furono trasformati in una massa senza volti. Un tale odio fu riversato su di loro, un odio che li portò a tragiche morti. Un vero e proprio crimine contro l’umanità. Un genocidio che ha segnato profondamente la storia del nostro mondo. Un gesto inspiegabile, ingiustificabile che ha causato la morte di circa 6.000.000 persone innocenti.”

“6.000.000 persone spogliate dei loro diritti, delle loro vite, della loro umanità.”

“E’ una cosa terribile” disse con voce spezzata Arwen.

“Si lo è. E il film, a cui la colonna sonora che stavo suonando appartiene, parla proprio di quel periodo. Parla di un tedesco che, rendendosi conto di quello che stava succedendo, salvò moltissime vite.”

 

 

Quanta crudeltà dilaga nel Mondo” disse Arwen.

 

“Molta”, risposi, “Se l’intento di Ilùvatar era quello di ridar vita a un nuovo mondo per spazzare via il male, beh … ha fallito. Nel Nuovo Mondo c’è tanta crudeltà quanta nel Vecchio, forse di più”

 

“Non sapremo mai la volontà del sommo Eru” constatò dolcemente la bellissima elfa.

 

“Mai”

 

“Senti Ery, sei veramente bravissima a suonare. Mi faresti sentire altre melodie provenienti dal Nuovo Mondo?”

 

“Certamente”

 

Passammo l’intero pomeriggio tra melodie e racconti. Suonai la colonna sonora di Braveheart, di Titanic, de Il Gladiatore, de Il Padrino, suonai la Primavera, l’Ave Maria, Canon in D e moltissimi altri componimenti. Ogni volta Arwen mi chiedeva di raccontare la loro storia.

 

                                                               

                                                                ***

 

“Me lo affidarono prima di morire” disse Gandalf guardando l’arcaico volume.

 

Erano passati molti anni dalla loro fuga. All’inizio non sapevamo quanti altri cambiamenti avesse causato il potere dell’anello,ma scoprimmo presto che tra di questi vi era un accorciamento della vita. I tuoi avi vissero altri cento anni prima che abbandonassero definitivamente questo mondo”

 

“Ma perché darti il libro? Non potevano tramandarlo come hanno fatto con il ciondolo?” chiesi perplessa.

 

“Avranno reputato che sarebbe stato più al sicuro con me. Il ciondolo sarebbe stato innocuo fino a quando non sarebbe arrivato al Prescelto. Se invece il libro fosse caduto in mano a sconosciuti non sarebbe stata una cosa buona. Questi incantesimi hanno come una piccola autonomia. Nel senso che se pronunciati anche da qualcuno senza i tuoi poteri potrebbero causare qualcosa. Non so cosa, ma sicuro niente di buono”

 

“Ma spiegami: perché non ti hanno consegnato anche il ciondolo?”

 

“Il ciondolo serviva per riconoscerti, per riconoscere il Prescelto. Ricordi?”

 

“Oh si! Che stupida!”

 

“Si, un po’ lo sei!”

 

Guardai lo Stregone fingendo di essermi offesa. Scoppiammo a ridere, finalmente a ridere.

 

“Comunque” disse, “Ora mi dovrai far vedere quello che hai imparato e da adesso in poi ti eserciterai con me!”

 

                                                                  ***

 

Passarono altri cinque mesi. Io continuavo ad esercitarmi con i miei poteri, e insieme a Massimilian nell’arte della guerra. Apprendemmo sempre più cose riguardanti il Vecchio Mondo: storie, leggende, fatti reali, i diversi popoli, le lingue, la natura …

 

Gandalf non passava tutto il tempo a Gran Burrone, a volte spariva per settimane, non sapevamo il perché.

 

Il mio potere crebbe, e anche le mie abilità belliche. Ormai sia io che Max ci eravamo abituati a vivere in quel luogo fatato e avevamo fatto.

 

Ci legammo molto ad Arwen, Elladan ed Elrohir, un grande affetto ci univa a loro. Più noi imparavamo cose sul Vecchio Mondo più loro le imparavano sul Nuovo.

I giorni scorrevano tranquilli e spensierati insieme a loro.

 

Ormai Gran Burrone era diventata un seconda casa, e i suoi abitanti una seconda famiglia.

 

Non avevamo contatti con il mondo esterno, per noi esisteva solo Imladris, le sue cascate, i suoi alberi, la sua flora e la sua fauna.

 

Erano ormai passati diciassette mesi, dal giorno in cui eravamo arrivati, quando un evento segnò la fine della permanenza a Gran Burrone.

 

Non ricordo il giorno preciso, ma sicuramente era intorno al 20 Ottobre del 3018.

Era una notte scura e pesante, mi ero appena svegliata da uno dei miei incubi, ed ero uscita sul grande terrazzo per prendere una boccata di aria fresca. All’improvviso sentii delle grida raccapriccianti, terribili e spaventose librarsi in aria. Delle urla che mi fecero provare un grande terrore.

Poco tempo dopo il rumore di zoccoli in corsa rimbombarono per la vallata.

Improvvisamente il marchio iniziò a farmi male, molto male. Sembrava stesse andando a fuoco. Più il rumore degli zoccoli si avvicinava più il dolore cresceva.

 

Sentii dei passi provenire fuori dalla mia stanza, passi frettolosi. Decisi di uscire, volevo capire cosa stava succedendo.

 

Elrond si precipitava all’ingresso del grande portone accompagnato dai figli e da uno sfinito Gandalf, era appena tornato da una lunga assenza più stanco che mai. Lo Stregone si girò e mi vide.

 

“Cosa ci fai sveglia Eryn?” mi chiese sbrigativo lo Stregone.

 

“Ho sentito delle orribili urla, e poi rumore di zoccoli. Il marchio mi fa molto male. Aumenta! Cosa succede?” chiesi affannata.

 

“Tutto sta cominciando. E’ arrivata l’ora”

 

Bam! Uno schiaffo in faccia, una secchiata di acqua fredda. Ecco che i miei incubi stavano per prendere vita. In quei mesi avevo cercato ancora di allontanare quella terribile verità, nonostante ogni giorno passato lì me la ricordasse. Ma non potevo più obliarla, rifiutarla. In quella notte mi resi conto realmente di quello che mi aspettava, non potevo più scappare.

 

Arrivata nel grande piazzale vidi un elfo scendere da un bianco cavallo, era Glorfindel. L’avevo intravisto poche volte, ma mai ci avevo parlato. Solo quando scostò il lungo mantello dal petto notai con stupore che reggeva una piccola figura svenuta. Aveva folti capelli bruni e una carnagione cadaverica. Sotto gli occhi chiusi due enormi occhiaie riempivano il volto. Non riuscii a vedere altro perché Elrond e Gandalf si affrettarono a prenderlo preoccupati e lo portarono non so dove.

 

“Dobbiamo fare in fretta Elrond, il suo tempo sta finendo”

 

Rimasi con Arwen e i due gemelli a fissare le due alte figure che si allontanavano. Il dolore stava diminuendo, ma da quel momento non cessò più.

 

Chi era? Cosa stava succedendo? Cosa gli era capitato?

 

Non seppi niente fino al mattino seguente.

 

Ovviamente non riuscii a chiudere occhio. L’immagine di quella piccola creatura mi tormentava senza tregua: il volto sofferente, il corpo minuscolo, le orecchi a punta, gli enormi piedi. Avevo capito che si trattava di un Hobbit, ma chi era? Aveva qualcosa di familiare, ero sicura di averla già vista da qualche parte, ma dove?

Frugai nelle mie memorie ma non trovai niente.

 

Quando le prime luci del mattino sfiorarono le cime degli alberi decisi di uscire dalla mia stanza.

Uno strano silenzio dilagava nella vallata, tutto era stranamente calmo. Vagai per la dimora elfica alla ricerca di qualcuno, ma non trovai anima viva.

Abbandonai la struttura e mi inoltrai nel bosco diretta alla mia radura.

Qualcosa di brutto era accaduto la notte precedente, lo sentivo nell’aria. Gli uccelli non cantavano, e neanche gli elfi.

 

Mi sedetti su un grosso masso, tirai su la manica del braccio sinistro ed osservai il marchio. Mi bruciava ancora, ma era un dolore sopportabile. Però qualcosa non andava. Il colore del simbolo era leggermente cambiato. L’azzurro aveva perso la sua intensità, e aveva acquistato delle sfumature rossastre.

Non appena lo sfiorai con le dita, due piccole scintille fuoriuscirono da esse. Spaventata ritrassi velocemente il braccio.

Non era mai successa una cosa del genere.

Riprovai, e quella volta piccole fiammelle si accesero e si spensero. Continuai così per non so quanto, mentre il marchio diventava sempre più rosso.

 

Quando ormai il sole splendeva alto sulla vallata ritornai nella dimora elfica.

Più mi avvicinavo più sentivo dei mormorii.

Salii l’imponente scalinata e davanti ai miei occhi comparvero tre minuscole figure. Due erano seduti su una delle panchinette, il terzo camminava avanti e indietro preoccupato.

 

“Starà bene Sam” disse uno degli Hobbit seduto, “Gli Elfi lo aiuteranno!”

 

Neanche lui però sembrava molto convinto.

 

Sam era un Hobbit rotondetto dai folti ricci biondi. Aveva un viso paffuto ed enormi occhi marroni.

Gli altri due mezz’uomini gli assomigliavano molto, ma erano più magi. Uno aveva un naso grosso, l’altro più sottile

 

Non si accorsero della mia presenza fino a quando Gandalf non urlò disperato il mio nome.

 

“Eryn! Dove diamine eri finita?!”

 

“Io … io ero alla radura” risposi un po’ perplessa.

 

Non era solo, al suo fianco c’era un uomo.

Era molto alto e di bell’aspetto. I suoi capelli erano scuri con qualche sfumatura di grigio qua e là. Anche i suoi occhi erano grigi, occhi intensi e profondi.

Vestiva di abiti logori e consumati; un verde mantello col cappuccio gli copriva le spalle e la maggior parte del corpo.

 

“Ti abbiamo cercata per ore! Devi venire subito con me”

 

“E dove?” chiesi irritata.

 

“Questa notte volevi sapere cosa stava succedendo, giusto?”

 

Annuii.

 

“Bene, allora seguimi”

 

Senza esitare corsi dietro allo Stregone  e al bell’uomo. Salimmo i gradini e ci inoltrammo nei numerosi corridoi del palazzo elfico. Più mi avvicinavo al luogo in cui lo Stregone voleva portarmi, più il dolore al marchio aumentava. Finalmente Gandalf si fermò davanti a una porta dorata e si girò verso di me, il dolore era al culmine.

 

“Ti ricordi la creatura che hai visto tra le braccia di Glorfindel ieri? Elrond è riuscito a curarlo, ma è ancora in stato di incoscienza”

 

Due grosse lacrime fuoriuscirono dai miei occhi.

 

“Eryn cos’hai?” mi chiese preoccupato.

 

“ Da ieri … da quando abbiamo sentito quelle urla terribili … il polso … ha iniziato a bruciarmi … e non ha più smesso. All’inizio era molto forte … poi … durante la notte è diminuito … ma adesso … non riesco … a … sopportarlo. Mi fa malissimo Gandalf!”

 

Crollai a terra tra lamenti e urla.

 

L’uomo si affrettò a prendermi, e mi rimise in piedi cingendomi le spalle con un braccio. Mi prese dolcemente il braccio sinistro e scostò la manica.

 

“Per tutti i Valar! Gandalf guarda!”

 

Dal polso fuoriusciva del sangue, era rovente. Urlavo come mai avevo fatto, il dolore era insopportabile, non avrei mai immagino che se ne potesse provare così tanto.

Il mio volto era inondato di lacrime, il mio polso di sangue.

 

“Presto Aragorn, dobbiamo portarla da Elrond!”

 

Aragorn mi prese in braccio e iniziò a correre seguito da Gandalf.

 

Non capivo più niente, ero disorientata dal dolore, intravedevo solo macchie confuse che non riuscivo a distinguerle. La corsa mi sembrò interminabile.

 

Finalmente Aragorn si fermò e mi posizionò dolcemente su un morbido letto.

 

“Cosa succede?” la voce preoccupata di Arwen suonava distante.

 

“Il marchio! Sta sanguinando, è rovente. Chiama tuo padre, in fretta!” la voce dell’uomo era ferma e autoritaria.

 

“… M-m- max” farfugliai.

 

“Max” riuscivo a malapena a parlare.

 

“Max!” urlai e altre lacrime mi bagnarono il volto.

 

Qualcosa mi strinse la mano.

 

“Sono qui, ora sono qui!” mio fratello parlava con voce spezzata.

 

“Sono qui, tieni duro Ery. Tieni duro!”

 

“Mio Dio! Gandalf cosa le sta succedendo” urlò disperato.

 

Fu l’ultima cosa che sentii prima di sprofondare tra le tenebre.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

 

Ed eccoci alla svolta decisiva. Aragon e i quattro Hobbit sono arrivati a Gran Burrone. Ma qualcosa non va, più Eryn si avvicina a Frodo, più il marchio le fa male.

 

Nel prossimo capitolo scoprirete il perché ( ma credo che l’abbiate già capito ) e avrà luogo il consiglio di Elrond!

 

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, aspetto con ansia i vostri pareri!

 

Alla prossima!

 

Anna J

   
 
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