Ultimo respiro
Al limitare
della foresta, di nuovo. Ai piedi di un albero le cui fronde si
disperdono nel
cielo, contro i raggi di un sole che oggi, dopo tanto tempo, sembra
trovare la
forza di splendere un po' di più.
Odore di
sangue. Macchie viscose che bagnano il terreno, gocce copiose che
sgorgano
dalla ferita.
-Kenny-.
Il vecchio
alza gli occhi con fatica, ma trova comunque la forza di sostenere lo
sguardo
del giovane uomo che gli si è parato di fronte. Vorrebbe
poter sorridere,
sorridere ironicamente, eppure la sua espressione rimane impassibile.
Presto
sarà tutto finito. Presto il mondo per cui ha lottato
– per cui ha ucciso –
scomparirà oltre le sue palpebre.
-Perché
il
primo re voleva l'estinzione dell'umanità? Perché
tutto questo?-.
Ah,
ingenuità.
Crede forse di essere il primo a porsi queste domande? Pensa di essere
l'unico
a trasalire di fronte a una simile scoperta?
-Non lo so-.
La voce
è un
sussurro, soffocato dal colpo di tosse che annuncia la venuta della
morte. Poi
aggiunge: -Ma so che è il motivo per cui noi Ackerman ci
siamo opposti alla
monarchia-.
In fondo,
l'uomo ora inginocchiato al suo cospetto deve sapere.
Chissà, magari riuscirà
lì dove lui ha fallito. Forse potrà rendere di
nuovo grande il nome della
famiglia più temuta all'interno delle Mura. Anche se di
quella famiglia, ormai,
non rimane altro che un pugno di cenere.
-Mi hanno
detto che anch'io sono un Ackerman-.
Il brivido di
gelo che gli ha accarezzato la schiena si trasforma improvvisamente in
un pugno
allo stomaco. Vuol dire che...?
-Kenny, chi
eri tu per mia madre?-.
Ora sì
che può
ridere. Ne esce un verso gutturale, che affoga nel sangue che gli
risale lungo
la gola, impastandogli la bocca con il suo sapore ferroso.
Desidererebbe
deridere l'uomo che ha davanti e scompigliargli i capelli come
più volte ha
fatto quando era ancora solo un marmocchio che soffriva la fame, ma non
ha né
forza né voglia di compiere nessuno dei due gesti.
-Ero solo...
Suo fratello-.
Lo dice con
sarcasmo, mostrando un sorriso arrossato a causa del sangue. Osserva
l'espressione
del suo interlocutore e vede un velo di sorpresa coprirgli il viso,
cogliendo
allo stesso tempo uno strano riflesso nei suoi occhi scuri.
-Allora
perché
mi hai abbandonato?-.
Percepisce
dolore e delusione in quella domanda. E si accorge che, tutto d'un
tratto, la
ferita che fa più male non è quella che lo sta
uccidendo, ma quella che credeva
di essere riuscito a suturare nel proprio cuore.
-Non ero
tagliato per fare il padre-.
Vuole che lo
ricordi così: un uomo costretto a trasformarsi in un mostro
per poter
sopravvivere. Più importante, vuole morire senza apparire
debole, senza tradire
l'affetto per quel moccioso che adesso è conosciuto da tutti
come il più forte
dell'umanità.
E mentre esala
l'ultimo respiro, rivolge un pensiero all'amata sorella Kutchel,
obbligata a
vendersi per permettersi un posto in cui dormire. "Guardalo", le
dice, mentre il mondo intorno a sé diventa un'immagine
sfuocata. "Ho
mantenuto la mia promessa. Il tuo bambino è cresciuto; il
tuo Levi è diventato
un uomo".