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Autore: Kieis_chan    20/05/2015    1 recensioni
Il principe del regno d'Autunno perse l'allegria in seguito alla morte del padre, e da quel momento si ritrovò diviso fra due mondi. Quali dei due il giovane sceglierà?
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gold, D., Roger, Monkey, D., Garp, Monkey, D., Rufy, Portuguese, D., Rouge
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fra sogno e realtà
 
 
 
La pace e la tranquillità avevano sempre contraddistinto il regno d’autunno, da quando Re Roger era salito al trono succedendo all’esuberante vecchio Garp.

Roger da bravo regnante ascoltava sempre ciò che il popolo diceva, ma ciò che lo distingueva dagli altri reali era la sua innocenza e la bontà, perciò quando i suoi sudditi erano in difficoltà non esitava a togliersi la corona ed accorrere in loro soccorso, sporcandosi le mani e lavorando al loro fianco.

Il sovrano era anche conosciuto come ‘Roger il sognatore’, visto le innumerevoli storie che era solito raccontare ai bambini del reame ai piedi dell’enorme albero d’acero situato al centro della piazza principale, sotto gli occhi innamorati della regina che osservava ammaliata quella piccola folla eccitata nell’udire storie così avvincenti.

Gli anni trascorsero sereni e gioiosi e la famiglia reale fu benedetta dall’arrivo di un bambino, che per scelta del re chiamarono Ace.

Il Principe era un bambino vivace sempre pronto a fare marachelle più o meno pesanti a chiunque trovasse davanti, e quando il padre tentava di imporsi senza successo otteneva solo una serie di smorfie derisorie dal figlio che con una risata cristallina, tentava di scappare alle grinfie amorevoli del genitore.  

Nonostante Ace non mostrava l’affetto che provava per l’uomo lo rispettava e stimava, e come tutti i bambini si vantava con i coetanei di quanto meraviglioso fosse suo padre.

Ma si sa che la pace e la quiete non durano a lungo, e quando il regno d’inverno fu messo sotto attacco dal regno delle nuvole, il re corse in soccorso del reame alleato non potendo lasciare in difficoltà un caro amico.

Così i giorni passarono lenti per il regno d’autunno, aspettando il glorioso ritorno del suo sovrano.

Quando finalmente un giorno la sentinella avvistò un messaggero del regno d’inverno, Rouge la regina, capì che il suo amato non avrebbe più fatto ritorno dalla sua famiglia, ed il cuore gli si lacerò per il dolore, ma non poté crogiolarsi in quel sentimento e facendosi forza si avvicinò al suo bambino che aveva tutto del padre.
-Che cosa mi racconti oggi Ace?- Domandò la donna accovacciandosi davanti al bambino, cercando di trattenere le lacrime, beandosi di quel sorriso che il figlio gli donava.
Avrebbe atteso di dare la scura notizia al bambino, non sentendosi pronta nel vedere quell’espressione ilare sparire.
-Mamma, ho visto un enorme uccello azzurro!- esclamò –E le sue piume erano come fuoco, ma non bruciavano, davvero!- esclamò iniziando a narrare quel sogno.
 

Quella sera nell’immenso salone dove era solito cenare la donna con il supporto del vecchio re Garp, e del braccio destro di Roger, Rayleigh, spiegò al figlio che il genitore non avrebbe più fatto ritorno. Da quel momento una parte di Ace morì.
 

 
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Gli anni passarono velocemente, dopo essere venuto a conoscenza della morte del padre il cambiamento in Ace fu radicale. Il giovane principe smise di mostrare il suo allegro sorriso, sfoggiando invece un espressione arrabbiata, altezzosa ed arrogante.

Ace  avrebbe voluto crogiolarsi in quel sentimento che dilaniava lo spirito ed il cuore, ma non gli era del tutto possibile.

Suo zio Dragon, fratello di suo padre, e sua moglie avevano dato alla luce anni prima il suo peggior nemico; Rufy.

Il principe Rufy era un vero uragano, sempre attento e curioso a qualsiasi cosa lo circondasse e per un arcano motivo, molto attento a qualsiasi movimento di Ace, arrivando al punto di seguirlo in modo petulante chiedendogli di continuo di raccontargli storie, di giocare insieme fra i boschi o a fare la lotta. Qualsiasi persona avrebbe goduto di quel successo, visto quando il piccolo principe lo ammirasse, ma Ace provava solo fastidio nel vederlo sempre così sereno e di conseguenza più Rufy era contento più la vendetta di Ace era tremenda.

Ma ciò non scoraggiò affatto il principe Rufy.

Così gli unici momenti di quiete in cui poteva crogiolarsi un pochino nel suo dolore, erano i suoi sogni.

Ed anche lì aveva faticato non poco a liberarsi dell’assillante cugino.

Quel mondo provvisto di quella pace che nella vita reale era privo, era un toccasana per lui. In quel mondo soffice e vellutato, aveva incontrato qualcuno che capiva il suo dolore, qualcuno che comprendeva quanto difficili e soffocanti fossero le aspettative che gli altri ponevano su di lui, solo perché somigliava al genitore defunto.



 
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-Sei in ritardo.- disse imbronciato Ace, guardando torvo davanti a se chiudendo le braccia davanti al petto.
Un enorme fenice azzurra si fermò a pochi passi da lui, allungando un ala avvolgendola sulle spalle del ragazzo infondendogli un piacevole calore e senso di benessere.

-La strada per arrivare qui è lunga.- disse l’animale in tono neutro, avvicinandosi ulteriormente al principe.
-Ma se siamo in un sogno.- sbuffò Ace stizzito.
-Bisogna pur sempre addormentarsi per arrivare no?-

Rimasero a guardarsi per alcuni minuti mentre ace cercava la maniera giusta di ribattere, senza successo così cambiò discorso, notando una cosa.
-Profumi di fiori.- gli disse incuriosito.
L’uccello accennò un sorriso inclinando lievemente il capo di lato –Davvero?- domandò.
-Si.- confermò il ragazzo, battendo la mano sulla gamba facendogli segno di avvicinarsi ulteriormente –è anche un profumo molto delicato. Che fiore è?-
La fenice posò il capo sulle gambe di Ace, guardandolo dal basso verso l’alto –Non ho idea di che cosa parli.- ribadì, facendo sentire il minore un po’ stupido.
-Non prendermi in giro.- borbottò, infatti, quello infastidito.

L’uccello mosse le ali, in segno d’indifferenza, e beandosi della mano calda del fanciullo sul suo piumaggio –Non lo sto facendo.- spiegò pacato.
-Fai sempre così.- mugugnò il moro, tirandogli quelle piume dalla strana consistenza.

Quello gracchiò , assottigliando i piccoli occhi in modo minaccioso, promettendogli con lo sguardo che se solo avesse fatto un'altra volta un gesto così sconsiderato, una beccata sulla mano non gliel’avrebbe negata.

Riprendendosi dal momentaneo dolore si sistemò meglio sulle sue gambe, rilassandosi –Che mi racconti oggi?- chiese, sapendo come a quella domanda il ragazzo si animava inaspettatamente.
Ace ridacchiò ricordandosi la giornata trascorsa –Rufy si è quasi rotto un braccio, ma ti assicuro che non è colpa mia!- affermò, incominciando a narrare le mirabolanti avventure che aveva trascorso, mettendoci tutta l’enfasi che possedeva.

La fenice, rimaneva continuamente ammaliata da quel modo di raccontare e dalla giornata trascorsa del ragazzo, che nonostante non l’avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, apprezzava la vicinanza dell’iperattivo cugino. Ed ad udire quei racconti se ne affezionava sempre di più.
 

 
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Rouge strabuzzò gli occhi nel notare che quel giorno Rufy non inseguiva Ace, e che quello non escogitava piani meschini per liberarsene come al solito, ma bensì, se ne stavano entrambi abbattuti sotto l’albero secolare del loro giardino.
Mossa dalla curiosità uscì dal castello e con calma si avvicinò ai due notando i volti scuri.

-Cosa succede qui?- chiese dolcemente sedendosi di fronte a loro, sull’erba fresca e profumata.
Ace mugugnò imbronciandosi ulteriormente all’udire quell’interesse da parte della madre, mentre Rufy non sembrava aspettare nient’altro che quello.
-Zietta, Kidd il principe del regno d’Estate è andato nel regno d’inverno.- proclamò, guardando di sottecchi il cugino –Ed Ace è triste.- dichiarò in tono fioco, ma non abbastanza da permettere al maggiore di udire, e sfoderare il suo potentissimo gancio destro sulla sua testa.

-Ace!- lo richiamò la donna, facendo sì che il figlio si muovesse a disagio sull’erba.
-Ma mamma, dice fesserie!- si giustificò quello, guardando storto il minore.

Rouge alzò gli occhi al cielo, accarezzando poi la testa del nipote che soddisfatto si muoveva come un gattino –E come mai il principe è andato lì?- chiese incuriosita.
-Non ho ben capito.- ammise Rufy abbattuto, afflosciando le spalle.
-Capisco.- disse lei sorridendogli, passandogli le dita a solleticargli il collo per farlo ridere, spostando poi lo sguardo verso il figlio che osservava la scena con invidia –Vedrai che rimarrete in contatto. Infondo tu e Kidd non vi siete sempre sentiti?- lo rassicurò con tono gentile allungando una mano verso di lui, per accarezzare quella zazzera perennemente scompigliata, ma il figlio si alzò sbattendo un pugno sul tronco dell’albero, borbottando qualcosa che gli altri due non riuscirono a capire, lasciandoli lì ad arrovellarsi la testa.
 
 

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-Sbaglio o sei più arrabbiato del solito?- chiese la fenice, girandogli in torno per osservare ogni sfaccettatura della sua espressione seccata.
-Non sono arrabbiato.- borbottò torvo, guardando i suoi piedi muoversi freneticamente –Sono proprio incazzato.- ammise incassando la testa nelle spalle, arricciando il naso tirando fuori il labbro inferiore –Il mio amico del regno d’Estate, si è trasferito nel regno d’Inverno da quello squilibrato del re Law, dandomi come spiegazione che quel bastardo di un re gli ha rubato il cuore.- grugnì.

La fenice lo guardò inclinando il capo di lato, sbattendo ripetutamente i piccoli occhi cerchiati –Si è innamorato?- domandò, pentendosene subito dopo vista la reazione del ragazzino.
-Cazzo no.- ruggì, issandosi in piedi –Come se fosse possibile.-

-Sei geloso?-
-No, infastidito.-
-Perché?-
-Quel fottuto regno si porta via tutte le persone a cui tengo!-
-Ma non è morto.-
-Lo so, ma resta il fatto che lo odio.-

La fenice osservò il viso contratto del principe, aspettando che continuasse con il suo sfogo.
-Adesso sono solo, in questo cavolo di regno pieno di persone petulanti e fastidiose.- borbottò infatti.
L’animale scosse la testa –Non lo sei.- disse pacato – Hai tua madre, Rufy e gli altri.-
-Infatti sono persone petulanti.- ribatté il ragazzo, beccandosi un occhiataccia dal volatile –Va bene, ma ho anche te no?- concluse riacquistando un po’ di buon umore.

-Io sono solo nei tuoi sogni, non conto.-
-Beh potrei addormentarmi e non risvegliarmi più, così potrei restare per sempre con te!- esclamò gioioso il ragazzo, convinto che la sua tesi era ben salda e difficile da smontare.
-Ma questo non è il mio mondo Ace.- disse con serietà l’uccello azzurro .
Il principe sentì la sua motivazione sgretolarsi con quelle semplici parole –E come faccio a venire nel tuo mondo?-

La fenice posò il capo sulla spalla del ragazzo che lo guardava con intensità –E se tu già ci fossi?- domandò a sua volta.
-Come posso incontrarti?-
-E perché vorresti farlo? Non sono poi così diverso dalle persone che tanto denigri.-
-No, tu sei diverso.-
-No, non lo sono. E poi non sai nulla di me.-

Ace guardò con grandi occhi la fenice, rimanendo sorpreso di come quelle parole l’avessero ferito più di una pugnalata. A parte il nome, e poche informazioni di base sul perché anche il volatile fosse così amareggiato, non aveva mai chiesto nulla, ma non per questo non provava nessun interesse per lui.
-Allora parlami di te!- esclamò risoluto, senza ricevere nessuna risposta.

Il principe posò la testa sull’ala del volatile, inspirando profondamente quell’odore di fiori che aveva un sapore nostalgico, ma che non era ancora riuscito a ricordare cosa fosse –Vorrei davvero passare la mia vita con te.- dichiarò sincero.
-Ne dubito.-
-Fai male.-
Dicendo ciò Ace posò le sue labbra sulle piume soffici della fenice, mentre queste fluttuavano sul suo viso solleticandolo, e lo  baciò.
-Marco, tu sei l’unico che mi ha sempre capito e mi ha sempre accettato per quello che sono.- mormorò, spostando le sue labbra sul suo becco.

L’animale puntò gli occhi nei suoi, sentendosi chiamare dopo tanto con il suo nome –Potresti rimanere deluso.-
Quello scosse il capo –Mai.-
-E se succederà?-
-Tu non permettere che accada, vieni a prendermi nel mondo reale.- sussurrò, sprofondando nuovamente il viso nel piumaggio fluttuante.
 

Quella fu l’ultima volta che vide la fenice.

 
 
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I giorni passarono ed Ace non riuscì più a vedere quell’animale che tanto lo confortava con il suo calore e il suo tenue profumo, nel suo mondo dei sogni da prima così sereno, mentre adesso le spire della solitudine e dell’angoscia lo  stringevano facendogli sentire il loro gelo. Soffocandolo.

Così Ace con un iniziale titubanza, si lasciò crogiolare dal calore che i suoi cari gli donavano nella vita reale, incominciando ad apprezzare ogni singolo gesto, anche il più invadente capendo che erano atti dettati solo dall’amore e l’affetto che  provavano per lui.

Così le continue corse nei boschi che prima servivano solo per evitare Rufy, si trasformarono in un divertente ‘mondo’ da scoprire insieme pieno di pericoli ed animali stravaganti.
Le continue litigate con il nonno Garp, presero un altro aspetto ai suoi occhi, notando come quel modo di relazionarsi del vecchio era solo il suo modo di esprimergli amore, e nient’altro.
Ed infine aveva ritrovato l’abbracci di sua madre, sentendosi stupito per averli evitati accuratamente come se fossero peste.

Pian piano quel vuoto che la fenice e la morte del padre avevano lasciato, si facevano sempre meno opprimenti, riempendosi di risate, allegria e gioia, quel sentimento che il principe aveva cercato di evitare con tutto se stesso ma che in verità desiderava come l’acqua fredda nel caldo più torrido.

Ma nonostante ciò, prima di addormentarsi e finire in quel mondo privo di quei colori azzurri e dorati, si ritrovava a pensare che prima o poi avrebbe ritrovato ciò che aveva perduto, lo sguardo attento di Marco, il suo calore, il profumo così caratteristico, il senso di benessere che gli dava stargli accanto. Avrebbe ritrovato tutto quello a qualsiasi costo.
E solo dopo questi pensieri positivi riusciva ad addormentarsi.
 
 

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L’odore delicato dei fiori alleggiava nell’aria mischiandosi alle fragranze autunnali del luogo, invadendo così ogni singola stanza del castello, stuzzicando la curiosità ed il fine olfatto del principe che camminava intento a seguire quell’aroma familiare, svoltando per il dedalo di corridoi del maniero.

Quella mattina si era ritrovato stranamente solo, suo cugino era stato rapito dal vecchio Garp per uno dei suoi soliti ‘allenamenti mortali’, per far si che il ragazzo potesse diventare un valoroso condottiero; mentre sua madre si era recata come spesso succedeva sotto l’enorme  cedro della piazza principale, per raccontare ai bambini le favole mantenendo vivo lo spirito del defunto sovrano.

Così preso dalla noia e dalla curiosità il principe si ritrovò a seguire quella fragranza, ritrovando fuori dalla fortezza, nell’immenso giardino dai colori sgargianti dell’autunno.

Osservò il parco ben curato, notando sulla sinistra poco lontano da lì un piccola serra bianca che lui non si era mai accorto. I piedi si mossero da soli, ed attraversando il vialetto ciottolato incorniciato dalle aiuole di fiori d’ erica e narcisi autunnali, fiancheggiò il delizioso gazebo ricoperto d’edera e finalmente si ritrovò  davanti a quella serra da dove usciva quell’aroma delicato.

Com’era solito fare entrò senza chiedere il permesso, e rimase incantato da quella distesa di fiori d’ibiscus dalla meravigliosa sfumatura rossa e dorata, che nascevano innaturalmente in quella terra.
-Che ci fai qui?- sentì dire alle sue spalle e preso alla sprovvista saltò come una molla, si girò verso quella voce con l’espressione più contrariata che possedeva, ma si fermò scrutando la persona che aveva davanti –Gli uccelli ti hanno beccato la lingua?- chiese quello con un accenno di sorriso.

L’interlocutore era un tipo stravagante, dalla buffa acconciatura ad ananas sul biondo e dalla pelle leggermente abbronzata, gli occhi cerchiati da delle tenue occhiaie, ed un’ispida barbetta che incorniciava quel sorriso dolce.

Il principe si riscosse imbronciandosi –Niente di tutto ciò.- dichiarò, incrociando le braccia al petto.
L’uomo rise sorpassandolo ed incamminandosi verso i viottoli di fiori piantati, intento a controllare la loro crescita –Beh meglio così.- sentenziò, prendendo un tubo per annaffiare –Oggi sei solo? Rufy non ti da la caccia?- chiese guardandolo di sottecchi.
Quello sbuffò, facendo un gesto con la mano –Il vecchio l’ha portato via per un addestramento.- spiegò, irrigidendosi subito dopo –Aspetta, ma tu che ne sai di Rufy?- domandò stupito –Io non ti ho mai visto qui fino ad ora. E sono sicuro che sei arrivato da dannatamente poco.-

L’uomo alzò le spalle spostando di lato la testa –So molte cose, come il fatto che odi il cibo troppo caldo, nonostante ami passare il tempo a giocare con il fuoco, so che ti addormenti nei posti più disparati e nei momenti più inopportuni.- disse con tono divertito –Come quella volta che la servitù ti ha ritrovato a testa in giù appeso alla staccionata del maniero.-
-E tu che ne sai?- ripeté nuovamente il principe sempre più sconvolto, erano cose che solo la servitù e i suoi cari sapevano e…

In quel momento realizzò che quell’uomo aveva qualcosa di dannatamente familiare, gli occhi piccoli, il tono della voce ed il modo arrogante di porsi verso di lui, ma anche la dolcezza con cui eguagliava la superbia.

Con passi veloci Ace si avvicinò all’uomo afferrandogli il viso e portandolo a pochi centimetri dal suo, studiandolo bene, aveva un profumo familiare, lo stesso che aveva aleggiava nei suoi sogni e lo stesso che sentiva quando faceva visita a Kidd, lo stesso che alleggiava in quel momento nella serra e in tutto il castello.

Profumava d’ibiscus.

Ace non poteva crede ai suoi occhi –Marco.- sussurrò, prima di stritolarlo in un abbraccio nel notare l’assenso dell’uomo.
Rimasero per alcuni secondi intenti a bearsi di quel calore che solo nei loro sogni avevano potuto godere.
-Sei in ritardo.- affermò il ragazzo nascondendo il viso nel suo collo, iniziando la conversazione come era suo solito fare nei suoi sogni.
Quello ridacchiò –Non avevo mai detto che sarei venuto a cercarti.- ammise, posando la testa sulla sua.
-Non hai neanche mai detto il contrario.-
-Questo è vero.-

Si separarono un poco, tornando ad incatenare i loro occhi –Perché non sei più tornato lì?- domandò il principe, sfiorando i loro nasi.
-Come ho detto, non era facile raggiungerti.- spiegò, facendo scontrare dolcemente le loro teste –In un qualche strano modo ci siamo ritrovati nello stesso sogno perché provavamo le medesime sensazioni.- spiegò pacato –Ma a quanto pareva la vicinanza di Rufy, stava facendo scemare il tuo malessere.-

Il principe annuì capendo ciò che Marco gli stava dicendo, nel suo mondo dei sogni la fenice gli aveva raccontato che anche lui nella guerra nel regno d’inverno aveva perso suo padre e forse, era per quello che riuscivano a ‘connettersi’, ma quando l’insistenza del cugino era diventata qualcosa che il moro aspettava inaspettatamente con ansia, tutto era andato a scemare.

-Rimarrai qui per sempre?- chiese, non volendo più pensare a quei tristi ricordi.
Il biondo annuì sorridendo –Finchè sarà possibile.- ammise, posando una mano sulla guancia lentiginosa del ragazzo facendolo arrossire lievemente, avvicinando pericolosamente le labbra alle sue –Sempre che tu sia ancora dell’idea, di voler vivere per sempre con me.- disse in un sussurro.

Il cuore di Ace batteva all’impazzata nel suo petto, aveva sempre desiderato di vivere quel momento. Si aveva baciato già Marco ma era in un sogno e lui non aveva l’aspetto d’adesso, chiuse lentamente gli occhi registrando prepotentemente nella sua testa l’immagine del volto dell’uomo prima del tanto sospirato bacio.

-Ace!- sentì urlare, ed apparire un esuberante quanto euforico Rufy, che gli saltò sulle spalle annullando così la distanza fra il cugino e l’uomo.

Inutile dire che i due rimasero stupiti, e fra l’imbarazzo dell’occhiate incuriosite del minore fra i tre si separarono.
-Rufy!- urlò il principe cercando di levarsi di dosso il ragazzino, senza successo –Levati di dosso!-
-No, presentami il tuo amico.- rispose quello ancora più eccitato di prima, nel poter conoscere qualcuno di nuovo.
-Mai.- sputò Ace, buttandosi a terra di spalle, schiacciando il minore che rideva a crepapelle, prendendo quel gesto come un gioco.


Marco osservò basito la scena, pensando che infondo doveva aspettarselo un finale del genere.
 

Fine.
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Note di me:Ebbene si eccomi finalmente tornata, e non in un giorno qualsiasi, tsk ma scherziamo! No, nel giorno del compleanno della nostra carissima Mai Kusakabe! *applauso*
Non potevo non fare un regalo a colei che ha stravolto piacevolmente la mia vita, ebbene si Mai, non posso evitare di dire che è tutta colpa tua, ma come mi hai ben fatto notare in realtà è colpa mia che casco sempre nei tuoi trabocchetti psicologici, quindi touche u_ù!
Spero che questa mia primissima MarcoxAce vi piaccia, lo so non è una lemon o un genere di shot ‘normale’, ma ho voluto scrivere un'altra favola che si intersecasse con ‘il principe senza cuore’, dalla lettura semplice che anche la nostra Mai che è alle prime armi con l’italiano (ma che sicuramente parla meglio di me) possa leggere con facilità.

Quindi fanciulle in sostanza, Tantissimi auguri Mai!! E fate le brava commentate le sue opere perché leggerle ne vale la pena!

E noi, care fanciulle ci vediamo alla prossima e questa volta non vi farò aspettare mesi ;), almeno spero O_O!
Ho in progetto una bellissima Long che è un bocconcino bocconcioso *ç*!
Un bacione fragoline di bosco mie <3!
 
 
  
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