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Autore: Piperilla    19/05/2015    1 recensioni
Mai fermarsi alla superficie delle cose.
Questa è una verità più importante di quanto si possa credere: sotto l'aspetto ordinario, infatti, molte persone nascondono capacità fuori dal comune: quella che permette loro di governare i quattro Elementi fondamentali.
In un luogo sperduto vengono riunite queste persone speciali: separati contro la loro volontà da parenti e amici, segregati in quella che è più una prigione che una scuola, viene insegnato loro tutto sul loro potere e su come padroneggiarlo: gli anni si susseguono in una serie infinita di lezioni e addestramenti fino a quando, nelle mente dei prigionieri, non rimane più nulla delle loro vite precedenti. Fino a quando non diventano strumenti nella scalata al potere bramata dai quattro Maestri che dirigono quel luogo.
Ma proprio come la lava ardente, la ribellione si agita appena sotto la superficie.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
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«Accidenti, è l’alba!»
   «Shhht... sta’ calmo e goditi il momento».
   Di nuovo in silenzio, tutti e cinque porsero il volto alla luce rosea che andava diffondendosi, sempre cullati dalle acque placide del lago.
   Improvvisamente un rumore di passi turbò la tranquillità. Gregory e Sofia, scattando come due molle, si slanciarono fuori dall’acqua e corsero verso la fonte del suono.
   «Si può sapere che vi prende?» gli gridò dietro Blaze.
   Senza preoccuparsi di rispondere, i due continuarono a correre. In alcuni punti, tra le colline, il buio era ancora piuttosto intenso; seguirono i passi per alcune centinaia di metri finché Sofia non intravide qualcosa. Si fermò di botto, allungando un braccio e dando una botta in pieno petto a Gregory.
   Quando il rumore di passi svanì, lui si voltò verso Sofia.
   «Perché ci siamo fermati?» le chiese.
   Lei si mise in punta di piedi e, tirandolo verso di sé, gli sussurrò qualcosa all’orecchio. L’uomo si rialzò di scatto.
   «Sei proprio sicura di quello che hai visto?» le chiese con aria seria. Sofia annuì.
   «Bene. Allora abbiamo decisamente un problema» disse l’uomo.
   Tornarono dagli altri che, intanto, erano usciti dall’acqua e si erano rivestiti.
   «Allora? Cos’è successo?» chiesero impazienti.
   Sempre in silenzio, Sofia e Gregory iniziarono a loro volta a rivestirsi.
   «Abbiamo un problema» esordì Gregory, infilandosi i pantaloni.
   «Che tipo di problema?» chiese André impaziente.
   «Il tipo di problema che può degenerare da un momento all’altro» replicò Sofia. «C’è qualcuno che gironzola un po’ troppo intorno ai confini della Valle, e non riusciamo a capire se sia all’interno o all’esterno».
   «Avete ragione. Questo è un problema» disse Laurence corrugando la fronte. Poi, prima di parlare di nuovo, espanse la propria Aura. «Non mi sembra ci siano falle nei confini, quindi la persona di cui parlate è certamente all’interno».
   «Non è detto» lo corresse Gregory. «Anche se in questo momento non ci sono brecce nei confini, non vuol dire che qualcuno non ne abbia trovata una e che l’abbia personalmente richiusa per non far capire dove c’è un passaggio aperto a tutti».
   «Ma se ci fosse un passaggio e qualcuno all’esterno l’avesse trovato, ci avrebbero già attaccati» disse Blaze poco convinto.
   «Potrebbero stare ancora perlustrando la Valle. In fin dei conti è un territorio abbastanza esteso, o magari prima di attaccare vogliono scegliere il luogo e il momento adatto. Questo potrebbero farlo solo dopo aver studiato le nostre abitudini» replicò Sofia.
   «Ma non avete individuato chi è passato dietro quelle colline, poco fa?» domandò André.
   «Non siamo riusciti a vederlo e non abbiamo percepito nessuna Aura. Quindi o è una persona normale capitata qui per caso, o è un Portatore che sa trattenere bene la propria Aura» rispose Gregory.
   Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, con l’aria preoccupata e pensierosa.
   «D’accordo, io ho un’idea» esordì Sofia dopo qualche minuto di riflessione. «Potremmo farci vedere – almeno noi quattro, Costa, Viola, Gloria e Friedrich, e i Figli degli Elementi meglio addestrati – all’esterno della Valle: magari in prossimità dei luoghi in cui siamo stati rapiti, o delle abitazioni di altri Portatori. In ogni caso, possibilmente lontano da qui. Facciamo in modo che ci vedano e che pensino che ci siamo sparpagliati».
   «Credi che funzionerà?» chiese Laurence.
   «Non ne sono certa. Probabilmente Jackson, Tsukiko e soprattutto Prudencia si getteranno a capofitto in quelle trappole. Questo dovrebbe garantirci una maggiore sicurezza almeno per qualche settimana, mentre saranno impegnati a passare al setaccio i luoghi in cui siamo stati visti. Non credo che riusciremo a ingannare Giovanni, ma per lui ho già un’altra esca pronta» spiegò Sofia rivolgendo un mezzo sguardo a Gregory, che annuì.
   «Sarà meglio tornare a casa e organizzare subito i depistaggi» propose André.

*

«No no no... non possiamo farci vedere a Cork, è troppo vicino!» disse Blaze.
   «Accidenti a te, razza di testa dura che non sei altro... la prima uscita non possiamo farla troppo lontana dalla Valle! E se qualcosa andasse storto? Dove andresti a nasconderti, eh?» sbuffò Costa.
   «Va bene, va bene, basta! La prima uscita a me! Però scelgo io dove, e che nessuno si azzardi a contraddirmi!» esplose Sofia, mettendo fine alla disputa che andava avanti ormai da un’ora.
   Al mattino, tornati ognuno nelle proprie stanze, si erano cambiati e avevano aspettato l’ora di svegliare gli allievi. Dopo la colazione, li avevano avvisati che avevano deciso di concedere a tutti una giornata di riposo e li avevano incitati ad andare in giro per la Valle a rilassarsi. Poi avevano convocato nella biblioteca gli altri quattro Maestri per metterli al corrente delle ultime novità, elaborare i depistaggi e scegliere i Figli degli Elementi che li avrebbero affiancati.
   «Non ci puoi andare da sola. È fuori discussione» intervenne André.
   Sofia alzò gli occhi al cielo.
   «Va bene, allora mi porto Laurence! Lui almeno non si perderà in crisi isteriche» disse facendo la linguaccia a Blaze, che rispose con una buffa smorfia del volto.
   «Comunque credo che dovremmo andare tutti in coppia, quando facciamo un’apparizione: uno si mostra, e l’altro è lì di supporto. In caso qualcosa andasse storto» aggiunse Sofia.
   Tutti annuirono.
   «Come ci spostiamo? Non possiamo restare a lungo allo scoperto...» iniziò Viola.
   «... e se dobbiamo mostrarci lontano dall’Irlanda, la questione si complica» concluse Gloria.
   «Facile» disse subito Sofia. «Abbiamo un’imponente colonia di Fenici, qui alla Valle. Usiamo loro».
   «Prego?» Costa sembrava non capire. «Come facciamo a spostarci con le Fenici? Senza contare che sono tanto vistose che ci farebbero scoprire immediatamente. Ci renderebbero bersagli facili».
   Sofia lo guardò incredula. «Di’ un po’, Costa, mi prendi forse in giro? Ma che razza di Portatore del Fuoco sei, se non conosci neanche le caratteristiche principali degli Animali del Fuoco? Le Fenici possono sollevare grandissimi pesi e, se proprio vuoi spostarti in fretta, ti basta dire loro dove vuoi andare aggrappandoti alle piume della coda: entrambi si dissolvono e ricompaiono quasi istantaneamente nel luogo scelto. Quando c’è un grande feeling tra un Portatore del Fuoco e una Fenice, al Portatore è sufficiente pensare al luogo in cui vuole recarsi, prima di afferrare la coda della Fenice» spiegò al greco.
   «Be’, mi sembra perfetto. Questo ci permetterà di fare rapide incursioni in luoghi molto distanti... è esattamente quello che ci serve» disse Laurence.
   «A questo punto non resta che decidere quali Figli degli Elementi coinvolgere» disse Blaze.
   «Devono proprio essere Figli degli Elementi?» chiese Friedrich.
   Sofia e Gregory si scambiarono un’occhiata.
   «Sarebbe meglio coinvolgere dei Figli degli Elementi perché hanno raggiunto un livello di addestramento abbastanza alto da permettere loro di difendersi se attaccati e di muoversi con discrezione, avendo appreso le tecniche di mimetizzazione... ma se avete in mente qualche Apprendista che credete possa farcela e sia degno di fiducia, ne possiamo parlare» disse Gregory.
   «Be’ Ailie è molto abile e, con qualche lezione sulla mimetizzazione, potrebbe fare un ottimo lavoro» propose Friedrich. «Inoltre è senza dubbio uno dei Portatori più devoti alla Valle».
   «Se la metti così, allora io propongo Fernando» intervenne Laurence.
   «Non lo so se sono d’accordo, per quanto riguarda Fernando» disse Sofia. «Se gli succede qualcosa, Emma mi ammazza anche senza riuscire a padroneggiare uno straccio di Elemento!».
   Tutti scoppiarono a ridere al timore di Sofia, che proseguì. «In ogni caso, io propongo Serj. È molto determinato, sta affrontando l’apprendistato dei Figli del Fuoco e buona parte del suo addestramento l’ho curato io stessa... credo sia qualcuno su cui possiamo fare affidamento. Tu che ne dici, Costa?».
   «Sono d’accordo. Serj è senza dubbio adatto» confermò l’uomo.
   «E tu André? Hai qualche proposta?» gli domandò Gregory.
   «Ci sarebbe Pietro, un Apprendista di secondo livello... stiamo per passarlo al terzo. È discreto, riservato e molto dotato, anche se piuttosto giovane. Possiamo prepararlo adeguatamente in una settimana».
   «Ci possiamo fidare di lui?» chiese Sofia.
   «Garantisco io. È il mio pupillo» intervenne Gloria con decisione.
   «D’accordo». Sofia prese un profondo respiro. «Allora tanto vale cominciare oggi stesso».
   Dalla biblioteca, il gruppetto si mosse verso l’Ala Nord. Usciti dall’edificio scesero dalla collina su cui si trovarono e si spostarono sul prato dove Sofia li aveva aspettati la notte in cui erano arrivati lì.
   Laurence e Sofia si staccarono leggermente dagli altri.
   «Trattieni quasi completamente l’Aura» disse la ragazza al suo compagno. «Appena arriviamo mi stacco, espando l’Aura al massimo e faccio un giro per le vie del posto. Quindici minuti e torniamo indietro».
   Laurence annuì.
   «Nabeela!» chiamò Sofia. La Fenice arrivò cantando dolcemente e si fermò sopra di loro, scuotendo le lunghe piume variopinte della coda.
   I due si presero per mano.
   «Al mio tre» disse Sofia. «Uno... due... tre!».
   Al segnale, entrambi afferrarono la coda della Fenice e con lei sparirono in un lampo di fuoco.

*

Quando lasciarono la coda di Nabeela barcollarono per un istante, mentre uno sbuffo d’aria fredda li investiva.
   «Dove siamo?» chiese Laurence, guardandosi intorno nel piccolo vicolo spoglio e desolato.
   «A Kastrup, in Danimarca» rispose Sofia.
   L’uomo la guardò perplesso. «Perché proprio qui?».
   «Perché mi noteranno subito. Ci abitano i miei nonni paterni» fu la risposta.
   «È troppo pericoloso!»
   «È un diversivo perfetto. E poi, così saremo certi che avrà successo. Ora vado. Ricorda: quindici minuti. Se non torno, se senti sparire la mia Aura, torna alla Valle con Nabeela» disse Sofia, espandendo la propria Aura più che poteva e mescolandosi alle persone che camminavano nella via su cui si affacciava il vicolo.
   Preoccupato, Laurence aspettava con impazienza che la ragazza tornasse, tenendo la propria Aura al minimo in modo da poter percepire quella di lei. Di tanto in tanto guardava Nabeela che, placidamente appollaiata sulla sua spalla, teneva gli occhi chiusi e di tanto in tanto scrollava leggermente la coda.
   Dopo quella che sembrava un’eternità l’Aura di Sofia sparì e ricomparve per tre volte. Poi scomparve del tutto.
   Un paio di minuti dopo la ragazza irruppe nel vicolo, ansimando.
   «Giovanni aveva lasciato un suo amico di guardia. Dobbiamo andarcene alla svelta» disse, aggrappandosi a Laurence e afferrando con lui la coda di Nabeela.

*

«Allora, com’è andata?» chiesero impazienti Gregory e gli altri, che li avevano aspettati nello stesso punto da cui i due erano partiti solo pochi minuti prima.
   «In teoria bene» rispose Laurence, lanciando un’occhiataccia a Sofia. Non riusciva a credere che avesse volontariamente corso un rischio simile.
   «E in pratica?» chiese Viola, notando l’espressione corrucciata dell’uomo.
   «In pratica, Sofia è voluta andare in un posto dove sapeva che si aspettavano di vederla comparire e ha rischiato di farsi catturare» snocciolò Laurence.
   «Cos’hai fatto?». Blaze boccheggiò. «Sei impazzita o cosa?».
   Lei lo guardò male. «Non cominciare, Blaze!». Poi si rivolse agli altri. «Hanno abboccato, siamo tornati e stiamo bene. Che altro c’è da dire?» esclamò, mettendo fine alle proteste prima ancora che cominciassero.
   Gregory la guardò senza riuscire a nascondere la soddisfazione.
  «Visto che il metodo funziona, andiamo a organizzare le altre apparizioni» disse, facendo loro strada di nuovo verso la biblioteca.

*

Giovanni camminava lentamente lungo i viali del parco quando Jackson, Prudencia e Tsukiko lo raggiunsero.
   «Come mai hai quest’aria soddisfatta?» gli chiese Tsukiko.
   «Hanno avvistato Sofia».
   «L’hanno avvistata? E dove?» chiese subito Prudencia.
   «In una cittadina in Danimarca. A Kastrup, per la precisione».
   «Allora ci dobbiamo andare immediatamente. Di certo è ancora nascosta là».
   «Se c’è qualcosa di certo, è che non si trova più lì. Nessuno sarebbe tanto stupido da restarci, ben sapendo che lo stiamo cercando e che è stato visto».
   Jackson e Tsukiko osservavano lo scambio di battute tra i due senza osare interromperli. Poi l’americano intervenne.
   «Prudencia, Giovanni ha ragione. Sofia non sarebbe mai rimasta lì dopo essere stata vista».
   «Dobbiamo andarci lo stesso! Una pista da seguire era quello che stavamo aspettando... e ora la lasciamo cadere così?» fu la replica rabbiosa dell’argentina.
   Giovanni scosse una mano con fare noncurante. «Lasciate pure che vada, se ci tiene tanto» disse, continuando a camminare.
   Jackson gli si affiancò.
   «Non sembri sorpreso dalla sua apparizione improvvisa» chiese all’italiano, che trattenne a stento un sorrisetto compiaciuto.
   «È ovvio che vuole portarci fuori strada. Doveva sapere benissimo che l’avrebbero vista: è il paesino dove abitano i suoi nonni paterni, e lei c’è andata senza neanche curarsi di trattenere l’Aura».
   «Magari non si aspettava di incontrare un Portatore con cui sei in contatto» disse Jackson. «Sai, è stata furba a scappare e a nascondersi così a lungo... ma rischiare di farsi catturare per tentare di depistarci mi sembra troppo anche per lei. È una mossa fin troppo imprudente».
   «È ovvio che sei convinto che il suo farsi vedere sia stato un mero errore di calcolo. Libero di avere la tua opinione... ma non venite da me a lamentarvi quando avrete di nuovo sprecato tempo, energie e risorse solo per cadere nelle sue trappole» disse Giovanni in tono definitivo.
   Cogliendo il tono dell’amico, l’americano si allontanò per andare a organizzare il viaggio in Danimarca con i Maestri dell’Acqua e dell’Aria.

*
 
«Grazie Akram!» disse Blaze, dando un buffetto sul collo della Fenice prima che volasse via.
   «Allora ragazzi... com’è viaggiare con una Fenice?» chiese Sofia sorridendo.
   «Assolutamente fantastico» rispose Gloria, mentre Blaze annuiva entusiasta.
   «Siete tornati! Chi dei due si è fatto vedere, e dove?» domandò Gregory avvicinandosi.
   «Oh, mi sono fatto vedere io. Ho fatto una bella passeggiata per Manhattan... lo desideravo da sempre!» rispose Blaze.
   Gloria scosse la testa. «Credevo che non sarebbe più tornato, era così euforico quando siamo arrivati là!» disse divertita.
   Insieme, i quattro si avviarono verso la mensa, mentre Sofia ripensava agli ultimi cinque giorni. Dalla sua prima uscita ormai si erano mostrati tutti gli otto Maestri, Ailie e Fernando, quest’ultimo nonostante l’evidente preoccupazione di Emma.
   «Cosa dicono i tuoi contatti all’esterno?» chiese piano Sofia a Gregory.
   «Le vostre uscite si stanno facendo notare... pare che dal Centro stiano mandando alcuni tra i Figli degli Elementi più dotati nei luoghi in cui siete apparsi per cercare eventuali piste che portino a uno o più nascondigli» bisbigliò l’uomo di rimando.
   « E... ?».
   «Come avevi previsto, Giovanni non si è fatto ingannare. A quanto ne so, non sta prendendo parte alle ricerche».
   «Mhhh» mugugnò Sofia con aria pensierosa. «Allora dobbiamo distrarlo»
   Gregory annuì. «Quando vuoi che vada?»
   «Direi il prima possibile»
   «Allora tanto vale farlo subito».
   I due fecero dietrofront e, dopo aver camminato per qualche minuto, s’infilarono in un boschetto. Sentendosi sfiorare la nuca da qualcosa di morbido e setoso, Gregory fece un salto indietro.
   «Sta’ tranquillo» rise Sofia. «È soltanto Nabeela».
   La Fenice di Sofia, infatti, era appollaiata sopra di loro, sul ramo di un albero.
   «Vuoi mandarmi con lei?» chiese Gregory sbalordito. Sofia adorava Nabeela ed era l’unica a potersi spostare con quella particolare Fenice.
   Lei annuì. «E vedi di stare attento, perché se torna con una sola piuma fuori posto ti uccido» disse scherzosamente. Nabeela era una Fenice, non aveva certo bisogno di protezione.
   Gregory allungò un braccio verso il cielo, a sfiorare la coda di Nabeela.
   «Andiamo» disse, bisbigliando la destinazione ed afferrando le piume turchine.

*

Giovanni alzò di scatto la testa che, fino a un istante prima, teneva appoggiata sulle proprie braccia incrociate, semidisteso sul tavolo.
   «Cosa succede?» chiese Jackson allarmato.
   L’italiano non rispose. Dopo settimane di attesa eccola lì, quell’Aura, a pochi chilometri da lui. Non poteva farsi scappare quell’occasione.
   «Devo andare» disse, alzandosi e correndo via. Dalla finestra della stanza in cui si trovava, Jackson lo vide schizzare via in sella alla sua moto come se avesse il diavolo alle calcagna. Scosse la testa. Il giorno in cui riuscirò a capire Giovanni, pensò, sarà il giorno in cui potrò fare qualunque cosa.

*

Trattenendo quasi completamente la propria Aura, Giovanni continuò a seguire quella che aveva inaspettatamente percepito. Arrivato a Cork ne fu completamente avvolto. Era lì, il Portatore che la emanava, a pochi metri da lui.
   Mollò la moto, che cadde a terra di schianto. Senza preoccuparsene corse silenzioso, facendosi strada tra la folla del venerdì pomeriggio, fin quando non scorse la persona che cercava. Con energia l’agguantò per la spalla.
   «Giovanni!» disse Gregory sorpreso. «Non ti ho sentito arrivare. Come mai stai trattenendo l’Aura?»
   «Oh, volevo farti una sorpresa. Fatti abbracciare» replicò l’altro.
   I due uomini si strinsero in un rapido abbraccio.
   «Come mai da queste parti?» chiese Giovanni in tono leggero.
   «Era da molto che non venivo in Irlanda... è una bella terra, e io volevo concedermi una piccola vacanza» rispose Gregory sullo stesso tono.
   «Piuttosto lunga questa vacanza!» esclamò Giovanni.
   «Lunga? Che intendi dire?» chiese Gregory, apparentemente perplesso.
   «Ti cerco da diverse settimane, ma nessuno ha saputo dirmi dov’eri. Sembrava fossi sparito nel nulla» disse l’italiano insinuante.
   «Oh, mi sono spostato parecchio... un po’ qui e un po’ là» rispose vago. «Perché mi cercavi?» chiese poi, corrucciato. Se solo Sofia potesse vedermi, pensò. Sono un genio anche nella recitazione.
   «Dovresti cercare una persona per me» disse Giovanni, fingendosi più sicuro di quanto non fosse in realtà. Improvvisamente, non era più tanto certo che il suo vecchio insegnante lo avrebbe aiutato. Se si fosse trattato di trovare qualcun altro, non avrebbe avuto dubbi. Ma non si trattava di una persona qualunque: si trattava di Sofia.
   «Se hai bisogno del mio aiuto, questa persona deve essere nascosta davvero bene. Chi vuoi che rintracci?» disse Gregory con indifferenza.
   Giovanni esitò un istante, prima di rispondere. «Sofia».
   Gregory corrugò ancora di più la fronte. «Perché dovrei cercarla? Non è al Centro?».
   «No, non c’è. Se n’è andata e non so dove sia finita».
   «Da quanto è sparita?».
   «Dieci settimane» disse mesto l’italiano. Quando pensava a quanto tempo aveva già trascorso senza la ragazza, il Fuoco in lui si affievoliva.
   Gregory vide il potere dell’uomo indebolirsi sotto i suoi stessi occhi, e ne ebbe pietà. Per un attimo, si chiese se fosse giusto continuare a ingannarlo.
   Gli strinse leggermente la spalla con fare comprensivo. Giovanni alzò gli occhi.
   «Forse so dov’è» disse Gregory, guardandolo negli occhi. «Verrò qui, di tanto in tanto, per aggiornarti».
   Giovanni tirò un respiro di sollievo. Aveva davvero temuto che Gregory decidesse di non aiutarlo.
   «Grazie... ah, in caso ti interessi è stata vista qualche giorno fa a Kastrup, in Danimarca. Non credo ci sia niente di utile, lì, per trovarla, ma per te può comunque essere un punto di partenza».
   «Sì, può essere un posto da dove iniziare le ricerche».
   «Bene. Grazie ancora, davvero. Aspetterò che tu ti faccia vivo» lo salutò l’italiano.
   «Giovanni, aspetta!».
   A quel richiamo, l’uomo si voltò.
   «Cosa c’è, Gregory?».
   «Per quale motivo vuoi ritrovarla a ogni costo? Prima o poi potrebbe tornare spontaneamente, se è quello che desidera» gli domandò. L’italiano gli rivolse un gran sorriso.
   «Per lo stesso motivo per cui l’ho portata via quando era ancora una bambina e per cui l’ho lasciata andare via con te, cinque anni fa. E perché se Prudencia la trova prima di me, farà di tutto per ucciderla» rispose, prima di voltarsi e andarsene.
   Senza aggiungere altro Gregory seguì il suo esempio e trattenendo completamente la propria Aura si dileguò rapidamente nella folla, cercando un posto dove poter chiamare Nabeela e tornare alla Valle.

*

«Ciao Gregory» salutò Sofia, sdraiata nel folto degli alberi.
   L’uomo non rispose al saluto.
   «La tua Fenice è pazza» disse senza mezzi termini. La ragazza si voltò a guardarlo mentre Nabeela, scuotendo la coda con furia, andava a posarsi su un ramo dell’albero sotto cui era sdraiata Sofia.
   «Scusami?» chiese perplessa.
   «Mi ha beccato!» esclamò Gregory con rabbia, mostrando una profonda ferita sul polso destro.
   «Strano, non è da lei. Non è che hai fatto qualcosa contro di me?» disse gelida, fissandolo negli occhi color ghiaccio e alzandosi in piedi.
   «Ho parlato con Giovanni» ammise Gregory, ben sapendo che mentire sarebbe servito a poco.
   Sofia chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita. «D’accordo. Prima di arrabbiarmi, aspetterò di sentire perché l’hai fatto».
   «Stavo passeggiando per Cork quando è arrivato. Non so come abbia fatto, ma se era al Centro deve aver corso come un pazzo per metterci così poco tempo».
   «Prevedibile. Quando si mette in testa qualcosa niente può fermarlo, e lui aveva deciso di parlarti. In ogni caso non potevi sapere con certezza che l’avrebbe fatto, quindi Nabeela non ti ha beccato per questo. Cosa vi siete detti?» chiese sospettosa.
   L’uomo esitò per un istante.
   «Ci ha girato un po’ intorno. Poi mi ha chiesto di cercarti...».
   Sofia lo interruppe.
   «Questo potevo immaginarlo anche da sola. Arriva al dunque, Gregory. Sono certa che tu sappia già per quale motivo Nabeela se l’è presa con te!»
   «Mi è dispiaciuto per lui!» esplose Gregory. «Si sta spegnendo perché siete separati da troppo tempo, non riesce a stare senza di te!».
   «Cinque anni fa è stato senza di me per otto mesi, eppure quando tornai al Centro stava benissimo» ricordò glaciale la giovane.
   «Be’, stavolta non è così! È convinto che non tornerai mai da lui...»
   «Caspita, perspicace!» bofonchiò lei.
   «... e vuole riaverti vicina! Inoltre, da qualcosa che ha detto mi è parso di capire che tu debba stare molto attenta a Prudencia, se mai vi incontraste di nuovo» proseguì l’uomo alzando un sopracciglio.
   Sofia rispose con una smorfia.
   «Prudencia mi odia perché l’ho bloccata a terra, mentre scappavo, e non è riuscita a liberarsi da sola... senza contare che è gelosa di Giovanni. Lo è sempre stata» disse digrignando i denti. «Ma non cambiare discorso» riprese all’improvviso. «Ti è dispiaciuto per lui... e cos’hai fatto?» lo incalzò.
   «Non ho fatto nulla...»
   «Non mentirmi!» gridò la ragazza furiosa. «Tu vuoi aiutarlo a trovarmi, vuoi portarlo qui!»
   «Non so ancora se voglio farlo!» urlò a sua volta Gregory. «Ma comincio ad avere dei dubbi sul continuare a ingannarlo!»
   «Be’, decidi da che parte stare» disse gelida la ragazza. «Decidi in fretta, e se è con lui che vuoi schierarti, allora vattene».
   Poi si voltò, scura in volto.
   «Nabeela!» chiamò.
   La Fenice scese rapida dal ramo e porse la propria coda alla ragazza, che vi si aggrappò. Così, prima che Gregory potesse fermarla, entrambe sparirono in un lampo di fuoco, dirette chissà dove.

*

Prudencia sbatté la piccola valigia a terra.
   «Non l’hai trovata eh?» le domandò allegro Giovanni.
   La donna perse il controllo e l’attaccò. Lui deviò prontamente il colpo, mandando la sfera di ghiaccio che Prudencia gli aveva spedito contro a schiantarsi su un muro: vi scavò un buco, circondato da una ragnatela di piccole crepe.
   «Ha chiamato Emmett, da New York: hanno visto Blaze Goldberg a Manhattan, un’ora fa» ansimò un giovane Portatore della Terra, irrompendo nella stanza.
   Giovanni si voltò verso di lui, sempre sorridendo.
   «Ottimo. Ora va’ ad informare anche i Maestri dell’Aria e della Terra, Hilario».
   «Subito».
   Il ragazzo uscì quasi correndo dalla stanza.
   «Te l’avevo detto o no che sarebbe stato inutile andare fino a Kastrup?» insisté Giovanni. Poi fissò il volto arrabbiato di Prudencia. «Ma visto che ti piace tanto inseguire le tracce che lasciano, puoi andare a fare un giretto a New York... tanto hai già la valigia pronta!» sghignazzò.
   Prudencia uscì a sua volta dalla stanza, sbattendo la porta.
   Giovanni guardò soddisfatto la porta che si era appena chiusa dietro la sua ex fidanzata. Aver trovato Gregory – e averlo convinto ad aiutarlo – l’aveva messo di ottimo umore.
   Pochi minuti dopo, Jackson entrò.
   «Dove sei andato così di fretta, prima?». Aveva notato il buonumore di Giovanni, e sperava di ottenere una risposta.
   «Credevo d’aver percepito un’Aura che non sentivo da tempo» rispose l’altro. In fondo, era la verità.
   «L’Aura di chi? E soprattutto, spero almeno che tu abbia trovato questo Portatore... potevi ammazzarti, alla velocità a cui andavi!».
   «Non l’ho trovato, no, ma quantomeno ho fatto una passeggiata a Cork... non ci andavo da tempo» mentì l’italiano, glissando sulla prima domanda.
   «E non mi dirai chi credevi di trovare, a Cork?» insistette Jackson.
   «Credo proprio di no» disse l’altro, portandosi di fronte alla finestra e osservando il parco.
   Quasi non sentì Jackson chiudersi delicatamente la porta alle spalle, lasciandolo solo.

*

Respirando profondamente, Sofia fece scorrere lo sguardo sulla verde campagna che si scorgeva al di là del vigneto in cui era arrivata. Carezzando le piume dorate del collo di Nabeela, le ordinò di tornare alla Valle.
   Guardinga, uscì dai filari e si dileguò.
   Continuando a respirare l’aria profumata della campagna toscana cercò di calmarsi, in modo da poter trattenere l’Aura. La rabbia che la mordeva dentro, però, era troppo grande perché riuscisse a domarla e così si rassegnò a lasciare libera una parte della propria Aura.
   Rallentò il passo, godendosi il sole pomeridiano. Trascorse così un’ora, prima che davanti ai suoi occhi apparisse una bella città.
   Sofia sorrise. Siena. Da anni non la visitava.
   Entrò lentamente nella città, dirigendosi immediatamente verso il centro storico e godendosi l’ombra che i palazzi iniziavano a proiettare.
   Iniziarono i vicoli. Vi si immerse, camminando senza fretta e annusando l’aria sempre più incandescente. Passò sotto la facciata del Duomo, fermandosi ad ammirarla per diversi minuti, resistendo alla tentazione di entrare. Sedette sul bordo di Fonte Gaia, sfiorando l’acqua fresca con una mano e beandosi del silenzio che la circondava. Camminò ancora e ancora, e quando sbucò in Piazza del Campo, il sole per un attimo l’accecò; guardò il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia, la bella piazza a forma di conchiglia e ripensò a quando, tanti anni prima, suo padre l’aveva portata proprio lì, a vedere il famoso Palio, prima che si trasferissero in Spagna.
   Quei posti la riempivano di pace: ormai era abbastanza calma da poter trattenere l’Aura, ma la tranquillità che quel posto le infondeva le aveva tolto la voglia di reprimere il proprio Elemento: così tornò a esplorare i vicoli, col Fuoco che le danzava attorno, tanto intenso da essere quasi visibile.
   Mentre camminava sentì alle sue spalle una porta aprirsi con uno scatto soffocato. Prima che potesse anche solo voltarsi qualcosa le strizzò i polmoni, togliendole l’ossigeno, e una mano l’afferrò per la maglietta bianca trascinandola dentro una casa.
   
 
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