“Fratellone..”
mormorò il piccolo, seduto a tavola
“..c’era un bambino fra gli alberi”.
“Aiolia,
questa zona dell’isola è riservata al tempio,
chiusa al pubblico. Non ci sono
bambini” ribatté il Sagittario.
“In
realtà..” si intromise l’anziano custode
“..c’è un bambino da queste parti.
Ogni tanto si fa vedere. Non ha mai voluto entrare qui, si limita a
rubare cibo
e vestiti. Ovviamente compriamo cose appositamente per lui e le
lasciamo in
punti strategici”.
“Pare
parliate di un selvaggio” sorseggiò una bibita il
giovane cavaliere “Non certo
di un bambino che vive in Grecia”.
“È
di
sicuro orfano ma è un tipetto niente male. Tosto al punto
giusto”.
“Tosto?
È
solo un povero bambino! Quanti anni ha?”.
“Parlate
come un vecchio! Meno male che siete solo un ragazzino..seppur con
l’armatura
d’oro!”.
“E
non
avete mai sentito parlare quella gran piaga di Saga..”
ridacchiò Aiolos
“Ma..tornando seri..dobbiamo fare qualcosa per quel bambino!
Avrà bisogno di
cure, vestiti decenti, istruzione!”.
“Se
volete,
potete provate a catturarlo. Non sarebbe male come prima missione,
Sagittario”.
Aiolos
aveva appena ricevuto la sua armatura ed era stato mandato su
quell’isola per
verificare le condizioni delle vestigia custodite
su quell’isola. Il Gran Sacerdote
era impaziente: era ora che tutti i cavalieri d’oro si
risvegliassero!
“Posso
andare a giocare fuori, fratellone?” domandò
timidamente Aiolia.
“Sì,
va
bene. Ma se ti chiamo, devi correre qui!”.
“Il
bambino
diventerà cavaliere?” domandò
l’anziano, una volta che Aiolia fu uscito dalla
stanza.
“Lo
spero.
Lo sto addestrando io..”.
“Ma
siete
così giovane! Non è un impegno troppo
grande?”.
“No,
affatto. Cancro, Pesci e Capricorno sono più piccoli di me
ed hanno già
l’armatura d’oro”.
“Ma
nessun
fratello di cui prendersi cura”.
“Mio
fratello non è un peso. Anzi, è una continua
fonte d’orgoglio”.
Nella
sala
entrò una giovane che arrossì leggermente,
temendo di aver interrotto qualcosa
di importante. Portava un vassoio con qualche fetta di dolce e
l’anziano le
sorrise.
“Lei
è la
mia nipotina Sophia. Aiuta a non sentirmi troppo solo in questo posto
sperduto.
Un giorno sarà lei a fare la guardia all’armatura
dello Scorpione, quando io
non ci sarò più”.
“Spero
di
no” sorrise Aiolos “Spero che il cavaliere che la
dovrà indossare per
l’imminente guerra santa si faccia vedere e la porti via
dall’isola!”.
“Ma
è
proprio sicuro che ci sarà questa guerra santa?”
si preoccupò la fanciulla.
“Sì,
assolutamente”.
“Che
paura..meno male che ci sarete voi, forti cavalieri, a
proteggerci”.
Aiolos
arrossì leggermente. Non era abituato a sentirsi fare i
complimenti dalle
ragazze.
Aiolia
camminò fra i meli. Ne osservò i frutti. Ne
voleva tanto uno e quindi si arrampicò.
Sedette fra i rami ed addentò una mela, soddisfatto. Poi
sobbalzò. Qualcuno lo
osservava.
“Sei
il
bambino che vive qui?” ipotizzò il piccolo ed
udì un piccolo ringhio.
Aiolia
non
sapeva che fare e si sentì molto a disagio.
“Non
volevo
darti fastidio” parlò ancora “Questa
mela era tua?”
Calò
di
nuovo il silenzio ed ecco che udì una risata divertita.
Dall’ombra spuntò un
bambino dai capelli scompigliati ed il viso leggermente sporco di fango.
“Sei
un
fifone!” lo derise e Aiolia si imbronciò.
“Non
è vero!”
si offese l’aspirante Leone “È che tu
sei nascosto e mi spii. Che cosa vuoi?”.
“Niente.
Sei bravo ad arrampicarti”.
“Grazie.
Sono un aspirante cavaliere”.
“Cioè?
Vai
a cavallo?”.
“No,
i
cavalli non c’entrano!”.
“E
allora
perché usi il termine cavaliere?”.
“Non
lo
so..”.
I
bambini
rimasero in silenzio qualche istante e poi scoppiarono a ridere.
“Io
sono
Aiolia. Tu?”.
“Mi
chiamano tutti Milo”.
“Ma
vuol
dire “mela”! Perché ti chiamano
così?”.
“Non
lo
capisci?” ghignò Milo, addentando un frutto.
“Forse
l’ho
capito..”.
“E
poi..tu
hai il nome di un’isola, proprio come me!”.
“Sì,
è
vero. La mitica isola di Aeolia. Mio fratello mi racconta spesso questa
storia.
Mi chiamo così perché è il nome
dell’isola dove ha la casa Aiolos, il dio del
vento. Mio fratello viene chiamato Aiolos e quindi io ho preso questo
nome”.
“E
perché
tuo fratello si chiama come Eolo, il Dio del vento?”.
“Che
ti
importa? E poi..perché secondo me Aiolos suona meglio di
Eolo, che mi fa
pensare ai sette nani!”.
Milo
non
capì del tutto quel ragionamento ma finse di comprendere e
rise.
“Perché
tu
e tuo fratello siete qui?” domandò poi.
“Siamo
qui
per sorvegliare una cosa molto importante”.
“Che
cosa?”.
“Non
te lo
posso dire. È un segreto”.
“Un
segreto?”.
“Sì.
Roba
da grande tempio che non puoi capire”.
“Ah..ok..”.
“Devi
stare
lontano da quel posto che custodiamo, capito? È
proibito!”.
“E
se no
che mi succede?”.
“Verrai
punito!”.
Per
nulla
convinto, il piccolo abitante dell’isola finse disinteresse.
Parlò ancora un
po’ con l’aspirante Leone e poi lasciò
che rientrasse a casa, dopo il tramonto.
Doveva capire che cosa di così prezioso stavano
sorvegliando. Non pensava che
su quell’isola ci fosse qualcosa di valore! Attese il buio e
poi si addentrò
nel giardino. Teoricamente era custodito ma nessuno notò
quel bimbetto
nell’ombra. Fra i rovi ed i cespugli, riuscì ad
intravedere una strana scatola
d’oro. Com’era bella! Fece per avvicinarsi ma di
colpo qualcuno spuntò e lo
afferrò saldamente.
“Preso!”
sibilò Aiolos “Cosa pensavi di fare?”.
“Lasciami!
Aiuto!” protestò Milo.
“Piccolo
ladro! Volevi portar via l’armatura, eh?”.
“Lasciami!
Va via!”.
Il
bambino
si dimenò ed infine Aiolos lasciò la presa. Milo,
preso alla sprovvista,
incespicò e scivolò, cadendo addosso allo scrigno
d’oro.
“Vieni
subito via!” minacciò Aiolos “Qui non ci
puoi stare!”.
“Sì,
me lo
hanno detto” ghignò Milo, accarezzando la pandora
con aria di sfida.
“Ringrazia
gli Dei che sei solo un bambino, altrimenti ti avrei punito
duramente!”.
“Prova
a
prendermi!”.
Il
bambino
fece una boccaccia e rise. Aiolos, sospirando, tentò di
afferrarlo di nuovo.
Appena si avvicinò troppo però, lo scrigno
brillò e l’armatura ne uscì.
“Che
succede?” si spaventò il Sagittario, riuscendo a
tirare a sé il piccolo Milo
“L’armatura è adirata?
L’abbiamo disturbata?”.
La
coda
delle vestigia dello Scorpione sferzarono l’aria, in cerca di
un bersaglio.
Aiolos indietreggiò, con il bambino stretto fra le braccia.
Milo non era
contento di quel trattamento e si dimenò, tentando di
riconquistare la libertà.
Ci riuscì mordendo il braccio del giovane cavaliere che,
preso alla sprovvista,
lo lasciò.
“Non
mi fa
paura!” rise il piccolo, dando le spalle
all’armatura.
“Stai
attento!”
si allarmò Aiolos, provando a portarlo lontano da quel luogo
e richiamando a sé
le vesti del Sagittario.
La
coda
dello Scorpione scattò e brillò. Il piccolo
gridò ed il cavaliere lo afferrò.
Questa volta non lo lasciò andare e fuggì,
lasciandosi alle spalle l’armatura.
Questa reagì, lanciando con la sua coda una raffica di
Cuspidi. Il Sagittario si
coprì con le ali delle vestigia e riuscì a
raggiungere la piccola casa del
custode. Lo Scorpione desistette.
“Siamo
in
salvo!” ansimò Aiolos “Spero che starai
attento la prossima volta!”.
Senza
ricevere risposta, il giovane guardò il bambino che teneva
fra le braccia e
trasalì. Il piccolo era ferito e gemeva dal dolore.
“Ah!
Ti ha
colpito una Cuspide!” esclamò Aiolos, spalancando
gli occhi “Io..io..perdonami!
Non sono stato abbastanza bravo da riuscire a proteggerti! Che razza di
cavaliere che sono..”.
L’anziano
custode e la nipote raggiunsero i due, svegliati dal frastuono. Subito
capirono
ciò che era successo al bambino.
“Aiutatelo!”
parlò il Sagittario “Ci deve essere un
modo!”.
“Purtroppo
il veleno dello Scorpione è potente, specie per un bambino
così piccolo. Non
esiste cura! Solo il cavaliere dello Scorpione può guarire
il suo stesso
veleno”.
“Quindi
questo bambino morirà per colpa mia?”.
“Signor
Aiolos..non colpevolizzatevi per..”.
“Tacete!
Trovate piuttosto un rimedio!”.
“Non
esiste! Non vedrà l’alba di domani..”.
Aiolos
rimase in silenzio, sentendosi tremendamente in colpa.
“Cercate
di
riposare. Darò al piccolo delle erbe che lo faranno dormire.
Non si accorgerà
di niente. Non soffrirà. È l’unica cosa
che possiamo fare” parlò l’anziano.
“Ma
io..”.
“Giovane
cavaliere, avete ancora molto da imparare..”.
“Lo
so..”.
Quando
spuntò il sole, Aiolos non aveva il coraggio di entrare in
quella stanza. Immobile
lungo il corridoio, guardava la porta dietro cui il piccolo ferito era
stato
messo a letto. Non voleva vederne il cadavere, ma qualcuno doveva
prendersi
cura di quel piccino nel suo ultimo viaggio.
“Cosa
fai?”
domandò Aiolia, facendo sobbalzare il fratello.
Il
bambino
stava mangiando biscotti e riempiendo di briciole tutta la casa.
“Cosa
fai
in piedi a quest’ora?” rispose il Sagittario.
“Avevo
fame..”.
Senza
dire
altro, l’apprendista Leone corse e spalancò la
porta che Aiolos tanto temeva di
varcare. Il fratello maggiore tentò di fermarlo, non volendo
assolutamente che
il fratellino vedesse il cadavere di un bambino come lui! Non ci
riuscì ed udì
Aiolia gridare.
“Fratellino!”
lo raggiunse il Sagittario, temendo il peggio.
“Hai
mangiato tutti i biscotti!” urlò
l’aspirante cavaliere.
“Scusa.
Avevo fame” rispose una voce da bambino.
“Ma..tu..”
si stupì Aiolos, nel vedere il piccolo ferito seduto sul
letto con un grande
sorriso stampato sulla faccia.
“Ma
erano i
miei biscotti!” protestò ancora Aiolia.
“Ti
ho
fatto un favore” ghignò Milo “Hai
bisogno di stare a dieta, che sei ciccione!”.
“Non
è
vero!”.
Il
Sagittario
tirò un sospiro di sollievo. Il piccolo era vivo e stava
bene. Era riuscito a
sopravvivere all’armatura dello Scorpione! Ma questo voleva
dire che..
“Com’è
stato il tuo primo viaggio come cavaliere del Sagittario?”
domandò Saga, con
l’armatura di Gemini che scenograficamente scintillava al
sole.
“Non
saprei” ammise Aiolos “Commetto moltissimi errori.
Non capisco come potrò io
addestrare mio fratello, viste le mie lacune”.
“Oh,
ma che
dici? Nessuno nasce perfetto! Devi imparare, no?”.
“Sì
ma ho
rischiato di far morire un bambino per la mia incompetenza! Devo
assolutamente
migliorare”.
“Perfetto.
Ti va un po’ di allenamento assieme a me?”.
“Tu
non hai
bisogno di allenamento. Tutti ti considerano una sorta di
divinità”.
“Mica
lo
sono per davvero, Los! Solo perché ho ottenuto
l’armatura per primo, non
significa che sia il migliore di tutti!”.
“Diventerai
Gran Sacerdote. Ed io sarò lieto di servirti. È
quel che vogliono tutti”.
“Non
dire
cose che..”.
Saga
si
zittì, perché Shion si stava avvicinando.
Entrambi i cavalieri fecero un
inchino rispettoso al Sacerdote e questi sorrise.
“Mi
è
giunta voce, Aiolos, che hai trovato il portatore
dell’armatura dello
Scorpione” parlò.
“Sì,
sull’isola di Milo”.
“Ottimo
lavoro. E come lo hai capito?”.
“Il
piccolo
è quasi morto per colpa della Cuspide lanciata dalle
vestigia, che io non sono
stato in grado di parare. È sopravvissuto e poi, quando si
è avvicinato di
nuovo all’armatura, questa lo ha riconosciuto come suo
padrone”.
“Splendido!
È un bambino? Ora dov’è?”.
“Ha
l’età
del mio fratello minore. Ed è rimasto sull’isola
per apprendere qualche tecnica
in più. Poi giungerà qui, presto”.
“Ottimo
lavoro! Sono fiero di te. Ora continua l’addestramento di
Aiolia”.
“Io..veramente..”.
Il
Gran
Sacerdote si allontanò. Aiolos sospirò e si
voltò, fissando Gemini. Lo sguardo
di Saga aveva qualcosa di strano ma preferì non indagare:
aveva ben altro per
la testa!