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Autore: eppy    17/05/2015    5 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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EMMA


Londra è proprio bella in primavera.

Fu quello il primo pensiero che attraversò la mia mente, mentre io e Ethan uscivamo dal cinema.
Beh, a dire la verità..io la trovavo bella sempre, pure con pioggia, e la nebbia fitta; Londra per il mio cuore sarebbe sempre stata una città da sogno, la più affascinante del mondo.. ma di primavera, quando i suoi numerosissimi e verdi parchi si ricoprivano di fiori e colori, aromi e profumi, non si poteva non amarla.
Prima di infilare il biglietto strappato del cinema all'interno del portafoglio (sì, conservavo tutto, anche le cose più inutili), i miei occhi si posarono su quel foglietto di carta, e lo fissarono quasi increduli, come se nonostante tutto, percepissero per la prima volta ciò che vi era scritto sopra.
Non mi riferisco al nome del film che avevo insistito per vedere, per finire per fare tutt'altro in quelle due ore, con Ethan accanto a me; ma mi riferisco alla data. 
Ventitre maggio. Marchiato in neretto. Eggià.
Da un po' di tempo a quella parte mi ero resa conto che i giorni passassero decisamente troppo in fretta, e prima che potessi rendermene effettivamente conto, mi ritrovavo al settimo mese inoltrato di gravidanza, e con una pancia enorme, che mi divertivo a paragonare a quella di un tizio, che ogni volta che io e Ethan andavamo a mangiare in un posto, trovavamo sempre seduto lì, a ingurgitare hamburger farcitissimi, come se non esistesse al mondo nient'altro di commestibile. Ecco, il mio pancione somigliava più o meno a quello di quell'uomo, e quando glielo facevo presente, Ethan mi diceva sempre che invece era più simile alla più bella opera d'arte che un occhio umano fosse in grado di ammirare.
La verità? Ne dubitavo fortemente, ma non potevo negare che quelle parole avevano su di me sempre un certo effetto. Come lui del resto.
Ne erano successe talmente tante in quei mesi, era così radicalmente cambiata la mia vita, che quasi non riuscivo più a ricordare quella che avevo prima, e la cosa assolutamente folle era che non mi dispiaceva affatto.
Cominciamo dal fatto che avevo definitivamente smesso di rispondere alle chiamate di Ricky, non per cattiveria, ma perchè avevo retto il suo gioco per quattro mesi, avevo continuato a sfidare me stessa, la mia resistenza, la mia forza, contro la sua ostinazione, forse pure la sua paura, ma alla fine, tra tutte le partite che avevamo giocato scoprendo le nostre carte per telefono, io le avevo perse tutte.
E avevo deciso di dire basta, perchè lui non cambiava idea, e soltanto arrendendomi, avevo capito che forse, non mi interessava nemmeno più che la cambiasse.
Certo, sarebbe stato un bel casino con il bambino, -che a proposito, avevo scoperto da poco essere un adorabile maschietto- ma tutto sommato, pensavo di potermela cavare bene anche senza di lui.
Perchè c'era Ethan accanto a me, c'era lui a sostenermi, a incoraggiarmi, ad abbracciarmi. E io..io lo amavo più di quanto credessi possibile.
Lo amavo sul serio, in un modo molto più..reale rispetto ad anni prima. Perchè a sedici anni ero innamorata persa dei suoi occhi, del suo sorriso, di quelle adorabili fossette, della sua voce roca, e del modo in cui mi immaginavo che fosse. Ma dopo averlo conosciuto, e averlo conosciuto davvero,  fino in fondo, e averne scoperto oltre a tutti i pregi, anche i difetti, io sentivo di amarlo ancora di più; e non si trattava di immaginazione, sogno, bellissima illusione o chiamatela come vi pare, era qualcosa di fisico, tangibile, vivo e vero che mi mandava in tilt, perchè era talmente forte e intenso da prevalere su tutto il resto, e a volte mi spaventava. Perchè se ero rimasta in piedi dopo aver visto Ricky scappare via, ero sicura come del fatto che amassi Londra (e non è una prova di poco conto) che se fosse successo lo stesso con Ethan, io non ne sarei uscita viva.
Perchè con lui era stato sin dall'inizio tutto amplificato, dalla battuta al bacio, e mi conservavo dentro l'eco di ogni minuto trascorso insieme.
Ma concentriamoci sulla gravidanza. Grazie a una seconda ecografia risalente agli inizi di aprile, avevo scoperto di aspettare un maschietto e avevo iniziato a pensare a un possibile nome. Ero stata tentata di chiamare mia madre per chiederle consiglio, in un momento di pura euforia, salvo poi riprendere contatto con la realtà e ricordarmi che gli unici a sapere della gravidanza, oltre a Ricky, Ethan e zia Meg, erano il bidello più tenero e impiccione al mondo, la mia tutor (visto che ci trascorrevo parecchio tempo insieme e aveva spontaneamente notato il pancione) e persino alcune bambine e bambini di quarta e quinta.
Comunque la buona notizia era che nessuno si era scandalizzato per la faccenda, e pareva addirittura che facessero del loro meglio per farmi sentire sempre a mio agio e benvoluta. 
Ormai eravamo quasi alla fine dell'anno scolastico, e da lì a una decina di giorni, sarebbe scaduto anche il mio contratto, ma considerato che ero in dolce attesa, la cosa cadeva proprio a fagiolo, visto che sarei stata comunque costretta a rinunciare a quell'incarico entro il mese di giugno.
I miei ancora non lo sapevano, e spesso mi sentivo in colpa per non averglielo detto, per non avergli detto praticamente niente di quello che stava succedendo nella mia vita..ma come l'avrebbero presa?
Ero stata sempre la figlia modello, ubbudiente e rispettosa, disordinata in casa ma con ottimi voti sulla pagella, e persino quando incontravo per strada qualche conoscente non facevo che ricevere complimenti su complimenti. 'Una figlia d'oro'.. 'Magari fossero tutte come lei'...'dovete esserne fieri'..'vi darà grandi soddisfazioni'.
L'antifona era sempre la stessa, l'avevano imparata persino i prof, ma pur non potendo negare di esserne lusingata, a volte mi sentivo intrappolata dalle cosiddette buone maniere.
Non avevo mai fatto nulla che non andasse, non mi avevano mai sorpreso a bere o fumare, non avevo mai esagerato con il trucco, i vestiti corti, i tacchi o qualunque cosa potesse farmi sentire più grande; e il massimo delle bugie che avevo detto era di essermi lavata i denti quando non era affatto vero.
E poi, a quella ragazza modello, era bastato trasferirsi oltre la Manica, per combinare un casino dietro l'altro.
Avevo sempre pensato che quel paesello mi stesse stretto, volevo viaggiare, volevo vivere nella città dei miei sogni, ma non ero assolutamente partita con l'intento di rinnegare tutto ciò che ero stata. Ero fiera e orgogliosa dell'educazione che avevo ricevuto, stimavo tantissimo i miei genitori e tutti coloro che mi avevano aiutato a diventare chi ero, ma avevo avuto voglia di crescere e imparare a cavarmela da sola.
E lo avevo fatto, in quei sette/otto mesi molto di più di quanto fossi riuscita a fare in ventidue anni; certo, avevo sbagliato, avevo fatto cazzate, ma nel bene o nel male ero cresciuta.
Avevo avuto le mie esperienze, alcune più forti e intense di altre, e avevo riso, avevo pianto, mi ero arrovellata il cervello, mi ero lasciata andare, mi ero disperata, mi ero ubriacata, mi ero spogliata dentro e fuori, avevo addirittura fumato, avevo fatto l'amore, avevo urlato, avevo trattenuto il respiro, avevo creduto di sprofondare nel baratro, ero stata confusa, delusa, illusa, poi mi ero sentita come se potessi toccare il cielo con un dito, avevo imparato ad affogare negli abbracci, a dire tutto senza peli sulla lingua, ad accettare alcune cose, a sbarazzarmi di altre, a dipendere da qualcuno, avevo imparato ad andare avanti, persino a dire bugie, e ad ascoltare il cuore.
Quello che mai avrei imparato era il modo di controllarne i battiti incontrollati, ma sinceramente, mi stava benissimo così.
Anche Ethan era cresciuto con me, o io ero cresciuta con lui, ancora non lo avevo capito bene..però ciò che contava era che lo avevamo fatto insieme, senza mai lasciarci la mano.
Anche lui era una persona diversa rispetto al giorno in cui lo avevo incontrato, Ethan diceva che ero stata io a cambiargli la vita, e io ribattevo che era stato lui a cambiare la mia, a volte finivamo persino per battibeccare sulla faccenda, ma eravamo entrambi consapevoli del fatto che ce la fossimo migliorati a vicenda.
Sì, perchè a dispetto di tutto, io stavo bene, e il merito era solo suo.
Comunque, ritornando a noi, avevo dovuto fare il diavolo a quattro con mia madre, e mi ero dovuta pure inventare una bella influenza, con leggera disapprovazione da parte di Harrow, per avere la scusa buona per non essere costretta a tornare a casa per le vacanze pasquali. Quell'anno Pasqua era caduta in metà aprile,  quando il mio pancione non poteva essere più facilmente nascosto, e pur rendendomi conto di essere una codarda, avevo preferito restare a Londra continuando a tenere i miei genitori, i miei nonni, i miei zii e il resto della mia famiglia all'oscuro di tutto.
Già il semplice fatto che tra me e Ricky fosse finita meno di due mesi dopo esserci trasferiti armati di tanto coraggio e amore, aveva lasciato tutti un po' perplessi. Se poi gli avessi raccontato che lui aveva preferito darsela a gambe quando avevo scoperto di essere incinta, ci sarebbero rimasti ancora peggio. E se poi ci aggiungevo il fatto che avessi incontrato, conosciuto e perso la testa di nuovo per lo stesso ragazzo per il quale avevo avuto una cotta stratosferica a sedici anni, e che sapevano tutti rispondesse al nome di Ethan Harrow; e che tra l'altro ci avevo pure fatto l'amore da ubriaca quando stavo ancora con Ricky e non ero proprio riuscita a pentirmene perchè pur avendo ricordi un po' confusi, non potevo negare che fosse stata l'esperienza più eccitante e totalizzante della mia vita, li avrei stesi a tappeto. Io, la figlia modello.
Ebbene sì, di casini ne avevo combinati un bel po', ma nonostante tutto, potevo giurare che gli ultimi sette/otto mesi fossero stati i migliori della mia vita...con tuti i pro e tutti i contro, li avevo vissuti intensamente, non avevo sprecato un solo istante, e per quel motivo li consideravo i migliori. Perchè erano stati così pieni di vita, con tutti gli anessi e connessi e nelle più varie sfacettature, che mi avevano riempita in ogni senso.
Tuttavia, sapevo bene che sarebbe arrivato prima o poi il momento della verità, e non sapevo davvero come lo avrei affrontato, e tra tutte le sfaccettature di cui parlavo prima, figuravano anche il timore, l'ansia, la paura. Ben bilanciate da tutto il resto, prima di tutto dall'amore.
Strano a dirsi, ma avevo imparato ad amare alla follia la piccola creatura che cresceva dentro di me, ancor prima che nascesse, e avevo capito che la vita a volte può essere così...imprevedibile e inaspettata, da rivelarsi meravigliosa.
Ma stiamo dimenticando una nota un tantino dolente: gli stramaledettissimi esami.
Durante quei mesi, io ne avevo dati tre, e me ne mancava ormai soltanto uno prima di iniziare a preparare seriamente la tesi di laurea, che avrei dovuto discutere a Roma entro la fine dell'anno, secondo i piani che avevo stilato prima di partire per Londra. Per come stavano le cose, mi sarei sicuramente portata dietro un certo ritardo, anche perchè ero ormai sicura che il mio posto nel mondo fosse proprio la capitale britannica, o meglio ancora, le braccia di quel figo di Ethan Harrow, che sapevano come farmi stare bene davvero.
Non ci crederete, ma lui si era messo sotto con lo studio, si stava impegnando davvero, aveva tutte le intenzioni di laurearsi il più in fretta possibile, e cominciare a lavorare sul serio.
Era riuscito a dare cinque esami in pochissimo tempo, e stava già preparando il sesto. Smaniava dalla voglia di diventare architetto, e cosa più importante, aveva lentamente ripreso a sorridere alla vita e al riflesso di se stesso nello specchio. Dal giorno in cui ero finita in biblioteca, era praticamente rinato! 
Nonostante lui fosse convinto che il merito di quel cambiamento fosse tutto mio, io sapevo benissimo che non ero di certo la sola responsabile del ritorno di quell'irresisitibile sorriso. 
Da quando Ethan si era riappacificato con i ragazzi, infatti, era definitivamente tornato a essere quello di prima, forse perchè tra la preparazione di un esame e un altro, eravamo riusciti a vederci piuttosto spesso. Io avevo conosciuto Nicole, chiamata da tutti Niki, e i bambini che aveva messo al mondo insieme a Dylan, oltre ad aver stretto una bella amicizia con lui e Derek. L'ultima volta che ci eravamo visti, li avevo invitati tutti nel mio appartamento, e proprio in quell'occasione mi ero dovuta sorbire le continue frecciatine da parte della moglie di Dylan, che ormai potevo dire essere diventata mia amica, sul mio rapporto con Ethan.
Non solo lei, Dylan e Derek, ci dicevamo in continuazione che bastava guardarci un secondo mentre eravamo insieme, per capire che ci amavamo alla follia; non solo si scambiavano occhiate complici quando noi due finivamo per appartarci un attimo o ci sfuggiva un abbraccio, ma persino Reby e Josh, i loro due bambini, sembravano divertirsi a prenderci in giro, visto che ci chiamavano con l'appellativo di 'zio' e 'zia'.
In realtà, io avevo capito già da un po' di essere pazzamente innamorata di Ethan, ed era inequivocabile il fatto che lui lo fosse di me. Me lo dimostrava ogni minuto, ogni secondo, anche solo guardandomi o sorridendomi sghembo, un attimo prima di stringermi forte tra le sue braccia. E mi abbracciava e mi coccolava così spesso, e con così tanta dolcezza e tanto ardore, che mi era praticamente impossibile non sciogliermi come se fossi stata un ghiacciolo sotto il sole. Era lui il mio sole, lo era sempre stato, e se ne erano accorti praticamente tutti.
E proprio per quel motivo sospettavo che sia l'influenza che avevano contratto i bambini di Dylan e Nicole, e sia l'improvviso impegno di Derek, altro non fossero stati che una scusa bella e buona per lasciarci trascorrere una serata al cinema da soli, come due innamorati. 
Avevamo deciso tutti insieme di andare a vedere la prima di un film che i ragazzi aspettavano uscisse da tanto, un film d'azione, anche se io e Nicole, francamente, avremmo preferito altro, qualcosa di più simile alla classica commedia romantica, ma non lo avevamo neanche proposto, soprattutto per Derek che in quel caso si sarebbe di sicuro annoiato a morte.
Alla fine, ci avevano dato buca tutti, e al cinema ci eravamo andati io e Ethan da soli. Non appena eravamo entrati, avevo notato una locandina di un film che avevo già visto milioni di volte, e avevo infatti scoperto che lo avevano rigirato in chiave moderna; avevo fatto il labbruccio e gli occhi dolci a Ethan, aggiungendo che ero certa che si sarebbe goduto di più il film che avevamo in programma di vedere con i suoi amici, piuttosto che con me, e lui aveva ceduto, anche se non troppo convinto.
Se avessi saputo che una volta lì dentro, me l'avrebbe fatta pagare cara, probabilmente avrei acconsentito a vedere il film d'azione..o più probabilmente mi sarei comporata esattamente allo stesso modo.
Per qualche strano motivo, quell'uscita aveva assunto l'aria di essere un appuntamento, e comunque la pensasse la parte più razionale di me in quel momento, mi piaceva un sacco l'idea.
Dio..il nostro rapporto mi mandava in til praticamente ogni giorno! 
Non stavamo insieme, non ci eravamo fidanzati, ma ci volevamo da morire, e con quei baci che ogni tanto sfuggivano al nostro autocontrollo, ci comportavamo quasi come se lo fossimo. Non avevo idea di dove ci avrebbe portato quel legame così profondo che ci rendeva l'uno indispensabile agli occhi dell'altra, ma sapevo di non essere disposta a lasciarlo andare di nuovo, e sapevo che sarebbe piaciuto a entrambi se mio figlio fosse cresciuto con il nostro amore. 
Ricky...sì, sarebbe sempre stato lui il padre, ma ormai lo vedevo soltanto sotto quella prospettiva: il padre del bambino e basta. Per me non era più nulla, e certe volte mi faceva rabbia il fatto di essere riuscita a superare la nostra rottura così in fretta, ma che ci potevo fare se con Ethan io ci stavo maledettamente bene?
Il mio cuore non si era mai dimenticato di lui, e di quanto negli anni passati aveva bramato i suoi bellissimi occhi, il suo disarmante sorriso, la sua voce, il suo timbro, e il suo ardente tocco.
Comunque, stavamo parlando del cinema, giusto?
Poco dopo l'inizio della mia commedia romantica, mentre ero tutta concentrata nell'ammirare quei paesaggi mozzafiato, che si estendevano dinanzi ai miei occhi, distogliendomi della storia dei personaggi, avevo avvertito la sua mano poggiarsi delicatamente sulla mia gamba scoperta. Era ormai primavera inoltrata, anzi quasi estate, e quel giorno avevo scelto di indossare un vestitino pre-maman che mi copriva fino a sopra le ginocchia. La mano di Ethan si posò all'altezza della coscia nuda, e io ne avvertii immediatamente il calore.
Mi voltai verso di lui, totalmente impreparata a quel gesto tanto audace, e quando me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso, con quegli occhi più scuri e brillanti del solito, non riuscii a impedirmi di boccheggiare, colta in fallo. Dischiusi le labbra quasi senza rendermene conto, e mi morsi il labbro istintivamente, godendomi quelle pupille che mi fissavano ormai dilatate, e quel maledettissimo, e in quel momento più che mai sexy sorriso. Ethan prese a muovere il palmo sulla mia coscia, lentamente, su è giù, continuando a guardarmi in quel modo, e io mi dimenticai completamente del film che avevo insistito tanto per poter vedere.
" Che stai facendo?" bisbigliai, la voce spezzata dal..dall'incandescenza di quella situazione
" Sto assaporando la mia dolce vendetta" disse, un attimo prima di chinarsi su di me, e poggiare le labbra all'altezza del mio collo.
Sussaltai a quel contatto, ma lo lasciai fare, nonostante mi sentissi fremere tutta.
Va bene, avevo sempre saputo che Ethan Harrow esercitasse un certo effetto su di me..ma cavolo, non era la prima volta che mi baciava il collo, e non era la prima volta che sentivo la sua bocca sulla mia pelle, eppure, in quel maledetto cinema, con le luci spente e così poco spazio a dividerci, mi mandò il cervello in ferie e il cuore in fiamme, più delle altre volte.
Non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma più passavano i giorni e più mi rendevo conto di quanto tutti e due faticassimo a resistere. Era dura, qualcosa di fastidioso ed eccitante allo stesso tempo, e io non riconoscevo più me stessa, perchè lo desideravo, volevo sentirlo su di me e dentro me così ardentemente..come non mi era mai capitato con nessun altro.
E lui non mi aiutava affatto a controllarmi, se quella mano continuava ad esplorarmi le gambe, rendendo la mia pelle bollente, e giocando maliziosamente con l'orlo del vestito. 
Ci eravamo provocati sin dal primo giorno, ma quello...era troppo! Mi trattenevo a stento dalla voglia di saltargli addosso!
Io! Che ero sempre stata sin troppo pudica, sin troppo riservata. Ma con Ethan, penso che se non avessi avuto il pancione a impedirmelo, con lui avrei fatto di tutto. C'era una strana e potentissima elettrcità nei nostri sguardi, che si intensificava un po' di più ogni giorno, e c'era un disperato bisogno di appartenersi nei nostri abbracci, che a volte mi spaventava sul serio.
Così... quella era la sua vendetta per non avergli permesso di vedere il film che voleva? Non avrebbe potuto pensarne una peggiore..o una migliore.
Mentre la sua mano vagava sulla mia gamba, palpalndola lentamente, le sue labbra mi lasciavano piccolissimi, continui e roventi baci sul collo. Inutile dire che non ero più padrona di me stessa e del mio corpo: ero nervosa, eccitata e bramosa di lui...e se quel film non fosse finito in fretta, non sarei stata in grado di garantire nulla, nè per me, nè per lui.
" La prossima volta mi farai vedere il film che voglio?" mi domandò, mentre uscivamo dalla sala
" Tu che dici?" lo provocai a mia volta, rossa in viso e consumata dal desiderio di baciarlo che vedevo riflesso nei suoi stessi occhi
" Dico che dovrei trovare una scusa per vendicarmi un tantino più spesso" anche lui aveva il fiato corto, e la voce più profonda e roca del solito.
Un attimo dopo fummo fuori, e cercando di non pensare a quanto Ethan si fosse spinto al cinema, pensai che Londra in primavera fosse proprio uno spettacolo per gli occhi. Ecco come c'ero arrivata a una conclusione del genere, e ovviamente non avevo potuto fare a meno di realizzare che pure lui fosse infinitamente bello. Da togliere il fiato, come la vista dal London Eye che ogni volta mi mozzava il respiro, come quello sguardo troppo intenso da poterlo reggere senza annegarci dentro, e come quell'imbarazzante sorriso. Non poteva essere legale un sorriso come il suo..mi mandava in pappa il cervello! Per non parlare di come riduceva il mio cuore...
" Perchè mi guardi così?" un'oretta più tardi eravamo seduti al tavolino di un bar all'aperto, più o meno all'ora del tramonto
" Sei talmente bella, Em" disse soltanto, guardandomi come se davvero fossi l'ottava meraviglia del mondo, e facendomi sentire tale con quello sguardo adorante che mi bruciava ogni terminazione nervosa
" E misà che non sono l'unico a pensarlo" aggiunse un secondo dopo, senza distogliere gli occhi da me
" Che vuoi dire?" domandai, la voce spezzata
" C'è quel tizio che non ti toglie gli occhi di dosso da quando è entrato" mi informò, quasi incazzato..e geloso! Dio quanto l'amavo...
Mi indicò un punto alle spalle e istintivamente mi voltai per focalizzare il ragazzo che lui mi aveva indicato. 
" Merda!" imprecai, e Ethan trattenne una risata per la mia poca delicatezza, un attimo prima di guardarmi negli occhi e capire. Capirmi.   





BUONSALVEEEEEE :))
Vi avevo anticipato che avrei pubblicato il capitolo oggi, e anche se in extremis ce l'ho fatta :DDD
Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento...e grazie, grazie e ancora grazie a chi ha recensito fino ad adesso, e a chi vorrà farlo in futuro! ;))
Apprezzo tantissimo ogni singola parola che mi scrivete, perciò continuate, continuate così, che mi alleviate la pesantezza di queste ultime giornate di maggio, davvero :D
Come al solito devo scappare...non prima però di avervi lasciato un piccolissimo spoiler del prossimo capitolo !

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" Io e Ricky non stiamo più insieme, dovresti saperlo..." gli ricordai
"..e poi non è cambiato nulla rispetto a cinque minuti fa, momento in cui credevo che lui fosse oltre la Manica.  E se è non cambiato niente, vuol dire che io e te stasera mangiamo insieme, come abbiamo negli ultimi...cinque mesi?" mi concessi un tenero sorriso.
Di tutta risposta, Ethan mi attirò a sè stringendomi tra le braccia per qualche istante, e mi baciò dolcemente sulla fronte, prima di sussurrare "va bene, stasera da te, come sempre" con entrambe le mani adagiate sul mio viso e gli occhi fissi nei miei.
" E poi avrò bisogno di te, nel caso in cui Ricky se ne esca con qualcosa di sconvolgente" sdrammatizzai
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Ciaooooo <3<3<3<3  E mi raccomando, recensiteeeeeee ♥♥♥♥♥
























 
   
  
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