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Autore: Serpeverde_    18/05/2015    1 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginitą. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirą.
Un'antica vendetta si ripercuoterą su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterą a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apachtheís ~ Rapita

(15)



Crollare a terra mi riesce bene, a quanto pare


 

Restai a fissare i tre nuovi presenti con uno sguardo alienato. Stringevo così forte il mio coltello che sentivo il metallo farsi tutt'uno con la pelle. Quello al centro aveva dei folti capelli biondi, così chiari, che sembravano granoturco. La pelle sembrava tendente all'olivastro ma non potei capirlo con certezza dato che avevamo solo la luce della torcia a mostrarci quello che avevamo davanti. Occhi azzurri, fisico allenato e postura sicura.
Avevo imparato a leggere la gente fin da quando ero piccola. Mio padre diceva sempre che ''I gesti sono più importanti delle parole'' e che ''Solo alcuni riescono a vedere ciò che agli stolti non interessa''.
Nel ragazzo che avevo di fronte riuscivo a vedere coraggio ma qualche titubanza, forza ma qualche debolezza e tanta fierezza quanto era l'umiltà. Non sempre ci azzeccavo, ma molte volte le persone si erano rivelavano essere per quelle che avevo osservato.
– Jason! Vecchio mio! – esclamò entusiasta Leo menando pacche sulla spalla dell'amico.
Sorrisi a quel quadretto di rimpatriata prima che il mio sguardo ricadesse sul compare alla sinistra di Jason.
Occhi verdi, ciuffo castano che gli ricadeva sugli occhi e pelle diafana. Un'espressione contrariata padroneggiava sul suo volto specialmente quando notò che lo stavo fissando con insistenza.
''Altezzoso'' pensai scuotendo la testa e passando dalla parte opposta del biondo.
Una giovane minuta si parava dietro alla sua spada intarsiata. Aveva dei lunghi capelli rossi, delle fitte lentiggini che circondava le guance e dei grandi occhi a mandorla color nocciola.
Mentre la squadravo, lei si accorse di me e sorrise impacciata cosa che mi fece pensare a ''Gentile''
– Gli altri dormono, che ne dite di qualche bevanda per scaldarvi? Così magari mi spieghi un po' che cosa ci fai in giro a quest'ora su un Monte in Colorado, eh Jason? – fece Leo frastornato.
Si voltò verso di me quando mi accorsi di star ancora tenendo Katagida stretta. Allentai la presa e la rifoderai dirigendomi verso la Cornucopia nel mentre che il figlio di Efesto riaccendesse un fuoco lì dove le braci del precedente ancora luccicavano.
Porsi ai tre una cioccolata calda con del miele per conciliare il sonno per poi sedermi a gambe incrociate vicino al fuoco per scaldarmi.
– è un lusso che Piper stia dormendo – sussurrò Leo a Jason prima di prendere posto accanto a me. Sfiorò volontariamente il mio braccio e la mia gamba prima di sedersi, cosa che mi fece sorridere sommessamente nonostante stetti ben attenta a non darlo a vedere.
Il biondo era il motivo per cui Piper si era tanto inacidita, da quello che avevo capito. L'aveva lasciata e ciò aveva reso la figlia di Afrodite irritabile e suscettibile.
Jason rise spento – Prima o poi si dovrà pur risvegliare, vero? Probabilmente non potrò rimandare una chiacchierata a lungo.
– Non so come tu l'abbia conosciuta, ma ora è diventata una serpe. Forse tu riporterai fuori la gentilezza che c'è in lei. Ci faresti questo favore? – scherzai tra un brivido e l'altro.
Il ragazzo sorrise sincero sorseggiando la sua cioccolata – Proverò.
La ragazza che sedeva accanto a me,che non poteva fare a meno di guardarmi di sottecchi, purtroppo non era tanto brava nel non farsi notare e si lasciò sfuggire – Quindi sei tu la figlia di Diana?
Non mi voltai subito verso di lei, restai a contemplare la bellezza delle fiamme ardere il legno.
Leo, non vedendomi rispondere, prese la parola – Le notizie si spargono in fretta, vedo.
Non che volessi mancarle di rispetto ma non amavo rispondere a quella domanda. Era come se qualcuno mi ricordasse la
realtà. 
Il ragazzo vicino a Jason rise – Di sicuro non passa molto inosservata, non credi?
– Credo che ogni tanto basterebbe coltivare i propri orti, mirarli e rimirarli, magari evitando di guardare quegli degli altri – affermai sempre rivolta verso il fuoco.
–Scusami, non volevo essere invadente – mormorò la rossa mortificata, cosa che mi fece scappare una risata. Finalmente mi girai verso di lei sorridendole comprensiva– Figurati. D'altronde la curiosità luccica come argento per le gazze.
I suoi occhi castani trapelavano dolcezza, come se sovraccarichi di zucchero.
– Siamo qui per trovare mia sorella,Leo, lo so che vuoi saperlo. Talia è scomparsa e credo che voi ne siate al corrente. Così anche tutte le altre Cacciatrici e la dea Diana. E suppongo che voi siate qua per lo stesso identico motivo. Dico bene? – fece Jason qualche minuto dopo rispondendo allo sguardo interessato del figlio di Efesto.
Leo annuì come se il biondo avesse dato voce ai suoi pensieri – Corretto.
Controllai che Annabeth, Percy e Piper stessero dormendo per cui mi perdetti la parte del discorso del ragazzo vicino a Jason. Percepii solo alcuni spezzoni delle frasi che pronunciava.
''Mio padre'' ''Campo ''Avvisato''.
– Apollo? Apollo è tuo padre? – chiesi di scatto una volta connesse tutte quelle parole senza senso autonomo.
Il ragazzo annuì silenzioso cosa che mi fece riflettere sul perchè Jason abbia scelto proprio lui per la sua missione, e poi ricordai che Apollo è il fratello gemello di Artemide. La risposta era ovvia.
Decisi che la conversazione poteva benissimo terminare dalla mia parte, l'avrei proseguita la mattina seguente con anche
gli altri tre svegli. 
Non aveva senso estrapolare troppe informazioni per poi ripeterle a pappagallo ad Annabeth, Percy e Piper. Era molto più sensato aspettare ancora tutta la notte. Tanto che fretta avevamo?
Non ci misi molto a prendere sonno, cosa che mi impedivo di fare prima che Jason e gli altri due ragazzi si presentassero all'accampamento. Con i capelli sciolti che mi scaldavano le orecchie dal vento fresco, con il piumone giallo che mi proteggeva dalla notte fredda, con la gola calda grazie alla cioccolata, con gli occhi pesanti e il profumo di Leo mi convinsi di star avendo finalmente un attimo di pace.
Non sarebbe durato al lungo, certo, ma di sicuro mi avrebbe concesso un istante di normalità.
E prima che potessi finalmente piombare a capofitto nel mondo dei sogni, Leo, mi sussurrò all'orecchio ''Ho vinto io'' facendomi sorridere in quell'oscurità che era la notte.

 


 

La mattina dopo venni svegliata dalle reazioni più o meno allegre degli altri nel vedere Jason.
Annabeth lo aveva abbracciato, Percy aveva detto qualcosa ma ero nel dormiveglia più assoluto e non capii molto, da Piper invece non sentii nulla.
Probabilmente era la prima volta che non aveva niente da dire in vita sua.
– Basta che ci addormentiamo una sola volta e succede più di quanto succeda in una settimana – fece Percy sbalordito – Più o meno – si corresse poi ricordando che la settimana passata non era proprio filata liscia.
Per il resto approfittai della colazione per conoscere un po' meglio gli altri due ragazzi che avevano accompagnato l'ex-ragazzo di Piper. Tra una fetta di tost imburrato e l'altra parlai spigliatamente con la ragazza rossa che la sera prima avevo leggermente ignorato. Volevo capisse che non avevo niente contro di lei nonostante il mio atteggiamento avesse fatto presumere tutt'altro.
– Ho sempre vissuto in Nevada con mio padre anche se i miei nonni erano di origini giapponesi. Tajimi per la precisione. Mai vista in vita mia. Mio padre dice che è l'unica città in Giappone poco inquinata e dove ancora si può trovare la natura – mi raccontò contenta riempiendo di marmellata ai lamponi le sue fette biscottate.
– Odio il mio nome. Mi spieghi il senso di chiamarmi Cervo? – biascicò guardandomi con i suoi occhi scuri a mandorla. Accennai un sorriso imbarazzato quando cominciò a riparlare freneticamente – Certo, alla fine Shika non è poi così male ma se lo dici a un giapponese ti ride in faccia. Almeno sono fortunata che qui in America nessuno sa' cosa vuol dire.
Per quanto riguarda il ragazzo che in quel momento sedeva accanto a Jason con un ghigno solenne in faccia, si chiamava Sebastian.
Quando glielo aveva chiesto mi aveva risposto stizzito ''E se non volessi dirtelo?'' e me ne stavo già tornando sul mio piumone giallo spazientita quando Jason urlò che si chiamava Sebastian.
Poi credo che il biondo le abbia sentite per avermelo detto dato che mi giunse all'orecchio qualche parola poco carina rivolta dal castano.
Una volta che il sole raggiunse il suo apice cominciai a rimettere via alcune cose dentro lo zaino di Annabeth mentre intorno regnava il caos più assoluto.
– Quindi avete intenzione di continuare? – disse Percy a Jason e Sebastian intanto che si stava sistemando la giacca intorno alle spalle.
Il biondo raddrizzò la schiena fiero – Incontrare voi è stato bello, ma di certo non molleremo ora che abbiamo la certezza di dove si trova sorella. Non trovi?
Ovviamente la risposta era scontata. Avrebbero continuato con noi. Il che non mi scalfisse, anzi, Shika mi sembrava una ragazza molto simpatica e di sicuro in otto avremmo concluso qualcosa di più.
Avevo passato a Leo un ultimo biscotto al cioccolato, dopo essere stata rigorosamente sfinita dalle lagne del ragazzo perchè aveva ancora fame, quando presi Katagida e controllai che avessimo raccolto tutto.
– Per cui da ora in poi andremo avanti assieme? – chiese Piper sconcertata ad Annabeth.
Non si accorse che Jason la stava fissando da più di mezz'ora con un'espressione che sembrava essere molto interessata.
Infatti, una volta sentita la domanda della ragazza cherooke, rispose – Certo.
Non serve dire che dieci secondi dopo, Piper, era diventata rossa dal nervoso – Non era una domanda che avevo rivolto a
te.

Non potei non ridere a quella conversazione nel mentre sistemavo i resti di cibo, il che fece diventare la figlia di Afrodite ancora più spazientita. Quella ragazza non conosceva il perdono, a prescindere da qualsiasi cosa fosse successa. Eppure Jason non mi aveva dato l'impressione di uno stronzo senza cuore. Ma poi ricordai che io, in quel gruppetto unito, ero entrata da poco e non ero proprio in grado di emettere sentenze su nessuno.
Solcare i piccoli sentieri in pendenza sul Monte Pike Peak non fu poi così stancante. Forse, e molto probabilmente, per via del continuo chiacchiericcio della ragazza giapponese che teneva viva quell'aria smorta.
Tanto che a un certo punto Leo, che camminava accanto a me, si sporse verso Jason proprio alla sua destra con una faccia stremata – Parla sempre così tanto?
Il biondo rise di gusto per poi dare una pacca all'amico sulla spalla e annuire spavaldo – E questo non è neanche il suo massimo. Aveva una voce stridula che era in grado di insidiarsi nei meandri del cervello, e tra gli otto ero l'unica in grado di ascoltarla senza dare di matto. Inspiravo ed espiravo lentamente fino a che mi resi conto che il chiacchiericcio di Shika sembrava essere solo un suono lontano. Tutt'altro che melodico.
Il mondo era come se si stesse offuscando, come se fosse calato un sottile velo opaco tra me e tutti gli alti. Preoccupata mi fermai in mezzo al sentiero.
― Cosa sta succedendo? Annabeth? ― sputai a mezza voce verso la bionda che non sembrò nemmeno sentirmi. Era troppo occupata a parlare animatamente con Percy per accorgersi di me.
Cercando di controllare il panico che stava lentamente impossessando il mio corpo mi rivolsi verso Leo, che camminava spigliato accanto a Shika ― Ti prego, dimmi che almeno tu riesci a sentirmi.
La risposta fu ovvia: no.
Nessuno sembrava essersi accorto di niente, il che mi fece sentire peggio di quanto stessi.
''Visto – una voce risuonò nel mio cervello, come un martello pneumatico sul mio emisfero destro – Non vali niente''.
Lo stridio delle unghie su una lavagna era di gran lunga migliore. Presa dallo smarrimento le mie gambe iniziarono a traballare. E ben presto mi ritrovai seduta sulla terra del sentiero a guardare tutti e otto farsi sempre più lontani.
E così la voce rise, così forte da farmi pregare di perdere l'udito. Con una crudeltà inumana. Mi ritrovai a pensare al dolore, il dolore che dentro di me in quelle settimane sembrava essersi pian piano attenuato.
Quel velo era calato su di me in un secondo, e sempre in un secondo era sparito.
― Deborah, mi stai ascoltando? ― disse Leo vivacemente. Guardai piuttosto disorientata il riccio che camminava accanto a me, senza riuscire a rispondere alla domanda.
Stavo andando di matto, era certo.
― Io.. sì... ― farfugliai controllandomi attorno. Nessuno, ma proprio nessuno aveva notato qualcosa tranne me.
Leo alzò un sopracciglio alla tu-credi-che-io-sia-stupido per poi avvicinarsi sospettoso al mio viso.
― Non sei una brava attrice, fammelo dire ― sussurrò con un sorriso divertito stampato in faccia.
Mi voltai seccata verso l'altro lato, trovandomi a fissare un paesaggio roccioso ― E tu hai poco tatto, fammelo dire.

 


Buonaseraaa

Sono tornata prima del solito, aiuto qualcuno deve segnare la cosa su un calendario. Incredibile. 
Comunque prima di commentare brevemente il capitolo voglio ringraziare tantissimissimo tutti quelli che stanno leggendo la mia storia. 
Un enorme grazie a chi ha messo la mia storia nel preferiti,
un enorme grazie a chi ha messo la mia storia tra i seguiti,
un enorme grazie a chi ha messo la mia storia tra le ricordate,
e un enormissimo grazie a chi ha recensisce con il cuore e mi fa sapere la sua opinione! Grazie grazie graziee!

Per quanto riguarda il capitolo, beh, siete fortunati perchè volevo pubblicarne molto meno haha. 
I nuovi personaggi spero vi siano di gradimento, poi comincerete a conoscerli meglio andando avanti. 
Sotto vi metto le foto di Sebastian e Shika, e di come io penso sia Jason :)
Un bacione, 
alla prossima e mi raccomando datevi forza manca solo un mese di scuola ed è decisivo aiutoo

Serpeverde la matta.

Personaggi

 

              Sebastian       Deborah          Percy            Annabeth           Leo               Piper              Shika                         

 

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