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Autore: HikariNoShizuku    18/05/2015    7 recensioni
Chiara è una nuotatrice torinese che si ritrova ad affrontare la morte dei suoi genitori all'età di 14 anni. In seguito a questa grave perdita sarà costretta ad abbandonare l'Italia e la sua migliore amica per recarsi in Giappone dove inizierà una nuova vita insieme alla zia che si occuperà di lei e che rappresenta tutto ciò che rimane della sua famiglia.
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Ventesimo - Scegli me

Il mattino seguente arriva fin troppo presto per i miei gusti, ma cerco di svegliarmi ugualmente focalizzando i miei pensieri unicamente sulle gare che devo svolgere assolutamente nel migliore dei modi.
L'acqua fredda del rubinetto mi fa rabbrividire non appena sfiora la pelle del mio viso, cancellando gli ultimi residui di sonno che mi appesantiscono le palpebre e lavando via ciò che rimane delle lacrime che ho pianto prima di andare a dormire.
Rin. Bastardo.
Mi infilo la tuta con gesti nervosi e meccanici, prendo il borsone con tutto l'occorrente e scendo nella hall dell'albergo dove gli altri ragazzi mi stanno aspettando per andare a fare colazione.
- Buongiorno... - farfuglio sforzandomi di sorridere.
Ricevo risposte ancora, giustamente, assonnate e ci dirigiamo verso la sala adibita al buffet mattutino.
Consiglio i ragazzi su cosa mangiare e cosa no, dopodiché ci sediamo ad un piccolo tavolo iniziando a consumare il primo pasto della giornata.
La mano di Makoto sulla mia spalla mi fa quasi sobbalzare, ricordandomi di essere ancora un fascio di nervi e facendomi quasi cadere la fetta di pane dalle dita.
- Ti senti bene? - chiede, guardandomi con aria preoccupata. Possibile che quel ragazzo riesca a leggermi dentro così facilmente? Oppure sono io che sono talmente imbranata da non riuscire nemmeno a mascherare i sentimenti?
- S-sì... non ti preoccupare. Sono solo un po' agitata! - taglio corto, passandomi una mano tra i capelli scuri e sospirando. Ho assolutamente bisogno di nuotare, ne va della mia salute mentale.


Non passa nemmeno mezz'ora che siamo già in piscina.
Incarico Gou di acquistare il programma, in modo da scoprire il numero di gare in cui quel deficiente si è qualificato e salgo nervosamente le scale che portano alla tribuna per poter dare un'occhiata dall'alto alla piscina.
Sto mordendo il freno in una maniera che mai avrei immaginato. Voglio vincere quella maledettissima scommessa e costringere Rin a sottoporsi alla più umiliante delle penitenze. Vedrà quel maledetto...
Sono talmente presa dalla mia furia omicida che non appena la rossa mi sventola sotto al naso il plico di fogli glielo strappo via letteralmente di mano, voltando con foga le pagine alla disperata ricerca di quel nome che mi ha fatto così tanto incazzare.
- Eccoti, pezzettino di merda... - sibilo, leggendo il cognome di Rin nero su bianco in ben... tre gare? Hà! Sono ancora in vantaggio e presto gli dimostrerò cosa vuol dire mettersi contro una come me.
Raggiungo gli spogliatoi a passo di carica e mi infilo il costume in mezzo secondo, dopodichè raggiungo il piano vasca dove mi ritaglio uno spazio per fare qualche esercizio a secco. Mentre ruoto le braccia, mordendomi un labbro per contenere la rabbia, un lieve spostamento d'aria smuove alcune mie ciocche di capelli solleticandomi il naso.
Il tempo per un attimo pare rallentare il suo corso, ed il mio stomaco pare rigirarsi come un calzino quando mi accorgo di conoscere perfettamente a chi appartiene il profumo di colonia che mi inebria per le narici, la voce calda e profonda che si allontana poco alla volta da me ed il rumore di quei piedi nudi sulle piastrelle umide del pavimento. Lo so, eppure non oso alzare lo sguardo per guardare Rin di sottecchi mentre un forte nodo alla gola rischia di esplodermi in un singhiozzo.
Così non va bene, mi sto deconcentrando e le mie mani non riescono a smettere di tremare. Ho bisogno di entrare in acqua.
Adesso.
Percorro quei pochi metri che mi separano dal blocchetto di partenza della corsia tre -che pare la meno affollata- mentre mi infilo la cuffia della Iwatobi e mi accingo a sistemarmi gli occhialini. Tuttavia non faccio nemmeno in tempo a lasciarmi andare ad un sospiro di rassegnazione che qualcuno urta violentemente la mia spalla sinistra, facendomi perdere l'equilibrio.
Finisco con il sedere per terra in tempo zero, ma non appena alzo lo sguardo per capire chi mi avesse quasi falciato via il braccio, mi ritrovo faccia a faccia con una ragazza poco più bassa di me con i capelli castani raccolti in una coda alta e gli occhi scuri che mi fissano con odio e superiorità.
- Beh, che diavolo fai? Spostati! - esclama, sbuffando stizzita senza avere la minima intenzione di scusarsi.
La osservo stupita per qualche secondo, senza capire se stesse scherzando o meno, per poi guardarla andare via dopo avermi lanciato un'occhiata sprezzante.
In un altro momento probabilmente sarei corsa dietro ad un elemento simile per poi riempirle il sedere di calci come minimo, ma oggi non ho voglia di arrabbiarmi ulteriormente e lascio correre. Parlerà per me il cronometro e, se non ho improvvisamente dimenticato come leggere gli ideogrammi, quella piccola ochetta ha stampato a caratteri cubitali il suo cognome sul lato destro della cuffia.
Nakamura.

Perfetto, adesso so anche chi è.



Termino il riscaldamento quaranta minuti più tardi, ed esco dall'acqua levandomi cuffia e occhialini con un gesto nervoso.
Raggiungo la tribuna a passi rapidi, salendo la breve scalinata che separa il piano inferiore da quello degli spettatori, per poi cercare con lo sguardo la maglietta gialla di Gou in modo da andare incontro alla ragazza e sfogare un po' della mia rabbia repressa. Tuttavia, non appena riesco a scorgere la rossa, mi accorgo che non è da sola.
Il capitano Mikoshiba dev'essere salito dalla nostra parte della tribuna per parlare apposta con lei e quella scena così tremendamente tenera mi provoca un groppo alla gola.
Maledizione Chiara, si vede quanto diamine sei egoista! Perché non provi ad essere anche solo un po' felice per loro?
Mi rimprovero mentalmente, facendo un profondo respiro e tornando sui miei passi. Non ho intenzione di disturbarli e poi manca ancora mezz'ora all'inizio delle gare. Ho tutto il tempo che voglio per lasciarli tranquilli e magari fare mente locale su quali sono i miei obbiettivi per questa mattina.
Mi avvio verso il piano vasca, ancora affollato da ragazzi e ragazze dai quindici ai diciannove anni intenti a terminare il riscaldamento o a scambiare due parole con conoscenti incontrati al momento, giusto per divagare per un istante con la mente.
Piacerebbe anche a me sentirmi così felice e spensierata, ma purtroppo non mi è concesso un lusso simile. Le mani mi tremano e gli occhi mi si continuano a riempire di lacrime.
Non ne posso più.
Mi accascio contro la parete fresca del muro, ritagliandomi un angolo in cui possa sedermi e sfogare la mia frustrazione senza che nessuno mi veda o faccia domande, ma mi rendo conto che è praticamente impossibile. Ovunque vada, decine di occhi a mandorla ruotano nella mia direzione, osservandomi con curiosità e imbarazzo, continuando a sottolineare quanto io sia diversa da loro.
Da tutti loro.
Anche da Rin.
È da quando ho messo piede su quest'isola che mi sento così. La gente continua a guardarmi, chi con disprezzo, chi con stupore. In effetti ho due occhi che fanno venire i brividi e una pelle quasi cadaverica: è inevitabile per me far sentire a disagio le persone con cui ho a che fare.
Forse anche per Rin è difficile restarmi accanto.
Si vergogna di te.
Quel pensiero improvviso mi fa sobbalzare, ed in un istante mi rendo conto di non essere riuscita a trattenere le lacrime che ora mi solcano il viso come torrenti.
Alcune ragazze mi stanno guardando con aria preoccupata, indecise se farsi avanti o meno, ma io non ho bisogno di essere compatita da nessuno. Non ho intenzione di mostrarmi debole davanti a nessun altro, perciò mi alzo e ritorno a testa bassa e a passo svelto verso la tribuna.
Tuttavia mentre salgo rapidamente i gradini chiari e puliti a piedi nudi, una macchia scura attraversa i margini del mio campo visivo, mozzandomi il respiro in gola.
Mi volto di scatto rischiando di perdere l'equilibrio e sicura al cento per cento che quella che mi è appena passata di fianco è una felpa della Samezuka... ma quando mi ritrovo a rivolgere il mio sguardo pieno di speranza al capitano Mikoshiba e non alla persona che occupa i miei pensieri da fin troppe ore, mi accorgo di quanto devo sembrare patetica.
Già, è questo il termine esatto. Patetica.
- Chiara-chan... - il ragazzo parla per primo, guardandomi dapprima con aria preoccupata, scrutando con occhio critico i segni scuri che mi segnano lo sguardo e gli evidenti segni di pianto, per poi scuotere la testa sospirando.
- Ecco lo sapevo... e dire che gliel'avevo pure detto che non sarebbe servito a nulla... - mormorò tra sè, prima di darmi velocemente le spalle e sparire tra la folla di atleti e allenatori.
Cosa...?
Se fino a due minuti prima di incontrare Seijuro ero confusa e disperata, adesso lo sono sicuramente il doppio.


- Chiara-chaaaaaaan! - non appena raggiungo (finalmente) la tanto agognata tribuna e mi aggrego nuovamente al gruppo, faccio appena in tempo a vedere una sagoma sfrecciarmi davanti agli occhi per poi ritrovarmi Nagisa letteralmente avvinghiato a me intento a piagnucolare qualcosa di incomprensibile.
Grazie al cielo ci pensa Rei a tradurre per me, facendomi notare che mancano poco più di dieci minuti all'inizio delle gare. Oh, merda. Sono stata in giro per tutto questo tempo?
- Accidenti, mi dispiace... n-non sono riuscita a seguirvi durante il riscaldamento... perdonatemi, davvero! Non accadrà mai più... - farfuglio imbarazzata, passandomi una mano sul viso stanco per poi afferrare debolmente il mio zaino con l'intenzione di tornare negli spogliatoi e indossare il costume che Haruka, Makoto, Rei, Nagisa e Gou mi hanno comprato utilizzando tutti i loro risparmi.
Sarò loro riconoscente tutta la vita per questo.
Tuttavia non faccio in tempo a defilarmi con una scusa che vedo il moro avanzare verso di me a passo di carica per poi afferrarmi con forza per un polso e trascinarmi via sotto lo sguardo sbigottito dei presenti.
- E-Ehi! Haru... lasciami, mi fai male! - cerco di protestare, torcendo il polso ma senza riuscire ad allentare quella presa che sembra d'acciaio.
Non ho mai visto Haruka così arrabbiato e devo ammettere che mi fa anche un po' paura, ma non posso fare a meno che dargli ragione. Non deve essere facile per lui vedermi a pezzi in questo modo.
Le dita del moro allentano la stretta solo quando riusciamo a raggiungere una zona della struttura abbastanza tranquilla da poter parlare senza essere disturbati. O almeno era quello che immaginavo, prima di ritrovarmi schiacciata contro la parete fredda alle mia spalle, con la mano destra di Haruka piantata a meno di due centimetri dalla mia testa ed il suo sguardo colmo di rabbia e frustrazione puntato nel mio.
- Questa storia mi ha stancato! Chiara... dimenticalo per favore. Non lo vedi cosa ti sta facendo? - mormora, cercando chiaramente di controllare il tono di voce mentre non smette un secondo di fissarmi. Cosa vuole dire? Come fa a sapere...?
- Io... non so di cosa tu stia parlando. Sono solo nervosa, tutto qui... io... - non finisco la frase che il rumore secco e nitido dell'altra mano di Haruka che sbatte con violenza dall'altro lato della mia testa, intrappolandomi, mi fa sobbalzare.
- Non sono stupido, Chiara... ho accettato tante cose da quando Rin è tornato dall'Australia, tante. Mi sono fatto da parte quando ti ho vista innamorata di lui e felice, ma adesso non ce la faccio più. Le vedo le cose che ti fa, non sono stupido! Lui non ti vuole! Perchè non lo capisci? - esclama, questa volta con la voce che gli trema dalla rabbia e dalla frustrazione. C'è qualcosa che non va. Perché mi sento come se volessi fuggire il più lontano possibile da quella verità? Perché non riesco ad affrontarla?

Perché fa troppo male.

Abbasso lentamente lo sguardo verso il basso, incapace di reggere ulteriormente il confronto con Haruka e con la realtà che mi ha appena messo davanti agli occhi e che non voglio accettare.
Cerco di coprirmi il viso con le braccia, per non mostrargli quelle lacrime che mi disgusta profondamente dover versare, ma per la seconda volta le dita del moro si appoggiano sulla mia pelle, facendomi abbassare gli arti ma con gentilezza, quasi come a volersi scusare per aver alzato la voce poco prima.
Sento le sue mani che mi accarezzano le braccia, risalendo fin sulle spalle, sfiorandomi con una delicatezza infinita ed una dolcezza che non credevo possibili per un essere umano tanto da riuscire a rilassare i miei nervi tesi ed a calmare il mio animo irrequieto.
Non capisco nemmeno come, ma qualche secondo più tardi avverto persino il suo respiro sul mio viso, tiepido e piacevole come la brezza marina.
Vorrei scostarmi da lui, ho paura di quello che potrebbe farmi anche se so che mai e poi mai mi ferirebbe volontariamente, ma i miei muscoli non rispondono ai comandi del mio cervello e restano immobili.
Mi sento come una statua di granito di fronte alla figura di Haruka che si fa sempre più vicina, il suo viso sempre più prossimo al mio fino a lasciarmi un rapido bacio sul labbro inferiore, tremante.
Lo sento che mi accarezza i capelli, prima di lasciarsi andare ad un abbraccio che mai e poi mai avrei immaginato potesse infondermi così tanto calore, ed il suono della sua voce arriva alle mie orecchie lievemente distorto dalle vibrazioni della sua cassa toracica.

- Io ci sarò sempre per te. Devi soltanto scegliermi -

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Angolo dell'autrice:

ta-daaaaaaan! Sono tornata yeeeee! *saltella felice* Beh, ora avete tutto il diritto di odiarmi perchè, punto primo è da mezzo secolo che non aggiorno la ff, punto secondo ho lasciato talmente tanti interrogativi in questro capitolo che se mi dovessi ritrovare delle lettere minatorie tra le e-mail non me ne stupirei affatto. Detto questo, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto eeeee che vorrete lasciare una recensione piccina picciò soprattutto se non lo avete ancora fatto <3

Baci da HikariNoShizuku

  
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