Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Raviolita    20/05/2015    4 recensioni
"Dopo gli eventi accaduti quella volta in mezzo al campo di battaglia, il loro rapporto era come rinato, quasi senza più momenti di rabbia inopportuna o di inutile preoccupazione; loro sapevano di poter contare l'uno sull'altra. Ma Mikasa non poteva far altro che chiedersi, con una dolorosa stretta al cuore, se ormai fosse diventata una figura di troppo, che si intrometteva nella vita dell'ultima speranza dell'umanità."
EreMika, post capitolo 50. Perchè tutti hanno bisogno di un po' di EreMika nella vita.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si lasciò cadere sul suo letto, sbuffando, esausta dopo il duro allenamento che ormai era diventato un'abitudine, per lei e per i suoi compagni.

Sdraiandosi, permise alla sua mente di alleggerisi dalla stanchezza che la pervadeva, cercando di eliminare solo per qualche istante il solito sfinimento quotidiano.

 

Iniziava a stufarsi di tutto ciò che doveva passare ogni giorno: ordini, spedizioni, perdite, ma sapeva benissimo anche che aveva scelto lei questa vita. L'aveva scelta per stare accanto a lui.

Era quasi ironico.

Lei, la gelida Mikasa Ackerman, non poteva vivere senza la presenza di un ragazzo testardo come un mulo e considerato da tutti come “il bastardo che ha fretta di morire”, ma non ci poteva fare nulla.

Per lei Eren Jaeger era casa.

 

Lasciò il suo sguardo vagare per lunghi istanti sul soffitto della sua stanza buia, iniziando a chiedersi se anche lui fosse stanco della vita da militare, stanco della morte che si presentava davanti ai loro innocenti occhi ogni istante, stanco della gente che lo circondava e che il più delle volte lo disprezzava, stanco di lei.

 

C'era sempre stata per lui, forse a volte un po' troppo, con la sua ossessione di proteggere la sua “famiglia”, anche se infondo sapeva che Eren per lei era più di un familiare.

Tuttavia, con il passare del tempo, si accorsero entrambi che serviva un cambiamento tra il loro reciproco modo di porsi, e ci volle qualcosa che li scosse fortemente entrambi per realizzare quello che veramente provavano.

Difatti, dopo gli eventi accaduti quella volta in mezzo al campo di battaglia, il loro rapporto era come rinato, quasi senza più momenti di rabbia inopportuna o di inutile preoccupazione; loro sapevano di poter contare l'uno sull'altra. Ma Mikasa non poteva far altro che chiedersi, con una dolorosa stretta al cuore, se ormai fosse diventata una figura di troppo, che si intrometteva nella vita dell'ultima speranza dell'umanità, disturbandolo e distraendolo dai suoi prioritari obbiettivi.

 

Rifugiandosi sotto le coperte, il soldato dalla sciarpa rossa cercò di cacciar via gli ostili pensieri celati dentro di sé, e nel frattempo lasciò che il suo repiro rallentasse sempre di più.

 

Il mattino seguente, però, l'incubo che Eren la voleva lontana da lui si ripresentava davanti a lei, come il dì successivo e quelli dopo ancora.

Di giorno in giorno questo timore sembrava aumentare sempre di più, come una ferita che invece di rimarginarsi, diventava sempre più profonda, tremenda.

E in quel periodo non poteva far altro che evitarlo, a non prestargli attenzione quando gli succedeva anche una stupidaggine e perfino non parlargli, talvolta.

Sebbene lei riuscisse a nasconderlo con un solido e apparentemente indistruttibile muro, i suoi amici capivano all'istante quando c'era qualcosa che non andava. Il suo strano atteggiamento aveva attirato dei punti interrogativi da parte di Armin, ai quali però lei rispondeva con i soliti e freddi “Niente”.

 

Ormai sembrava diventato insopportabile per lei vederlo ogni giorno, com'era insopportabile anche solo il pensiero di un'esistenza senza di lui al suo fianco, e la confusione che provava la spinse, in quel tempo, a pensare follie, seppure inconcepibili, come abbandonare la Legione, abbandonare tutto, perché il suo tutto era proprio Eren.

Tuttavia, una notte successe qualcosa che la rassicurò a tal punto di renderla felice, perchè proprio era difficile vedere uno spiraglio lucenete di gioia nell'oscurità delle loro malinconiche vite.

 

Era una tarda sera, come tante, e Mikasa cercava il riposo sotto il calore delle coperte, ma questo non arrivava. Non riusciva a togliersi dalla testa questa sua angoscia, che la perseguitava ormai da parecchio.

Siccome il sonno questa notte sembrava scomparso definitivamente, decise di uscire dalla sua cupa camera, prestando attenzione a non svegliare i compagni e i suoi superiori, che a quell'ora giacevano dormienti nei propri letti.

Si spostò in punta di piedi fino a raggiungere la sala da pranzo, che per loro veniva considerata anche cucina, per cercare sollievo in un bicchiere d'acqua fresca.

Improvvisamente, avvertendo un rumore inaspettato dietro di lei, sussultò. Posò il bicchiere pieno d'acqua sul tavolo e si girò per vedere un Eren imprecante dopo aver urtato il suo piede contro lo stipite della porta.

“Eren-”

Proprio nell'attimo in cui si mosse appena per aiutare il suo povero amico inginocchiato sul pavimento, sentì una voce dentro di sé.

 

Lui non ti vuole.

 

Vattene.

 

Rimase immobile, come congelata, per alcuni momenti; poi, abbassando lo sguardo, si diresse il più velocemente possibile verso il corridoio, volendo nient'altro che ritornare nella sua stanza. Eppure non ci riuscì; si fermò un'altra volta sentendo dei lievi ahahah da parte di Eren, che si stava rialzando dietro di lei.
“Ehi, pensavo che come minimo mi avresti in braccio” le disse; sul suo volto era ancora visibile lo strascico della sua risata.

Lei istintivamente si girò mostrandogli la sua consueta espressione indifferente, anche se voleva con tutta sé stessa ritornare nel suo letto.

 

Non ricevendo alcuna risposta dalla ragazza, Eren continuò, mentre il suo volto acquisiva un tono serio.

“Sai, sembri strana ultimamente.”

Con gli occhi fissi su Mikasa, le si avvicinò. “Che cos'hai? E non dire quel solito niente, che so che c'è qualcosa.”

La ragazza si immobilizzò nuovamente, rimandendo in parte sorpresa che si preocupasse per lei, dato che negli ultimi tempi confidava di non valer nulla per lui. 'Forse ci tiene a me. Forse.'; ma lei non ci credeva. Non più.

 

Eren, notando che la sua compagna orientale stava muta, arrivò a starle a pochi centimetri di distanza.

 

“Allora?”

 

Percependo su di lei lo sguardo, in quegli attimi opprimente, di quei profondi occhi turchesi a cui era tanto affezionata, Mikasa non resse più, e permise al suo viso esprimere per errore la tristezza che da troppo opprimeva.

Il ragazzo accorgendosene allungò una mano per poggiarla sulla sua spalla, ma lei si mosse dal suo posto; stavolta era davvero convinta di riuscire a raggiungere la porta della sua stanza, ma una decisa stretta al polso destro glielo impedì.

Sentì una una lacrima scivolargli sulla guancia; perdeva sempre la ragione quando c'era di mezzo colui che la salvò quell' indimenticabile notte di 6 anni fa.

 

“Cosa c'è?” La esortò a rispondergli con voce leggermente irritata, mentre la guardava asciugarsi il viso con la manica della lunga veste da notte bianca.

 

Mikasa incontrò allora lo sguardo di Eren, lasciando uscire un singhiozzo dalle proprie labbra.

 

“Dai...cosa c'è?” ripetè Eren, aspettando che le lacrime cessassero.

Dopo alcuni secondi di silenzio, finalmente lei parlò.

“Eren... io sono un peso per te?” chiese in modo diretto, senza indugiare sull'argomento; la tristezza era chiara e percepibile nella sua voce.

“Cosa?” replicò confuso Eren. Non si aspettava una domanda di questo genere da lei.

 

“So che possiamo fidarci l'uno dell'altra,ma-” la frase fu interrotta da un altro singhiozzo. “-ma sei sicuro che io non sia una presenza di troppo per te..? Non sono diventata... inutile per-”

 

Eren, strinse la presa sulle sue spalle, interrompendo così quel flusso di parole pieno di dolore che lei si portava dentro da troppo tempo.

 

“Mikasa... immagina quante volte sarei morto, o quasi, se non ci fossi stata tu.” le rispose, cercando di sorridere per consolarla. Era strano vederlo così pacato per una volta, ma evidentemente cercava di dimostrargli che non aveva mai pensato a lei come qualcosa da eliminare il prima possibile, tutt'altro.

Lei ci doveva essere.

“Non ho mai sopportato quello che facevi, perchè volevo essere io quello che ti doveva proteggere, ma so che lo facevi per lo stesso motivo per cui io voglio difendere te. Non sentirtene in colpa proprio ora che posso farlo.”

 

Sentire una frase così da Eren Jaeger la sbalordì, ma nel contempo le lacrime cessarono e le sue labbra si incurvarono in un lieve e quasi impercettibile sorriso.

 

“Eren...”

 

I loro sguardi si incontrarono ancora una volta, e senza che nessuno dei due se ne accorgesse, in un'istante il viso di Mikasa, la quale si era tuffata nell'azzurro di quegli occhi che avevano piena attenzione su di lei, era incorniciato dalle mani ruvide di Eren, che osservava, come incantato, i tratti orientali della ragazza che era stata sempre al suo fianco; mentre il tempo sembrava essersi interrotto intorno a loro.

 

Questa piccola magia durò ben poco, poiché presto si accorsero entrambi della loro situazione, e un lieve rossore si posò sulle guance di entrambi. Eren lasciò cadere le braccia lungo ai fianchi, mentre Mikasa si spostò leggermente.

Eren interruppe quell'imbarazzante silenzio che si era creato con un sospiro. “Comunque... Che ci fai in piedi a quest'ora?”

 

“Non riuscivo ad addormentarmi.” Il loro dialogo continuava mentre i due si dirigevano di nuovo verso la cucina.

 

“Ah... incubi?” Si riferiva a quelle orribili immagini che disturbavano quasi ogni notte, dal giorno in cui il signore e la signora Ackerman persero brutalmente la vita. il sonno di una bambina indifesa, ormai cresciuta in una forte e decisa giovane donna. Li conosceva più che bene, dato che Mikasa passò numerosi notti tra le braccia di Eren, dove cercava appoggio e calore.

 

Avendo intuito che lei non aveva intenzione di replicargli, questa volta il ragazzo capì all'istante.

 

“Non dirmi che non riuscivi a dormire per causa mia!” Un'altra risata riempi il corridoio tra la sala e le stanza, forse a volume troppo alto, che fu appunto interrotta da uno sssshh di fronte a lui.

Effetivamente era bizzarro vederlo allegro, ma in quel momento non ci fece molto caso, perchè sapeva che era lei il motivo del suo sorriso.

 

“Beh...” e per un attimo le sue guance si riaccesero. “Tu invece? Ti fa ancora male il piede?” chiese dopo una breve pausa.

 

Questa volta Eren non potè trattenere un dolce sorriso che gli illuminò il volto. “Ecco quello che mi mancava.”

Mikasa si affiancò a lui e lo colpì una decisa pacca sulla spalla, accennando una risata.

Era strano pure per lei poter sorridere.

 

Rientrando in cucina, prestò attenzione al bicchiere che aveva abbandonato sul tavolo in legno, mandando giù qualche sorso d'acqua rinfrescante. “Non ho ancora capito perchè invece tu sei in piedi a quest'ora.”

 

Lo sguardo del ragazzo, dopo un breve giro nel vuoto, si incupì lievemente, lasciandò però trasparire l'amarezza che provava nel doverle rispondere.

“Ecco...” lo sguardo fisso su una delle lastre di legno del pavimento “Ho sognato mia madre... che veniva uccisa da quel mostro, proprio come 5 anni fa. Allora ho pensato che facendo due passi in giro mi avrebbe distratto un po'.”

 

Sul viso di Mikasa era visibile la compassione che sentva nei confronti di Eren, mentre gli si avvicinava.

“Oh, mi dispiace.”

“Non preoccuparti, non è la prima volta.”

 

A quel punto, Mikasa gettò le sue braccia attorno ad Eren, stringendolo a sé in un caloroso abbraccio, un po' per consolarlo dai dolorosi ricordi che aveva appena richiamato, e un po' perchè si era resa conto che lui la voleva con sé, poiché l'uno aveva bisogno dell'altra.

Restò un attimo con la testa appoggiata sulle spalle del ragazzo, sentendo il suo profumo, quello che l'aveva sempre riportata a casa.


                                                            ~ ~ ~

Nota: Salve! Questa è la prima storia che pubblico (perchè le inziavo a scrivere ma poi avevo caga a pubblicarle, sono molto furba mh) e non ho potuto fare a meno di parlare dei miei due piccolini  di Eren e Mikasa. Sono la mia OTP, non ci posso far niente.
Voglio dire anche che spero proprio di migliorare a scrivere perchè devo smetterla di scrivere come una bambina dell'asilo (il motivo per cui non ho pubblicato niente fino ad ora) quindi questa era come una """"prova"""" (?) Insomma, prometto che migliorerò.
Ah, per chi non l'avesse capito, parlando del contenuto di questa penosa fanfic, ho specificato che i fatti sono dopo il capitolo 50, perchè penso che sia un momento importate del rapporto di questi babies; insomma, si danno una mezza svegliata entrambi, a mio parere.
E basta, penso di aver detto tutto, scusate se ci sono errori ma la voglia di rileggerla era sotto zero per mille motivi (...) e boh.
EREMIKA EREMIKA EREMIKA EREMIKA EREMIKA.
Okay ora sono contenta. Bau bau! ~ <3

 

   
 
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