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Autore: Scottature    17/05/2015    1 recensioni
Questa storia è ispirata alla realtà, come i suoi personaggi. Ed è come vorremmo che fosse.
Sei ragazzi, sei vite, sei voci.
Un'unica storia che li unisce, mentre il tempo cerca di dividerli.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Sole.1
 

Anche appena scesa dall’autobus cantava, lo faceva sempre.
E sorrideva, il suo sorriso era così spontaneo e allegro che stupiva e meravigliava chiunque lo vedesse.
Sole era fatta così.
Le piaceva la musica, la ascoltava sempre.
Sapeva far ridere chiunque, ma stava bene solo con pochi.
Non si fidava delle persone, tutti però si affidavano a lei.
Affezionarsi a Sole era davvero troppo facile; quelli che la conoscevano poi, raccontavano di quanto fosse meraviglioso e dolce quel suo sorriso e di quanto fosse bella.
E la bellezza che descrivevano non era quella che si può trovare nelle copertine delle riviste di moda o nelle discoteche dove i vestiti sono ormai un optional, ma era come se quella ragazza brillasse di luce propria.
Aveva un qualcosa che attraeva e colpiva, qualcosa per cui non si poteva non rimanere imbambolati a guardarla.
I suoi occhi, un’altra sua particolarità, erano sempre lucidi, sembrava costantemente sul punto di piangere; ma nessuno sarebbe mai stato in grado di capire se le sue erano lacrime di tristezza o di gioia.

E, infine, c’era un dettaglio non meno importante: Sole era innamorata.

Quel sorriso almeno una volta al giorno lo dedicava a lui.
Con quegli occhi cercava lui.
Non se lo sarebbe mai aspettato, ma quel ragazzo era diventato un chiodo fisso nella sua mente, una presenza costante nelle sue giornate.

Suonò la campanella e qualcuno avvolse Sole in un abbraccio. Si girò e trovò Nene particolarmente allegra che le si era piazzata davanti con un sorrisone enorme.

“Buongiorno!”
“Ehi Nene, strano vederti così attiva la mattina.”
“In realtà… è successa una cosa.”
“Racconta, ORA.”
“Allora… Hai presente quel ragazzo molto figo della 4E che ho conosciuto al mare? Oggi mi ha visto in corridoio, mi ha parlato e… Mi ha invitato alla festa che fa a casa sua!”
“Ma… è quello a cui sbavano dietro tutte le ragazzine del secondo anno?”
“Certo e non ho finito. Mi ha detto di portare qualcuno: OVVIAMENTE sai già chi farò venire con me.”
“NO, Nene, ti prego…”
“Non puoi tirarti indietro, sei obbligata! E comunque mi ha salutato dandomi un bacio sulla guancia… Avessi visto le facce delle bimbette che gli stavano intorno!”.

Sole prima fece uno sguardo sconvolto, poi scoppiò a ridere in faccia all’amica, che fece altrettanto.
Grow, che era dietro le ragazze e aveva ascoltato tutto, sbuffò rumorosamente e si andò a sedere.
Sole lo notò, quei due per lei erano proprio incomprensibili, ma preferì non peggiorare la situazione.
Nene, accortasi del ragazzo e leggermente infastidita, arricciò le labbra e continuò il suo discorso con tono malizioso.

“Allora, ci stai? Dopo puoi venire a dormire da me, anche se non credo che andremo a casa tanto presto…”.

Sole non rispose perché in quel momento entrò il professore della prima ora, ma la sua testa era da tutt’altra parte.
Guardava fuori dalla finestra sperando di veder arrivare lui.

Il loro era stato fin da subito un susseguirsi d’incomprensioni.
Il giorno in cui si conobbero, Sole aveva il rossetto rosso, Giov aveva litigato con la sua ragazza e la conclusione fu un “troia” di lui e un “coglione” di lei.
Dopo poche settimane per caso finirono in banco assieme: per quella volta stettero entrambi zitti, preferendo il silenzio agli insulti.
Poi fu questione di giorni e i litigi e battibecchi continui si trasformarono in risate e confessioni dette sottovoce.

Fu così che nacque quella che si può definire un’amicizia.

Per Sole però non era mai stato solo questo.
Lo capì quando lui per la prima volta le raccontò dei problemi che aveva con Nora. Sentiva come se avesse un sapore amaro in bocca e la rabbia le ribolliva dentro.
Non lo faceva vedere, aiutava il ragazzo e si comportava come qualsiasi amica avrebbe fatto.
Il cuore però aveva preso a batterle più forte quando lo vedeva.
Lei lo sapeva, ma non poteva accettarlo.
Sapeva che era qualcosa di dannatamente sbagliato.
Cercò di evitarlo, ma quando lui non c’era le sue giornate le sembravano più vuote; quando lui si sentiva triste o abbattuto, lei si sentiva impotente e voleva vederlo sorridere.
I suoi sentimenti erano diventati più forti della ragione.
Quello che provava ormai era diventata l’unica certezza e il seguito le faceva paura.
Che sarebbe successo se lui l’avesse scoperto?
L’avrebbe perso, per sempre.
Allora Sole decise di nascondere il suo amore dentro uno scrigno, in un angolo profondo nel suo cuore.
Andava avanti facendo finta di essersene dimenticata, ma più passava il tempo, più quei sentimenti dentro di lei urlavano e cercavano di uscire allo scoperto.
Lei era in balia di tutto questo, aveva il terrore che l’avrebbe uccisa: lo sapeva troppo bene, non si può guarire da certe ferite.

Passò la prima ora e Giov non era ancora arrivato.
Per quel giorno avrebbe smesso di aspettarlo, sarebbe stata una giornata un po’ sola.
Per fortuna c’erano Nene, Andy e gli altri e a guardarli si sentì un meglio.
 
 
 
 
 


Sole stava ferma e guardava le persone e le macchine passare.
Stava ferma ed era come se solo per lei il tempo non esistesse più, mentre tutto il resto scorreva veloce.

Era da due giorni che quel deficiente non veniva a scuola e non aveva idea di dove si fosse cacciato. Grow le aveva detto che sicuramente non era nulla di grave e che se non fosse tornato a scuola il giorno seguente, gli avrebbe scritto lui.
Lei però non riusciva a non preoccuparsi.

Si mordicchiò le unghie, quella mattina tutti i suoi amici avevano deciso di lasciarla da sola. Molto probabilmente sarebbero entrati l’ora dopo a causa delle parecchie interrogazioni di quel giorno, ma lei gliene avrebbe dette tante comunque.
Proprio mentre pensava a come avrebbe potuto vendicarsi, comparve Andy che salutò la ragazza da lontano.
Le fece un grosso sorriso e accennò un “ciao” mettendosi affianco a lei.
Quella alzò un sopracciglio, fingendo di essere arrabbiata.

“Ah, stamattina non mi abbracci?”

Il ragazzo scosse la testa leggermente e l’abbracciò forte.
Erano amici da così tanto tempo e lui sapeva tutto su Sole.
Lei adorava parlare con lui e sfogarsi, Andy aveva la capacità di ascoltare e leggere le persone come nessuno e, prima di rispondere a ogni cosa importante che gli si diceva, ci pensava molto.

Lo schermo del cellulare che Sole teneva tra le mani s’illuminò, segno che qualcuno la stava cercando. Alzò gli occhi, sbuffò, pensando che come sempre fosse qualcosa di poco importante, ma…:

Giov: Sto di merda.
 
In quel momento perse un battito.
Le aveva scritto e quelle poche volte che lo faceva, ogni volta si sentiva come se avesse il cervello appannato e una voragine sotto ai piedi.
Merda, e ora? Che era successo?
Non riusciva a trovare una risposta alle sue domande, così digitò velocemente sulla tastiera.

Sole: Dimmi tutto.

Andy la guardò leggermente preoccupato. Tutto d’un tratto, infatti, il sorriso della ragazza si era spento e le braccia erano tenute incrociate.

“Sole, tutto bene?”
“No. Mi ha scritto.”
“E cosa vuole?”

Sole non rispose.
Neanche lei lo sapeva che cosa volesse e, soprattutto, che cosa stesse succedendo.
Era raro che non si facesse sentire per giorni interi e poi comparisse dicendo di stare male.
E aveva il terrore che la questione avesse a che fare con Nora.
Non voleva più sentir parlare di lei, non la sopportava.
Aveva trattato Giov in maniera terribile molte volte e non glielo avrebbe mai perdonato.
Non gli aveva mai fatto del bene e per quanto sapesse che era lei quella che lui aveva scelto, non riusciva ad accettarlo.
Doveva ammetterlo, Nora era bellissima.
Solo che a pensarli insieme le si stringeva il cuore: sapeva che lei lo aveva ferito e che lo avrebbe fatto ancora e Sole non poteva fare nulla per impedirglielo.

Lo schermo si accese nuovamente, lui aveva risposto.

Giov: Non vengo a scuola fino a lunedì, ti racconto quando torno.

Sole fece un profondo respiro.
Forse era successo qualcosa di parecchio grave e un altro litigio con Nora non era un pretesto abbastanza valido da fare addirittura dei giorni di assenza a scuola.
Ora era davvero molto preoccupata.

Sole: Okay, ti aspetto.

Anche se non fosse più tornato, l’avrebbe aspettato.
E – merda, ne era certa - l’avrebbe aspettato per sempre.
   
 
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