Capitolo Ventesimo - Scegli me
Il
mattino seguente arriva fin troppo presto per i miei gusti, ma cerco
di svegliarmi ugualmente focalizzando i miei pensieri unicamente
sulle gare che devo svolgere assolutamente nel migliore dei modi.
L'acqua
fredda del rubinetto mi fa rabbrividire non appena sfiora la pelle
del mio viso, cancellando gli ultimi residui di sonno che mi
appesantiscono le palpebre e lavando via ciò che rimane
delle
lacrime che ho pianto prima di andare a dormire.
Rin.
Bastardo.
Mi
infilo la tuta con gesti nervosi e meccanici, prendo il borsone con
tutto l'occorrente e scendo nella hall dell'albergo dove gli altri
ragazzi mi stanno aspettando per andare a fare colazione.
- Buongiorno... -
farfuglio sforzandomi di sorridere.
Ricevo
risposte ancora, giustamente, assonnate e ci dirigiamo verso la sala
adibita al buffet mattutino.
Consiglio
i ragazzi su cosa mangiare e cosa no, dopodiché ci sediamo
ad un
piccolo tavolo iniziando a consumare il primo pasto della giornata.
La
mano di Makoto sulla mia spalla mi fa quasi sobbalzare, ricordandomi
di essere ancora un fascio di nervi e facendomi quasi cadere la fetta
di pane dalle dita.
- Ti
senti bene? - chiede, guardandomi con aria preoccupata. Possibile che
quel ragazzo riesca a leggermi dentro così facilmente?
Oppure sono
io che sono talmente imbranata da non riuscire nemmeno a mascherare i
sentimenti?
- S-sì...
non ti preoccupare. Sono solo un po' agitata! - taglio corto,
passandomi una mano tra i capelli scuri e sospirando. Ho
assolutamente bisogno di nuotare, ne va della mia salute mentale.
Non
passa nemmeno mezz'ora che siamo già in piscina.
Incarico
Gou di acquistare il programma, in modo da scoprire il numero di gare
in cui quel deficiente si è qualificato e salgo nervosamente
le
scale che portano alla tribuna per poter dare un'occhiata dall'alto
alla piscina.
Sto
mordendo il freno in una maniera che mai avrei immaginato. Voglio
vincere quella maledettissima scommessa e costringere Rin a
sottoporsi alla più umiliante delle penitenze.
Vedrà quel
maledetto...
Sono
talmente presa dalla mia furia omicida che non appena la rossa mi
sventola sotto al naso il plico di fogli glielo strappo via
letteralmente di mano, voltando con foga le pagine alla disperata
ricerca di quel nome che mi ha fatto così tanto incazzare.
- Eccoti,
pezzettino di merda... - sibilo, leggendo il cognome di Rin nero su
bianco in ben... tre gare? Hà! Sono ancora in vantaggio e
presto gli
dimostrerò cosa vuol dire mettersi contro una come me.
Raggiungo
gli spogliatoi a passo di carica e mi infilo il costume in mezzo
secondo, dopodichè raggiungo il piano vasca dove mi ritaglio
uno
spazio per fare qualche esercizio a secco. Mentre ruoto le braccia,
mordendomi un labbro per contenere la rabbia, un lieve spostamento
d'aria smuove alcune mie ciocche di capelli solleticandomi il naso.
Il
tempo per un attimo pare rallentare il suo corso, ed il mio stomaco
pare rigirarsi come un calzino quando mi accorgo di conoscere
perfettamente a chi appartiene il profumo di colonia che mi inebria
per le narici, la voce calda e profonda che si allontana poco alla
volta da me ed il rumore di quei piedi nudi sulle piastrelle umide
del pavimento. Lo so, eppure non oso alzare lo sguardo per
guardare Rin di sottecchi mentre un forte nodo alla gola rischia di
esplodermi in un singhiozzo.
Così
non va bene, mi sto deconcentrando e le mie mani non riescono a
smettere di tremare. Ho bisogno di entrare in acqua.
Adesso.
Percorro
quei pochi metri che mi separano dal blocchetto di partenza della
corsia tre -che pare la meno affollata- mentre mi infilo la cuffia
della Iwatobi e mi accingo a sistemarmi gli occhialini. Tuttavia non
faccio nemmeno in tempo a lasciarmi andare ad un sospiro di
rassegnazione che qualcuno urta violentemente la mia spalla sinistra,
facendomi perdere l'equilibrio.
Finisco
con il sedere per terra in tempo zero, ma non appena alzo lo sguardo
per capire chi mi avesse quasi falciato via il braccio, mi ritrovo
faccia a faccia con una ragazza poco più bassa di me con i
capelli
castani raccolti in una coda alta e gli occhi scuri che mi fissano
con odio e superiorità.
- Beh,
che diavolo fai? Spostati! - esclama, sbuffando stizzita senza avere
la minima intenzione di scusarsi.
La
osservo stupita per qualche secondo, senza capire se stesse
scherzando o meno, per poi guardarla andare via dopo avermi lanciato
un'occhiata sprezzante.
In
un altro momento probabilmente sarei corsa dietro ad un elemento
simile per poi riempirle il sedere di calci come minimo, ma oggi non
ho voglia di arrabbiarmi ulteriormente e lascio correre.
Parlerà per
me il cronometro e, se non ho improvvisamente dimenticato come
leggere gli ideogrammi, quella piccola ochetta ha stampato a
caratteri cubitali il suo cognome sul lato destro della cuffia.
Nakamura.
Perfetto, adesso so anche chi è.
Termino
il riscaldamento quaranta minuti più tardi, ed esco
dall'acqua
levandomi cuffia e occhialini con un gesto nervoso.
Raggiungo
la tribuna a passi rapidi, salendo la breve scalinata che separa il
piano inferiore da quello degli spettatori, per poi cercare con lo
sguardo la maglietta gialla di Gou in modo da andare incontro alla
ragazza e sfogare un po' della mia rabbia repressa. Tuttavia, non
appena riesco a scorgere la rossa, mi accorgo che non è da
sola.
Il
capitano Mikoshiba dev'essere salito dalla nostra parte della tribuna
per parlare apposta con lei e quella scena così
tremendamente tenera
mi provoca un groppo alla gola.
Maledizione
Chiara, si vede quanto diamine sei egoista! Perché non provi
ad
essere anche solo un po' felice per loro?
Mi
rimprovero mentalmente, facendo un profondo respiro e tornando sui
miei passi. Non ho intenzione di disturbarli e poi manca ancora
mezz'ora all'inizio delle gare. Ho tutto il tempo che voglio per
lasciarli tranquilli e magari fare mente locale su quali sono i miei
obbiettivi per questa mattina.
Mi
avvio verso il piano vasca, ancora affollato da ragazzi e ragazze dai
quindici ai diciannove anni intenti a terminare il riscaldamento o a
scambiare due parole con conoscenti incontrati al momento, giusto per
divagare per un istante con la mente.
Piacerebbe
anche a me sentirmi così felice e spensierata, ma purtroppo
non mi è
concesso un lusso simile. Le mani mi tremano e gli occhi mi si
continuano a riempire di lacrime.
Non
ne posso più.
Mi
accascio contro la parete fresca del muro, ritagliandomi un angolo in
cui possa sedermi e sfogare la mia frustrazione senza che nessuno mi
veda o faccia domande, ma mi rendo conto che è praticamente
impossibile. Ovunque vada, decine di occhi a mandorla ruotano nella
mia direzione, osservandomi con curiosità e imbarazzo,
continuando a
sottolineare quanto io sia diversa da loro.
Da
tutti loro.
Anche
da Rin.
È
da quando ho messo piede su quest'isola che mi sento così.
La gente
continua a guardarmi, chi con disprezzo, chi con stupore. In effetti
ho due occhi che fanno venire i brividi e una pelle quasi cadaverica:
è inevitabile per me far sentire a disagio le persone con
cui ho a
che fare.
Forse
anche per Rin è difficile restarmi accanto.
Si
vergogna di te.
Quel
pensiero improvviso mi fa sobbalzare, ed in un istante mi rendo conto
di non essere riuscita a trattenere le lacrime che ora mi solcano il
viso come torrenti.
Alcune
ragazze mi stanno guardando con aria preoccupata, indecise se farsi
avanti o meno, ma io non ho bisogno di essere compatita da nessuno.
Non ho intenzione di mostrarmi debole davanti a nessun altro,
perciò
mi alzo e ritorno a testa bassa e a passo svelto verso la tribuna.
Tuttavia
mentre salgo rapidamente i gradini chiari e puliti a piedi nudi, una
macchia scura attraversa i margini del mio campo visivo, mozzandomi
il respiro in gola.
Mi
volto di scatto rischiando di perdere l'equilibrio e sicura al cento
per cento che quella che mi è appena passata di fianco
è una felpa
della Samezuka... ma quando mi ritrovo a rivolgere il mio sguardo
pieno di speranza al capitano Mikoshiba e non alla persona che occupa
i miei pensieri da fin troppe ore, mi accorgo di quanto devo sembrare
patetica.
Già, è questo il termine esatto. Patetica.
- Chiara-chan... -
il ragazzo parla per primo, guardandomi dapprima con aria
preoccupata, scrutando con occhio critico i segni scuri che mi
segnano lo sguardo e gli evidenti segni di pianto, per poi scuotere
la testa sospirando.
- Ecco
lo sapevo... e dire che gliel'avevo pure detto che non sarebbe
servito a nulla... - mormorò tra sè, prima di
darmi velocemente le spalle e
sparire tra la folla di atleti e allenatori.
Cosa...?
Se
fino a due minuti prima di incontrare Seijuro ero confusa e
disperata, adesso lo sono sicuramente il doppio.
-
Chiara-chaaaaaaan! -
non appena raggiungo (finalmente) la tanto agognata tribuna e mi
aggrego nuovamente al gruppo, faccio appena in tempo a vedere una
sagoma sfrecciarmi davanti agli occhi per poi ritrovarmi Nagisa
letteralmente avvinghiato a me intento a piagnucolare qualcosa di
incomprensibile.
Grazie
al cielo ci pensa Rei a tradurre per me, facendomi notare che mancano
poco più di dieci minuti all'inizio delle gare. Oh, merda.
Sono
stata in giro per tutto questo tempo?
- Accidenti,
mi dispiace... n-non sono riuscita a seguirvi durante il
riscaldamento... perdonatemi, davvero! Non accadrà mai
più... -
farfuglio imbarazzata, passandomi una mano sul viso stanco per poi
afferrare debolmente il mio zaino con l'intenzione di tornare negli
spogliatoi e indossare il costume che Haruka, Makoto, Rei, Nagisa e
Gou mi hanno comprato utilizzando tutti i loro risparmi.
Sarò
loro riconoscente tutta la vita per questo.
Tuttavia
non faccio in tempo a defilarmi con una scusa che vedo il moro
avanzare verso di me a passo di carica per poi afferrarmi con forza
per un polso e trascinarmi via sotto lo sguardo sbigottito dei
presenti.
- E-Ehi!
Haru... lasciami, mi fai male! - cerco di protestare, torcendo il polso
ma senza riuscire ad allentare quella presa che sembra d'acciaio.
Non ho mai visto Haruka così arrabbiato e devo ammettere che
mi fa
anche un po' paura, ma non posso fare a meno che dargli ragione. Non
deve essere facile per lui vedermi a pezzi in questo modo.
Le
dita del moro allentano la stretta solo quando riusciamo a
raggiungere una zona della struttura abbastanza tranquilla da poter
parlare senza essere disturbati. O almeno era quello che immaginavo,
prima di ritrovarmi schiacciata contro la parete fredda alle mia
spalle, con la mano destra di Haruka piantata a meno di due
centimetri dalla mia testa ed il suo sguardo colmo di rabbia e
frustrazione puntato nel mio.
- Questa
storia mi ha stancato! Chiara... dimenticalo per favore. Non lo vedi
cosa ti sta facendo? - mormora, cercando chiaramente di controllare
il tono di voce mentre non smette un secondo di fissarmi. Cosa vuole
dire? Come fa a sapere...?
- Io...
non so di cosa tu stia parlando. Sono solo nervosa, tutto qui... io...
-
non finisco la frase che il rumore secco e nitido dell'altra mano di
Haruka che sbatte con violenza dall'altro lato della mia testa,
intrappolandomi, mi fa sobbalzare.
- Non
sono stupido, Chiara... ho accettato tante cose da quando Rin
è
tornato dall'Australia, tante. Mi sono fatto da parte quando ti ho
vista innamorata di lui e felice, ma adesso non ce la faccio
più. Le
vedo le cose che ti fa, non sono stupido! Lui non ti vuole!
Perchè non lo capisci? - esclama,
questa volta con la voce che gli trema dalla rabbia e dalla
frustrazione. C'è qualcosa che non va. Perché mi
sento come se
volessi fuggire il più lontano possibile da quella
verità? Perché
non riesco ad affrontarla?
Perché
fa troppo male.
Abbasso
lentamente lo sguardo verso il basso, incapace di reggere
ulteriormente il confronto con Haruka e con la realtà che mi
ha
appena messo davanti agli occhi e che non voglio accettare.
Cerco
di coprirmi il viso con le braccia, per non mostrargli quelle lacrime
che mi disgusta profondamente dover versare, ma per la seconda volta
le dita del moro si appoggiano sulla mia pelle, facendomi abbassare
gli arti ma con gentilezza, quasi come a volersi scusare per aver
alzato la
voce poco prima.
Sento
le sue mani che mi accarezzano le braccia, risalendo fin sulle
spalle, sfiorandomi con una delicatezza infinita ed una dolcezza che
non credevo possibili per un essere umano tanto da riuscire a
rilassare i miei nervi tesi ed a calmare il mio animo irrequieto.
Non
capisco nemmeno come, ma qualche secondo più tardi avverto
persino il
suo respiro sul mio viso, tiepido e piacevole come la brezza marina.
Vorrei
scostarmi da lui, ho paura di quello che potrebbe farmi anche se so
che mai e poi mai mi ferirebbe volontariamente, ma i miei muscoli non
rispondono ai comandi del mio cervello e restano immobili.
Mi sento come una statua di granito di fronte alla figura di Haruka che
si fa sempre più vicina, il suo viso sempre più
prossimo al mio fino a
lasciarmi un rapido bacio sul labbro inferiore, tremante.
Lo
sento che mi accarezza i capelli, prima di lasciarsi andare ad un
abbraccio che mai e poi mai avrei immaginato potesse infondermi
così
tanto calore, ed il suono della sua voce arriva alle mie orecchie
lievemente distorto dalle vibrazioni della sua cassa toracica.
- Io ci sarò sempre per te. Devi soltanto scegliermi -
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Angolo dell'autrice:
ta-daaaaaaan! Sono tornata yeeeee! *saltella felice* Beh, ora avete tutto il diritto di odiarmi perchè, punto primo è da mezzo secolo che non aggiorno la ff, punto secondo ho lasciato talmente tanti interrogativi in questro capitolo che se mi dovessi ritrovare delle lettere minatorie tra le e-mail non me ne stupirei affatto. Detto questo, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto eeeee che vorrete lasciare una recensione piccina picciò soprattutto se non lo avete ancora fatto <3
Baci da HikariNoShizuku