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Autore: Bad A p p l e    19/05/2015    4 recensioni
[FMA!AU]
[Prima classificata al "Scambio di Fandom - AU Contest" indetto da mikki sul forum di EFP]
“«L’alchimia non esiste per questo scopo».
L’Alchimista di Ferro e Sangue, Akashi Seijuurou – da poco Comandante Supremo – sorride, di un sorriso che, però, si ferma alle labbra senza raggiungere gli occhi, lasciandoli freddi nonostante i toni caldi di cui sono tinti.
Con tutta la lentezza che sente di potersi concedere, mette da parte uno dopo l’altro i fogli che stava esaminando sulla sua scrivania e infine rivolge la propria attenzione al sottoposto che si è insinuato nel suo ufficio come l’ombra che è.
«Tetsuya» esordisce, assaporando il gusto che quel nome gli lascia sul palato, «Non dirmi di avere la presunzione di sapere per quale motivo ci è stata donata l’Alchimia» motteggia, socchiudendo appena gli occhi."

[KasaKise, KagaKuro, MidoTaka] [Accenni: AoKuro]
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Makoto Hanamiya, Ogiwara Shigehiro, Seirin, Takao Kazunari
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The End Is Where We Begin'
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Capitolo 2: This Is War.

 

 

Kuroko sa quanto ciò sia irrazionale, eppure non riesce ad evitare di sentirsi a disagio nel sapere che l’ombra del Comandante Supremo incombe su di loro così da vicino. Lo trova davvero insopportabile.

Il disagio aumenta nel momento stesso in cui i suoi piedi calcano il suolo sabbioso di Ishval e sente lo sguardo bicromo di Seijuurou bruciargli sulla schiena.

«Tetsuya».

E Tetsuya si gira, perché nonostante interiormente lo stia odiando a causa della guerra che l’altro non vuole neanche provare a sedare in modo civile, Akashi resta il Comandante Supremo e lui solo uno dei suoi soldati, seppur un Alchimista di Stato, seppur un Colonnello.

«Trova Taiga Kagami e conducilo da me» ordina.

Prova un lieve moto di ribellione, Kuroko, che tuttavia dura quanto un battito di ciglia; la verità è che lui non è fatto per prendere ordini e basta, eseguendo qualsiasi cosa gli venga detto di fare alla stregua di un cagnolino ammaestrato.

Vuole sapere il perché di quell’ordine, vuole sapere per quale motivo il primo pensiero di Akashi appena messo piede ad Ishval sia proprio quello di vedere l’Alchimista di Fuoco.

Cos’hai combinato, questa volta?” si domanda, mordicchiandosi l’interno del labbro inferiore, mentre la sua memoria torna al ricordo della faccia di Taiga, quando erano entrambi stanziati a Briggs, nel momento in cui gli è stato riferito che lui, assieme a Kise e ad Hanamiya, sarebbero stati i primi alchimisti a partire per Ishval.

Reprime con facilità un sospiro, realizzando che non è così assurdo che quell’idiota si possa essere sul serio messo nei guai al punto da dover richiedere l’intervento di Akashi in persona.

Si congeda subito e inizia a cercarlo per l’accampamento, seguito da un Aomine che tiene le mani in tasca, con l’aria di chi trova la situazione di una noia mortale.

«Sono aperte le scommesse: cos’avrà combinato Bakagami?» domanda Daiki con uno sbadiglio.

Kuroko si volta per poco meno di una manciata di secondi, osservandolo con attenzione. Aomine e Kagami, che lui sappia, si sono incontrati solo una volta e quella è bastata perché si instaurasse tra loro uno strano rapporto basato quasi del tutto sulla rivalità, non riesce quindi a capire bene se l’Alchimista Scudo sia davvero preoccupato per Taiga o se quello non è altro che un modo per tenere la testa occupata e non pensare al fatto di trovarsi ad Ishval.

Decide che con tutte le probabilità entrambe le opzioni possono essere considerate vere a metà, quindi torna a volgere lo sguardo avanti a sé, cercando il collega.

«Akashi-kun non gli ha mai prestato molta attenzione» commenta, mentre gli occhi guizzano attenti in ogni angolo che la vista riesce a raggiungere. Cerca di reprimere la lieve ansia che, annidata in pianta stabile nel suo petto, sembra essersi risvegliata nel pensare ad una risposta da dare a Daiki, «Per averne provocato il pieno interesse come minimo avrà pensato di disertare» conclude, il tono rimane monocorde, segno che è riuscito a mettere a tacere in tempo la preoccupazione senza che questa riuscisse ad infettarne la voce.

Daiki solleva gli occhi al cielo, è già stufo della stupidità altrui senza averlo ancora incontrato, «Cosa potevamo aspettarci da Bakagami?»

«La vera domanda è cosa possiamo aspettarci da te, Ahomine».

Entrambi gli alchimisti si voltano di scatto per trovarsi davanti la figura di Taiga, forse un po’ più malconcio di quanto si sarebbero aspettati.

«Che vuoi? Non sono io quello che si piange addosso» commenta Aomine, perché quando vuole sa essere delicato quanto solo un Murasakibara in astinenza da dolci può essere. Già immagina di sentirsi addosso lo sguardo di rimprovero di Tetsuya, tuttavia quando si volta per accertarsene scopre che gli occhi inespressivi del più piccolo sono ancora fissi su Kagami e le sue spalle sono un po’ più rilassate, come se bastasse la presenza dell’altro a renderlo un po’ più sereno. All’improvviso si sente meno in colpa per la frase rivolta all’Alchimista di Fuoco.

«Nessuno ha parlato di piangersi addosso. Hai la coda di paglia?»

«No, ma tu hai tutta l’aria di uno che vuole tornare a casa da mammina».

«E tu hai tutta l’aria di uno che da casa ci è scappato per dimenticare gli scheletri nell’armadio».

«Bambini».

Sanno entrambi di aver tirato troppo la corda e ne è la prova il fatto che al richiamo secco di Tetsuya tutti e due abbiano taciuto all’istante, per poi distogliere lo sguardo l’uno dall’altro.

Dura solo un istante e poi tornano a fissarsi in cagnesco, questo basta a Kuroko per rendersi conto che tenerli lontani il più possibile è la soluzione migliore.

«Kagami-kun, il Comandante Supremo ti cerca» dice, quindi. Odia ammetterlo, ma preferisce gettare Taiga tra le fauci di Seijuurou che vederlo litigare con Aomine, soprattutto se la loro lite rischia di toccare argomenti tanto delicati per entrambi. Ne potrebbe derivare una frattura irreparabile tra loro e questo, per un motivo che Tetsuya non riesce ancora a realizzare, è inaccettabile.

«Che continui pure a cercarmi» risponde l’altro, bellicoso, storcendo il naso. Dopo averlo mandato nella fossa dei leoni, il minimo che quel pallone gonfiato può fare, a parere di Kagami, è scomodarsi per cercarlo di persona al posto di mandare Tetsuya a fare da messaggero.

Non ha tempo per pensare ad altro prima di sentire le dita dell’Alchimista di Ghiaccio ficcarsi crudelmente tra le sue costole, mozzandogli il respiro.

«Non fare lo stupido, per favore» commenta, per poi afferrarlo per la manica della divisa, trascinandoselo appresso, «Non ti conviene sfidarlo, è una battaglia che non puoi vincere».

“Non da solo…” aggiunge nella propria testa.

Per assurdo la mente di Kuroko viene attraversata dall’immagine dei due che si danno battaglia e commette l’errore di indugiare un secondo di troppo su quei pensieri, giusto il tempo necessario per realizzare che se un conflitto dovesse davvero accendersi, per quanto disapprovi l’operato di Akashi, lui non sarebbe in grado di scegliere davvero da che parte stare.

Sono un’ombra” si dice, stringendo i pugni e affondando le unghie nella manica di Kagami, “non ho un luogo o uno schieramento, l’ombra è ovunque e da nessuna parte.”

 

 

[…]

 

 

La squadra ricognitiva Kaijou è composta da soli sei elementi, tuttavia a Kasamatsu a volte pare che siano in troppi. Si fida ciecamente di tutti e cinque e affiderebbe loro la sua stessa vita sul campo di battaglia, ma si dice che c’è un motivo ben preciso se ancora non sono riusciti a localizzare la base operativa del SEIRIN.

“No… le ragioni sono due” pensa storcendo appena il naso. Il suo sguardo passa da Hayakawa – che sta gridando come un folle per tutto l’accampamento che “li prenderà tutti” e Kasamatsu spera con fin troppo ardore che si riferisca al SEIRIN e alla loro cattura – fino ad arrivare a Kise.

L’Alchimista di Stato sta importunando Kobori, sembra deciso più che mai a mostrargli tutte le abilità che è riuscito a copiare e Kasamatsu, per la seconda volta, deve usare ogni minimo grammo di autocontrollo in suo possesso per ricordarsi che dopotutto lo ama e quindi che non può ucciderlo nel modo più brutale possibile.

Sta per intimargli di fare silenzio quando questo all’improvviso tace da solo, lasciando a metà uno dei suoi abituali deliri.

Segue il suo sguardo fino ad incontrare la figura di Aomine Daiki, che cammina verso di loro con gli occhi pieni di nulla.

«… A-Aominecchi».

Kasamatsu deve ammettere che è la prima volta che sente Kise balbettare in quel modo tanto pietoso, ma in un certo senso riesce a comprendere fin troppo bene l’imbarazzo provato dall’alchimista, dal momento che è lo stesso che percepisce lui.

Non è un mistero la discendenza dell’Alchimista Scudo e tutti ne sentono il peso sulle spalle quando si trovano dinanzi a lui, ma dura solo un istante. Tutti loro sono soldati, la pietà non è contemplata e nessuno di loro la sopporterebbe se rivolta alla propria persona; far finta di nulla, decreta Yukio, è la scelta migliore.

«Tenente Colonnello Aomine» saluta, tranquillo, «Sei stato assegnato alla squadra d’assalto Touou, se non sbaglio».

Daiki annuisce, apprezzando più di ogni altra cosa la completa mancanza di compassione negli occhi del superiore.

Non ne può davvero più di leggere pietà nello sguardo altrui, prima Satsuki e Tetsuya e adesso anche tutti quei cretini della squadra ricognitiva ad esclusione di Yukio.

«Sì, sì» sbuffa, pensando a quanta poca voglia abbia di incontrare Imayoshi e Wakamatsu. Intreccia le mani dietro la testa e si concede uno sbadiglio, sono giorni che pur dormendo non riesce a riposare davvero, «Stavo cercando Kise. Quell’idiota di Bakagami si farà davvero impiccare da Akashi, prima o poi».

«Kagamicchi?» chiede Kise, facendosi più attento. «Cos’è successo?»

«Akashi gli ha dato il benservito e al posto di tornare a casa con la coda tra le gambe ha avuto la brillante idea di sparire nel nulla» spiega. Il suo sguardo, poi, si fa più duro «Anche Tetsu è sparito ma non sappiamo se sia in giro per l’accampamento e non lo si trova per la sua mancanza di presenza o se sia coinvolto con Bakagami. Giuro che se sta trascinando Tetsu in uno dei suoi casini, lo uccido».

Qualcosa nella voce di Aomine convince Kise che sarebbe davvero in grado di attuare la minaccia, quindi si sente quasi in dovere di arretrare di un paio di passi, complice l’aura minacciosa emanata dal collega.

Kasamatsu, tuttavia, non è uno che si lascia intimidire facilmente, quindi si avvicina di più all’altro, «Ordini dal Comandante Supremo?»

«Io e Kise dobbiamo cercare Tetsu e portarlo da Akashi. Voi della squadra ricognitiva dovete ritrovare Kagami».

«La nostra priorità non è il SEIRIN?» commenta Yukio, storcendo il naso.

Aomine si passa una mano tra i capelli con aria stanca e per la prima volta da quando ha fatto la sua comparsa l’alchimista, Yukio si sente veramente a disagio, «È probabile che trovando quel Bakagami, troverete anche loro».

 

[…]

 

Tetsuya sa fin troppo bene di non essere una di quelle persone che indulgono alle emozioni e questa convinzione non deriva solo dal fatto che Aomine prima e Taiga poi si sono premurati di ripeterglielo fino alla nausea, ma perché ciò è frutto di un lunghissimo ed estenuante allenamento iniziato nel momento stesso in cui si è reso conto di quanto il mondo sia pieno di individui che non aspettano altro di poter usare i sentimenti altrui per affondare il prossimo.

Detto ciò, è sicuro di non aver mai sentito la rabbia attraversarlo in ondate tanto dense come al momento attuale, si sente quasi annegare. Deve stringere i pugni per nascondere il tremore alle mani e avverte lo stomaco chiudersi in una morsa quasi dolorosa per impedirgli di rigettare ira diluita in bile.

Sa che non è prudente, non è ancora sicuro di essere in grado di controllarsi, tuttavia decide di avvicinarsi alla fonte di tutta la rabbia che prova al momento.

Si compiace nel notare che le mani sembrano aver smesso di tremare e le ginocchia reggono i suoi passi, quindi quando si trova faccia a faccia con Ogiwara si sente un po’ più sicuro di sé. Può farcela.

«Kuroko».

Solo il sentirsi chiamare da quella voce distrugge il minimo di autocontrollo che credeva di essere riuscito a recuperare, lo sente sfuggirgli come sabbia tra le dita nell’udire l’unica voce che non avrebbe mai voluto ascoltare in quel luogo.

«Non dovresti essere qui» riesce solo a dire, secco, conscio che se avesse aggiunto un’altra parola con tutte le probabilità questa sarebbe stata un insulto.

Shigehiro lo guarda e sembra quasi temere che l’amico possa saltargli al collo da un momento all’altro, non gli ha mai visto gli occhi così dardeggianti di rabbia ed è sicuro che non scorderà mai uno spettacolo del genere; è ghiaccio che brucia più dell’inferno, ma il solo ricordare che quello sguardo è indirizzato a lui riscuote Ogiwara dai suoi pensieri e si ricorda di doversi mostrare almeno un po’ offeso dalla frase dell’alchimista.

«Chiedo scusa, ma devo essermi perso il pezzo dove tu ti prendi il diritto di decidere dove io possa stare o meno» dice, quindi.

«Sei un civile e questa è zona di guerra. Non dovresti essere qui» ripete Kuroko, tentato di rispedirlo ad Amestris a calci.

«Sono un medico e sono proprio dove devo essere. Dove posso aiutare gli altri».

Kuroko si dice che se Midorima fosse ad Ishval in questo momento, direbbe che di sicuro ci deve essere qualche congiunzione astrale sfavorevole per il segno dell’acquario, perché sembra proprio una congiura contro il suo autocontrollo. Prima Aomine, poi Kagami che sembra più che deciso a farsi uccidere da Akashi e adesso Ogiwara e la sua insospettabile irresponsabilità.

«Ci sono tutti i medici di cui abbiamo bisogno all’interno dell’accampamento» nota Tetsuya e appena finisce di pronunciare la frase viene attraversato dal presentimento che la risposta che gli darà Shigehiro non gli piacerà neanche un po’.

«Hai detto bene: tutti i medici di cui avete bisogno voi».

“Non dirmi che…”

Kuroko entra rapidamente dentro quella che Ogiwara dichiara essere la propria clinica e ciò che vede lo lascia così spiazzato che per qualche istante si dimentica perfino di essere arrabbiato. Ci sono una trentina di barelle e più della metà sono occupate da Ishvalan.

«Tu sei pazzo» dice, atono, sentendo Shigehiro raggiungerlo.

«Sono umano» lo corregge l’altro, senza acrimonia nella voce.

L’alchimista ha giusto il tempo di notare che nessuno dei pazienti dell’amico sembra allarmato nel vedere un soldato di Amestris che una terza persona entra con fare concitato all’interno del tendone.

«Ogiwara, sono passato a prendere le medicine per Kiyos–»

 Il corpo di Tetsuya si muove da solo nel vedere che il nuovo arrivato indossa l’uniforme del SEIRIN; estrae la pistola, puntandola contro il ragazzo, non prima che l’altro faccia altrettanto. Non ha neanche il tempo di valutare bene la situazione che Ogiwara si piazza tra i due, costringendoli ad abbassare nell’immediato le armi.

«Questo luogo è neutrale» dichiara il medico con voce tanto fredda che per un solo rapido istante perfino Tetsuya se ne sente intimidito, «non osate tirare ancora fuori quelle schifosissime cose qua dentro. Se volete ammazzarvi fatelo fuori».

Con lo sguardo sfida entrambi a dire qualcosa in contrario e, dopo che hanno rinfoderato le pistole – controvoglia – concede a tutti e due un sorriso, come se nulla fosse accaduto.

Si rivolge al ragazzo. «Le medicine per Kiyoshi, giusto?» domanda, iniziando a frugare in una scatola, senza attendere una risposta.

Tetsuya si prende qualche istante per esaminare il ragazzo; a Briggs hanno descritto il SEIRIN come un gruppo di demoni, tuttavia la persona che ha davanti sembra in tutto e per tutto un individuo normale che ha semplicemente avuto la fortuna di poter scegliere da che parte schierarsi.

Appena si rende conto della piega che hanno preso i propri pensieri, si dà dell’idiota, dicendosi che anche lui potrebbe scegliere se solo volesse. Sa che è contraddittorio, ma sa che la causa di Akashi è sbagliata e sa anche che quel ragazzino del SEIRIN sta agendo nel giusto, eppure qualcosa gli impedisce di abbandonare il ruolo che gli è stato affidato.

«Allora?» La voce dello sconosciuto lo riscuote dai propri pensieri.

«Come, prego?»

«Mi fissi. Sembri un fissato per come mi fissi».

Ogiwara sbuffa una risata, senza smettere la sua ricerca e solo adesso Tetsuya si rende conto di quanto, in effetti, la situazione sia assurda. Si trova in un tendone che ha la pretesa di essere un ospedale, gestito dal suo migliore amico che conosce praticamente dalla nascita. Per di più la clinica è piena della gente che in linea teorica lui dovrebbe sterminare ed ora si ritrova a conversare con un esponente del SEIRIN – che forse ha anche provato a fare un gioco di parole tanto stupido da essere quasi triste –, tutto questo dopo essersi quasi sparati a vicenda.

«Chiedo scusa. Mi sono perso nei miei pensieri e non mi sono reso conto di starti fissando» si risolve a dire, nonostante preferisca mantenere il silenzio fino a che non potrà parlare di nuovo da solo con Ogiwara.

«Sei un Alchimista di Stato?»

«Esatto».

«Vi immaginavo più terrificanti».

«Potrei dire lo stesso» ribatte, sentendosi un po’ infastidito dal commento dell’altro. Sente, tuttavia, di non poterlo biasimare del tutto dal momento che poco prima anche lui stesso si è stupito della normalità sfoggiata dall’altro.

«Ah, cosa si dice a Central City di noi? Che abbiamo tre teste e pietrifichiamo con lo sguardo?»

«No, si dice che siate avversari temibili» risponde con il suo tono più serio, causando una seconda risata da parte di Shigehiro.

«Izuki, lascia perdere, Kuroko non ha il senso dell’umorismo» dice con voce tanto cristallina che Kuroko non riesce neanche ad offendersi per quella insinuazione. Insomma, lui il senso dell’umorismo ce l’ha, ma la situazione non gli sembra adatta.

Si ritrova ancora a pensare a quanto tutta l’atmosfera all’interno di quel tendone sia assurda: là fuori infuria la guerra, mentre all’interno di questo ospedale improvvisato, Ogiwara riesce in modo magistrale a mantenere la pace tra Ishvalan, soldati di Amestris ed esponenti del SEIRIN.

Sospira, «Se fosse Ogiwara-kun il Comandante Supremo, probabilmente questa guerra non sarebbe mai neanche scoppiata» dice, attirando su di sé gli sguardi degli altri due. Nessuno replica alcunché e per qualche secondo l’unico rumore che si sente è quello di Ogiwara che continua a frugare alla ricerca delle medicine da affidare ad Izuki.

«Se sei un alchimista, perché mi hai puntato una pistola addosso?» chiede all’improvviso il ragazzo e per un secondo Kuroko pensa che l’altro si stia prendendo un po’ troppe libertà.

Be’, chiedere è lecito e rispondere è cortesia, no?” pensa, ma la realtà è che l’atmosfera è talmente leggera che gli sembra quasi inconcepibile non rispondere ad una domanda che, dopotutto, è innocua.

«L’Alchimia non esiste per distruggere, ne consegue che, quando posso, evito di snaturarla» spiega.

«Non sembri un fan di questa guerra».

«No, infatto».

Lo sguardo di Izuki brilla, argenteo. Nessuno è preparato alle parole che pronuncia subito dopo, ma Kuroko è certo che queste lo tormenteranno nei giorni avvenire.

«Be’, allora dovresti unirti a noi».

 

[…]

 

Taiga apre gli occhi, non riuscendo a ricordare il momento preciso in cui li ha chiusi. Sente le palpebre pesanti come macigni e i pensieri nella sua testa che si rincorrono confusi e distratti per poi svanire nel nulla, lasciando solo un fastidiosissimo vuoto che viene colmato subito da piccole stille di dolore alle tempie, dalla consistenza di tanti minuscoli aghi acuminati.

Il primo ricordo che gli torna alla mente, nitido, è il viso di Kuroko e lentamente ogni tassello della sua memoria torna al proprio posto.

«Sei una pedina inutile. Torna a Briggs, qua ad Ishval sei solo un peso».

Impreca a bassa voce nel rimembrare le parole che gli ha rivolto il Comandante Supremo durante il loro brevissimo colloquio. Ricorda di aver provato l’irrefrenabile impulso di spaccargli la faccia, perché dopo averlo lasciato marcire in quell’inferno per mesi nessuno poteva osare parlargli in quel modo. Aveva già la mano destra chiusa a pugno quando gli è tornato in mente ciò che gli ha raccomandato Tetsuya circa il non mettersi contro Akashi, quindi si è costretto a tacere, pensando che dopotutto lui stesso non vuole altro che mettere quanti più strada possibile tra sé e quella guerra.

Sospira e cerca di ricordare anche il resto: subito dopo essersi congedato si è diretto, con tutta l’intenzione di non salutare nessuno, neanche Kuroko, verso il veicolo che avrebbe dovuto ricondurlo a Central, dove avrebbe preso il treno per North City per poi arrivare a Briggs.

Poi un lieve pizzicore al collo e più nulla, i suoi ricordi si fermano.

Pentothal. Bene, sono stato narcotizzato e rapito come un pivello qualsiasi” pensa, sbuffando, cercando con qualche difficoltà di mettersi seduto.

Poggia la testa al muro di pietra che si trova dietro di lui, provando un po’ di sollievo nel sentirlo quasi fresco in confronto alla temperatura torrida che circonda ogni cosa.

«Oh, ti sei svegliato».         

Una voce gli ferisce le orecchie, esuberante a livelli eccessivi per il suo udito al momento troppo sensibile. Riconosce subito la persona che ha parlato, si sono scontrati spesso sul campo di battaglia ed un’unica volta nel tendone di Ogiwara, dove entrambi si sono guadagnati un sonoro pugno in faccia per essersi attaccati in “zona neutrale”.

«Kiyoshi Teppei» sospira, reprimendo l’impulso naturale di aggredirlo. Il suo istinto gli urla di immobilizzarlo, renderlo inoffensivo e poi ottenere delle spiegazioni convincenti, tuttavia il suo corpo non sembra essere molto d’accordo con lui, ancora troppo frastornato per poter portare a termine con successo un attacco, può solo tenere alta la guardia e preservare le poche energie che è riuscito a recuperare.

«Kagami» risponde, sorridendo, «Scusa per l’improvvisata, la nostra stratega tende a farsi prendere la mano».

Gli sembra un completo idiota, ma è pur sempre un idiota che è stato in grado di prenderlo alla sprovvista, quindi decide di non abbassare la guardia, «Cosa vuoi?»

«Che tu ti unisca a noi».

La risposta è tanto diretta che Kagami non riesce a capacitarsene e rimane a guardare l’altro per diversi secondi, con in viso stampata un’espressione quasi ebete. «Che?»

«Che tu ti unisca a noi. Il Comandante Supremo ti ha rispedito a casa, giusto? E poi il tuo atteggiamento verso questa guerra è fin troppo chiaro, tu vuoi che finisca ma non con lo sterminio degli Ishvalan. Puoi tornartene a casa e fare finta di nulla o schierarti dalla nostra parte e dimostrare qualcosa a quell’arrogante di Akashi Seijuurou» spiega Teppei, senza smettere di sorridere, determinato.

Taiga non può negare a sé stesso che quella proposta sia davvero allettante, ma ancora una volta la sua testa viene invasa dal ricordo delle parole di Tetsuya. Non ti conviene sfidarlo, è una battaglia che non puoi vincere.

Sa che Kuroko non l’ha detto con cattiveria, ma ciò non gli impedisce di provare un moto di fastidio nei confronti dell’Alchimista di Ghiaccio.

Non posso vincere, eh?” pensa, mentre un sorriso deciso, pari a quello di Kiyoshi, gli fiorisce sulle labbra, “E se non fossi il solo a combattere?”

 

[…]

 

Kise è davvero sul punto di mettersi a piangere per la disperazione – l’ha cercato ovunque, maledizione! Ovunque! – quando finalmente le sue iridi dorate si posano sulla figura dell’Alchimista di Ghiaccio, seduto su una roccia intento a sfogliare un libro di piccole dimensioni.

«Kurokocchi!» trilla, correndo nella sua direzione, sollevato. Si dice che se si trova lì a leggere tranquillo significa che l’unico motivo per cui Daiki non è stato in grado di trovarlo sia stata davvero la sua scarsa presenza, quindi non sa nulla di Kagami e di un possibile suo tradimento.

Le sopracciglia del più piccolo si aggrottano appena, per poi spianarsi subito; con un sospiro leggero Kuroko mette tra le pagine il segnalibro e infine alza lo sguardo verso Ryouta.

«Kise-kun. Non ci vediamo da un po’ di tempo».

L’Alchimista Specchio è tentato di far notare all’altro quanto sia riduttivo definire “un po’ di tempo” ben cinque anni, ma decide di soprassedere; la priorità assoluta è portare Kuroko da Akashi e dimostrare quindi la sua innocenza.

«Kurokocchi, Akashicchi ti sta cercando, ti accompagno da lui~» dice, quindi, afferrando il ragazzo per un braccio e trascinandoselo dietro, ignorando le sue flebili proteste.

«Sono in grado di camminare da solo».

«Lo so, ma così è più divertente~» mente. La verità è che l’idea di Kuroko dalla parte opposta del campo di battaglia in un certo senso lo spaventa; ha paura che se lascerà la presa sul suo polso, Kuroko sparirà dalla sua vista – come già successo innumerevoli volte – solo per ricomparire al fianco di Kagami, che magari si è davvero alleato con il SEIRIN.

È solo quando giungono da Akashi che Kise si decide a liberare il polso di Kuroko dalla morsa in cui le sue dita l’hanno costretto.

Stanno per mettersi entrambi sull’attenti, ma Akashi li interrompe con un cenno imperioso della mano e li invita a sedersi.

«Tetsuya, dove sei stato?» chiede Seijuurou, senza mezzi termini. Lo guarda negli occhi, imponendogli di non abbassare lo sguardo; se Kuroko dovesse mentire, lui se ne accorgerebbe subito.

«Posso sapere il perché della domanda?» si azzarda a chiedere l’alchimista. Non è saggio eludere un quesito del Comandante Supremo, ma avverte nell’aria un’atmosfera che non gli piace. Sorregge lo sguardo dell’altro senza problemi, anche quando una scintilla di pericolo li attraversa, segno che, forse, ha tirato troppo la corda.

«Rispondi» la voce di Akashi resta calma, tuttavia Tetsuya decide che la scelta più saggia sia prima accontentarlo e solo in seguito pretendere spiegazioni.

«Mi sono recato all’unità a cui sono stato assegnato, la squadra ricognitiva Rakuzan, per ricevere ordini. Mayuzumi-san mi ha detto che per la giornata di oggi potevo stare a riposo, quindi ho cercato un posto tranquillo per leggere» spiega, decidendo di omettere la visita a Shigehiro. È la prima volta che tiene nascosto qualcosa ad Akashi e la cosa gli mette addosso un po’ di agitazione, che riesce comunque a mascherare dietro la patina inespressiva di cui sono pregni i suoi occhi.

«Daiki ti ha cercato e non ti ha trovato».

«Con tutto il rispetto, Aomine-kun non è in grado di trovarmi se non è ciò che voglio io».

«E non volevi?»

«Non amo essere interrotto mentre leggo».

«Però Ryouta è riuscito a rintracciarti» nota Akashi, con un sorriso per nulla rassicurante sulle labbra.

E’ ovvio che il Comandante Supremo stia cercando di coglierlo in fallo, ciononostante Tetsuya non riesce a fare a meno di sentirsi molto offeso da quei tentativi tanto semplici da raggirare. Gli sembra che Akashi lo stia sottovalutando.

O forse confida nel fatto che io non sia in grado di mentire. Prima di Briggs sono stato per tre anni ad East City con Hanamiya-kun, in fatto di menzogne ho avuto un ottimo insegnante”.

«Kise-kun ha uno spirito di osservazione molto più acuto rispetto ad Aomine-kun» risponde, tranquillo.

Con la coda dell’occhio vede l’Alchimista Specchio annuire con vigore, «E poi sono passato di lì almeno tre volte prima di riuscire a vederlo!» si affretta a dire, guadagnandosi due occhiatacce gemelle sia da Akashi che da Kuroko.

Se Akashi trova inammissibile che qualcuno in sua presenza parli senza essere interpellato, Kuroko è semplicemente preoccupato per il fatto che la frase pronunciata da Ryouta possa andare a suo sfavore anziché aiutarlo. Non capisce del tutto la situazione, ma ormai è chiaro che qualcuno deve aver fatto qualcosa di male e che i sospetti siano caduti su di lui.

«Quindi le precedenti volte in cui sei passato, Tetsuya poteva essere lì con la sua scarsa presenza così come poteva non esserci affatto» commenta Seijuurou, «Temo che al momento attuale sia impossibile scoprire quale delle due affermazioni possa essere veritiera. Innocente fino a prova contraria, Tetsuya».

«Posso sapere di cosa sono accusato?»

«Ho ordinato a Taiga di tornare a Briggs, ma è sparito senza lasciare tracce. Sono sicuro che si sia alleato con il SEIRIN» spiega Akashi, osservandolo con attenzione, in attesa di scorgere una sua reazione. Il viso di Tetsuya, tuttavia, resta inespressivo.

«Chiedo scusa, ma in tutto questo io cosa c’entro?»

«Da ciò che mi risulta, tu e Taiga siete molto legati. Al momento della sparizione anche tu eri introvabile, quindi c’erano grosse probabilità che lui ti avesse reso partecipe delle sue intenzioni e che tu avessi deciso di seguirlo».

«Permettimi di dire che una deduzione del genere è molto offensiva nei miei confron–»

«Eppure sei stato tu a fare irruzione nel mio ufficio a sostenere quanto questa guerra sia inumana, sbaglio? Se non vuoi che si sospetti di te in situazioni del genere, dovresti imparare a dosare con più attenzione le parole che dici» lo interrompe Akashi, sorridendo con spietato divertimento.

Per quasi un minuto nessuno apre bocca.

«Be’» esordisce Seijuurou e qualcosa nella sua voce alleggerisce subito l’atmosfera, sembra che perfino quella non possa far altro che piegarsi al volere del Comandante Supremo. «Tetsuya, Ryouta, lascerete le vostre rispettive squadre e vi dedicherete solo alla ricerca del SEIRIN e di Kagami Taiga. Se risulterà davvero alleato con loro, avete l’ordine di ucciderlo».

I due alchimisti si guardano per un istante ed entrambi capiscono il vero significato dietro alle parole di Akashi. L’unico motivo per cui la ricerca è stata affidata anche a Kise è per tenere sotto controllo Kuroko e, in caso sia davvero intenzionato a tradirli, eliminare anche lui.

Entrambi decidono di non prestare attenzione, al momento, a quel sottinteso.

«Akashi-kun, la mia alchimia è quasi del tutto inutile qui, l’ambiente è troppo secco» nota Tetsuya con la voce priva di una qualsiasi inflessione.

Il Comandante Supremo annuisce appena ed estrae dalla tasca due piccole sfere di un rosso tanto brillante da sembrare fatte di sangue, «L’avevo preso in considerazione» dice, porgendone una a Kuroko e l’altra a Kise.

«È ciò a cui stava lavorando Midorimacchi?»

«Sì. La Pietra Filosofale potenzierà la vostra alchimia e vi consentirà di ignorare lo Scambio Equivalente» spiega Akashi con un lieve sorriso soddisfatto sulle labbra. Seijuurou è a conoscenza del fatto che Shintarou stia lavorando per creare la Pietra senza bisogno di sacrifici umani, nonostante sappia già quanto sia inutile, ma a lui va bene così; non gli importa se la strada per l’onnipotenza è tracciata dal sangue di persone che non valgono neanche il suolo che calpestano.

Tetsuya osserva la sfera, diffidente, non osando neanche toccarla. «Lo Scambio Equivalente non può essere ignorato, è alla base di tutto ciò che studiamo e di tutto ciò in cui crediamo. Come ha fatto Midorima-kun a raggirarlo?» domanda, guardando apertamente Seijuurou.

Non gli giunge risposta, quindi si sente più che legittimato ad insistere, «Chi ha pagato il prezzo per le trasmutazioni che verranno fatte con questa pietra?»

«Tetsuya, basta».

«No. Sappiamo tutti qual è il costo per trasmutazioni tanto potenti e voglio sapere chi–»

Una lama affilata si allunga dal palmo di Seijuurou e si conficca a poco meno di un centimetro dalla testa di Kuroko, imponendogli di tacere all’istante. Lo sguardo del Comandante Supremo è fin tropo chiaro, la prossima volta non mancherà il bersaglio.

«Il tuo lavoro non prevede il fare domande. Impara a stare al tuo posto».

 

 

 

Death Note: Ed eccoci al secondo capitolo! Qui le cose cominciano a prendere forma, Kagami ha preso la sua decisione e Kuroko è ancora parecchio confuso su quale sia la sua strada. Le parole di Izuki lo mettono ancora di più nel dubbio, ma basteranno a fargli prendere una decisione definitiva?

Ho assegnato Kuroko al Rakuzan perché… be’, di sicuro non potevo affidarlo al Seirin x°D Non so, mi sembrava la più adatta, se proprio devo infilarlo in una squadra diversa da quella che canonicamente è la sua.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ricordo che le recensioni sono sempre graditissime (dai, non fatemi supplicare x°).

   
 
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