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Autore: la_tela_dell_odio    03/01/2009    1 recensioni
<< Era tutto così strano. Un turbine mi vorticava davanti, ed io sentivo appena un leggero venticello accarezzarmi il volto. << Marco, cazzo, diglielo anche tu che non sono pazza >>
Urlai quella notte, mentre quell’ago già aveva oltrepassato il sottile varco che ce’era tra la pelle,bianca e consumata,e quella piccola vena che i medici in quell’ultimo periodo stavano strapazzando,iniettandoci di tutto. >
SE POTETE LACIATE QUALCHE RECENSIONE. E' LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO SUL SERIO.SI ACCETTANO CONSIGLI PER MIGLIORARE IL MIO METODO DI SCRITTURA. BACI.
 
NB: è solo un abbozzo,la modellerò col tempo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sabato sera. Cosa ci può mai essere di strano in un sabato sera?

Come sempre non sapevo ancora cosa fare. Poi la telefonata di Marlyn.

Non la digerivo davvero quella ragazza,per niente. Era tutto quello che di più odioso ci potesse essere in circolazione.

La classica oca giuliva,trucco,ragazzi,vestiti,ragazzi. Era sempre informata su tutto.

Odiavo la gente così, sempre alla ricerca dei fatti degli altri..ma..certe volte mi faceva utile.Quando non si ha davvero niente da fare basta chiamarla e in 4 e 4 otto ecco che ti organizza una festa con mezza scuola al seguito.

Beh quella sera non si trattava di una festa, le si era irrimediabilmente spezzata un’unghia e..potete immaginare il trauma  psicologico, quindi decise di invitare solo qualche ragazza a casa sua, giusto per non passare il sabato da sola.

Con il mio solito entusiasmo da impiegata delle pompe funebri accettai l’invito,cinque minuti e voilà,ero vestita esattamente come prima,solo un po’ di correttore era spalmato qua e la per coprire i segni dell’ennesima notte insonne.

Una delle poche cose che mi piaceva di Marlyn era che abitava a due passi da casa mia.

Mi misi il solito impermeabile nero e scesi di casa,così, senza dir nulla.

Certe volte pensavo di esser addirittura di peso in quella casa, era un sollievo scendere quelle quattro scale ed avere quel brusco impatto con l'aria fredda.

Quella sera mi avvolsi ancora di più nel mio sciarpone arancione, e con passo lento,moooolto lento, mi avviai verso casa di Marlyn.

Era davvero poca la strada da fare,ma ci impiegai volutamente più del dovuto.

Arrivai in quella casa così sontuosa e ci trovai Ferghi,Lula e Josephin stravaccate sul divano, mentre Marlyn dava loro copiose quantità di coca cola in bicchieri da cerimonia.

<< Laaaady,carissima,da quanto eh? Arrivano le feste di Natale eh..puff..ci si fa sentire sempre di meno. >> Esordì con la sua solita voce mielosa la padrona di casa.

<< Emm..si scusami ma...sai le feste >> Cercai di abbozzare una scusa plausibile per giustificare i miei soliti silenzi.

<< Vabbè cara.l'importante è che tu ora sia qui, tra noi..Dai dai dai ragazze,di che si parla?? >>

<< Beh potremmo guardare un bel film. >> Esordì Lula,che fino ad ora non aveva fatto altro che fare inutili cenni d'approvazione con la testa.

<< Naaaa >> Risposero le altre in coro, mentre cercavo di trovare un riparo sicuro per il mio sottile impermeabile.

<< Beh perchè non ci raccontiamo gli ultimi scoop? >> Eccola,ci risiamo, lo sapevo che sarebbe andata a finire così.

Parlarono per ore dei loro amori corrisposti e non, dei loro baci da favola,elencarono uno ad uno tutti i ragazzi della scuola passandoli sotto gli scrupolosi raggi laser delle loro malelingue.

Parlarono di tutti,beh ed uscì fuori anche lui. Colui il quale mi fece perdere la testa per ben tre anni.

Ne parlarono, mi chiesero informazioni, lo sapevano che a me piaceva, ma non sapevano, e così neanch'io, che quel paio d'occhi verdi sarebbero stati sostituti da qualcosa di molto più grande,molto più velocemente di quanto potessi immaginare.

La serata finì in fretta,tra due patatine, una cola ed un' aranciata mangiai tutto quello che non avevo mangiato in quelle feste.

Con un senso di sazietà e forse anche con un po' di nausea salutai tutte quelle persone che erano servite se non altro a farmi stare più lontano possibile da casa.

Premetti il pulsante per chiamare l'ascensore con una foga mai vista..uno..due..tre..quettro volte, ma niente. Forse un guasto.

<< Dannazione >> Esclamai ad alta voce senza rendermene conto.

Una mano mi toccò ferma l'impermeabile. Sobbalzai, era notte fonda.

<< Qualcosa che non va madame? >>

Un ragazzo dallo sguardo un po' cupo mi raccolse la sciarpa che dallo spavento mi era caduta da mano.

<< Hei, mi devo preoccupare ?? chiamo qualcuno? >>

Non riuscivo a muovermi, ero paralizzata. La luce fioca del neon metteva in risalto due grandi occhiaie violacee e la faccia pallida del giovane che in quel momento mi guardava con aria sospettosa.

Eravamo entrambi stanchi e curiosi. Mi venne da sorridere. Avevamo già qualcosa in comune.

<< emm..no grazie..grazie 1000, stavo solo cercando un modo veloce e comodo per scendere giù, ma mi sa che devo farmela a piedi.. >> Ero sconvolta dalla mia disinvoltura, non ero mai stata così.

Con un sorriso appena accennatosi offerse di accompagnarmi a casa.

Era uno sconosciuto, ed io ero sempre stata più che paurosa riguardo a questo genere di cose, ma quella sera, quella sera era diverso.

La paura sbatteva contro tutto il resto,mi afferrava, mi intimoriva, eppure più avevo paura più volevo seguirlo,ovvero più lo guidavo verso casa mia.

Mi fece bene fare due passi con uno sconosciuto. Scoprii presto che avevamo un'altra cosa in comune:eravamo entrambi amanti del silenzio.

Zitti zitti lungo il viale che porta a casa mia, camminavamo senza mai stancarci di lanciare delle occhiatine di soppiatto per controllare cosa stesse facendo l'altro.

Ad un tratto ruppe il silenzio, mentre vide che stavo per indicare casa mia.

<< Suppongo tu sia arrivata a destinazione milady, approposito,io sono Marco, piacere di averti conosciuta. >>

<< Beh piacere mio. Ciao... >> Che stupida, mi ero dimenticata di dirgli come mi chiamavo.

Stavo per mettere le chiave nella toppa quando.. << Milady, posso chiamrti così no?? >>

Non pensavo che da un ragazzo così gracile potesse uscire quella voce,da una così gran distanza. Feci un cenno con la testa, in fondo non si era allontanato poi così tanto dal mio vero nome. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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