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Autore: AlexSandoni    21/05/2015    1 recensioni
"Chissà se hanno mai pensato che io li abbandonassi, che lasciassi questa fazione per una che mi renderà sicuramente più felice. Odierei vederli star male per colpa mia; so che molto probabilmente li deluderei, ma non posso rimanere qui, non per tutta la mia vita."
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Scegli.»

Giro lo sguardo di nuovo verso di lui, confusa, ma non lo vedo più; è sparito.

Vedo, invece, due piatti argentati davanti a me, che brillano sotto ad una luce che non so da dove proviene. Al loro interno intravedo chiaramente un coltello in uno e un pezzo di formaggio nell’altro. Non capisco cosa fare, quale dei due oggetti scegliere, fino a quando non sento un rumore alle mie spalle, un ringhio preoccupante. Il tono non è molto profondo, dev’essere un animale di taglia non troppo grande, ma so che non devo fare movimenti troppo bruschi o affrettati, altrimenti potrebbe sentirsi in pericolo e attaccarmi senza darmi il tempo di difendermi.
Rimango qualche altro secondo a contemplare i due oggetti tra cui devo scegliere; penso che nessun’altro della mia fazione avrebbe difficoltà a decidere. Tutti i Pacifici rinnegano la violenza, quindi nessuno mai penserebbe di prendere il coltello. Mentre a me, quel coltello attira, e anche l’idea di usarlo.

Non sopporto questa mia indecisione, ma devo assolutamente fare la scelta giusta, analizzando dettagliatamente la situzione. Una voce, però, interrompe i miei pensieri.

«Joanne! Joanne, aiutaci!»

Finalmente mi giro; i miei genitori, nei loro abiti di Pacifici, sono fermi immobili a pochi passi da me. A dividerci, un cane che ringhia loro contro, pronto ad attaccarli.

La scelta non è più difficile ora; prendo il coltello e mi avvicino all’animale, che mi fissa e poi scappa con la coda tra le gambe. Lo guardo allontanarsi, per poi lasciarmi scivolare via il coltello dalla mano e avvicinarmi ai miei genitori per abbracciarli.

Una strana sensazione mi pervade improvvisamente tutto il corpo; la gola brucia e mi sembra quasi di non sapere più come si respira. I miei genitori sono inginocchiati a terra mentre l’ambiente intorno a noi è cambiato. Non siamo più nella saletta del Test attitudinale, ma in una zona arida e deserta che non ho mai visto prima d’ora.

Riconsco molto in lontananza la recinzione e le campagne dei Pacifici; quanto tempo ci metteremmo per raggiungere la nostra fazione? Anche se io, sinceramente, non voglio davvero farlo.

Mamma e papà stanno peggio di me, non riescono neanche a tenere gli occhi aperti, e quando faccio un altro passo verso di loro, sento qualcosa sfiorarmi il fianco destro. Appesa ad un laccio sulla mia spalla, ho una borraccia. La nostra salvezza!

Quando svito il tappo, però, mi sento ancora più male. L’acqua al suo interno non basta per tutti e tre. Questa sensazione di caldo e sete, come se non bevessi da giorni, mi fa girare la testa, ma decido comunque di lasciare quella poca acqua fresca ai miei genitori, che ne hanno più bisogno di me.

Mentrre loro bevono, io mi siedo sull’erba secca e giallognola e aspetto. Prima o poi dovrà passare questa sensazione, dovrò stare meglio. Devo solo distrarmi, pensare a qualcos’altro.

Comincio a fare lunghi respiri profondi, con gli occhi chiusi e le braccia intorno alle ginocchia, e cerco di pensare a cosa farò dopo, quando il test sarà finito. Il test. Tutto questo è solo una simulazione, non è reale.
   
 
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