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Autore: thankyouzayn    20/05/2015    0 recensioni
«Hai l'accendino?»
Louis annuì, incastrando la sua sigaretta tra le labbra e passandole l'oggetto in questione, sussultando impercettibilmente quando le loro mani si sfiorarono appena.
© thankyouzayn | 2015
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cigarette

 

Il cielo era cupo, sommerso da nuvole grigie e minacciose che non lasciavano posto a nessun tipo di luce, era come se l'opprimessero, con la loro forza, donandogli quell'aspetto minaccioso che, quel giorno, gli era toccato.
Il vento soffiava, veloce e freddo. S’insinuava, senza troppi problemi, sotto le porte, tra gli spifferi delle finestre e, addirittura, senza un minimo di pudore sotto i maglioni degli alunni che, sconfortati dal brutto tempo, attraversavano il giardino a testa bassa e con le braccia ben strette attorno al corpo, come se potessero proteggerli dal freddo.
Borbottavano, chi calcandosi il berretto sul capo, chi rivolgendo sguardi torvi per tutto il cortile, alla ricerca del riparo più vicino.
Era cominciato così quel comune venerdì per l'università di Bristol che nel silenzio di quel giorno svolgeva la sua attività scolastica senza alcun indugio.
La monotonia a far compagnia agli studenti.
Louis Tomlinson se ne stava seduto su un muretto del giardino, con una sigaretta incastrata tra le labbra sottili ed i piedi in un paio di Vans mal conciate, che si muovevano al ritmo della canzone, troppo malinconica, che gli auricolari riproducevamo a gran volume nelle sue orecchie.
I capelli scompigliati ed una felpa troppo grande ma altrettanto pesante a coprire il busto magro, le gambe, avvolte in un paio di jeans neri fin troppo attillati, poggiavano sul materiale freddo che gli faceva quasi battere i denti.
Era uno dei pochi temerari che aveva deciso di sfidare il freddo e nonostante le imprecazioni, soprattutto per l'accendino che prendeva a funzionare quando più gli piaceva, lui se ne stava lì perché «Se sei un uomo, allora di problemi non ne hai.»
Questa era un po' come la sua filosofia di vita, una teoria niente male ma allo stesso tempo talmente tanto stupida che i suoi amici avevano subito scosso la testa quando gliela aveva comunicata con allegria ed un pizzico di orgoglio a macchiare il suo tono di voce. 
Eppure, quella mattina si ritrovava, davvero, ad avere dei problemi per quel dannato clima che di stare a posto non ne voleva minimamente sapere, ma di dare ragione a qualcuno che fosse al di fuori di sé stesso non era nei suoi programmi e mai lo sarebbe stato.
Quindi osservò a lungo la sigaretta che lentamente, grazie all'aiuto del vento, si consumava tra le sue dita ed una volta concluso che ne aveva già fumate abbastanza per quella mattina la gettò lontano, provando a seguire la sua traiettoria con gli occhi, più grigi che mai.
Con uno slancio deciso, finalmente dopo un lungo tempo, i suoi piedi toccarono terra provocando così un leggero suono sordo. Si gettò lo zaino in spalla e con una camminata spavalda, priva di qualsiasi fretta, si avviò verso l'entrata per essere, forse, accolto da quel pizzico di caldo di cui non aveva goduto fino a quel momento e rappresentare, così, l’unico punto favorevole di quella giornata da poco iniziata.
Studiò con sguardi calcolatori tutti gli studenti che percorrevano il corridoio, dedicando una smorfia a coloro che erano soltanto pochi mesi che si trovavano tra quelle mura e dovevano, dunque, ancora abituarsi ai ritmi che dettava quella scuola e alzò gli occhi al cielo quando, per l'ennesima volta, si rese conto di non ricordarsi la combinazione del proprio armadietto e fu costretto, quindi, a pescare da una delle tasche dei pantaloni il suo cellulare che lo avrebbe aiutato, come sempre.
Serrò, poi, gli occhi quando il libro di storia cadde ai suoi piedi e la voce inconfondibile di Niall cominciava a farsi strada nelle sue orecchie. Gli rivolse lo sguardo più minaccioso del suo repertorio, giusto per farlo sentire un minimo in colpa perché era stato proprio lui a far cadere l'oggetto che Louis, fino a pochi secondi prima, stringeva tra le dita e che adesso giaceva immobile ai suoi piedi ed era sempre merito suo se doveva, per forza, piegarsi per riprenderlo.
Sbatté con più forza del dovuto l'anta grigiastra del piccolo armadietto che anche quell'anno gli era stato affidato e, forse, per la prima volta in quella giornata guardò veramente il suo amico, sempre affianco a lui. «Cosa vuoi?» Domandò quindi, un sorriso ad aleggiare sulle labbra sottili, giusto per contrastare la risposta all'apparenza fredda. «Ho bisogno degli appunti di letteratura», disse l'altro, semplicemente.
Louis a quel punto sollevò un sopracciglio, insospettito. Di certo non era la persona più adatta a cui rivolgersi quando si trattava di appunti o di scuola in generale e poi, se ben ricordava, lui e Niall non avevano corsi in comune che includessero nessuna materia, men che meno letteratura. «Tu ed io non abbiamo gli stessi corsi», rispose risoluto, pronto a sentire ciò che l’amico aveva da ridire.
«Lo so», aggiunse Niall. «Ma mi chiedevo se Emma li avesse.»
Louis chiuse gli occhi per qualche secondo quando capì dove esattamente voleva andare a parare e si morse la lingua per evitare di rispondere in modo poco consono all'ambiente in cui si trovava. «Perché non lo chiedi direttamente a lei?»
Niall abbassò il capo per qualche secondo e quando lo risollevò un sorriso spavaldo e furbo era sulle sue labbra. «Perché con te ha meno problemi.»
E se quello fosse stato un giorno normale Louis gli avrebbe risposto con una scrollata di spalle, accettando senza troppi problemi ma il fatto era che non era un giorno normale.
«Scordatelo.» Disse semplicemente, sorpassandolo, solo dopo aver recuperato il libro da terra.
«Ma...» Niall tentennò leggermente. Quando poi capì il motivo di tanta resistenza si mosse velocemente per raggiungerlo e parlò ancora prima di riflettere su cosa dire. «Aspetta, avete litigato nuovamente?»
Era ormai risaputo che Louis ed Emma litigassero spesso, anche più di quello che avrebbero voluto ma erano fatti così.
Due caratteri troppo forti perché quella che loro chiamavano relazione potesse sopravvivere senza alcun problema e la loro era evidentemente complicata.
Louis, pertanto, avrebbe voluto far tacere Niall e sarebbe stato disposto anche a rovinare il libro che nonostante possedesse da quasi tre mesi fosse ancora quasi interamente nuovo ma gli voleva comunque troppo bene per fargli del male e si limitò, dunque, a sibilare un «Vaffanculo», tra i denti appena gli fu abbastanza vicino per sentirlo. L'amico in risposta esplose in una risata rumorosa e lui chiuse gli occhi, infastidito e domandandosi perché mai non avesse finito quella sigaretta invece che farla cadere in un punto indefinito del grande prato.
«Sul serio. Per cosa avete litigato, questa volta?»
Gemette silenziosamente quando comprese le intenzioni di Niall, non essendo veramente intenzionato dargli una risposta.
Il motivo principale del silenzio forzato di Louis era che che nemmeno lui sapeva esattamente il motivo per il quale era iniziata questa nuova lite e benché si fosse impegnato per darsi delle risposte non c'era riuscito.
Lei se l'era presa come al solito, andandosene furiosa quando lui non aveva ancora compreso le vere dinamiche della situazione.
«Non lo sai nemmeno tu, ho capito.»
Louis sbuffò e alzò gli occhi al cielo, confermando con un movimento impercettibile del capo quello che Niall aveva appena detto.
«Puoi semplicemente chiederle scusa.» Il ragazzo chiamato in causa si voltò nella direzione di colui che aveva appena parlato, confuso e chiedendosi per quale motivo la loro amicizia durasse da così tanto tempo se nemmeno era capace di dare un consiglio decente ma, dopotutto, quella domanda non lo sorprese più di tanto ed era già importante che  s’interessasse ai suoi problemi.
Niall se ne stava con le mani nelle tasche quando pronunciò la frase meno sensata della mattinata.
«Mi stai proponendo di prostrarmi ai suoi piedi?» E quando questa volta fu Louis a parlare anche questa riposta parve loro scontata e, ormai, ripetuta. «Beh potrebbe essere una buona soluzione per entrambi: io ottengo i miei appunti e tu chiarisci con lei, ottenendo così la scopata di cui hai bisogno.»
Louis a quel punto aggrottò le sopracciglia, troppo velocemente, quando Niall, con le mani incrociate sul petto, lo osservava, piuttosto fiero della sua risposta e, per lui, dell'ottima soluzione.
«Non striscerei ai suoi piedi per nessun motivo, men che meno per i tuoi dannati appunti», pronunciò. «E, giusto per chiarire, io non ho affatto bisogno di una scopata.»
Louis era un tipo orgoglio e sebbene avrebbe preferito chiarire l'attrito che si era venuto a creare tra lui ed Emma mai avrebbe fatto il primo passo. Questo Niall lo sapeva fin troppo bene e benché avesse recitato, come ormai da copione, la solita e scontata frase che pronunciava ogni volta che avveniva una lite tra quei due non avrebbe ottenuto facilmente ciò che desiderava.
Louis era fin troppo testardo a volte ma, se adesso si ritrovavano tra quei corridoi di scuola a chiacchierare, a ridere e a scherzare era proprio grazie alla testa calda che si trovava accanto a Niall.
Con il suo carattere è stato in grado di conquistare fin troppe persone e ferirne altrettante. Louis è schietto, maledettamente sincero, il che a volte può renderlo abbastanza inopportuno, ed in molti lo definirebbero uno stronzo eppure, allo stesso tempo, sa benissimo essere un buon amico, un leale compagno e, ultimamente, si sta anche impegnano per cercare, seppur con qualche difficoltà, di portare avanti la relazione tra lui ed Emma. Sebbene questo richieda sforzi abnormi, sembri più grande di lui, e comporti innumerevoli bestemmie che devono essere sussurrate si sta davvero impegnando affinché tutto vada secondo i suoi piani e per il meglio.
«Questo è il primo passo per ammettere di averne bisogno di una.»
Louis si massaggiò le tempie, spazientito dal suo amico che evidentemente, di blaterare, non voleva piantarla e se una cosa era certa era che, in quel momento, non aveva intenzione di parlare della sua vita sessuale, nonostante spifferare qualche dettaglio non gli recasse particolari disturbi.
«Va bene», dichiarò Niall. Alzò le mani in segno di arresa e sorrise amaramente, vedendo la speranza di stringere tra le dita i famosi appunti scivolare lentamente via dalla sua mente. «Niente appunti per me e niente scopata per te: dovremmo essere pari in questo modo», disse infine. Louis in tutta risposta rise, esattamente come fece l'altro appena pochi minuti prima, felice che finalmente avesse deposto le armi, lasciandogli tempo per respirare.

«Mi ha proposto di chiederle scusa, come se io la lasciassi vincere così facilmente.»
Liam rise, gettando il capo all'indietro, non curandosi di regolare il baccano, ma dopotutto era tempo di pausa per l’intero istituto ed era dunque sicuro di non recare particolarmente fastidio a nessuno.
Lasciò uno sguardo diverto a Niall che imbronciato se ne stava a qualche passo dal gruppo. Fumava la sua sigaretta in estremo silenzio ed, in parte, arreso a ciò che i suoi due amici dicevano sul suo conto. Considerava Louis un gran bastardo per essere andato a dire a Liam, ancora una volta, ciò di cui avevano parlato quella mattina ma le sue mani non erano adatte per uccidere qualcuno, men che meno il suo grande amico.
«Niall, sei scontato e banale, come al solito», lo derise Liam.
Il diretto interessato, in tutta risposta, sollevò il dito medio, rendendolo visibile a tutti quelli che gli stavano attorno. «Fanculo!» Urlò poi, scordandosi di essere sempre a scuola.
Liam si passò una mano tra i capelli, giusto per assicurarsi che non avessero perso la forma che lui stesso gli era riuscito a dare, dopo almeno venti minuti spesi davanti allo specchio, e avvolse poi con un braccio le spalle del biondino che si era spostato di poco, avvicinandosi impercettibilmente a loro.
Si scambiarono una breve occhiata ed entrambi scossero la testa e risero insieme quando giunsero alla conclusione che quello che dicevano non avrebbe mai, più di tanto, avuto senso e che bastava essere uniti.
Harry, in tanto, che fino a quel momento se n'era stato in silenzio si leccò le labbra, un gesto che era sempre abituato a fare, e dopo aver dato un'occhiata ai suoi amici rivolse la fatidica domanda, la stessa che avrebbe fatto da argomento portante delle loro conversazioni per almeno tutta la giornata.
«Cos'è successo questa volta?»
Certo, Louis aveva sempre parlato con i suoi amici per quando riguardava le dinamiche della relazione con Emma e sebbene qualche volta andasse più nei dettagli di altre tutti all'interno del gruppo sapevano più del necessario, ma il vero problema era che, questa volta, un valido motivo per questa lite non esisteva.
Louis ed Emma, infatti, si potevano vantare di aver litigato per le cose più futili: da una sigaretta rubata dal pacchetto dell'altro, per una parola in meno in qualche messaggio, per una di troppo in qualche conversazione, per una chiamata persa, fino ad arrivare ad un saluto fatto troppo veloce perché gli amici aspettavano e loro di tempo non ne volevano sprecare.
Tutte cose all'apparenza così stupide che veniva naturale chiedersi cosa ci facessero ancora insieme, che cosa rendesse possibile la loro relazione. Eppure c'era qualcosa, qualcosa di speciale che li legava, che li teneva uniti, che faceva in modo che l'uno, presto o tardi, tornasse dall'altro. 
In realtà non erano altro che due semplici ragazzi che cercavano di celare i propri sentimenti dietro al menefreghismo non riuscendoci, però.
«Non lo sa nemmeno lui», disse Niall, incarnandosi nel portavoce di Louis stesso, che nel silenzio aveva annuito semplicemente, lasciando agli amici l'opportunità di parlare.
«Quando è successo questo?»
Il ragazzo chiamato in causa raddrizzò le spalle e aggrottò leggermente le sopracciglia, per concentrarsi meglio. «Sabato», rispose, dopo aver fatto calcoli opportuni.
In effetti non era mai capitato che dopo quasi una settimana non si fossero ancora incontrati, per stabilire una nuova tregua fino alla prossima lite.
Sembravano passati anni dall'ultima volta che si erano visti.
Non si erano nemmeno casualmente incontrati tra i corridoi di scuola o al corso di scienze: l'unico tra i tanti dov’erano capitati insieme.
«Hai provato a parlarle?»
Louis puntò i suoi occhi in quelli di Harry, che curioso lo osservava, per qualche istante abbassandoli poco dopo. «No», negò.
Certo, avrebbe sempre potuto provare a contattarla ma arrendersi facilmente non era una delle sue doti migliori e di certo quella non era la volta buona per cominciare.
«Non l'hai nemmeno chiamata?» Alzò gli occhi al cielo quando Liam, totalmente spiazzato parlò. A quel punto scosse la testa, negando ancora.
Si spazientì leggermente quando notò anche gli sguardi degli altri due, confusi.
«E tu ti aspetti che sia lei a fare il primo passo?»
Si rendeva perfettamente conto che se avesse risposto come pensava gli avrebbero dato dell'idiota senza pensarci troppo ed, in fondo, non avevano tutti i torti ma dopotutto era fatto così e non poteva cambiare improvvisamente perché una donna gli aveva stravolto completamente la vita.
«Mi sono presentato sulle scale tutti i giorni. Lei non è mai venuta», si difese Louis, come se quella potesse essere una scusa valida.
Niall si passò una mano sugli occhi per credere di avere almeno una possibilità di svegliarsi da quel incubo che stava affrontando, secondo lui non poteva dire quelle cose e pensare di avere ragione.
«Louis, non è così facile come credi», intervenne Harry.
Probabilmente se gli avessero detto che una relazione avrebbe comportato così tanti problemi mai avrebbe accettato di iniziarne una. 
«Lo so.»
Pescò velocemente una sigaretta dal pacchetto che aveva stretto tra le mani fino a quel momento e l'accese, rilassandosi impercettibilmente quando aspirò la nicotina. «Oggi mi ripresenterò, se poi non verrà proverò a chiamarla.»
Più che parlare con i suoi amici, in quel momento, sembrava piuttosto che stesse facendo una sorta di patto con se stesso, una promessa che avrebbe cercato di mantenere anche se andava contro i suoi principi.
Niall, Liam e Harry annuirono, felici della scelta del loro amico.

L'orologio appeso al muro segnava appena mezzogiorno quando si ritrovò ad appoggiare la matita che aveva insistentemente morso fino a poco prima e alzò una mano per catturare l'attenzione del professore con l'unico obbiettivo di ottenere il permesso per andare in bagno. Il fatto che lui, in realtà, dovesse andare da tutt'altra parte era solamente un piccolo ed insignificante dettaglio.
Si strinse nella felpa, per poi ricordarsi che il suo giubbino era in classe ma che se l'avrebbe preso con sé avrebbe attirato sospetti.
Tastò la grande tasca e sospirò quando constatò che non si era dimenticato le sue sigarette, non perdendo tempo a far scattare l'accendino e far uscire il fumo dalle labbra.
Si passò una mano tra i capelli per cercare di dar loro una forma, pensando di assomigliare molto ad Harry in quel momento.
Sentiva di essere solo un emerito idiota ad aspettare lì perché sapeva benissimo che lei non si sarebbe presentata e che sarebbe toccato a lui a fare il primo passo e ciò recava qualche problema al suo ego.
Tuttavia quel briciolo di preoccupazione scomparve quando intravide Emma, stretta nel suo maglione largo, avvicinarsi lentamente.
Aveva gli auricolari e probabilmente non si era nemmeno accorta di lui ma poco importava: dopo una settimana poteva finalmente rivederla, dimostrando così a se stesso che poco importava se litigavano anche per le piccole cose: erano pur sempre i sentimenti a prevalere.
Si destò dai suoi pensieri quando la voce di Emma gli si riversò nelle orecchie, capendo di essersi sbagliato, ancora.
«Ciao.»
Louis la osservò per qualche istante, felice di averla di nuovo vicino a sé.
«Ciao», disse poco dopo.
E a chi importava se in quel momento il professor Smith stesse spiegando algebra: stare con lei valeva molto di più.
Riusciva a sentire il suo profumo, quello inconfondibile che l'avvolgeva ogni giorno e che lui aveva bene impresso.
Catturò con più occhiate ogni dettaglio della ragazza che immobile fissava un punto indefinito, indeciso se parlare o meno.
Ancora una volta Emma lo precedette, parlando lei al posto suo.
«Hai l'accendino?»
Louis annuì, incastrando la sua sigaretta tra le labbra e passandole l'oggetto in questione, sussultando impercettibilmente quando le loro mani si sfiorato appena.
La osservò mentre faceva scattare l'accendino con una mossa abile e poi aspirare il fumo. Dovette trattenersi più del dovuto quando fece uscire il fumo dalla bocca, per non avventarsi su di lei e baciarla.
«Fa freddo oggi», constatò Emma.
E dal canto suo il ragazzo non sapeva cosa rispondere, nonostante non fosse il tipo da rimanere senza parole. Avrebbe voluto solo dirle un banale “mi manchi”, chepoi a pensarci sarebbe risultato troppo smielato e fuori dalla portata di Louis Tomlinson.
Gettò a terra il mozzicone della sua sigaretta, tentando di elaborate la riposta giusta.
«Niall mi ha chiesto i tuoi appunti.»
E nel momento stesso in cui si lasciò scappare quella frase seppe che non era la migliore che potesse dire.
Emma, tuttavia, sorrise leggermente accompagnando ciò da una piccola risata e cercando di mascherare il tutto portandosi una mano davanti alle labbra.
«È incredibile», sussurrò soltanto.
Si scambiarono une breve occhiata e scossero la testa entrambi, sapendo bene com'era il loro amico. «Digli che glieli farò avere il prima possibile. Mi dovrà fare una statua a fine anno», pronunciò Emma, aspirando un'altra boccata di fumo. Louis, accanto a lei, annuì, estraendo l'ennesima sigaretta. «Glielo riferirò. Farà salti più alti di me.»
La ragazza a quel punto esplose in una risata divertita, non preoccupandosi di nascondersi come poco prima. «Lo so», constatò poi. «Non che ci voglia molto, intendiamoci.»
Louis la guardò, sogghignando e non nascondendo il sorriso sghembo che aveva sulle labbra, perché nonostante avesse “offeso” la sua statura era pur sempre Emma che aveva parlato e quindi poteva anche sopportarlo.
A quel punto il silenzio ricadde fra di loro e anche se tutto ciò era fastidioso non era imbarazzante come entrambi avevano pensato.
Emma, si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scoprendo così gli innumerevoli orecchini che lo abbellivano e sospirò. «Mi dispiace», disse improvvisamente.
Louis rimase qualche secondo interdetto, non sapendo come procedere.
Era la prima volta che Emma pronunciava quelle parole e non si aspettava che l’avrebbe fatto giusto quella volta.
In realtà tra loro non erano mai esistite frasi come questa, stabilivano la loro tregua con uno sguardo o con l'iniziare a parlare di un argomento del tutto distante da quello di cui avrebbero dovuto discutere. Era questo il “metodo” per riconciliarsi e ad entrambi andava bene così.
«Non so bene cosa sia successo la settimana scorsa. Sono sotto pressione in quest'ultimo periodo e può capitare che reagisca male.»
Louis ascoltò ciò che aveva da dirgli e beandosi di quel suono tanto armonioso.
«So, però, che questa non è una scusa valida e che non posso permettermi di trattarti in questo modo.»
Gettò a terra l’ennesimo mozzicone si passò, ancora una volta, una mano tra i capelli concedendo al fumo di uscite dalle sue labbra. Emma, invece, terminò la sua sigaretta, osservandola mente cadeva al suolo, spegnendosi completamente.
«Per questo, ancora una volta, ti dico che mi dispiace», sussurrò. «E consideralo un vantaggio, dato che non sono abituata a dirlo, anzi sono proprio una frana quando si tratta di fare delle scuse.»
Louis scosse la testa, con un lieve sorriso ad abbellirgli il volto, e si concesse di guardarla per più tempo di prima, senza paura di essere scoperto. Emma se ne stava in piedi ad una distanza di un metro neanche, con una mano che stringeva il gomito del braccio opposto, lo sguardo fisso a terra ed anche per lei un piccolo sorriso.
«Non sei una frana», chiarì poi, Louis. «Certo, devi lavorarci sopra ma niente di irrecuperabile.»
La ragazza si voltò di scatto, incassando così l'occhiolino sfacciato del suo compagno e scoppiando in un'altra risata.
«Senti chi parla», dichiarò.
E seppur lei avesse ragione sarebbe servito ancora un po' di tempo prima che Louis pronunciasse quel genere di cose.
«Mi sei mancata.»
E tuttavia quelle due parole risultarono, per le orecchie di Emma, molto meglio di una banale scusa. Una settimana a far finta di ignorarsi non era stata facile, soprattutto quando si hanno gli stessi amici.
«Anche tu», si lasciò scappare con troppa facilità.
E a quel punto e nessuno dei due parve troppo scontato baciarsi, nemmeno il fatto che avrebbero dovuto essere nelle rispettive aule aveva importanza, in quel momento era tutto secondario, nulla era di più importante di loro due.
«Dio», mormorò Louis. «Quanto cazzo mi sei mancata.»
Emma rise, gettando le braccia attorno al collo esile del ragazzo, che premette le proprie mani sui suoi fianchi, decidendo di non controbattere ma di godersi a pieno quel momento.

«Dici sul serio?»
Niall sollevò gli occhiali da sole per poter osservare meglio la figura della ragazza che gli si presentava di fronte, ancora un po' confuso.
Emma, tuttavia, aveva il quaderno in mano da cinque minuti ed il fatto che il suo amico non si decidesse ad afferrarlo contribuiva a farla innervosire parecchio. «Si, Niall», ripeté. «Hai chiesto i miei appunti ed eccoli qua.»
A quel punto non se lo fece ripetere e dopo averle sorriso, in maniera riconoscente, ed essersi assicurato che non fosse uno scherzo architettato dai restanti componenti del suo gruppo afferrò l'insieme di pagine scritte, dalla copertina rosa shocking, per il quale fece anche una smorfia, e gettò una breve occhiata a Louis, che, impassibile, guardava la scena fumandosi una sigaretta, prima di sollevare Emma da terra e farla girare, non preoccupandosi minimamente delle sue lamentele.
«Niall, mettila giù.» Obbedì alla richiesta di Louis solo perché le sue braccia non avrebbero resistito un secondo in più, nonostante la ragazza non pesasse più del necessario e lui stesso andasse in palestra. Rivolse quindi una smorfia al suo amico, che in tutta risposta mise un braccio attorno alle spalle di Emma e, dopo aver incastrato la sigaretta tra le labbra, alzò il dito medio come risposta. «La cavalleria non passa mai di moda», sussurrò dunque la ragazza, scuotendo la testa rassegnata.
Niall, colpito dal gesto sorrise in modo furbo, dando voce agli stessi pensieri di cui aveva parlato quella mattina, non preoccupandosi di risultare volgare o inopportuno.
«Io sono riuscito ad ottenere i miei appunti. Tu, la scopata di cui hai tanto bisogno riuscirai ad averla?» Il tono di voce che utilizzò fu volutamente più alto del normale e quando i due amici si guardarono negli occhi con aria di finta sfida la presenza di Emma si fece più che chiara. «Come scusa?!»
Louis allora rise, mostrando la dentatura perfetta. Con estrema calma posò lo zaino a terra, gettò lontano dal suo gruppo quello che era rimasto della sigaretta e avvicinò il viso a quello della sua ragazza. «Non ti preoccupare, ci vediamo questo pomeriggio», le disse.
Le accarezzò la guancia e le mise la mano sul collo, per far scontrare le loro labbra. Quando poi si fu assicurato di averla baciava a dovere, osservò Niall, attento ad ogni sua mossa, e sistemandosi gli occhiali da sole sul naso pronunciò le fatidiche parole: «Scappa.»
Ed il suo povero amico non fece in tempo a capire cose stesse succedendo che qualche secondo dopo si ritrovò a correre più velocemente possibile, in cerca delle chiavi della macchina nelle tasche dei suoi pantaloni, per il grande giardino della scuola con tutti gli alunni che li guardavano incuriositi perché proprio dietro di lui c'era Louis che non aveva intenzione di cedere fino a quando non lo avrebbe preso.
Tuttavia questa volta abbe la meglio Niall che dopo essersi guadagnato un bel vantaggio fece in tempo a salire sulla sua auto e bloccare tutte le porte. Salutò il suo amico con la mano e fece finta di mandargli un bacio, cosa che l'altro non accettò di buon grado ma che cercò di ignorare, facendo retromarcia e ritornando a prendere il suo zaino.
Il solo fatto che quello stesso pomeriggio Louis scrisse un messaggio a Niall dicendo di preferire la palestra di casa e quella vera e propria rese ancora più chiaro che quello che era successo nel cortile della scuola non era stato altro che un gioco e che entrambi erano, finalmente, soddisfatti: chi con il quaderno degli appunti aperto davanti agli occhi nel tentativo di superare il prossimo esame o almeno di arrivare alla sufficienza, chi con i capelli della propria ragazza sparsi sul torace ed il suo corpo nudo schiacciato contro il proprio.



Note autore:
L'idea che mi balenava in mente sono, finalmente, riuscita a renderla concreta. Quando avevo parlato di una possibile os su Louis era una cosa totalmente campata in aria e sono dunque sorpresa di essere riuscita a finirla in un mesetto soltanto. Come penso che ben sappiate io sono molto lenta in qualunque cosa e i miei tempi di scrittura la maggior parte delle volte si dilungano fin troppo.
Quindi, dopo esattamente un mese mi ripresento qui da voi con questa storia che penso di originale non abbia molto ma che mi ha rapito, che mi ha intrigato fin da quando ancora non era scritta. Louis per me è un ragazzo un po' misterioso, particolare sia per quanto riguarda il carattere che la personalità. M'intriga, è sempre capace di sorprendermi, in senso buono ovviamente, ed è quello più spiritoso. È stato difficile descriverlo, dare una sorta di forma al suo carattere perché sebbene sappia che è un tipo solare può essere anche molto permaloso ed anche stronzo, nel vero e proprio senso della parola: ha svariate sfumature.
Per questo sono contenta di aver messo al suo fianco il meraviglioso Niall che ovunque vada porta con sé tanta allegria e leggerezza. Ultimamente trascorrono troppo tempo assieme e non me la sentivo di ignorarli. Sono un'accoppiata perfetta.
Niall rappresenta una boccata di aria fresca in una giornata troppo calda, fa ridere, è spiritoso e sorride sempre. Vuole un gran bene a tutti quelli che lo circondano e i suoi amici sono più importanti di quello che vuol far credere. Penso che il suo carattere sia la cosa che preferisco in assoluto perché avrei tanto voluto averlo anche io. Non si vergogna di niente e sebbene qualche volta possa risultare inopportuno, esattamente come Louis, non si fa troppi problemi. Ho sempre pensato che per lui la vita vada vissuta, senza farsi troppi problemi.
La figura di Liam, poi, non poteva mancare di certo perché è pur sempre dei miei Lilo che stiamo parlando e benché la maggior parte delle volte si alleino contro Niall sono estremamente teneri e da mangiare di baci. Davvero non posso immaginare un Liam senza Louis o viceversa: sono uno necessario all'altro. Sono tanto amici, si capiscono al volo e questo è quello che basta affinché il loro rapporto rimanga saldo.
Harry, dal canto suo, in questa storia ha un po' la parte del ragazzo silenzioso ma sempre pronto ad aiutare uno dei suoi più grandi amici. Avete mai provato ad immaginarlo nei panni di uno psicologo? Per me è fantastico il modo in cui dedica la sua totale attenzione a qualcuno che sta parlando, si concentra affinché possa davvero capire quello che l'altra persona sta cercando di comunicargli. Mi piace pensarlo come un ragazzo saggio, quale è realmente, a cui la gente si rivolge per avere un'opinione e che rimanga soddisfatta dei suoi ottimi consigli. Per questo non potevo fare altro che far dire proprio a lui la domanda che, come c'è scritto nel testo, sarà l'argomento principale delle conversazioni della giornata.
Ognuno di loro ha qualche caratterista che li rende unici, importanti e spero davvero di aver fatto risaltare le loro qualità perché ci tengo davvero tanto. Insieme sono pura fonte di gioia per la mia anima.
Emma, tuttavia, non ha un volto preciso dato che non mi piace dare un'immagine ad un personaggio completamente inventato. Sarà quindi compito vostro immaginarla come più vi piace.
Quello che si può capire di lei è che è una ragazza particolarmente complicata, testarda ed innamorata del nostro Louis. È brava a scuola, dato che Niall vive letteralmente dei suoi appunti ed una fumatrice accanita. Ma, dopotutto, ho praticamente descritto tutti come dei fumatori accaniti, ragione per cui ha ispirato il titolo, tranne il nostro piccolo Harry che a fumare non ce lo vedo proprio.
Diciamo che è come un'incognita all'interno della storia.
Mi dispiace di non essere riuscita ad inserire Zayn in nessun punto ma davvero sto affrontando un periodo di amore odio per lui e non me la sono sentita di scrivere su di lui. Se qualche tempo fa pensavo che ci sarei riuscita senza troppi problemi mi sono dovuta ricredere e per il momento preferisco ignorarlo, concentrandomi così sui restanti ragazzi che non smettono di regalarmi allegria e felicità.
Non dico che questo significherà che non ci saranno più os su Zayn, non si sa cosa potrà accadere nel futuro, è tutto un programma.
Okay, dichiaro ufficialmente finite queste note autore ringraziandovi di aver letto tutto quanto.
Voglio solo dirvi che per ulteriori domande potete provare a contattarmi sul mio account 
Ask e nel caso voleste dare un'occhiata a tutto quello che ho scritto nei mesi precedenti basta soltanto che clicchiate qui.
A parte questo vi saluto, augurandovi una buona lettura e dicendovi che probabilmente dal mese prossimo, se tutto va come deve andare, comincerò a pubblicare una vera FanFiction. Mi scuso, come sempre, per eventuali errori grammaticali. Nel frattempo, alla prossima. Baci. xx
-Micol :)

  
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