Moonlit Midnight Dream
- 4 -
Facciamo un patto
Decisamente non si aspettava la mia mossa (forse nemmeno io…). Beh, dopotutto si merita una spiegazione.
“Ho detto che ero venuto per meditare”
Non lo sento nemmeno. In questo momento tutto quello che riesco a sentire è la sua stretta sul mio polso. La sua mano è gelata e questo certo non mi aiuta a stare calmo. Perché mi ha fermato?
“…non capisco…”
“Ero. Tempo passato, moyashi. Ti è così difficile arrivarci?”
Le sue risposte velenose non migliorano le cose. Già Kanda è indecifrabile di solito, questa sera poi… e per di più il mio cervello si rifiuta categoricamente di collaborare: per lui esistono solo quelle dita salde e fredde che mi stringono il braccio.
L’espressione che ha sul viso in questo momento è impagabile. Non ha ancora capito dove voglio arrivare e non sa come comportarsi, l’ho spiazzato completamente. Meglio così, almeno quando si tratterà di dirmi cosa l’ha portato quassù stanotte farà meno resistenze.
(Anche se vorrei che per una volta
- una volta sola -
parlasse di sua volontà…)
Lo tiro leggermente verso di me per riportarlo oltre la porta. Lui mi segue docile, sempre più confuso, e quando siamo entrambi sulla terrazza mi appoggio noncurante al muro, braccia conserte e sguardo fisso su di lui.
“Vogliamo finire il nostro discorso?”
“BaKanda, non l’abbiamo nemmeno iniziato un discorso!”
Il «baKanda» mi è sfuggito da solo dalle labbra e già me ne sto pentendo, ma stranamente lui non sembra farci caso. Continua a fissarmi senza dire nulla e quell’espressione compiaciuta che ha, così insolita sul suo viso, mi disorienta. Visto che non dà segni di voler rispondere, mi permetto di prendermi qualche istante per osservarlo con più attenzione,
(Non ne ho molte occasioni…
…ed è bello osservare Kanda…)
senza poter fare a meno di notare, sulla sua spalla, le lingue nere di quello strano tatuaggio che ha sul petto e che ora scivolano fuori dall’orlo della maglietta senza maniche. Ho sempre voluto saperne qualcosa di più su quel tatuaggio (dicono che sia una maledizione legata alla sua vita) e all’improvviso mi viene un’idea malsana.
È un rischio, me ne rendo conto, ma il Maestro mi ha sempre costretto a rischiare e mi ha insegnato anche a cavarmela piuttosto bene al gioco… e allora giochiamo…
“Senti, facciamo un patto?”
E adesso da dove gli salta fuori quest’idea? Inarco leggermente un sopracciglio, sempre continuando a guardarlo fisso e noto con piacere che ora il suo sguardo d’argento è più sicuro. Sembra che abbia deciso di passare al contrattacco (interessante… mi piacciono le sfide con te, Walker): me lo dimostra puntellando la mano maledetta sul muro, proprio di fianco alla mia testa, e inclinandosi leggermente verso di me, senza più cercare di sfuggire i miei occhi.
Non dico nulla però: voglio che sia lui a dettare le regole, a credere di avere in mano il gioco.
“Io voglio sapere delle cose di te e tu vuoi sapere delle cose di me. Non negarlo, ti si legge in faccia. E allora una domanda a testa, di qualunque tipo. Ci stai?”
Grazie di nuovo a chi ha messo la fic nei preferiti. Come sempre, aspetto anche le vostre recensioni, mi farebbero molto piacere...