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Autore: Kaori_97    20/05/2015    0 recensioni
“NO! Non sto bene!" Rispose improvvisamente lei, "Sono pazza Will, ho appena avuto un’ attacco di panico davanti a tutti, davanti a te! Sono una malata mentale no? Come posso stare bene?!”
La donna si alzò singhiozzando in un pianto isterico è velocemente recuperò la sua borsa, prima di uscire di corsa dal suo ufficio
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Pillsbury, Un po' tutti, Will Schuester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve ragazzi! Sono in questo fandom per la prima volta, scrivendo una fanction su una coppia davvero sottovalutata, gli Wemma! Spero vi piaccia... La storia è proncipalmente dal punto di vista di Emma, ma ne troverete qualcono anche da parte di Will, e da altri personaggi.
È ambientata alla fine della seconda stagione, dopo che Emma e Carl hanno annulltato il matrimonio, buona
 lettura!
❤️



Perchè non permetti a te stessa di essere felice?

 
La campanella dell’ora di pranzo era  appena suonata, Emma era già in sala insegnanti a sorseggiare il suo solito te, mentre leggeva un libro. Qualche secondo più tardi vide arrivare Will aveva una grossa busta in mano. 
 
“Ciao!” Lo salutò allegramente.
 
“Ciao.” Rispose rapidamente lui mentre posava la busta sul tavolo.
 
“Come va con il compito?” Chiese Emma incuriosita.
 
“Ehm… Veramente volevo parlarti proprio di questo…” Rispose sedendosi di fronte a lei dall’altra parte del tavolo.
 
“Oh...” Disse lei alzando un sopracciglio.
 
“… Della parola che hai scelto.” Continuò Will.
 
Emma si leccò nervosamente le labbra e poi rispose: “ Rossa…?”
 
“Infatti.” Disse secco lui. “E’ stata una delusione per me…” Continuò guardandola con disapprovazione. “Avresti dovuto stampare Disturbo Ossessivo Compulsivo.” Concluse infine. 
 
Emma rimase qualche istante immobile con gli occhi spalancati, poi parlò: “Uhm… Beh, non credo sia appropriato affrontare certi argomenti con gli alunni, devono fidarsi di me, devo essere un buon modello per loro!”
 
“Si appunto! Ma non lo sei!” Sputò lui. Emma lo guardò paralizzata, non sapendo cosa dire, quando Will parlò di nuovo: “Stiamo cercando di insegnare a quei ragazzi ad accettarsi, e tu non lo fai!” Disse scuotendo la testa di fronte a lei.
 
“Ma lo sai che non sono nata così! E cominciata quando avevo cinque anni!”
 
“Mai manifestai disturbi d’ansia prima?!”
 
“Da neonata avevo delle coliche fortissime, e mi cacciarono dalla materna perché  avevo gli attacchi di panico quando usavamo il cancellino ma-” 
 
Will la interruppe: “Tu soffri di un grave disturbo d’ansia Emma…” Disse mentre lei sospirava sommossamene . “Tutti noi ti assecondiamo, perché sembri conviverci bene, e sei adorabile, ma… Ti stai impedendo di goderti la vita.”
 
“Okay.” Rispose subito Emma con tono infastidito. “Va bene.” Disse alzando le mani. “Se vuoi che indossi una maglietta con su scritto ‘matta’ o ‘lunatica’ lo farò, non c’è problema. Ma che male c’è se voglio mangiare la frutta senza germi? Non è salutare?”
 
“Sai che vorrei?” Chiese Will infilando le mani nella busta accanto a lui e tirando fuori un pacchetto  di plastica di fragole mentre Emma lo guardava battendo il tallone per terra con nervosismo e stringendo tra le mani il tessuto della sua gonna. “Che tu pranzassi con me!” concluse Will tirando fuori anche un pacchetto di mirtilli.
 
“E’ frutta non lavata quella?” Chiese lei sapendo già la risposta.
 
“Si. Ecco, prendi un po’ di mirtilli.” Disse prendendone un po’ e mangiandoli.
 
Emma disgustata girò il volto.
 
“Dai mangia!” Insistette lui porgendogliene una manciata e avvinandoglieli sempre di più.
 
“No smettila.” La donna poteva sentire in suo cuore accelerare sempre di più e il respiro farsi affannoso. “Non è divertente.” Disse con la voce  più tremante  del solito.
 
“Cerco solo di aiutarti a stare meglio! E credo che accettare il fatto di avere un problema sia il primo passo.”
 
“Okay bene, e credi che torturarmi con la frutta sporca mi farà fare il primo passo?!” 
 
Il suo cuore batteva sempre più forte e respirare diventava sempre più difficile. Aveva la  strana sensazione che sapeva quello che stava per succederle.
 
Will spazientito si alzò e posò il pacchetto di mirtilli davanti a lei e poi si  accucciò e si sporse in modo che i suoi occhi erano appena sopra i suoi. “Sai cosa credo Emma? Che tu sei un asso a cambiare le carte in tavola.”
 
“Camicia nuova…? Cercò inutilmente di sviare il discorso. Mentre cominciava a avere dei piccoli brividi e dei formicolii in tutto il corpo. 
 
“E sono convinto che ti fai in quattro per aiutare gli altri con le tue consulenze in modo da evitare un lavoro più duro e pesante su te stessa.” Disse con rabbia e delusione prima di andarsene senza aggiungere altro.
 
Emma rimase immobile, in stato di shock. Le lacrime le pungevano agli angoli degli occhi.
Doveva andarsene. Doveva andarsene subito, prima che fosse stato troppo tardi.
 
Si alzò velocemente, facendo cadere la sedia dietro di lei.
Corse verso la porta, tutto intorno a lei era diventato così troppo rumorose e sfuocato.
Si sorresse per qualche istante sulla soglia dell’alula mettendosi una mano sul petto che in quel momento le sembrava andare a fuoco. Poi corse in corridoio, lasciando una Sue Sylvester nascosta tra gli altri insegnanti in mezzo ai tavoli che aveva visto tutta la scena.
 
I tacchi di Emma risuonavano nel corridoio. Will che era andato dalla parte opposta si girò riconoscendo quel suono e la vide correre verso il suo ufficio e chiudersi dentro.
 
Non  ci pensò più di tanto, magari aveva fretta di tornare nel suo modo perfetto e immacolato del suo ufficio. Per quanto gli riguardava ora era arrabbiato con lei.
Si voltò, e tornò sui suoi passi quando sentì una persona incombere dietro di lui.
 
“Ho sempre pensato che tutto quell’ olio che ti metti sui capelli ti friggesse il cervello, ma non credevo che arrivasse fino a questo punto.” La sua voce era inconfondibile.
 
“Sue.” Si girò Will preparandosi a sostenere la discussione con la coach “Cosa vuoi?”
 
“Ho assistito alla discussione avvenuta poco fa tra te e quella pigmea mentalmente instabile. Devo dire che ci sei andato pesante William.”
 
“Non sono affari tuoi Sue…” La liquidò voltandosi.
 
Prima che potesse fare un passo Sue lo afferrò per una spalla costringendolo a voltarsi.
 
“Già, perché se fossero affari miei, io mi sarei accorto del disagio che si stava insinuando in lei durante il tuo monologo e mi preoccuperei della donna che sta avendo un attacco di panico nel suo ufficio.”
 
“Cosa? Emma… Lei-”
 
“Si William. E da come è cominciato, me ne sembra uno molto forte.”
 
Senza perdere tempo Will corse in direzione dell’ ufficio di Emma, ma quando tentò di aprire la porta la trovò chiusa a chiave.
 
“Emma!” Bussò energicamente. “Emma apri!”
 
Emma era seduta a terra con le spalle contro la porta, con le lacrime agli occhi e cercando in tutti  i modi di respirare.
 
“Emma! Aprimi!” Continuava a bussare Will.
 
“Will… Va… Va via!” Gridò Emma tra un respiro e un altro.
 
“Emma! Apri! Voglio aiutarti!”
 
“No… VATTENE!” Ansimò lei.
 
“Per favore Emma, permettimi di aiutarti. Voglio solo aiutarti.”
 
Passarono alcuni secondi, ma Will non ricevette risposta, l’unica cosa che sentiva erano i respiri di Emma mischiati ai suoi singhiozzi.
 
“Emm-” Fu interrotto dal rumore della serratura della porta che si sbloccò, e subito si precipitò dentro accucciandosi accanto a lei.
 
Le prese la mano, e posò l’altra sulla sua spalla.
Emma lo guardava terrorizzata, aveva già avuto attacchi di panico, ne aveva avuti tanti, ma ogni volta era sempre più orribile, era impossibile abituarcisi. Ma soprattutto non le era mai capitato di fronte ad altre persone, non voleva che gli altri la vedessero in quelle condizioni, soprattutto Will.
 
“Emma, Emma… Sei in iperventilazione, andiamo respira con me… dentro… fuori… dentro…  fuori…”
 
La stretta sulla mano di Will aumentava sempre di più, e il suo corpo continuava a tremare. Doveva assolutamente riuscire a calmarla.
 
“Andiamo Emma… Puoi farcela: Dentro… Fuori… Respira con me, dentro… Fuori… Dentro… Fuori…”
 
“Will…” Lei lo guardava completamente nel panico con le lacrime agli occhi. “Io… Non… Non ci… Non ci riesco…” Riuscì a dire mentre cercava inutilmente di respirare correttamente.
 
“Emma, so che puoi farcela, coraggio! Respira Emma, respira… Bravissima Emma, continua così, stai andando alla grande. Dentro e fuori, dentro e fuori.”
 
In fine il battito e il respiro accelerato  di Emma cominciarono lentamente a scemare, e la donna lasciò andare la mano di Will.
 
“Emma, Emma stai bene?” Chiese preoccupato Will.
 
Lei non rispose, cercò di alzarsi inutilmente quando le sue ginocchia cedettero e si lasciò sfuggire un sospiro frustato, ma Will fu subito lí a sostenerla e a riportarlana terra dolcemente.
 
"Emma? Ti prego, rispondimi, stai bene?"
 
“NO! Non sto bene!" Rispose improvvisamente lei, "Sono pazza Will, ho appena avuto un’ attacco di panico davanti a tutti, davanti a te! Sono una malata mentale no? Come posso stare bene?!”
La donna si alzò singhiozzando in un pianto isterico è velocemente recuperò la sua borsa, prima di uscire di corsa dal suo ufficio.
 
“No, Em, Emma aspetta!” Will cercò di rincorrerla ma fu fermato da Sue che si pose proprio davanti a lui.
 
“Lasciala andare.” Disse lei con calma. 
 
“No, ha bisogno di me, io.. Devo assicurarmi che stia be-“
“Hai già fatto abbastanza Will.”
 
“Co… Stai dicendo che è colpa mia…?!” Chiese arrabbiato.
 
“Le avevi promesso che non l’avresti giudicata, che saresti stato un amico su cui contare, e invece l’hai aggredita con tutte quelle parole e con quella frutta sporca. Non avresti dovuto Will, tu sai quello che prova per te, dio anche i muri lo sanno, e detesto ammetterlo ma mi si è spezzato il cuore a vederla così. Lei ti ama, e tu l’hai trattata come una psicopatica da ricovero.”
 
“Io… Non era mia intenzione…”
 
La campanella suonò, indicando la fine della pausa pranzo.
 
“Pensa a quello che hai fatto William.” Disse Sue prima di allontanarsi verso il suo ufficio.
 
   
 
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