Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Paccy    03/01/2009    4 recensioni
(…) “Ma è solo un vecchio diario!” sbottò il giovane Nara, alzando le braccia in aria con fare esasperato. La donna continuò a lavare i piatti, senza rispondergli. “Perché diavolo te la sei presa tanto, donna?!” continuò il figlio, sbuffando. / “Non t’azzardare a parlarmi come tuo padre!!!” urlò Yoshino, finalmente volgendosi verso Shikamaru. Il Nara notò gli occhi della madre farsi lucidi ed improvvisamente nostalgici. Capì di aver toccato un tasto dolente e preferì continuare con calma. / “Senti… mi spiace. Non pensavo che ci tenessi tanto.” Scosse le spalle, portandosi una sigaretta alla bocca “Mendokuse…” sussurrò tra se. Lei lo fulminò con aria di rimprovero, alzò gli occhi al cielo e si sedette al tavolo della cucina. Con un cenno del capo lo invitò a prendere posto accanto a lei. / “Ormai sono cose del passato, ma ritrovare quel diario è stato come riportare improvvisamente alla luce i vecchi tempi” sospirò “Quando io e Arashi eravamo ancora amiche…” si passò una mano sulla fronte, massaggiandola stancamente. (…) Ino, Shikamaru e Choji indagano sulla vita adolescenziale dei loro genitori. Tra amicizie, amori, litigi, tradimenti e intrecci sentimentali si renderanno conto di quanto la loro presenza nel presente, un tempo, non fosse nemmeno lontanamente immaginabile. Seconda classificata al contest "Naruto Around The World" indetto da Wishful Thinking e MillyMalfoy.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ino si fermò di colpo

InoShikaCho All The Time

Naruto è di Masashi Kishimoto ©

 

 

E’ una storiella semplice, strutturata su due diversi fili temporali: il passato dei vecchi InoShikaCho e il presente dei figli, sempre InoShikaCho. Per questo ho deciso di dare questo titolo, cercavo esattamente qualcosa che li unisse in poche parole. Ci sono anche delle parti colorate che dovrebbero riprendere quello che c’è scritto nel famoso diario, spero di averle rese piacevoli. Avevo una mezza intenzione di variare le scritture, per renderlo più reale, ma poi ho pensato che non tutti hanno gli stessi font che ho io quindi ho lasciato saggiamente perdere, perché complicarsi la vita? Ah, un’altra cosa. All’inizio si legge del passato solo tramite le pagine del diario, ma non mi convinceva completamente come idea. Così, ad un certo punto è come se i genitori raccontassero in terza persona, invece che in prima.  In questo modo sono riuscita a scrivere un quadro generale e non da un solo punto di vista. Spero vi piaccia! X3

 

 

Personaggi del Presente:

 

Shikamaru Nara: strafottente e pigro, ma anche molto intelligente. Riflessivo, serio e diligente; il perfetto studioso e un amico prezioso.  (16 anni)

 

Ino Yamanaka: ammirata e lodata da tutti per bellezza e determinazione. Gentile, disponibile e comprensiva, ma  molto permalosa. (16 anni)

 

Choji Akimichi: simpatico, festoso, allegro e mangione. Dolce, ingenuo e sognatore, romantico per natura.  (16 anni)

 

Charlotte White: una ragazza allegra, dal forte accento londinese, amata tutti  per la sua semplicità e la sua simpatia. (15 anni)

 

 

Personaggi che compaiono anche nel Passato:

 

Shikaku Nara: padre strafottente e pigro, ma anche molto intelligente. (41 anni)

 

Inoichi Yamanaka: padre gentile, disponibile e comprensivo, ma molto permaloso. (41 anni)

 

Choza Akimichi: padre simpatico, festoso, allegro e mangione. (41 anni)

 

Yoshino Yumeko: madre riflessiva, seria e diligente; la perfetta casalinga e un’amica preziosa. (39 anni)

 

Arashi Nizawa: madre ammirata e lodata da tutti per bellezza e determinazione. Vive a Parigi. (39 anni)

 

Haruka Masashi: madre dolce, ingenua e sognatrice, romantica per natura. (38 anni)

 

 

20 Settembre 2008

Ino si fermò di colpo. Un piccolo libricino rosa brillante attirò la sua attenzione in quel caos generale. Si inginocchiò a terra, facendosi largo tra la miriade di oggetti sparsi ovunque e lo afferrò. Era intenta a riordinare la soffitta ma, fin’ora, non aveva trovato nulla di interessante.

Osservò la copertina con maniacale intensità; era senza dubbio il diario di sua madre. Si diede una spolverata ai vestiti, strinse l’oggetto al petto e lasciò incompiuto il lavoro. Corse velocemente in camera sua e si buttò sul letto, con un sorriso incuriosito stampato in volto. Con delicatezza tastò la copertina lucida e il nome inciso su di essa: “Arashi Nizawa” e, quando trovò il coraggio di aprirla, esaminò le pagine ingiallite e la dedica che spiccava sulla prima pagina:

 

“20 Marzo 1983

Alla mia Arashi, dal tuo Shika.”

 

La biondina rimase letteralmente pietrificata. La mascella le cadde verso il basso e gli occhi cerulei si dilatarono per la confusione. Cosa voleva dire quell’effusione da parte di Shikamaru verso sua madre? Scosse violentemente il capo e rifletté. Non poteva trattarsi di lui, perché era datato almeno venticinque anni prima.

“Shikaku Nara… con mia madre?!” sbottò all’improvviso, saltando in piedi come una furia. In preda all’agitazione si sfilò il grembiule che usava per fare i mestieri, sistemò velocemente i capelli e si mise a correre in direzione di casa Nara. Attraversò i cupi quartieri di Londra, senza badare ai soliti commenti maliziosi che le rivolgevano.

 

Mendokuse Ino, che diavolo ti prende?!” sbuffò Shikamaru, che appena aveva aperto la porta di casa si era trovato l’amica addosso che lo prendeva a pugni sul petto. Dopo qualche minuto si spazientì, le afferrò le braccia con fermezza e la guardò negli occhi.

“Voi Nara siete… siete…” la ragazza non riuscì a terminare la frase, perché sentì gli occhi bruciarle. Shikamaru rimase perplesso, si guardò in giro spaesato e la trascinò in camera sua. Una volta chiusa la porta la fece sedere sul letto e si parò di fronte a lei, con le braccia incrociate.

“Che hai lì?” domandò, non appena scorse il diario inumidito dalle sue lacrime. Con un rapido movimento glielo sfilò di mano e lo aprì. La biondina si lanciò in avanti per riprenderlo, ma lui la bloccò con facilità, trattenendola con un braccio. Ino ricadde immobile sul letto, sottomessa dalla forza fisica del ragazzo. Imprecò senza finezza, finché vide un ghigno accentuarsi sul volto dell’amico d’infanzia.

“Stupida, non sapevi che Shikaku prima di stare con mia madre era fidanzato con la tua?” inarcò le sopracciglia, lanciandole uno sguardo divertito. Era sicuramente quello che l’aveva turbata. Con delicatezza la lasciò e si sedette svogliatamente al suo fianco, prendendo a sfogliare le pagine con disinvoltura. La Yamanaka, non appena tornò in possesso dei propri arti, gli lanciò una manata e lo fece sdraiare sul materasso. Si riprese il libricino e lo aprì, leggendo ad alta voce. Il Nara sbuffò, annoiato dalle sue manie di protagonismo.

 

 

Y Questo Diario appartiene a: Arashi Nizawa & Yoshino Yumeko Y

 

21 Marzo 1983

Cara Yocchan, oggi quel baka di Shika mi ha regalato questo diario e quindi lo useremo per parlare, dato che ultimamente siamo sempre divise dalla scuola! Non me l’aspettavo proprio, dopotutto non è il mio compleanno! Quel ragazzo non lo capirò mai, davvero. Tu cosa dici? Oggi siamo usciti: io, lui, Haruna-san, Choza-ciccione e Inoichi-san. Mancavi solo te, che come al solito ci trascuri per lo studio!Sai, ti confesso che Inoichi è davvero affascinante… ma che dico, Shikaku mi uccide! E tu che ne pensi dello Yamanaka? Voglio sapere la verità…per non parlare di quella Haruna, che non fa’ altro che rimpinzare il suo Choza di cibo e lui ingrasssa a dismisura! Mah, al cuore non si comanda! Comunque è proprio divertente scrivere qui. E tu vedi di rispondermi, che sei sempre indaffarata con le tue responsabilità! Ah, che ragazza seria che sei! Mica come me, che aspiro a girare il mondo per diventare modella… beh ora ho da fare, il negozio di fiori mi chiama. Ja nee! Arashi-hime Y

 

22 Marzo 1983

Arashi-baka,

Che ti è venuto in mente di scrivere un diario? E se qualcuno lo leggesse? Non ci hai pensato? Sei sempre la solita sprovveduta! Già, ho molto da fare ultimamente ma, al contrario di tutti voi sfaticati…se ti piace tanto Inoichi perché sei ancora con quel Nara?! Non puoi pretendere di avere sempre tutti ai tuoi piedi, non sei l’unica ragazza al mondo! Ora vado, mia madre mi vuole insegnare a tutti i costi a cucinare per diventare una brava moglie, ma andando avanti di questo passo penso che non mi sposerò mai. Yoshino

 

23 Marzo 1983

Insomma, Yocchan! Ti sei sprecata a scrivere… e dire che la trovavo un’idea così carina. Certo che noi siamo proprio gli opposti, ma non per niente gli opposti si attraggono e tu sei la mia migliore amica. Perciò vedi di farti andare bene l’idea del diario!Perché te la prendi tanto? Certo che mi tengo Shikaku-kun, lui è un vero uomo… perché non ci provi con Inoichi-san? Guarda che ho notato come vi appartate… voglio sapere tutto, fin’ora non avevo avuto occasione di chiedertelo ma ora non puoi scapparmi!Secondo me Choza e Haruka si sposano, sono sempre appiccicati quei due… io se avrò bambini vorrei una bellissima bimba bionda, che mi somiglia! Te invece?Ah, Shika-kun ti manda i suoi saluti… non capisco perché lo odi tanto. Ora vado, devo studiare con lui, non so se mi spiego… Ja nee! Arashi-hime Y

 

25 Marzo 1983

Che significa? Yocchan-baka!Perché non mi rispondi? Hai saltato un giorno, così roviniamo la grafica del diario! Guarda che mi arrabbio, eh! Domani vedi di scrivere.

 

26 Marzo 1983

Avevo da fare!E poi lo sai che scrivo male, quindi la grafica è già rovinata. Che razza di domande mi fai? Io spero che ti troverai qualcuno di meglio di quell’idiota di Nara, magari Inoichi che a confronto è un vero gentiluomo!E guarda che è Nara a trattarmi male, non so se l’hai notato, si vede che mi odia. Baka, vuoi proprio saperlo? Inoichi non fa’ altro che parlare e chiedermi di te… e penso di essermi spiegata. Yoshino

 

28 Marzo 1983

Ora sei te che non scrivi? Mendokuse…

 

30 Marzo 1983

Sono rimasta sconvolta…prima di tutto il mio Shika-kun non ti odia… e poi… che vuol dire che Inoichi-san chiede sempre di me? Gli piaccio? Oh Yocchan che gioia!!! Ehm… volevo dire… è un piacere essere nelle grazie di un gentiluomo…beh, se non piace a te diventerà il mio amante e tu ovviamente non sai niente! Ti adoro Yocchan, grazie per questa splendida rivelazione! Ah, domani sera usciamo tutti insieme a bere qualcosa? Ja nee! Arashi-hime Y

 

 

Ino e Shikamaru si scambiarono un’occhiata, allibiti. Il Nara scosse il capo e le spalle simultaneamente, la biondina invece non si decifrava bene cosa pensasse. Shikamaru la vide rimuginare assorta e fissare quelle pagine colorate create dalle loro madri vent’anni prima. Erano ragazzine e somigliavano tremendamente ai loro figli.

“Mia madre diceva mendokuse?” sorrise tra se il ragazzo.

La Yamanaka tacque ancora qualche istante e, finalmente, balzò in piedi con un gridolino d’eccitazione. L’amico sobbalzò e le imprecò contro per lo spavento, finché lei non lo prese per le mani e lo trascinò in un allegro girotondo.

“E’ troppo divertente, Shika-kun!!!” ridacchiò lei, mentre il ragazzo lottava con tutto se stesso per non buttarla fuori dalla finestra. Quando Ino decise di fermarsi Shikamaru si ricompose i vestiti ed emise un sonoro sospiro. Proprio in quel momento, Yoshino bussò ed entrò.

“Ciao Ino, non sapevo fossi qui! Beh, volete un dolce?” domandò pacata. I due rimasero paralizzati a guardarla, sbiancando come se avessero visto un fantasma. La biondina si affrettò a nascondere il diario dietro la schiena, ma la signora Nara non era certo una sprovveduta.

“Cos’hai dietro la schiena?” domandò, facendosi seria. La ragazza indietreggiò, fino ad arrivare all’amico ma, proprio durante il passaggio furtivo il libretto le scivolò di mano e cadde a terra con un tonfo.

Shika-baka!!!” sibilò Ino a denti stretti. La signora Nara si avvicinò con occhi sgranati, prese tra le mani il caro ricordo e lo strinse al petto. Li fulminò entrambi con lo sguardo e, senza dire nulla, uscì sbattendo la porta.

“La solita isterica…” brontolò Shikamaru, accasciandosi nuovamente sul letto. I due si scrutarono, poi Ino lo affiancò delusa.

 

“Ma è solo un vecchio diario!” sbottò il giovane Nara, alzando le braccia in aria con fare esasperato. La donna continuò a lavare i piatti, senza rispondergli. “Perché diavolo te la sei presa tanto, donna?!” continuò il figlio, sbuffando.

“Non t’azzardare a parlarmi come tuo padre!!!” urlò Yoshino, finalmente volgendosi verso Shikamaru. Il Nara notò gli occhi della madre farsi lucidi ed improvvisamente nostalgici. Capì di aver toccato un tasto dolente e preferì continuare con calma.

“Senti… mi spiace. Non pensavo che ci tenessi tanto.” Scosse le spalle, portandosi una sigaretta alla bocca “Mendokuse…” sussurrò tra se. Lei lo fulminò con aria di rimprovero, alzò gli occhi al cielo e si sedette al tavolo della cucina. Con un cenno del capo lo invitò a prendere posto accanto a lei.

“Ormai sono cose del passato, ma ritrovare quel diario è stato come riportare improvvisamente alla luce i vecchi tempi” sospirò “Quando io e Arashi eravamo ancora amiche…” si passò una mano sulla fronte, massaggiandola stancamente.

“Pensavo lo foste ancora.” Intervenne Shikamaru con aria perplessa.

“Certo, ma non come prima. Il legame indissolubile che ci legava fu spezzato dal nostro egoismo… ma in fondo eravamo solo ragazzine innamorate. Spiegò ora più dolcemente, posando una mano sulla spalla del ragazzo.

“Ti ascolto.” La incoraggiò lui, spirando una boccata di fumo.

“Ora avete il mio permesso. Ma sia chiaro, solo voi due.” La donna le porse il libretto e se ne separò con una certa insicurezza. Il Nara lo riprese e si diresse con passo lento a casa Yamanaka.

 

“Ne sei sicuro?” Ino lo guardò sospettosa. Ormai la soffitta era perfettamente pulita e la biondina era indaffarata a sistemarvi piante e fiori. “Non è che l’hai rubato?” chiese non appena finì il proprio lavoro.

Mendokuse, ti interessa o no?” fece lui, schioccando la lingua sul palato.

“Certo che sì!” sogghignò la ragazza, sfilandogli il libretto rosa di mano per l’ennesima volta. Si sistemarono nella sua cameretta viola, accogliente e profumata di vaniglia. Lei si stese a pancia in giù sul letto morbido, mentre lui si sedette sul tappeto a terra, con la schiena rivolta al lato del letto. Non appena furono comodi, Ino riprese a leggere.

 

 

1 Aprile 1983

Inoichi-san mi ha BACIATA!!! Baciata, capisci?! Lo so che te l’avrò ripetuto mille volte, ma ci tenevo a puntualizzarlo per l’ennesima volta… è stato così dolce, romantico e fantastico! Altro che Shika-kun, avrebbe molto da imparare da lui. Comunque ho deciso di lasciarlo, domani mi metto con Inoichi, parola di Arashi! Tutte le ragazze della brughiera mi invidieranno! E poi, quando ci sposeremo, lui mi porterà a vivere a Parigi… via da questa noiosa campagna… Yocchan, ti auguro di trovare presto la felicità! Ah è lui, sta bussando alla finestra! Ja nee! Arashi-hime Y

 

2 Aprile 1983

Sei una sconsiderata!!! Ormai tutto il paese ti reputa una ragazza facile e frivola… sarai contenta adesso! Ma dico, non potevi aspettare di mollare Nara prima di farti vedere in giro abbracciata a Inoichi?! Guarda che lui ti ha vista… ieri è venuto da me e, anche se faceva lo spavaldo come al solito, si vedeva lontano un miglio che si sentiva ferito e umiliato! Fatti un bel esame di coscienza.Yoshino

 

3 Aprile 1983

Che vai dicendo? Non approvi la mia felicità?! Bell’amica…beh, ormai sono innamorata di Ino-kun, non c’è niente da fare. Sento che lui è quello giusto… l’uomo che sposerò e che mi darà una splendida principessina bionda. Se avessi sposato Shikaku sarebbe venuto un bambino pestifero e scansafatiche, ne sono sicura. Perché non ci provi con lui? Mi sembrate una bella coppia! Ja nee! Arashi-hime Y

 

4 Aprile 1983

Hai iniziato a fumare?No, perché mi sembra che tu stia dicendo cose senza senso. Forse, ormai, è senza senso continuare anche questo diario. Io e Nara?! Mendokuse… neanche tra cento anni.

 

5 Aprile 1983

Forse è il caso che parliamo un po’ di persona. Al diavolo questo stupido diario!

 

 

“Basta, finisce così…” sussurrò Ino, con voce rotta dalla delusione. “… il resto è pieno di disegni, scarabocchi, nomi e cuori.” lo chiuse e lo lanciò sul letto, sospirando.

“Si sono stufate subito, eh?” commentò laconico. “Mpf… tua madre aveva ragione, la mia si sbagliava di grosso.” Sospirò Shikamaru.

“Beh, a mia madre non possiamo chiedere. E’ a Parigi per lavoro… e a mio padre non ci penso nemmeno. Dobbiamo tornare da Yoshino-san…” sogghignò la bionda, maliziosa.

Mendokuse…” sbuffò il Nara.

 

“Non vi basta quello che avete letto?!” sospirò la signora Nara, portando le mani sui fianchi, stufa di rivangare quella storia.

“Ti prego, Yoshino-san! Voglio sapere meglio com’è iniziata la storia tra i miei e, soprattutto… la tua e quella di Shikaku-san!” la implorò Ino, da sempre accanita fan di storie d’amore.

“A me basta così.” Rispose Shikamaru, facendo per allontanarsi. Ma l’amica non glielo permise e gli artigliò un braccio, per impedirgli ogni via di fuga.

“Ti prego Shika…” sussurrò “… è imbarazzante senza di te.” Lo pizzicò, mentre sorrideva alla donna con aria innocente.

Mendokuse…” mormorarono madre e figlio all’unisono. Ino ridacchiò divertita.

 

 

Personaggi del Passato:

 

Shikaku Nara: strafottente e pigro, ma anche molto intelligente. (16 anni)

 

Inoichi Yamanaka: gentile, disponibile e comprensivo, ma molto permaloso. (16 anni)

 

Choza Akimichi: simpatico, festoso, allegro e mangione. (16 anni)

 

Yoshino Yumeko: riflessiva, seria e diligente; la perfetta studiosa e un’amica preziosa. (15 anni)

 

Arashi Nizawa: ammirata e lodata da tutti per bellezza e determinazione. (15 anni)

 

Haruka Masashi: dolce, timida e sognatrice, romantica per natura. (14 anni)

 

 

 

31 Marzo 1983

Una giovane Yoshino sospirò pensierosa. Era solita stare sotto a quella quercia, nel bel mezzo del suo adorato silenzio. In solitudine poteva riflettere e studiare in santa pace, senza i continui schiamazzi di Arashi o le provocazioni del ragazzo che odiava di più al mondo. Shikaku Nara era sempre stato un cavaliere con tutte le fanciulle… eccetto una.

Ultimamente si sorprendeva spesso a pensare a quel suo ghigno beffardo, le sopracciglia corrugate, lo sguardo malizioso…

“Trovata!!!” cinguettò una voce melodiosa, fin troppo familiare.

Yoshino la salutò con un sorriso, senza staccare gli occhi dal libro di biologia che stava minuziosamente analizzando.

“Come sei noiosa, Yocchan! Possibile che con una così bella giornata stai qui a prendere umidità?! Vieni al sole, guardati, sei pallida come un lenzuolo! Avanti, non farti pregare!” Arashi la afferrò saldamente per un braccio, le strappò il libro di mano e lo gettò in mezzo all’erba alta. La trascinò fin sopra una collina, dove si poteva rimirare tutta la brughiera inglese in tutto il suo splendore.

Mendokuse Arashi, che voglia hai di correre?” ansimò l’amica, affannata.

Osservò il suo viso perfettamente rilassato e il respiro regolare; al contrario di lei era una vera sportiva. La lunga chioma dorata ondeggiava lievemente ad ogni movimento, il raggiante sorriso la contagiava, lo sguardo ceruleo la rassicurava.

“Che c’è?” le domandò Arashi, notando la sua aria pensosa.

“Niente…” fece l’amica, affrettandosi a distogliere lo sguardo. Non si sorprendeva affatto che la parte maschile del paese le corresse dietro. Sembrava un angelo e non solo per la bellezza esteriore, ma anche per il suo cuore d’oro. Peccato solo che quando si trattava di questioni sentimentali la bionda perdesse totalmente la ragione.

“E’ bellissimo qui, ma sento che non è il mio posto. Vorrei evadere, questo non mi basta più…” sospirò malinconica “… spero che l’uomo che mi sposerà mi porterà via da questa desolazione.” Concluse Arashi, distendendo le braccia verso l’alto.

“Che diavolo vai dicendo? Qui è stupendo, ogni persona che vive in città ci invidia questi alberi, questi fiori, questo cielo, quest’aria!” ribatté prontamente Yoshino, offesa.

La biondina asserì con il capo e sorrise poco convinta.

 

“Un’altra birra!!!” urlò il giovane Nara, sbattendo teatralmente il bicchiere vuoto sul bancone del piccolo bar. I due amici che lo affiancavano ridacchiarono tra di loro; gli bastava sempre poco per andare fuori di testa. Haruka, accucciata al fianco di Choza, arrossì imbarazzata. Ormai avrebbe dovuto essere abituata alle performance di Shikaku Nara, ma ancora non riusciva a sostenere tutte quelle occhiate di scherno da parte dei soliti vecchietti del paese.

Shika-kun!” cinguettò Arashi, abbracciandolo da dietro. Lui per poco non si soffocò e si girò di scatto con aria di disapprovazione.

Arashi-hime, quante volte ti ho detto di non prendermi alle spalle?!” la rimproverò, accigliandosi. Lei gli fece gli occhi dolci e il ragazzo non seppe più resistere. Le schioccò un bacio a fior di labbra, poi scostò lo sguardo dietro di lei e notò l’occhiataccia di Yoshino.

Yocchan!” la salutò ironico “Come mai non sei tappata in casa a fare la secchiona?” le domandò con un ghigno. Arashi fece finta di niente e prese posto tra lui e Inoichi. Quest’ultimo parve leggermente a disagio non appena lei gli mise la mano sulla spalla e prese a chiacchierare amabilmente. Shikaku scosse appena il capo, gesto che fu colto esclusivamente dalla perspicacia di Yoshino.

Quella sera Arashi si ubriacò e si aggrappò tutto il tempo all’amica. Tentò perfino di baciarla e la Yumeko fu circondata dagli incitamenti dei ragazzi.

“Ragazzi vi amo… ma voi non capite… devo andarmene di qui o impazzisco…” sbiascicò la biondina, scoppiando poi a ridere isterica. Il Nara si portò una sigaretta alla bocca e iniziò a fumare, nervoso. Ormai non era raro vederla ridotta in quello stato e lui intuiva perfettamente quale fosse il problema.

“Io riporto a casa Haruka-chan!” esclamò Choza, prendendo la ragazza per mano. I due salutarono affettuosamente e si congedarono. La scena che si presentava di fronte al locale ormai chiuso era paradossalmente assurda: Yoshino che tentava in tutti i modi di strappare Arashi dal braccio di Inoichi, a cui lei si era insistentemente aggrappata. Shikaku che provocava entrambe con una sottile ironia velata di maschilismo, che non fece altro che far irritare ulteriormente la povera Yoshino.

MENDOKUSE!!!” sbottò la mora, in preda ad una crisi di nervi. Inoichi-san, dato che non si vuole staccare da te portala a casa! Nara, sparisci dalla mia vista! Io me ne vado a dormire, ne ho abbastanza.” Sentenziò la ragazza, allontanandosi di tutta fretta. Il biondo non se lo fece ripetere due volte, prese sottobraccio l’amica e si avviò senza fatica verso casa Nizawa.

 

Yumeko...” La richiamò quella calda e roca voce maschile che aveva un potere devastante su ogni suo stato d’animo. La ragazza prese a camminare più veloce, tentando di non prestargli attenzione. Rimanere sola con lui era pericoloso.

“Yoshino!” questa volta la raggiunse e sorpassò, costringendola ad arrestarsi. Lei sospirò pesantemente e incrociò le braccia, con fare seccato.

“Facciamo la strada insieme, no?” le sorrise beffardo. Lei tentò di mascherare le guance che pian piano stavano prendendo colore.

“Lasciami in pace!” sbottò, facendo sembrare rabbia quell’imbarazzo sospettoso. Shikaku inarcò le sopracciglia e la fissò pensieroso. Anche se poteva sembrare uno sprovveduto, non lo era affatto e proprio per questo si era trovato bene fin da subito con Arashi; entrambi erano l’opposto di ciò che l’apparenza li faceva sembrare.

“Chissà perché non me la racconti giusta!” la stuzzicò “Secondo me sei gelosa di Arashi.” Insinuò con fare malizioso. La ragazza si pietrificò e lo fissò intensamente. Allora lo sapeva? Shikaku infilò una mano nella tasca dei pantaloni ed estrasse un pacchetto di sigarette. Ne portò una alla bocca che lasciò penzolare mollemente fra le labbra.

“Data la tua faccia direi che ci ho visto giusto!” ridacchiò, senza divertimento.

La Yumeko sbuffò e con aria indifferente lo sorpassò. Riprese la sua strada cercando di mantenere un certo contegno, ma con due occhi indagatori puntati sulla schiena non era cosa facile. La ragazza sentì un fruscio appena accennato e la sua mano calda trattenerla per la spalla.

“Dovevi farti avanti prima con lui!” esclamò, sussurrandole all’orecchio “Anche se sospettavo da tempo che quei due stessero tramando qualcosa!” sospirò rassegnato. La ragazza si rilassò. Fortunatamente non aveva capito un bel niente, di lei.

“Già. Mi spiace Nara. Comunque io e Inoichi siamo solo amici.” Sentenziò girandosi verso di lui. Percepiva ancora il suo tocco che lentamente stava scendendo sul braccio, fino a lasciarla completamente. Shikaku accentuò un sorriso obliquo.

“Sai, ultimamente io e Arashi stavamo insieme solo per attrazione fisica… anzi alla fine è sempre stata solo quella. Certo un uomo forte come me non può abbassarsi ad innamorarsi di qualcuna!” rise, ora leggermente più sollevato.

“Come ti permetti?!” rispose a tono, infastidita dal suo dire presuntuoso.

Ja nee, Yocchan!” la salutò ironico, prima di allontanarsi sogghignando.

 

Inoichi fissava la ragazza con aria preoccupata. Si era costretto a portarla a casa Yamanaka, per evitarle una brutta punizione da parte dei suoi genitori.

“Ora devi telefonare a casa e dire che sei da Yoshino!” le spiegò pazientemente il biondo, prendendola in braccio nell’ultimo tratto di strada. Lei gli circondò il collo con le braccia e si appisolò con un dolce sorriso. Inoichi sospirò, riuscì in qualche modo ad entrare e la depositò delicatamente sul divano.

“Inoichi! Che stai combinando?!” lo rimbeccò suo padre, spuntato all’improvviso.

“Arashi sta male, lasciamola dormire qui per stanotte.” Il signor Yamanaka sospirò ed annuì, ritirandosi nella sua camera.

Ino-kun” sussurrò Arashi, premendosi una mano sulla fronte calda. Lui si inginocchiò davanti al divano e la coprì. La biondina gli sorrise grata.

“Shika non è mai stato così dolce…” sbiascicò sorridendo.

Lo Yamanaka sospirò. Una situazione del genere non gli sarebbe mai più ricapitata. Mandò al diavolo la ragione e l’amicizia, in quel momento da lui tanto agognato. Sovrappose le sue labbra su quelle rosse e morbide di lei… la ragazza che aveva segretamente amato da sempre. Lei si destò e lo ricambiò, con una passione travolgente.

 

Per i giorni seguenti Arashi e Yoshino si scambiarono il diario, finché entrambe non decisero di risolvere di persona. D’altra parte, Shikaku aveva già perdonato l’amico, forse perché quella situazione gli faceva comodo. Da quel giorno parve rivolgere tutte le sue attenzioni a Yoshino, sebbene i due bisticciassero quotidianamente.

 

6 Aprile 1983

Le due amiche si incontrarono di mattina presto, sotto l’albero preferito di Yoshino. Si fissarono a lungo, finché la bionda non ruppe il silenzio con un sospiro.

“Lo confesso. Inoichi mi piace… ma lascia che ti spieghi. Shikaku mi ha sempre attratto fisicamente e l’ho sempre visto molto simile a me. Al contrario Inoichi è totalmente il mio opposto… e lui, oltre che un bellissimo ragazzo, è talmente dolce con me da farmi sciogliere il cuore! Oh Yocchan, non ho provato mai nulla di simile! Il cuore mi si stringe nel petto, sento fitte continue allo stomaco, mi gira la testa… e il suo bacio mi ha letteralmente mandato su di giri!” cinguettò con un sorriso spontaneo.

L’amica stette ad ascoltarla con attenzione. In tutto quel tempo aveva sofferto nel vederla al fianco di Shikaku, anche se sapeva perché quei due stessero “insieme”. Era tutto un gioco per loro… ma non per lei. Fortunatamente la pazienza e la sopportazione erano sempre state due grandi sue virtù.

“E’ giusto che decidi di seguire il cuore…” le disse, senza essere totalmente convinta delle sue stesse parole “… ma prima di tutto avresti dovuto chiarire con Nara. Ti sei comportata in modo orribile con lui. La squadrò con un certo astio.

“Era come immaginavo…” sorrise la Nizawa, con voce velata di tristezza “… lui ti piace, non è così?” sussurrò appena. Era come se quel suo sospetto appena accentuato si trasformasse di colpo in una schiacciante realtà.

“Anche se fosse, io non mi sono mai permessa di calpestare i tuoi sentimenti.” Ribatté freddamente.

“Avresti dovuto dirmelo! Tu lo sapevi che non facevamo sul serio!” replicò Arashi, risentita. Tentava di nascondere il senso di colpa con la rabbia. Rabbia che Yoshino riusciva a scaturirle perfettamente, perché quel suo modo di sottomettersi agli altri faceva imbestialire Arashi.

“Inutile rimpiangere il passato. Ora vuoi stare con Inoichi, no?” fece con tono sarcastico.

“Quindi a te va bene tutto?! Se io non avessi lasciato Shika tu probabilmente ti saresti accontentata di Inoichi, dico bene?!” sbottò la bionda, avvicinandosi a pochi centimetri di distanza da lei.

“No, molto probabilmente un giorno o l’altro avrei ceduto ai sentimenti.” Rispose con sicurezza. Rimasero a fissarsi per qualche minuto, inespressive. Quindi sorrisero complici; in fondo non erano tanto diverse, erano pur sempre ragazzine egoiste.

“Beh ora vado, Inoichi mi aspetta, penso che oggi dovremmo parlare un po’ del bacio di ieri!” sospirò la biondina, facendo per allontanarsi.

Yoshino la seguì con lo sguardo, finché la sua immagine in lontananza non diventò che un puntino sfuocato. E finalmente si lasciò andare; scoppiò in un pianto disperato. Versò tutte le lacrime di sofferenza che aveva trattenuto ogni volta che vedeva l’amica avvinghiata a Shikaku… il ragazzo che aveva segretamente amato da sempre.

 

 

La signora Nara era arrossita, nel raccontare l’inizio del suo grande amore. Ino l’aveva ascoltata con occhi sgranati per tutto il tempo e si era commossa insieme a lei. Shikamaru sbuffò scocciato da quegli sciocchi sentimentalismi e si maledisse per essersi cacciato in quella trappola. Se avesse saputo che la storia durava così tanto se ne sarebbe andato a schiacciare un pisolino, ma gli occhi dolci dell’amica lo costringevano a rimanere inchiodato alla sedia. Qualche volta aveva provato a chiudere un occhio ma, le due donne, l’avevano ripreso con lo stesso atteggiamento offeso. Ino, per certi versi, somigliava tremendamente sia ad Arashi che a Yoshino.

“Beh ragazzi, ora ho molto da fare! Che ne dite se continuiamo domani?” sorrise gentilmente, alzandosi dalla sedia. Riprese a trafficare con i piatti, sotto lo sguardo deluso di Ino e quello sollevato del figlio.

I due si alzarono e si recarono in camera del Nara, dove si rimisero nella stessa posizione del giorno prima; lei sdraiata sul letto e lui a terra, che le dava le spalle.

“Che ne pensi?” domandò la ragazza all’improvviso, sporgendosi al suo fianco.

Mendokuse… queste storie d’amore mi annoiano.” Sbuffò lui, incrociando le braccia e facendo scorrere lo sguardo sulle foto appese al muro. Loro due, Choji, Shikamaru con Yoshino e Shikaku, Shikamaru e Temari… quando Ino incrociò gli occhi maliziosi dell’altra bionda nella foto, abbracciata teneramente a Shikamaru, divenne livida in volto. Si girò dalla parte del muro, per evitare che l’amico la notasse.

“Che hai adesso?!” borbottò il ragazzo, senza muoversi.

“Niente!” lo liquidò, con voce irritata.

Lui scosse le spalle e si voltò appena. La esaminò con attenzione… i capelli color del grano che ricadevano morbidi sulle coperte, la figura snella e minuta, la pelle candida e vellutata, le gambe lunghe e sinuose, le curve formose, il suo dolce profumo…

“Sei gelosa…” insinuò picchiettandole l’indice sulla schiena.

Lei sobbalzò, sia per quelle parole che per il tocco inaspettato. Si girò di scatto, con la risposta pronta, ma non si aspettava di trovarselo così vicino. Shikamaru, con un ghigno beffardo, la scrutava. Non gli sfuggiva mai nulla e questo era un vero disastro per lei.

“Guarda che Temari è solo un’amica!” puntualizzò, in modo da farla sentire più a disagio.

“Non ti ho chiesto niente!” ribatté, rimanendo immobile.

Si fissarono a lungo, l’oscurità degli occhi di lui contro la luce di quelli di lei. Nero contro azzurro, malizia contro imbarazzo, uomo contro donna. Prima che Ino fantasticasse su ciò che sarebbe potuto succedere lui si alzò e andò alla finestra per accendersi una sigaretta. La biondina si girò nuovamente verso la parete, completamente rossa in viso.

“Piuttosto, non pensi che dovremmo parlarne anche a Choji?” cambiò discorso.

“Penso che anche lui abbia il diritto di sapere. Andiamo da lui?” propose, spirando una boccata di fumo.

 

21 Settembre 2008

Il giorno dopo, un venerdì, Ino e Shikamaru piombarono a casa Akimichi subito dopo la scuola. Choji rimase sorpreso quando si presentarono con quello strano libretto rosa in mano. Haruka li fece accomodare e servì the e biscotti, che Choji gradì di buon gusto.

“Allora? Che succede?” domandò l’amico, mentre sbocconcellava i dolcetti.

Ino richiamò la signora Akimichi e la invitò a sedersi con loro, nonostante la donna dovesse sbrigare qualche faccenda di casa.

Haruka-san, ieri Yoshino-san ci ha raccontato un po’ del vostro passato! Che ne dici di dirci qualcosa anche te?!” cinguettò tranquilla e spensierata. Per poco Shikamaru non sputò il the che stava sorseggiando. Choji si fermò di mangiare e fissò i due amici, inarcando le sopracciglia.

“Che storia è questa?” domandò il rosso, sorpreso.

“Ah, davvero? E’ un bene che Yoshino-san sia decisa a parlarne! Sai, con me l’argomento Arashi era tabù…” si rabbuiò lievemente, e con lei anche Ino.

“Ti prego, raccontaci qualcosa anche te! Magari di te e Choza-san!” la pregò la biondina, costringendo la madre di Choji ad annuire imbarazzata.

Mendokuse Ino…” da sotto al tavolo Shikamaru le aveva dato un colpetto sulla gamba. Lei fece finta di niente e gli sorrise amabile. Il Nara sbuffò e rinunciò al fatto che dovesse essere un segreto.

 

 

7 Aprile 1983

Haruka e Choza passeggiavano a braccetto per la campagna. Ridacchiavano tra di loro, si davano buffetti affettuosi, si stuzzicavano amichevolmente. Tutto il contrario del rapporto tra Shikaku e Yoshino.

“Mi spiace per Shikaku-san…” sussurrò lei ad un certo punto, facendosi pensierosa. Choza scoppiò a ridere.

“Non devi preoccuparti Haruka-chan! Quel vecchio volpone è una roccia, non si scalfisce nemmeno con una bufera come questa. La tranquillizzò l’amico, sorridendole dolcemente. La ragazzina parve rifletterci su, questa storia non la convinceva molto. Decise che ne avrebbe parlato con Yoshino, dato che ultimamente Arashi le stava trascurando per stare con il suo nuovo principe azzurro.

“Piuttosto quel baka di Inoichi mi sta facendo arrabbiare.” Ringhiò il rossino “Non l’ho mai visto comportarsi così. Ok, l’avevo capito da subito che sbavava dietro ad Arashi, ma doveva svegliarsi prima! Che amico è, a rubare la ragazza a Shikaku?!” brontolò il cicciottello, sbuffando sonoramente.

“Ma dai Choza-kun, sono ragazzini in competizione! Sono assolutamente certa che si vogliono un gran bene, così come Arashi-san e Yoshino-san, devono solo risolvere le incomprensioni! In fondo anche io avevo capito da subito che le coppie avrebbero dovuto essere invertite.” Sorrise dandogli una lieve pacca sulla spalla, in segno di conforto.

“Sei proprio un angelo, Haruka-chan… tu non parli mai male di nessuno, è per questo che ti adoro.” Detto questo si chinò su di lei, data la differenza d’altezza e le baciò dolcemente i corti capelli castani. Haruka arrossì imbarazzata e abbassò lo sguardo.

“Grazie Choza-kun io…” ogni volta che era imbarazzata iniziava a balbettare e questo la metteva ancora più a disagio.

Quando trovò la forza di guardarlo lui era davanti a lei, sorridente e si stava chinando verso il suo viso. Haruka avvampò e lo lasciò fare, finché non l’abbracciò e la baciò dolcemente.

“Vi ho beccati, piccioncini!!!” ridacchiò una conosciuta e fastidiosa voce maschile, che in quel momento aveva rovinato l’incanto. Haruka sprofondò di vergogna tra le braccia di Choza, mentre lui scoccava un’occhiata omicida in direzione del Nara che, ironico, si allontanava lanciandogli bacini.

 

Ormai era raro vedere Arashi e Inoichi. Il gruppo affiatato si era ridotto a quattro e i rimanenti sentivano la tremenda mancanza degli amici.

“Quel deficiente di Ino-pig!!!” borbottò Shikaku, dopo l’ennesima birra. Vicino a lui Yoshino lo guardava schifata.

“Dovresti piantarla di bere come una spugna, non lo sai che quella roba ti frigge il cervello?!” lo rimproverò severamente, ma con un tono che sapeva tanto di apprensivo.

“E tu piantala di sgridarmi come se fossi mia madre! O peggio, mia moglie!” rispose ironico, finendo metà boccale in un solo sorso. Dopo ciò emise un sonoro rutto che fece scoppiare a ridere tutto il bar, eccetto le due ragazze. Choza iniziò a picchiare un pugno sul tavolo da quanto rideva e gli uscivano addirittura le lacrime dagli occhi. Yoshino e Haruka si lanciarono uno sguardo molto eloquente.

“Noi vi lasciamo alle vostre cose… tra maschi.” S’indispettì la Yumeko, alzandosi di scatto e dirigendosi verso l’uscita.

“Che fai Yocchan” ultimamente la chiamava spesso così e non sapeva quanto quel soprannome la trafiggesse ogni volta che lo sentiva dire, soprattutto da lui “… scappi? Cos’è, hai paura di un confronto? Non reggi? Sei proprio una donnetta!” la provocò per non farla andare via.

Shikaku-san, stai esagerando!” sussurrò timidamente Haruka.

Lui le si affiancò e le sussurrò qualcosa che solo lei poté udire. Choza inarcò un sopracciglio nel vederlo così vicino a lei e, subito dopo, la attirò a sé circondandole le spalle con un braccio.

“Tranquillo Cho, so che lei è tua! Non mi chiamo mica Ino-pig!” sorrise amaramente. Nel frattempo Yoshino era tornata seduta e un cameriere aveva portato loro due litri di birra.

“Scommetto che reggo più di te.” Sogghignò la ragazza, quella sera in vena di sfida. Choza e Haruka si guardarono lievemente preoccupati, ma decisero di lasciarli fare. I due avversari si fissarono negli occhi, con aria di provocazione. Choza dette il via, ed entrambi afferrarono il bicchiere. Era una sfida alla goccia, a chi ne beveva di più senza collassare.

“Ragazzi, questa è l’ultima birra che vi porto. Non voglio avere guai con i vostri genitori, bere alla vostra età vi fa’ malissimo!” li rimproverò il cameriere, con un forte accento inglese.

“Ok, non si preoccupi, ci penso io.” Lo rassicurò Choza, ammiccando. Haruka, a guardarli, sentiva la nausea. Per lei, il solo odore d’alcool era insopportabile.

Shikaku e Yoshino finirono di bere nello stesso momento ed entrambi sembravano ancora perfettamente lucidi.

“Comunque sia, io ho bevuto due birre, quindi ho vinto.” Fece lui, presuntuoso.

“Gli uomini vincono solo barando.” Sentenziò la ragazza, alzandosi in piedi. Lui la imitò e le si parò di fronte. “Cos’è, vuoi picchiarmi?!” sogghignò Yoshino, stuzzicandolo.

“No, ti farei qualcos’altro.” Ricambiò lui, sornione.

La moretta sentì un tuffo al cuore. Lo stomaco le si contorse dall’emozione che quelle parole le avevano provocato. Choji e Haruka si sorrisero complici, mentre Shikaku le fece una linguaccia alquanto maliziosa. “Ti basta poco per arrossire!” ridacchiò divertito. Lei non resse oltre quella situazione imbarazzante e questa volta se ne andò davvero.

“Non avrai esagerato?” lo rimbeccò Choza.

Nah…” fece spallucce, accendendosi una sigaretta “… lo so bene che è pazza di me, per chi mi hai preso?” sogghignò.

 

 

I tre amici si fissarono sconvolti. Non si sarebbero mai immaginati che Yoshino e Shikaku avessero un rapporto così simile a quello di Ino e Shikamaru. Ovviamente, anche se tutti e tre l’avevano pensato, solo a Choji nacque un sorriso tranquillo. I due amici sembravano leggermente turbati dal racconto di Haruka.

“Scusatemi proprio ragazzi, ora ho delle cose da sbrigare! Tornate pure a farmi visita quando volete, mi fa’ davvero piacere!” stampò un bacio sulla guancia ad ognuno, in fondo sia per lei che per Yoshino erano come tre figli naturali. Con l’assenza di Arashi erano loro ad aver fatto da seconda mamma ad Ino, ed entrambe la ritenevano una figlia.

Apetta!” la richiamò Ino. La donna si fermo e la incoraggiò con un cenno del capo. “Che ti ha detto Shikaku-san all’orecchio?!” domandò interessata.

“Come sempre non ti sfugge niente, Ino-chan!” ridacchiò Haruka, avvicinandosi al suo orecchio, imitando il gesto di Shikaku.

“Mi disse che la provocazione era l’unico atteggiamento che lo avvicinava a Yoshino!” le sussurrò in modo che solo lei potesse sentire. Ino rimase a riflettere su quelle parole e non poté fare a meno di lanciare una fugace occhiata a Shikamaru. Lui inarcò un sopracciglio e lei si affrettò a distogliere lo sguardo.

“Incredibile…” fece Choji, non appena Haruka lasciò il salotto. Era piacevolmente sorpreso da quei racconti e, dopo aver sentito anche il resto della storia, dovette aprirsi un pacchetto di patatine per tranquillizzarsi.

Mendokuse… queste favole rosa continueranno ancora per molto?!” domandò uno Shikamaru assolutamente scocciato.

“Fino al loro matrimonio!” rispose la biondina con aria sognante.

“Che bello!” commentò Choji.

“Che palle…” gli fece eco il Nara.

“Ehi, un momento, che fine hanno fatto i nostri padri? E’ da ieri che non li vedo…” domandò la Yamanaka, sorpresa di non essersene accorta prima. Era talmente presa dai racconti del loro passato che non aveva fatto caso che nel presente sembravano scomparsi.

“Sei proprio stordita! Ieri mattina sono partiti per andare in campeggio e tornano stasera. Spiegò il Nara, accendendosi una sigaretta. Ino lo fulminò con lo sguardo.

“Certo che voi sembrate proprio Shikaku e Yoshino!” commentò Choji, ridendo. Si pentì subito di quell’affermazione, perché gli amici lo sotterrarono con la sola forza dello sguardo.

 

Quella sera Shikamaru e Choji rimasero a dormire a casa Nara. L’amico li aveva invitati, come fin da piccoli erano soliti fare ogni venerdì. Yoshino si era già congedata in camera sua, per evitare di dover raccontare altri particolari imbarazzanti. Mentre i tre amici aspettavano impazientemente Shikaku, seduti comodamente sul divano a guardare un horror, Ino saltò in piedi all’improvviso, facendoli sobbalzare di paura.

“SHIKAMARU!!!” lo richiamò a gran voce, puntandogli un dito contro.

“Eh?” fece lui scettico.

“Domani è il tuo compleanno! Me ne ero completamente dimenticata!” la biondina si portò le mani tra i capelli, saltellando su e giù per la stanza come una pazza.

“E chi se ne frega, è un giorno come un altro!” si rilassò il ragazzo, rimettendosi composto accanto a Choji.

“Veramente io lo sapevo, vi ho già comprato e impacchettato i regali.” Intervenne Choji, placidamente.

“Ma il problema è che dopodomani è il mio! E quest’anno non ho ancora organizzato niente! O, povera me, come diavolo faccio? Perché sono così baka? Ah, è tutta colpa dei racconti del passato!!!” brontolò la ragazza, senza accorgersi che Shikaku stava rientrando proprio in quel momento.

“Ciao figlioli!” li salutò con un sorriso. I tre lo salutarono e la ragazza sorrise imbarazzata. Che l’avesse sentita? L’uomo posò le attrezzature da campeggio per terra, sbadigliò sonoramente e si andò a sedere vicino al figlio.

“Cosa state guardando di bello?” domandò curioso, fregando una manciata di patatine. Choji assottigliò lo sguardo su di lui, fulminandolo con lo sguardo.

“Boh, un film noiosissimo.” Rispose il giovane Nara, apatico.

Il padre sogghignò ampiamente. Era l’occasione giusta per tirare fuori un po’ di ricordi e pavoneggiarsi delle sue avventure.

“Prima ho sentito bene? Vi state informando sulle vostre origini? Oh, che cari ragazzi!” si esaltò Shikaku, portandosi le mani al petto con posa teatrale.

“Certo che la birra, con il tempo, ti ha proprio rincoglionito…” commentò Shikamaru.

“Come osi, figlio degenere?! Ah, se tu avessi ereditato anche solo una piccolissima parte del giovane vitale che ero!” esclamò Shikaku con sdegno.

Shikaku-san, perché non ci racconti che successe dopo la sera della sfida con Yoshino-san e le birre?!” domandò Ino, che andò a sedersi sul bracciolo del divano, accanto a lui.

“Certo figlia mia, con vero piacere!” le ammiccò l’uomo, facendo irritare Shikamaru.

 

 

8 Aprile 1983

Quel giorno arrivò un nuovo studente. Ovviamente, vivendo in una così ristretta cittadina, tutto il gruppetto frequentava la stessa scuola; l’unica del paese. Era un istituto d’arte per nulla complicato che, bene o male, soddisfaceva le aspirazioni di tutti; trovare un qualsiasi lavoro. Bastava loro un semplice diploma per raggiungere tale scopo.

“Si chiama Ryan e dicono sia molto carino!” commentò Haruka “Magari ti può piacere Yoshino-san!” le sorrise.

“Mah, mi sa che continuando a frequentare Nara diventerò femminista e odierò sempre più gli uomini.” Rispose Yoshino, con indifferenza.

Da lontano scorsero Shikaku e Choza che si stavano avvicinando e, durante il percorso, si scontrarono con un bel ragazzo alto e biondo cenere, dagli occhi color ghiaccio. Il Nara lo fulminò con lo sguardo e lo sorpassò, andando a salutare le ragazze con nonchalance.

“Guarda, guarda oggi Yocchan ha i capelli sciolti! Sembri uno spaventapasseri, sei tutta spettinata!” si avvicinò sfiorandole una ciocca e lei si scostò subito. Poi notò che il nuovo ragazzo la scrutava con un bel sorriso e la ragazza, istintivamente, ricambiò. Shikaku seguì lo sguardo di lei e dedicò uno sprezzante al tizio, che venne subito contraccambiato.

“Non mi piace quello!” commentò Choza, leggendo perfettamente nella mente dell’amico. Haruka seguì con lo sguardo lo sconosciuto, finché non svoltò l’angolo del corridoio.

“Perché no? Sembra molto gentile!” esclamò ingenuamente, suscitando la gelosia di Choza. L’Akimichi l’abbracciò all’istante, in una silenziosa supplica di stargli lontano. Lei lo scostò lievemente e gli stampò un bacio a fior di labbra. Lui si tranquillizzò.

Yocchan” la richiamò Shikaku, questa volta senza ironia.

“Che vuoi?” ribatté scostante, volgendosi verso di lui “Non chiamarmi così, quante volte te l’ho detto?!” lo rimbeccò infastidita.

Yoshino-chan va meglio?” sogghignò, felice di aver riportato la sua attenzione su di sé.

“Fa’ come ti pare, io vado a lezione.” sospirò allontanandosi, seguita da Haruka.

 

Durante la pausa pranzo le due amiche si misero a mangiare in giardino. La Yumeko adorava la compagnia della dolce Haruka e si pentì di averla sempre esclusa quando stava con Arashi. Con Haruka la sua mancata presenza si faceva più sopportabile. Non avrebbe voluto ammetterlo, ma quella baka le mancava tremendamente.

“Si chiama Ryan James, è americano!” sorrise la brunetta.

“Davvero? Sì, è carino. Ma non mi interessa.” Sospirò, ripensando alla mano di Shikaku che le sfiorava i capelli.

“Ti piace davvero tanto, Shikaku-san…” fece l’amica, sorridendo dolcemente. Yoshino corrugò le sopracciglia, con lei non aveva senso mentire; ormai lo sapeva.

“Ciao ragazze.” Una voce inaspettata le fece girare di scatto, lasciando la Yumeko immobile e pallida.

“A…” sussurrò Yoshino.

Arashi-san” la salutò Haruka, abbassando lo sguardo intimidita. La biondina sorrise tristemente e si sedette tra le due.

“Lo so. Vi sto evitando, ma avevo una paura terribile che mi odiaste!” spiegò lei brevemente, arrossendo per l’imbarazzo. Yoshino rimase interdetta.

“Non ti odiamo, baka…” rispose dopo qualche attimo di esitazione.

“No, assolutamente!” intervenne la Masashi, trovando il coraggio di guardarla.

Arashi le guardò, soffermandosi particolarmente su Yoshino. Sospirò mestamente e qualche lacrima le scivolò lungo le guance.

“Ma guarda chi si vede!” la salutò Shikaku, con tono lievemente ironico. Era in compagnia di Choza e Inoichi, anche lui andato a scusarsi con gli amici. Ma si sa, tra uomini basta poco per sistemare le faccende. Tra donne, al contrario, si esigono sempre scuse e spiegazioni.

 

Quella sera, come al solito, si ritrovarono al bar della Foglia. Finalmente erano tornati in sei. Inoichi e Arashi raramente si scambiavano effusioni in pubblico, forse volevano dare tempo agli amici di abituarsi. La biondina notava come, in quei pochi giorni di assenza, il rapporto tra Shikaku e Yoshino si fosse velocemente evoluto. Dunque era lei la causa del blocco dell’amica? Sorrise. Finalmente la vedeva serena, nonostante quell’espressione imbronciata. E il Nara non faceva altro che provocarla allo scopo di provarci con lei, ormai lo conosceva troppo bene.

“Come mi siete mancati!” fece Inoichi, brandendo il calice di succo di frutta verso l’alto.

“Ehi donnaccia, dov’è finita la tua birra?!” lo schernì Shikaku, ben sapendo che la sera prima aveva avuto un brutto approccio con l’alcool per la mancanza dei due inseparabili amici. Tutti e tre scoppiarono a ridere e scherzare come avevano sempre fatto.

“Ma quello è Ryan!” la flebile voce di Haruka li interruppe nel momento in cui realizzò chi fosse appena entrato nel locale. Tutti si girarono simultaneamente verso di lui che, nel frattempo, si avvicinava spavaldo a loro.

Hello guys!” parlò, esibendo un marcato accento americano.

“Arashi!” si presentò la socievole biondina, porgendogli la mano per non metterlo in imbarazzo. Inoichi la fulminò con lo sguardo.

“Bellissimo nome!” si complimentò il moro “E voi siete Yumeko e Masashi, della sezione A, non è vero?” inclinò il capo verso un lato, sorridendo affabilmente. Le due ragazze annuirono stupite, mentre il trio InoShikaCho pensava ad un modo per levarselo di torno. Al contrario le tre ragazze, affascinate da lui, lo invitarono a sedersi. Choza sorrise nervoso e abbracciò Haruka, tanto per fargli capire che non era libera. Inoichi intrecciò la mano con quella di Arashi e le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei rise e lo baciò. A questo punto Shikaku aveva le mani legate; inquieto si tormentava le mani sotto al tavolo, assistendo impotente alle occhiate di fuoco che il biondo lanciava a Yoshino.

Quella sera la ragazza era particolarmente carina; capelli lisci e sciolti, un lieve velo di trucco, un vestitino bianco semplice ma molto aderente… e il Nara era dannatamente geloso di come quello la stava guardando.

 

 

“Non potete immaginare quanto volessi mettergli le mani addosso!” s’irrigidì Shikaku, al pensiero di quel damerino da quattro soldi. Shikamaru sogghignò divertito e Ino inarcò le sopracciglia. Choji, nel frattempo, si era appisolato sul divano.

“E poi l’hai fatto per riprenderti Yoshino-san?” domandò speranzosa la Yamanaka.

“Ovviamente! Shikamaru dovrebbe solo prendere da me!” ammiccò al figlio, che finse di non cogliere l’allusione.

 

 

La serata passò piacevole per qualcuno e orribile per qualcun altro. Il Nara era talmente nervoso da essersi fumato almeno cinque sigarette di fila. Quel Ryan stava raccontando alle ragazze, in particolar modo alla Yumeko, tutte le sue esperienze di viaggio per il mondo. La città che amava di più era Londra. Shikaku avrebbe voluto andare con loro, un qualche fine settimana, non appena avesse racimolato qualche soldo con il lavoretto part-time. Choza e Haruka si ritirarono prima degli altri per stare un po’ da soli, mentre Yoshino e Arashi si fermarono a parlare a lungo con Ryan.

“Ragazze, lunedì a scuola vi porto tutte le foto, se volete!” sorrise malizioso.

“No, grazie. Ora dobbiamo andare, vero Ino-pig?!” rispose acidamente Shikaku, alzandosi di scatto. Inoichi lo guardò confuso e annuì, imitandolo.

“Ma dai, che fretta avete? Sono solo le dieci!” protestò Arashi, che era rimasta affascinata da quei racconti. Il Nara dubitava che fossero tutti veri, quel tipo sapeva tanto di sbruffone.

“Se volete potete andare, le vostre dame sono in perfetta compagnia!” propose il biondo, con voce melliflua.

“Arashi!” la richiamò Inoichi, questa volta indispettito da quell’ultima frase. La biondina annuì, salutò gli amici e si allontanò con lo Yamanaka, prendendolo a braccetto. Era contenta che fosse un pochino geloso.

“Che vuoi Nara? Se ti infastidisce tanto stare con noi puoi anche andare!” esclamò Yoshino con aria di provocazione.

“Ok, resto. Non vorrei che voi due, da soli, vi annoiaste. Sogghignò accettando la sfida.

Shikaku e Ryan si batterono in una sorta di competizione, a cui Yoshino fu costretta ad assistere fino alla fine per vedere chi avrebbe avuto la meglio. Era una specie di duello verbale di risposte pronte, dove avrebbe vinto soltanto colui che avesse dato un’ultima risposta di classe.

“E’ quasi mezzanotte, ora devo proprio andare!” si congedò Yoshino, stufa di vederli litigare così stupidamente.

“Ti accompagno a casa.” Ribatté Shikaku, con un tono che non ammetteva repliche.

“Buonanotte, Yoshino-chan!” la salutò il biondo, avvicinandosi a lei e baciandola sulla guancia. Quel soprannome e quel gesto gli costarono caro. Il Nara scattò verso di lui e lo scagliò a terra con un poderoso pugno. La ragazza portò le mani sulla bocca, sgranando gli occhi per lo stupore; non poteva credere ai suoi occhi. Era geloso fino a quel punto?!

“Lei è mia.” Sibilò Shikaku in direzione dell’altro, che non si aspettava una reazione così violenta. Si alzò, pronto per ricambiare, ma la Yumeko si mise in mezzo.

“Basta così. Nara, vieni con me.” Lo prese per un braccio e lo trascinò via, incurante degli sguardi dei curiosi.

 

Lo trascinò fuori dal paese, inoltrandosi nell’erba alta della campagna. Shikaku si lasciò guidare, ancora ansimante per la rabbia che non aveva avuto modo di scaricare. Il cammino e l’aria fresca gli fecero bene e si calmò presto, lasciando spazio a una sensazione ben più piacevole. Quando la ragazza si fermò le luci della cittadina di vedevano solo in lontananza. Una bella mezza luna spiccava nel cielo appena nuvoloso, permettendo loro di guardarsi in faccia e decifrare l’espressione l’uno dell’altra.

“Spiegami.” Sussurrò la Yumeko, incrociando le braccia al petto. Lui inarcò le sopracciglia e si grattò la nuca, quasi imbarazzato.

“Cosa ci sarebbe da spiegare?” volse lo sguardo al cielo.

“Lo sai bene Nara; io sono tua? E da quando?! Questo mi devi spiegare, perché io non sono proprio di nessuno, tanto meno di un bifolco come te!” sbottò la ragazza, mascherando come al solito l’imbarazzo fingendo rabbia e indignazione. Lui in realtà sapeva benissimo che lei stava fingendo, ma si divertiva troppo a provocarla.

“Ti dispiace? Vuoi forse tornare da quello? Non mi sembra che fosse tua intenzione, dato che mi hai portato in questo posto così isolato.” Sogghignò malizioso.

“Sempre a pensare male, ma per chi mi hai preso? Non scherzare con me, Nara.” Sentenziò con voce bassa ma decisa. Lui corrugò la fronte e si portò una mano sotto al mento. Con l’altro braccio si circondò la vita, assumendo una posa seria e pensosa. La fissò, finché lei non fu costretta a distogliere lo sguardo per l’agitazione. Ormai era inutile prendersi in giro: entrambi sapevano. C’era un qualcosa di molto sottile che li legava, qualcosa che con il tempo e l’assenza di Arashi si era profondamente radicato in entrambi. Non si dissero nient’altro, bastava un solo sguardo per capirsi. Yoshino si chiese quando era nata quella complicità e, soprattutto, da quanto lui sapeva. Con una certa esitazione si avvicinò lentamente a lui e inclinò il capo da un lato.

“Ti avverto Nara, sono molto esigente.” Sorrise furba, mentre allungava le braccia e gli circondava le grandi spalle. Lui ridacchiò e la lasciò fare.

“Mi lamenterò dopo il matrimonio.” Rispose con un ghigno, avvolgendola tra le proprie braccia. Lei arrossì e si lasciò andare contro il suo petto, poi lui la distanziò e la baciò, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

 

 

Ino urlò di eccitazione, facendo svegliare il povero Choji di soprassalto. Era saltata in piedi con una foga tale da far ribaltare tutti i cuscini del divano e chi ci stava seduto sopra.

Mendokuse…” brontolò Shikamaru, rimettendosi composto.

Shikaku sorrise divertito, suo figlio somigliava dannatamente a sua madre. Choji borbottò qualcosa e si girò dall’altra parte.

“Che romantici!!!” cinguettò “E che mi sai dire dei miei, Shikaku-san?!” domandò la bionda, impaziente.

“Tu sei tale e quale a tua madre.” Sorrise il Nara, con una lievissima punta di malizia, che a Shikamaru dette tremendamente fastidio. “Però hai preso molto anche del vecchio Ino-pig!” ridacchiò l’uomo. La bionda sorrise divertita a quel soprannome, che anche Sakura usava darle.

“Ma come andò la loro storia, dopo che vi siete chiariti?” insistette, sempre più curiosa.

“Ci furono alti e bassi e poi, mendokuse, Arashi era davvero troppo irrequieta!” sogghignò.

Ino si sentì imbarazzata e un tantino offesa dal doppio senso di quell’affermazione. Shikamaru sbuffò, si alzò e le fece cenno di seguirlo.

“E’ ora di andare a dormire…” simulò uno sbadiglio “Ti accompagno nella camera degli ospiti.” Si offrì stranamente, lasciando i due alquanto perplessi. La ragazza percepì lo sguardo di complicità dell’amico e si affrettò a seguirlo, dando la buonanotte agli altri due. Mentre li guardava allontanarsi il signor Nara non poté far a meno di pensare a quanto fossero uguali a lui e la sua vecchia fidanzata… in realtà Shikaku Nara era un finto tonto e la sapeva lunga sull’amore e, sebbene dopo anni di matrimonio lui e Yoshino avessero qualche screzio e lei si era rivelata davvero molto “esigente”, non poteva fare a meno di amarla.

 

22 Settembre 2008

Quando scoccarono le nove di mattina Ino corse in camera di Shikamaru e lo svegliò, piombandogli letteralmente addosso. Il ragazzo si svegliò di colpo, irritato da quel buongiorno fastidiosamente rumoroso.

“AUGURI SHIKAAA!!!” urlò la biondina, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia. Il Nara la guardò perplesso; era già perfettamente vestita e truccata. Soffocò uno sbadiglio ed attese che la sagoma dell’amica fosse messa a fuoco dagli occhi appannati.

Mhh…” mugugnò lui di tutta risposta, alzandosi svogliatamente dal letto. Lei lo seguì con lo sguardo, finché non scomparve dietro la porta del bagno. Usci dopo dieci minuti, vestito, lavato e con il solito codino pettinato all’insù. La ragazzo continuava a guardarlo con aria sorniona e lui ricambiò inarcando un sopracciglio.

“Ho in mente qualcosa di carino per la festa; pensavo che stasera avremmo potuto passarla in famiglia, dato che i vecchi si lamentano sempre che non ci siamo! E domani con gli amici, tu che dici?” gli ammiccò con civetteria. Il Nara si limitò a fissarla perplesso ma, scocciato dal suo imploro silenzioso, annuì senza troppa convinzione.

“Grazie Shika-kun!” sorrise Ino, che si dileguò a velocità impressionante probabilmente per organizzare il tutto. Lui sbuffò e si sedette sul letto, accendendosi una sigaretta. Quando scese, la trovò tutta indaffarata ai fornelli insieme a sua madre. L’espressione che assunse, nel vederle così vicine e così simili, lo costrinse a far cadere la mascella verso il basso.

“Shikamaru! Renditi utile e apparecchia!” ordinò Yoshino, senza nemmeno girarsi. Ino ridacchiò divertita e lui, dopo cinque minuti d’immobilità, si mosse lento come un bradipo. Spiegò malamente la tovaglia, ci piazzò sopra cinque bicchieri accompagnati da tovaglioli e posate scomposte. Una volta terminato il compito, durante il quale non aveva staccato gli occhi di dosso alle “donne più seccanti della sua vita”, si sedette e prese a giocherellare con una forchetta.

Shikaku-san ci ha raccontato un po’ di voi…” iniziò Ino, mettendo Yoshino in evidente imbarazzo “… ma mi chiedevo se potevi raccontarmi qualcosa di più di mia madre.” Sussurrò quasi a se stessa, con un tono di voce spento. I suoi interlocutori s’intristirono.

“Mi spiace Ino-chan, ma dopo la riconciliazione non ho avuto modo di vederli in molte occasioni. Spesso uscivano soli e Arashi non mi chiamava più spesso come un tempo. Si era chiusa in se stessa e riusciva ad aprirsi solo con tuo padre… dovresti chiedere a lui.” anche Yoshino, ora, aveva una voce spezzata e sofferente.

“Che buon profumino!” li interruppe Choji, provocando un sorriso sulle labbra di tutti.

“Stiamo preparando una bella colazione, accomodati e aspetta ancora due minuti!” gli sorrise la signora Nara. Lui ringraziò e prese posto vicino all’amico, che era completamente assorto a fissare Ino. “Accidentalmente” il suo sguardo si era nuovamente soffermato sulla schiena sottile della biondina, sui fianchi tondi, sulle forme perfette, sulle gambe, sulla coda dorata che ondeggiava ad ogni movimento…

Shi-ka-ma-ru!” lo richiamò sottovoce l’Akimichi, picchiettandogli il braccio con l’indice. Il ragazzo con il codino schioccò la lingua e interruppe quel contatto, voltandosi a guardare Choji che sogghignava con una certa soddisfazione.

Mendokuse…” brontolò lui, accendendosi una sigaretta.

 

La giornata passò in armonia e tutti, eccetto Shikamaru, si diedero un gran da fare per preparare la cena: Yoshino, Ino e Choji in cucina, i due Nara erano spaparanzati sul divano a guardare una partita di calcio, Choza e Haruka si occupavano di apparecchiare con il servizio bello e Inoichi sistemava dei fiori profumatissimi in giro per la casa.

“Il nostro Shikamaru compie ben sedici anni! E’ nel bel mezzo della tempesta ormonale!” commentò all’improvviso il signor Nara, facendo scoppiare a ridere anche i due compari.

“Che battuta fuori luogo!” commentò acida la moglie. Lui sbuffò e mise il broncio, mentre lei gli dava le spalle indispettita.

“Su con la vita, amico mio!” s’intromise Inoichi “Se non ci fosse Yoshino-san a tenerti in riga, a quest’ora saresti un barbone alcolizzato!” rise il biondo, suscitando un’ilarità generale.

“Zitto Ino-pig!” replicò Shikaku “Tu a quest’ora saresti una vecchia zitella se lei non si fosse pressa una sbandata per te!” sproloquiò con un ghigno. L’amico deglutì sorridendo nervoso e scosse freneticamente il capo. Odiava che si tirasse in mezzo quell’argomento davanti a Ino. Per fortuna, Yoshino lo salvò dall’imbarazzo.

“Shikaku, piantala di perder tempo e vieni a darmi una mano in cucina!” s’intromise la signora Nara, brandendo un mestolo in direzione del marito.

“Che palle…” sbuffò lui, alzandosi di malavoglia. Nel mentre gli altri erano sgattaiolati via, per lasciare i due coniugi un po’ da soli.

“Quel diavolo di un Nara!” sbuffò il signor Yamanaka, sedendosi sul divano, vicino a Shikamaru. Accanto a loro s’infilò anche Ino, mentre Choji e Choza uscirono per comprare la torta a sorpresa per Ino e Shikamaru.

“Papà…” iniziò Ino “… perché non mi racconti qualcosa di te e la mamma da giovani? Per esempio che fine avete fatto quando vi siete messi insieme e distaccati dal gruppo…” sussurrò la biondina, senza guardare il padre perché lievemente imbarazzata nel toccare tale argomento con lui. Inoichi serrò gli occhi e la fissò per qualche minuto, assorto nei propri pensieri. Shikamaru lo scrutò con la coda dell’occhio e poté notare il signor Yamanaka riflettere su cosa e come raccontare alla figlia.

 

 

9 Aprile 1983

Arashi e Inoichi passeggiavano per le vie del paesino, mano nella mano. Oramai i pettegolezzi su di loro si erano affievoliti, anche se non mancavano mai le vecchiette impiccione che, al loro passaggio, bisbigliavano fra di loro.

“Non ci fare caso Ino-kun!” gli diceva la biondina, con un sorriso perfettamente tranquillo.

Il ragazzo sospirava e non poteva fare a meno di fissarla in tutta la sua bellezza e maturità. Lei, che non faceva mai caso ai commenti degli altri, era superiore a loro. Era splendida in tutti i sensi e Inoichi non smetteva di chiedersi come potesse stare con un ragazzo comune come lui.

“Posso farti una domanda?” fece lui all’improvviso, costringendola a fermarsi in mezzo alla strada. Lei, come se avesse già intuito ciò che stava per dire, si girò, lo abbracciò amorevolmente e gli carezzò la schiena.

“Ecco… mi chiedevo… perché hai scelto me?” domandò ricambiando la stretta, con una certa agitazione nell’attesa della risposta. La sentì ridere piano e distanziarlo leggermente, per regalargli un altro dei suoi meravigliosi sorrisi.

“Tu sei tu e basta. Non c’è nessuno come te e, proprio per questo, ti ho scelto. Mi piaci Inoichi Yamanaka, questo non è sufficiente? Vuoi forse che stia qui ad elencarti pregi e difetti? Non c’è problema, ma sappi che se ho scelto te è perché io ti reputo speciale. Per me lo sei eccome, anche se tu ti sottovaluti o se gli altri non colgono questa tua particolarità. Spiegò con tono dolce, che lo costrinse ad arrossire lievemente.

Infatti non penso di avere niente di speciale…” sorrise “… tranne il fatto che tu mi hai scelto. Questa sì, che è la cosa più bella che mi sia mai successa!” ribatté, schioccandole un bacio sulla testa.

“La tua dolcezza è uno dei tuoi pregi!” sospirò la bionda, staccandosi da lui e riprendendolo per mano.

“Averti è stata una grande conquista, Arashi-chan…” fece lui, sospirando con una certa malinconia.

“Non ti sentirai ancora in colpa con Shikaku, mi auguro! Pensavo avessimo già chiarito questa storia!” lo rimproverò, corrugando le sopracciglia.

“No, ormai abbiamo risolto. E poi lui ha sempre avuto un debole per Yoshino, come io l’ho sempre avuto per te.” La rassicurò “Però ho notato qualcosa di strano. Non mi sembri del tutto felice… si vede che ti manca qualcosa, ma proprio non riesco a capire cosa. Le spiegò con tono apprensivo.

Erano arrivati a passeggiare nel bel mezzo di un prato della campagna circostante. Arashi lo allontanò per chinarsi in mezzo ai fiori di campo, ne colse uno per odorarlo e si rialzò, gettandolo poi a terra con sguardo spento.

“Tutta questa pace, questa desolazione, il silenzio, la monotonia… odio questo posto.” Sussurrò più a se stessa, che a lui. Lo Yamanaka si avvicinò e le circondò la vita, da dietro. La strinse a sé, finché la ragazza non si abbandonò ad un pianto silenzioso che, pian piano, divenne sempre più sofferente.

“Non stai bene, con noi?” domandò il ragazzo, con un groppo in gola.

“Sì, con voi sì…” bisbigliò tra un singhiozzo e l’altro “… se solo fossimo nati e vissuti in una cittadina, divertente e festaiola…” sbiascicò, senza immaginare di aver creato una profonda ferita nel cuore del ragazzo.

“Capisco…” rispose lui freddamente, lasciandola andare. Lei si sentì persa senza il suo contatto, si volse e fece per riabbracciarlo, ma Inoichi la bloccò. “Mi vuoi già lasciare?” le chiese con un’impassibilità agghiacciante.

“No…” sussurrò Arashi in preda al panico. “… no, Inoichi, che hai capito?! Io voglio stare con te, da tutta la vita ho sognato l’affetto che solo tu riesci a darmi! Vorrei sposarti e poi andare via da qui... con te…” rispose, abbassando lo sguardo. Lui corrugò le sopracciglia e rifletté su quelle parole. Lentamente si avvicinò e la strinse fra le sue braccia, senza intenzione di lasciarla andare nuovamente. Con una mano le alzò il mento e la fissò con dolcezza, per poi catturarle le labbra salate in un appassionato e travolgente bacio.

 

 

Ino si asciugò velocemente le lacrime e Shikamaru le poggiò una mano sulla spalla, in segno di conforto. Anche Inoichi, suo malgrado, aveva permesso ad una lacrima di scivolargli sulla guancia e, imbarazzato, si congedò per chiudersi in bagno. La biondina si pentì di avergli rievocato quei bei ricordi e, prossima al pianto, corse al piano di sopra per chiudersi in camera di Shikamaru. Quest’ultimo, sospirando lievemente, la seguì con passo strascicato. Quando fu davanti alla porta entrò direttamente senza bussare, dopotutto si trattava della sua stanza. Trovò Ino riversa sul suo letto, immobile e immersa nella penombra. Il Nara sospirò nuovamente e si sedette sul letto.

“Non dovevo…” bisbigliò lei.

Il ragazzo fissò un punto indefinito davanti a sé e incrociò le braccia. Odiava quei momenti in cui doveva fare la parte del consolatore; non sapeva mai cosa dire.

“Non è colpa tua se vi ha abbandonato.” Rispose con tono asciutto. Lei si alzò di colpo e s’avventò sull’amico, iniziando a scuoterlo debolmente.

“Come ti permetti! Tu non la conosci! Che ne sai? Come fai a giudicare? Lei ha le sue buone ragioni! E’ andata via per lavoro! E’ andata a Parigi per…” improvvisamente si bloccò, come se quelle parole le avessero prosciugato ogni forza. Si accasciò contro la schiena di lui, che trovò sorprendentemente forte e accogliente.

“… per egoismo bello e buono.” Continuò Shikamaru, con l’amaro in bocca. Ino artigliò timidamente la sua maglia e ci si aggrappò, cercando incoraggiamento. L’amico aveva pienamente ragione, ma riconoscere una verità in modo così diretto l’aveva buttata a terra del tutto. Lentamente, Shikamaru si girò verso di lei. La bionda si lasciò cadere fra le forti braccia del ragazzo, che la circondarono senza esitazione. In quei momenti, la sua presenza, aveva il potere di tranquillizzarla totalmente. Il Nara non fece altro se non stringerla a sé, come se fosse stata un fragile cristallo. La Yamanaka si calmò dopo qualche minuto e, a dire il vero, aveva prolungato volontariamente quel momento di tristezza per approfittare del calore che Shikamaru le trasmetteva.

“Va meglio?” domandò lui con voce roca, rompendo il silenzio.

“Sì… grazie…” borbottò la bionda, allontanandosi imbarazzata.

“Scendiamo, o quelli penseranno chissà cosa.” Fece il ragazzo, accendendosi una sigaretta. Lei annuì, si asciugò le lacrime e lo seguì molto più sollevata. Sapeva che lui non l’avrebbe mai abbandonata.

 

In breve la situazione tornò più o meno normale. Ormai era ora di cena e si sedettero tutti alla tavola rotonda di casa Nara. Prima di mangiare alzarono i calici ricolmi di spumante e brindarono al compleanno di Shikamaru.

Kampai!!!urlarono tutti all’unisono. Dopo mangiato presero posto sul divano, dove il giovane Nara si apprestava, scocciato, ad aprire i regali.

Mendokuse… avevo detto che non volevo niente. L’unica cosa che realmente desideravo mi è stata privata…” sbuffò il festeggiato, armeggiando con il fiocco viola che Ino aveva intrecciato premurosamente intorno al pacchetto.

“Ovvero?” domandò l’amica, curiosa.

“Un po’ di pace e tranquillità.” Rispose lui, scontroso. Ino e Choji ridacchiarono e alla ragazza brillarono gli occhi quando, finalmente, il Nara estrasse il loro regalo. All’interno della scatola vi erano diverse cose: una cornice azzurra con le nuvole che circondava una loro foto, un paio di orecchini d’oro bianco che Ino e Choji avevano comprato identici e, per finire, un biglietto vacanza per quattro in Irlanda.

“Grazie…” sussurrò il Nara, grattandosi la nuca imbarazzato. Choji gli circondò affettuosamente le spalle con un braccio mentre Ino lo baciò sulla guancia.

“I nostri figlioli crescono…” singhiozzò teatralmente Inoichi, con in mano il fazzoletto rosa della figlia, che si premurò di regalargli una volta usato.

“Già, mi ricordo come se fosse ieri che questo diavoletto sporcava pannolini a palate!” sghignazzò Shikaku, guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte del figlio. Ino scoppiò in una risata divertita che, ben presto, contagiò anche il suscettibile amico. Choji li guardava malizioso, con espressione sagace e piuttosto soddisfatta.

Quando Yoshino e Shikaku uscirono dalla cucina, avevano fra le mani una torta gigante fatta di strati di panna e cioccolato, con tanto di fragole decorative. Sopra vi erano sedici candeline e una scritta di crema: “Auguri Figli Adorati”. Shikamaru scosse il capo; era senza dubbio una trovata del padre.

“E’ meravigliosa!” si complimentò la biondina, con occhi brillanti.

“Sembra buona.” Commentò il giovane Nara, accennando un sorriso.

“E me la mangio tutta io!!!” concluse Choji, tuffandosi sul dolce.

Shikaku e Shikamaru giocarono quattro partite a shogi e la sfida si era conclusa in parità. Inoichi e Choza non persero occasione di brindare con il prezioso champagne che Shikaku aveva rimediato. Ino, Yoshino, Choji e Haruka si erano commossi davanti a una commedia d’amore e piansero finché l’orologio non rintoccò la mezzanotte.

“YEAHHHHHHHH!!!!!!!!!!” saltò sul divano Ino, agitando le braccia verso l’alto, come una bambina. Shikamaru schioccò la lingua sul palato a quella reazione esagerata, ma gli fece così tenerezza che le dedicò un sorriso. Choji abbracciò l’amica, le fece gli auguri e i festeggiamenti ripresero.

“Tieni.” Fece il ragazzo col codino, porgendo alla ragazza un pacchettino viola.

“E questo è il mio regalo.” S’intromise Choji, con una scatola rosa.

La biondina non stava più nella pelle; per prima cosa scartò il dono dell’Akimichi. Estrasse un vestitino bianco che aveva adocchiato in una vetrina qualche settimana prima e che, ovviamente, non era sfuggito alla premura dell’amico. La Yamanaka gli gettò le braccia al collo e lo ringraziò con calore. Poi si staccò, ancora più impaziente per il regalo del Nara. Si sedette al centro del divano, con tutti gli occhi puntati addosso. Shikamaru sbuffò scocciato, forse avrebbe fatto meglio a tenerlo lontano da quegli sguardi indiscreti.

“Ma…” balbettò lei, estraendo un libretto viola dalla carta.

Shikamaru sorrise, altamente imbarazzato. Ci fu un applauso generale e il sorriso compiaciuto di Choji spiccava più di qualunque altro.

“Un diario!” sorrise la ragazza, di cuore. Si avvicinò lentamente anche a lui e lo abbracciò, con meno trasporto rispetto a Choji. Il Nara ci rimase un po’ male, ma gli occhi lucidi di Ino lo rasserenarono. Poco dopo, quando la biondina fu da sola, aprì la prima pagina del prezioso regalo e lesse la dedica:

 

“23 Settembre 2008

Alla mia Ino, dal tuo Shika.”

 

Ino lo strinse al petto con fare protettivo e, commossa, permise a due lacrime di scivolare lungo le guance, arrossate d’imbarazzo.

All’improvviso, la porta d’ingresso si spalancò di colpo. I presenti rimasero impietriti dallo spavento e ci misero qualche secondo per realizzare la situazione.

“Sono tornata!!!” cinguettò Arashi con nonchalance, ferma sull’uscio.

Ino lasciò cadere il diario a terra. Sgranò gli occhi e la mente si svuotò da ogni pensiero; solo le gambe ebbero la forza di muoversi per correrle incontro e lanciarsi fra le sue braccia.

 

Lo sconcerto generale aveva congelato tutti; Ino e Inoichi non avevano ancora spiccicato parola. Arashi si era bellamente accomodata sul divano, accavallando le sinuose gambe e giocherellando distrattamente con le sue ciocche di capelli biondi.

“Allora? Mi aspettavo un ritorno più caloroso!” si lamentò, con tono infantile.

“Mamma…” sussurrò Ino, che si era accoccolata vicino a lei.

“Oh, tesoro! Mi sei mancata da morire! Mi siete mancati tutti!” sorrise la donna, con malinconia. Inoichi era rimasto in disparte e la guardava con sguardo indurito. La moglie sapeva perfettamente quanto la dovesse detestare, per averli abbandonati. E Yoshino non era da meno.

“Su, non dite niente?” riprovò Arashi, facendo scorrere lo sguardo sui vecchi amici. Lo Yamanaka si avvicinò lentamente, attirando l’attenzione di tutti. Si parò di fronte a lei, con braccia incrociate e sopracciglia aggrottate. Con un gesto rapido l’afferrò per un braccio e la trascinò al piano di sopra, chiudendosi nella camera di Yoshino e Shikaku.

Ahi-ahi…” commentò Shikaku, grattandosi la nuca.

“Non ho mai visto Inoichi così arrabbiato…” fece Choza, preoccupato.

“Dobbiamo lasciarli chiarire.” Intervenne Yoshino, con voce meccanica. Shikaku l’attirò dolcemente in un abbraccio e lei si abbandonò a lui. Così, teneramente abbracciati, si ritirarono in cucina; anche la signora Nara aveva bisogno di calmarsi. Choji, Haruka e Choza si lanciarono uno sguardo d’intesa e uscirono in giardino, per fare una passeggiata. Ino e Shikamaru rimasero da soli a guardarsi, completamente attoniti.

“Stai bene?” domandò lui, sedendosi accanto all’amica.

Lei rimase in silenzio e lo guardò confusa. Poi, come poco prima aveva fatto con la madre, si accoccolò al fianco dell’amico. Shikamaru, come sempre, le circondò le spalle con un braccio e la cullò finché lei non si fu tranquillizzata.

“Non me l’aspettavo proprio…” bisbigliò la biondina, rialzando la testa per guardarlo.

Sei contenta?” domandò lui.

“Non ne sono sicura… ho una tremenda paura…” gli confessò la ragazza, abbassando gli occhi celesti.

“Già, paura che se ne vada di nuovo. Quella donna è imprevedibile! Mendokuse…” brontolò il Nara, stringendola con più forza “… Ino… io ci sono… sempre.” Concluse lievemente imbarazzato, sperando che servisse a risollevarla di morale. Il tentativo riuscì alla perfezione; Ino gli si gettò addosso con una foga tale da farlo sbilanciare di lato e, di conseguenza, finirono sdraiati uno sopra l’altro.

“Grazie Shika… e, dopotutto… sono la “tua” Ino!” sogghignò maliziosa. Lui la fissò intensamente e, con una stretta inaspettata, l’attirò a sé. La Yamanaka si ritrovò a pochissima distanza dalle sue labbra morbide e invitanti, che in quel momento si erano schiuse in un ghigno provocante…

“Ragazzi, venite con me!!!” li richiamò Choji, dalla porta. Ino si alzò di scatto, lasciando il povero Shikamaru sdraiato sul divano, con espressione insoddisfatta. La biondina si ricompose e saltellò dall’amico, cercando di fare l’indifferente. Shikamaru si alzò sbuffando come una locomotiva.

 

L’Akimichi li guidò sicuro per le vie di Londra, ben sapendo che a quell’ora erano molto pericolose. Ma lui non si preoccupava; dopotutto i tre fin da piccoli praticavano arti marziali ed erano l’imbattibile squadra “InoShikaCho.”

“Dove stiamo andando?” sospirò il Nara, annoiato.

“A trovare Charlotte.” sorrise Choji, innocente.

Ahhh, la tua dolce principessa!” ridacchiò Ino “Potevi dirlo subito che volevi ti accompagnassimo a farle una dichiarazione d’amore!” scherzò.

“Volevo solo invitarla...” si giustificò il rosso.

Quando furono davanti alla villetta dell’amica di Choji, il ragazzo le fece uno squillo al cellulare e lei si sporse immediatamente dalla finestra. Con una specie di acrobazia saltò giù dalla grondaia e corse verso di loro.

“Buona sera ragazzi!” sorrise radiosa “E buon compleanno!” si rivolse ai due festeggiati. Loro ringraziarono e, nel mentre, Choji la aiutava a scavalcare il cancello, poiché i genitori della ragazza erano molto severi e non le permettevano di uscire la sera.

Era molto semplice e carina; i capelli a caschetto castani, gli occhi nocciola ed espressivi, un sorriso raggiante e una spruzzata di lentiggini sul viso.

“Andiamo da voi?” domandò la ragazzina, con un forte accento inglese. Era estremamente eccitata dall’idea dell’evasione. Choji la prese a braccetto e le fece strada. Ino lo imitò e si incollò a Shikamaru che, stranamente, non obiettò.

 

Quando tornarono a casa Nara, trovarono i tre padri ridere e scherzare in salotto come al solito. Le madri, invece, si erano chiuse in camera di Yoshino, a chiacchierare amabilmente. Era evidente che durante la loro assenza avessero fatto pace.

“Figlia mia!!!” fece Inoichi, accogliendo la biondina con affetto “Tua madre torna con noi e, questa volta, definitivamente.” Affermò sicuro il padre, con gli occhi ricolmi di lacrime. La giovane Yamanaka lo abbracciò con trasporto. Senza dire nulla salì le scale e raggiunse la madre, per partecipare alla conversazione e ai racconti di Parigi.

Verso l’alba Ino, Arashi e Yoshino si addormentarono sul letto matrimoniale di quest’ultima e, al piano di sotto, Shikaku, Shikamaru e Inoichi dormivano scomposti sul divano. La famiglia Akimichi era saggiamente rincasata, evitandosi una dormita scomoda e un doloroso mal di schiena. Choji, dopo una piacevolissima serata con Charlotte l’aveva riaccompagnata a casa… ed era sempre più innamorato della sua migliore amica.

 

24 Settembre 2008

Fu un dolce risveglio per Ino, Arashi e Yoshino che, appena alzate, si misero ad armeggiare in cucina. Chi dormiva sul divano fu risvegliato da un dolce profumo di dolci.

“Che mal di schiena…” brontolò Shikamaru, prendendo posto al tavolo. Fu servito amorevolmente da Ino, che gli aveva preparato una frittella a forma di fiore.

“A chi lo dici, figlio!” convenne Shikaku, che fu accolto da un bacio della moglie.

“Non ho mai dormito così male… ma non sono mai stato così contento.” Sorrise Inoichi, quando realizzò che il ritorno di Arashi non era frutto di un bellissimo sogno, ma realtà. La bella donna gli andò incontro e lo baciò teneramente, porgendogli una frittella a forma di cuore. Le due Yamanaka si strizzarono l’occhiolino, complici.

 

Quel pomeriggio Shikamaru, dopo la scuola, si fermò a casa Yamanaka. Ormai era scontato che i due stessero insieme anche dopo le lezioni. Solitamente partecipava anche Choji, ma quel giorno era impegnato con Charlotte. Ino e Shikamaru erano contenti che l’amico, finalmente, avesse trovato la ragazza giusta e speravano che si fosse dichiarato presto.

“E tu, Shika?” domandò maliziosa la bionda.

“Io cosa?” fece lui, falsamente ingenuo.

“L’hai trovata una ragazza che ti piace, o vuoi rimanere misogino a vita?!” lo stuzzicò lei, ironica. Il ragazzo inarcò un sopracciglio, riflettendo sulla risposta.

“Sì, ce ne ho in mente una. E’ bella, alta, bionda…” la Yamanaka arrossì “… seria, riflessiva, introversa…” Ino capì che certamente non si stava riferendo a lei, che tutto era meno che timida. Aggrottò le sopracciglia, delusa, attendendo che continuasse.

“Temari.” Sogghignò lui, con tono provocante.

“Ah… non sapevo ti piacessero le sfigate.” Fece lei, stizzita.

“Mai vista una sfigata a cui corre dietro mezza scuola!” la contraddisse, schioccando la lingua sul palato. Lei assottigliò lo sguardo.

“Io so che ha una tresca con il professor Baki!” sogghignò la bionda, soddisfatta.

“Pettegolezzi.” Scosse le spalle lui, incrociando le braccia.

“Beh, che aspetti? Vai da lei a provarci, allora.” Ribatté con palese acidità. Il ragazzo ghignò, si alzò e uscì dalla stanza. Lei ci rimase malissimo.

 

Choji e Charlotte camminavano per il centro di Londra, mano nella mano. Agli occhi degli altri apparivano una perfetta coppia di innamorati eppure, i loro cuori ingenui, erano ancora convinti che si trattasse solo di una profonda amicizia. Forse, solo lui si rendeva conto che i suoi sentimenti nei confronti di lei erano arrivati ormai al limite.

Charlotte-chan…” sentenziò lui, mentre erano seduti in una graziosa sala da the.

“Sì?” le sorrise lei, incoraggiante.

“Beh, ecco… io… volevo dirti…” iniziò lui, balbettando imbarazzato. La ragazza inclinò il capo perplessa e lo scrutò con i due occhi ambrati. Lui deglutì e cercò di farsi forza, pensando al fatto che presto anche Ino e Shikamaru avrebbero fatto lo stesso. Ne era sicuro; li conosceva troppo bene per potersi sbagliare. Tuttavia, la sua più grande paura, era di rovinare la profonda amicizia che lo legava a Charlotte.

“Dimmi!” lo spronò la ragazzina, con occhi dolci.

“Tu… mi piaci!!!” urlò Choji, facendo girare mezzo locale nella loro direzione. Lei avvampò di vergogna e portò le mani sul viso. Il rosso teneva il capo chino e si contorceva convulsamente le mani, appoggiate sul tavolo. Una gamba tremava dal nervoso e faceva tintinnare le tazze sopra al tavolino. Charlotte, timidamente, posò una mano su quelle di lui e lo guardò con affetto.

“Anche tu …” balbettò, rossa in viso. Il volto del ragazzo si illuminò e, senza perdere altro tempo, le schioccò un tenero bacio sulle rosee labbra. Lei si lasciò andare a quell’effusione tanto attesa; anche lei l’aveva sempre amato ma non aveva il coraggio di dichiararsi per non rovinare l’amicizia.

 

Ino stava quasi per lanciare il nuovo diario fuori dalla finestra, ma il ragazzo la anticipò ritornando in camera.

“Scema…” scosse il capo, richiudendo la porta alle sue spalle. La Yamanaka scagliò il libretto viola sul letto, offesa. Si girò, dandogli le spalle ed incrociò le braccia con fare imbronciato. Il Nara sospirò e le si avvicinò con passo felpato. Quando fu dietro di lei le circondò la vita con le braccia e posò le sue labbra sul collo di lei. Ino, a quel contatto, sobbalzò, come se fosse stata scottata.

“Che diavolo fai?!” sbottò, convinta che la stesse prendendo in giro. Ma lui non si fermò; delineò una scia di baci fin sulla nuca. Ino si paralizzò e si rese conto di quanto la turbasse quella situazione. Non cercò di liberarsi ma lo lasciò fare, rapita dalle sue carezze. Il Nara continuò quella dolce tortura soffiandole in un orecchio e lei, a quel punto, si girò verso di lui. Shikamaru la bloccò contro al muro e premette il corpo muscoloso contro quello esile della ragazza.

“Sei l’opposto del mio ideale di donna…” sentenziò il ragazzo “… eppure voglio te.” detto questo la strinse possessivamente e la baciò con un ardore tale che avrebbe colmato tutto il desiderio, da sempre provato nei confronti dell’amica d’infanzia. La bionda non chiedeva nulla di meglio… erano anni che aspettava quel momento. Fece scivolare le braccia intorno alle sue spalle larghe e si strinse maggiormente a lui, inebriata dal suo profumo, dal suo tocco e dalle sue labbra.

“Shika… ti amo…” sussurrò la ragazza, impercettibilmente. Shikamaru la sentì perfettamente, forse perché dopo tanti anni le parole non erano indispensabili; la leggeva come un libro aperto.

Mendokuse… anche io…” confessò portandosi una mano sulla fronte, fingendosi esasperato. Lei gli tirò una lieve pacca sul braccio e ridacchiò, catturandolo nuovamente in un bacio appassionato. Continuarono ad unire le labbra bramose, finché non si ritrovarono distesi sul piccolo lettino viola…

 

25 Settembre 2008

Il giorno seguente, Ino aveva convinto Shikamaru e Choji a radunare nuovamente le tre famiglie, per farsi raccontare in modo minuzioso il giorno del matrimonio. Con un’accurata scelta i sei ragazzi, ormai ventenni, avevano deciso di celebrare le nozze in estate, su una lussuosa nave da crociera che li avrebbe portati nel Mediterraneo. Ovviamente, gli uomini si erano occupati di pagare il tutto e le tre dolci dame si godevano a pieno la meritata vacanza. A raccontare la parte romantica era la squadra femminile; dai vestiti stupendi al banchetto impeccabile, dalla cerimonia sfarzosa al momento dello scambio delle fedi. Ino ascoltava entusiasta tutta quella descrizione dettagliata, immaginandosi anche lei ventenne sull’altare e, con lei, Shikamaru. Charlotte, ormai anche lei membro della famiglia, aveva il medesimo sogno con Choji. I due amici, compiaciuti, si rivolgevano sguardi di perfetta intesa.

“Se solo non avessi sborsato tutti quei quattrini!” si lamentò Shikaku, sbuffando.

“Zitto vecchio volpone, io ho speso più di te con questa donna dannatamente esigente!” continuò Inoichi, beccandosi una pacca di disapprovazione da Arashi.

“Io farei di tutto per la mia amata Haruka!” cinguettò Choza, abbracciando affettuosamente la moglie, che ricambiò dolcemente.

“Il mio era il vestito più bello, Ino-chan!” sentenziò la madre, orgogliosa “E a suo tempo, il tuo futuro maritino te ne comprerà uno ancora più favoloso!” scoccò un’occhiata maliziosa a Shikamaru, che la ignorò simulando uno sbadiglio.

“Sempre la solita superficiale!” fece ironica Yoshino “Io non ho bisogno di soldi e regali, solo di un po’ di affetto e pace… anche se quest’uomo mi da mille problemi!” commentò.

“Che diavolo dici, sei te che ti lamenti sempre!” si difese il marito.

“A me sembra il contrario!” ribatté la moglie. Tutti scoppiarono a ridere; nonostante il passare degli anni quei due non cambiavano mai.

Ed era incredibile come Choza assomigliasse a Choji, Haruka a Charlotte, Arashi a Ino e Shikaku a Shikamaru. Ancora una volta il famigerato trio “InoShikaCho” si ripeteva nel tempo e, probabilmente, sarebbe andato avanti con la generazione futura.

 

Dopo il racconto, Ino si poté ritenere finalmente soddisfatta. Seduta alla sua scrivania, con il diario nuovo sotto al naso, si apprestò a scrivere la prima pagina. Dietro di lei, con passo silenzioso, Shikamaru l’aveva seguita e la scrutava. La ragazza afferrò una penna nera, una rosa e una viola per scrivervi sopra:

 

Y Questo Diario appartiene a: Ino Yamanaka & Shikamaru Nara Y

 

25 Settembre 2008

Caro Shika-love,

Sono contenta che mi hai regalato questo diario per il compleanno! E’ bellissimo, davvero… così possiamo scriverci sempre, sei contento amore? Mi sono divertita tantissimo nei giorni dei nostri compleanni!E poi… eheheh… ti amo davvero da impazzire! Senza di te non so come farei! Stai sempre con me, altrimenti pesto tutti (soprattutto quella serpe che se osa avvicinarsi a te… muore). Che mi dici della romantica storia dei nostri genitori? Io non mi sarei mai immaginata tutto quel sentimento…ma dai, ancora non ci credo che stiamo insieme, mi sembra un sogno! Era da così tanto che ti aspettavo Shika-baka… e tu ti svegli solo adesso?! Avresti dovuto saltarmi addosso fin dalle medie! Forse prima facevi finta di non notare la mia sublime bellezza, eh? Beh, hai perso un sacco di tempo, vedi di rifarti! E soprattutto… voglio tante coccole. Shikamaru Nara esigo (e ripeto esigo) che tu mi risponda. Non essere serioso come tua madre, io sono stata così dolce a scriverti… e vedi di metterci tante paroline zuccherose per la tua cucciola!

TI AMOOOOOOO!!! Ja nee! Ino-hime Y

 

La biondina sogghignò divertita; aveva avvertito la presenza del ragazzo. Si girò allegra, si alzò, si avvicinò a lui e gli schioccò un bacio sulle labbra. Con occhi da cerbiatto gli mise fra le mani in diario. Lui inarcò le sopracciglia e sbuffò per almeno una mezzora. Quando finì di scrivere gli porse bruscamente il libro, rosso di vergogna. Lei lo afferrò e lo lesse tutto d’un fiato:

 

25 Settembre 2008

Mendokuse… si certo,  sto facendo i salti di gioia, non mi vedi? Che cosa da femmine…e devo anche scrivere in viola? Se Choji lo sapesse mi riderebbe dietro per tutta la vita… non provare a raccontarlo a nessuno. Se qualcuno legge queste cose morirà subito dopo per mano mia… ad eccezione di te, seccatura di una Yamanaka che non sei altro! Ma come sono caduto in basso a fare una cosa del genere!

T…t…t…ti amo anche io, mendokuse! Shika.

 

Sììì, ti amo da morire!” cinguettò la ragazza, abbracciandolo con trasporto.

Mendokuse… so già che ne scriverò almeno duecento, lì dentro…” brontolò lui, cercando di darsi un tono serio. Aveva la sensazione che l’orgoglio gli fosse scivolato sotto ai piedi.

“Sei dolcissimo, my love!” lo strinse lei, in una morsa “Sono contenta che le cose siano andate in questo modo!” sogghignò “Pensa se Shikaku-san avesse sposato mia mamma…” commentò, con un’aria pensierosa e malinconica.

“Fortunatamente non l’hanno fatto, o a quest’ora avrei dovuto subirti come sorella…” sbuffò lui, tra il divertito e lo scocciato “… o magari nascevamo come gemelli.” Scosse le spalle, rabbrividendo al solo pensiero.

“E mi avresti voluto bene?” ghignò la bionda, altamente maliziosa.

“Ti avrei amata comunque.” Rispose Shikamaru, tornando tranquillo.

“Ma sarebbe stato immorale!” protestò debolmente lei.

“Anche questo lo è…” rispose il ragazzo, stringendola tra le braccia e buttandola sul lettino viola, prendendo a baciarla con la stessa passione della prima volta. (…)

 

 

Y. . . The End . . .Y

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Paccy