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Autore: Temperina    21/05/2015    1 recensioni
Esiste un limite alla vendetta? Lee Eunhyuk vorrebbe rispondere di no, visto che nel suo caso si tratta di provocare la bancarotta della famiglia che aveva umiliato lui e sua madre molti anni prima.
Nel suo piano, però, non aveva previsto di conoscere e soprattutto di innamorarsi di una delle vittime,l'angelo bruno Donghae.
C'è ancora tempo per fermare il disastro che lui stesso ha iniziato? Forse no, a meno che loro due non accettino la condizione di...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vendetta

Donghae lo fissò allibito, l’unico suono che si udiva in casa era quello del crepitare delle fiamme del cammino. Scosse la testa così violentemente che quasi rovesciò il brandy che aveva nel bicchiere. A bocca aperta cercò di pensare a qualcosa, qualunque osa, da dire.
Vendetta. Vendetta contro…chi?
Eppure non il coraggio di chiederglielo perché non era preparato ad ascoltare la verità. Sapeva che in qualche modo la cosa riguardava anche Kyuhyun, perché si era sposato in quel Paese, ed era entrato a far parte di quel mondo, quella cultura, quella vita così differente.
Col cuore pesante Donghae sollevò alle labbra il bicchiere e bevve un sorso. Il brandy gli sembrò freddo in bocca, ma gli bruciò in gola e infine gli scaldo lo stomaco.
Lee Eunhyuk aveva ragione su una cosa: quel liquido ambrato gli era d’aiuto. Gli dava un po’ di coraggio e , alla fine, trovò le parole. << Il mio rapimento ha qualcosa a che fare con la famiglia Choi? ><
<< Hai molto intuito >>.
<< vuoi del denaro? >>
<< Non è quello che vogliono tutti? >>
Tuttavia la risposta non suonava sincera, e nemmeno il suo sarcasmo. C’era qualcos’altro che guidava le azioni di quell’uomo, e lui voleva riuscire a capire cosa; era l’unico modo per proteggere Kyuhyun.
<< Siwon sa già cosa è successo? >>
<< Si >>.
Lui cercò di mantenere la calma. Non poteva aiutare il fratello se perdeva la testa. << Mio fratello, il marito di Siwon, è incinto >>.
<< Lo so >>.
<< Ti prego, non fare del male a Kyuhyun >>. La voce gli si era rotta e le parole uscirono a fatica. Sentiva che le lacrime gli bruciavano gli occhi, ma con uno sforzò tentò di trattenerle. << Ha già abortito ed è stato drammatico per lui. Non può perdere anche questo bambino >>.
Eunhyuk lo fissò intensamente con gli occhi grigi socchiusi.
<< Non ho alcuna intenzione di fargli del male >>.
<< Ma gliene farai >>. Donghae non sapeva come, ma sapeva che sarebbe successo. Eunhyuk avrebbe distrutto la sua famiglia e non si sarebbe nemmeno voltato indietri.
<< Certe cose succedono nella vita… >>
<< No! >> gridò lui con le dita serrate intorno al bicchiere.
<< Tu le stai facendo succedere >>.
<< La storia è complicata. La vita non è mai semplice >>.
Stava girando intorno alla questione, senza affrontarla, e questo lo innervosiva. Avanzò di un passo verso di lui e lo fronteggiò. La sua famiglia aveva passato molti guai negli ultimi due anni, avevano già sofferto abbastanza, e quando, finalmente, almeno Kyuhyun aveva trovato un po’ di felicità, quell’uomo voleva portargliela via.
<< So bene che la vita non è semplice. E’ piena di rimpianti, dolori e perdite, ma può portare anche gioia e amore… >> Si rese conto di essere pericolosamente vicino alle lacrime. << Non fare del male a mio fratello. Non puoi, non te lo permetterò >>.
Lui sembrò non ascoltare ciò che Donghae stava dicendo. E ignorò la sua rabbia. << Stai ancora tremando, hai bisogno di un bagno caldo >>.
<< Io non voglio un bagno caldo, non voglio niente da te. Né adesso né mai! >>
Lo sguardo di lui si posò sul viso. Donghae sapeva di essere arrossito e di avere gli occhi lucidi.
<< non funziona proprio così… >> mormorò. << Sei mio ospite, questa è casa mia. Staremo insieme giorno e notte per le prossime due settimane, quindi ti conviene abituarti alla mia compagnia. Velocemente >>.
Detto ciò uscì dal soggiorno.
Donghae rimase impietrito alcuni secondi prima di riuscire a muoversi. Lentamente appoggiò il bicchiere sul tavolino e si strofinò le mani sul soprabito che indossava ancora.
Si ricordò di quanto si sentisse elegante la sera precedente, con il soprabito color crema e gli stivali che aveva indossato per il viaggio. Gli piacevano molto. Lui e Kyuhyun del resto erano cresciuti in una fattoria. Suo fratello era forte, anche se sembrava il contrario, eccetto forse per i sentimenti.
Donghae sollevò una manica del soprabito e guardò l’orologio da polso: quasi le sette e mezza. Era atterrato a Jeju da circa sei ore: Kyuhyun doveva essere disperato.
Cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di un telefono. Lui aveva detto che non aveva un telefono, ma non gli credeva. Tutti lo avevano. Cercò innanzitutto una presa, segnale che probabilmente l’apparecchio avrebbe potuto essere nascosto in qualche armadio. L’avrebbe trovato e avrebbe chiesto aiuto.
<< Il tuo bagno è pronto >>.
Eunhyuk era tornato ed era fermo sulla soglia: si era cambiato0 e probabilmente aveva fatto anche una doccia perché aveva i capelli ancora umidi che gli incorniciavano il viso severo, addolcendone i lineamenti. Aveva un aspetto quasi umano.
Quasi.
<< Non ho nessuna intenzione di fare il bagno. Non ho nemmeno intenzione di rimanere in questo posto >>. Con passo deciso si allontanò dal camino e, attraversando il soggiorno, si diresse verso l’ingresso.
<< E’ una passeggiata molto lunga per arrivare fino alla città più vicina >> osservò. << Ed è anche molto buio: non ci sono lampioni ad Hallesen >>.
Lui afferrò la maniglia. << Ho camminato in campagna già altre volte >>.
<< Allora sai bene quanto sia difficile orientarsi se non si conoscono i posti e se non ci sono segnali o…strade >>.
<< Questa fattoria non può essere così isolata >>.
Lui sollevò un sopracciglio senza dire nulla.
<< Sono sicuro che ci sia qualcosa fuori >> insistette Donghae.
<< pecore, mucche, cervi… >>
<< Non mi fanno certo paura >>.
<< Giaguari, puma,coguari… >>
<< Stai mentendo >>.
<< Non ti direi mai bugie >>.
<< Ma se non hai fatto altro da quando ci siamo conosciuti! >> Si voltò verso di lui, fissandolo negli occhi, con la mano ancora appoggiata sulla maniglia della porta.
<< Non è vero, non ti ho mai mentito… >>
<< All’aeroporto mi hai chiesto se io ero Lee Donghae… >>
<< E tu mi hai risposto di si >>. Una grossa falena scura volò dal portico verso l’interno attratta dalla luce. Eunhyuk si avvicinò a Donghae e chiuse la porta. << Ti ho domandato il biglietto per il ritiro del bagaglio e tu me lo hai dato di tua spontanea volontà. Tu mi hai seguito, senza tante storia >>.
Lacrime di rabbia e vergogna gli riempirono gli occhi.
<< mi hai fatto credere di lavorare per Siwon! >>
<< infatti, lavoro per lui >>.
Donghae si appoggiò con la schiena alla porta chiusa.
<< Tu cosa? >>
<< Io lavoro per tuo cognato. Lavoro per Choi Siwon >>.
Sicuramente non aveva sentito bene. Doveva avere qualche problema alle orecchie o alla testa. << E cosa faresti per lui? >>
<< Qualunque cosa >>.
Le labbra di Eunhyuk si curvarono in una smorfia cinica che lo fece rabbrividire. Questa era follia. << Per cortesia, spiegami cosa intendi con “qualunque cosa” >> mormorò. << Sei una specie di tuttofare? >>
<< No. Sono il presidente della Today Art >>.
Donghae sollevò la testa. << E’ Siwon il presidente >>.
<< Siwon è il presidente onorario, io sono il capo esecutivo. Sono io che conduco l’azienda >>.
<< Da quando? >>
<< Da due anni >>.
<< Ma… >>
<< Adesso basta, non voglio più discuere di questo, non mentre stai quasi svenendo. Sei stanco, hai bisogno di fare un bagno, mangiare e rilassarti. Credimi, avremo tutto il tempo di parlare dopo ><.
Si voltò ma lui non lo seguì. << Quanto tempo? >>
<< Hai detto che avremo tutto il tempo di parlare, vorrei sapre quanto. Per quanto hai intenzione di tenermi qui? >>
<< Dipende. Potrebbe essere una o due settimane. Fossi in te mi preparerei per un paio >>.
Lui fece per protestare, ma Eunhyuk era già scomparso.
Donghae lo seguì e, attraversando una camera, si ritrovò in una lussuosa stanza da bagno. Era la più sontuosa che avesse mai visto: il pavimento, le pareti, la vasca, erano rivestite di splendido marmo. La vasca era così grande che avrebbero potuto immergersi due persone contemporaneamente. Era già piena d’acqua e schiuma profumata.
Eunhyuk lo lasciò perché potesse svestirsi, lui invece si sedette sul bordo della vasca e rimase a fissare l’acqua.
Non riusciva a credere a quello che gli aveva detto.
I minuti trascorrevano e lui non riusciva a muoversi.
Risuonò un colpo sulla porta, ma lui non rispose. Lentamente la maniglia girò e la porta si aprì.
<< Va tutto bene? >> La voce di Eunhyuk proveniva dall’ombra fuori della stanza.
Che razza di domanda!
Come faceva ad andare tutto bene? No, non andava affatto bene. Suo padre stava morendo. Suo fratello era costretto a letto da una gravidanza difficile. Lui era stato chiesto in marito da un vecchio amico di famiglia che era molto più vecchio che amico.
Tutto bene? No, concluse Donghae. Niente andava bene, assolutamente niente.
Eunhyuk entrò e lo guardò.
Non si era mosso, notò, e scosse impercettibilmente la testa. Provava tenerezza per lui, e questo era l’ultimo sentimento che avrebbe voluto provare.
Gli si avvicinò e si inginocchiò davanti a lui. << Sei sconvolto, ma devi stare tranquillo. Non ti accadrà nulla di male. E nemmeno a Kyuhyun, te lo prometto >>.
Le labbra di Donghae ebbero un tremito e con lo sguardo cercò i suoi occhi. << Come posso crederti? >>
<< Non lo so >>. Lui tentò di combattere il desiderio che aveva di accarezzargli la guancia. La sua pelle aveva un aspetto morbido… Come il suo cuore, riflettè. Donghae era una persona dolce e sensibile, non avrebbe mai dovuto trovarsi ad avere a che fare con un tipo come lui.
Era colpa di Siwon.Per proteggere Kyuhyun, Siwon non aveva esitato a far correre dei rischi a Donghae.
Eunhyuk si sentì stringere il petto e provò una rabbia profonda, la stessa che aveva provato durante tutta la sua vita.
Fin da quando, bambino, guardava le vetrine dei negozi, desiderando sempre qualcosa e sapendo di non poterla mai ottenere.
Lui, il paria, aveva dato la scalata al successo, ma non aveva dimenticato e, soprattutto, non aveva perdonato.
Osservando Donghae si rese conto ancora una volta di quanto fosse diventato spietato.
Donghae stava stringendo forte i pugni, conficcandosi le unghie nelle mani.
<< Dammi le mani >>.
Lui scossa la testa.
<< Dammi le mani >> ripetè Eunhyuk.
Poteva leggergli la paura negli occhi. Donghae non sapeva cosa aspettarsi, non aveva idea di cosa lui volesse. A dire il vero nemmeno lui lo sapeva con esattezza. Sesso, forse.
Eppure c’era anche qualcos’altro, qualcosa che non riusciva a comprendere, ma che lo attirava. E avrebbe solo peggiorato la situazione di Siwon.
Stava aspettando che lui allungasse le mani e, lentamente, Donghae fece scivolare i palmi nelle sue. Le dita di lui li strinsero forte, infondendogli un po’ di sicurezza.
<< Tu sei al sicuro con me, Donghae. La mia battaglia non è contro di te, credi almeno a questo >>.
Ogni volta che lui lo sfiorava succedeva la stessa cosa, pensò lui. Calore, energia, piacere. Il suo tocco era differente da quello di chiunque altro avesse mai conosciuto.
Donghae fissò le sue mani, sperimentando conturbanti sensazioni. Il cuore rallentò i battiti e si sentì sciogliere.
<< Kyuhyun è tutto per me >> affermò. << Mi ha cresciuto, ha lasciato il college per me… >>
Improvvisamente lui si chinò in avanti, oscurandogli la luce con la testa, e Donghae capì che stava per baciarlo.
Sapeva che sarebbe successo. L’aveva saputo dal primo momento che lo aveva incontrato all’aeroporto: semplicemente quel bacio era destinato ad accadere.
La sua bocca gli bruciò le labbra. Era un bacio così leggero che gli strinse il cuore e le lacrime spuntarono di nuovo da sotto le ciglia. Poteva sentire il respiro di lui sul collo, assaporare il profumo della sua colonia speziata. Era grande, forte eppure aveva il sapore della luce, del sole, di un prato fiorito dopo una pioggia primaverile.
Le sue labbra lo sfiorarono una seconda volta, e lo baciò sull’angolo della bocca. << Cercherò di proteggere anche tuo fratello da tutto questo >>.
Non era la stessa promessa che aveva fatto a lui. Aveva timore di chiedere, ma doveva farlo. << E che cosa succederà a Siwon? >>
Eunhyuk si irrigidì. << Cosa succedera a Siwon? >>
La sua voce si era indurita, il tono era freddo. << Il problema è Siwon, vero? Tu stai facendo tutto questo contro di lui… >> sospirò.
<< Si >>.
Così il suo nemico era Siwon.
Donghae scivolò dalle sue braccia e si allontanò il più possibile da lui. Tuttavia la questione ruotava attorno a Siwon. L’aveva rapito per ferire il cognato, per danneggiarlo.
Lui adorava Siwon,aveva salvato la fattoria, si era innamorato di suo fratello e si era preso cura di loro padre. Siwon si era rivelato la risposta alle pregliere dei Lee…
Gli venne un terribile freddo, come se tutte le paure e le angosce gli fossero penetrate nelle ossa. Indicando la porta, gli ordinò di uscire. << Vattene >>.
Lui si alzò lentamente. << Un giorno capirai >>.
<< Non capirò mai, Siwon è una brava persona, è l’uomo più generoso che io conosca >>.
<< Tu non conosci tutta la storia >>.
<< Vattene, esci da qui >>. Gli voltò le spalle.
Lui si fermò sulla porta. << Qualunque cosa accada, manterrò la promessa che ti ho fatto >>.
Nella vasca Donghae si massaggiò con vigore. Si sentì sollevato dopo il viaggio, il rapimento, il bacio…
Non riusciva a spiegarsi come potesse provare sentimenti così contrastanti.
Aveva paura di Eunhyuk, eppure ne era attratto.
Asciugandosi, Donghae si rese conto che doveva assolutamente avvisare Kyuhyun e Siwon, e il tempo a sua disposizione era poco. Doveva trovare un telefono.
Avvolto in un asciugamano si affacciò sulla porta del bagno e osservò la camera che gli era stata assegnata. I bagagli erano stati disfatti, e non poteva essere stato Eunhyuk.
Donghae non si sentiva a proprio agio nudo in una casa estranea e si rivestì velocemente, indossando dei jeans e un maglioncino giallo. Si stava allacciando le scarpe quando qualcuno bussò alla porta.
Donghae aprì e si trovò davanti un sdignore anziano, con i capelli grigi e la pelle olivastra.
<< Buona sera >>.
<< Vamonos! (andiamo!) >> Senza sorridere il signore aggiunse << La comida (cibo) >>.
Decisamente non era un caldo benvenuto. << Mi spiace, non capisco >> rispose Donghae. << Non parlo spagnolo >>.
<<  La comida està lista (la cena è pronta) >>.
<< Mi dispiace, non capisco >>.
L’uomo anziano sospirò rumorosamente e alzando le mani al cielo la fissò. << Que dices? (che ne dici?) >>.
<< Io no so cosa vuole…Non parlo spagnolo >>.
<< Que? (Che?) >>
<< Il signor Lee, parli col signor Lee, d’accordo? >>
L’anziano signore mormorò qualcosa tra i denti e si allontanò. Arrivato a metà della scala si voltò ancora una volta verso Dongheìae e si indicò la bocca. Sembrava che masticasse qualcosa.
<< La comida >>.
Improvvisamente Donghae comprese: la cena! Chi avrebbe accettato un invito come quello?
Donghae chiuse la porta, sbattendo molto più violentemente di quanto avesse inteso fare. Scoraggiato si lasciò cadere sul letto e affondò il viso nel cuscino, frustato.
Era un incubo.
Non era possibile che si trovasse realmente in quella situazione. Si sentiva perso…confuso.
La porta si spalancò di colpo non più di due minuti dopo che lui l’aveva chiusa.
<< Che accidenti succede? >> gli domandò Eunhyuk irritato.
<< Non ho mai visto Zhou Mi così sconvolto >>.
<< Zhou Mi? >>
<< Il mio domestico >. Lo fissò con uno sguardo sdegnoso. << Che cosa gli hai detto? >>
<< Niente… >>
<< E’ chiaro che l’hai offeso >>.
<< stai scherzando >>.
<< No. Mi ha detto che gli hai sputato e gli hai sbattuto la porta sul naso. Anch’io ho sentito la porta sbattere >>.
Donghae si sentì arrossire. << Io non ho sputato a nessuno, non lo farei mai! E’ falso. E non avevo nessuna intenzione di sbattere la porta, mi è solo scivolata >>.
Lui lo fissò per un lungo istante, con le labbra serrate e la mascella contratta. Sembrava che stesse valutando la situazione: le sue parole e quelle del governante.
<< D’accordo, se non vuoi cenare rimani pure nella tua stanza,ma guarda che non ti farò portare nulla. C’è una bella sala da pranzo, se vuoi andare a letto affamato fai pure , ma se vuoi cenare sai dove io…e il cibo saremo >>.
Sapeva che non lo avrebbe raggiunto,ma non gli importava. Mangiava sempre da solo, fin dalla morte di sua madre, quando lui aveva sette anni.
Si era abituato all’idea che fosse stata la povertà ad ucciderla. Entrambi erano sempre molto affamati e, sebbene lei accettasse ogni lavoro che capitava, non c’era mai abbastanza denaro per toglierli dalla strada.
Zhou Mi entrò nella sala con la seconda portata, notando che lui aveva appena assaggiato la prima. << Non avete appetito? >> gli chiese, preoccupato.
Zhou Mi era stato molto amico di sua madre, ed era stato povero come loro. Eppure in lui bruciava lo spirito di chi non si lascia sopraffare dagli eventi. Aveva tentato di insegnare a combattere a sua madre, a lottare contro la famiglia Choi, ma lei era troppo spaventata dal loro potere.
<< Prenderò un caffè più tardi e mangerò qualcosa >> gli rispose alzandosi, in modo che Zhou Mi potesse sparecchiare.
Zhou Mi sollevò il piatto da tavola. << Chi è il ragazzo? >>
<< L’amico di un amico >>.
Zhou Mi emise un sospiro. << Voglio la verità >>.
<< E’ una mezza verità, ed è tutto quello che devi sapere. Grazie per la cena >>.
Uscì dalla stanza e si diresse in soggiorno, dove il fuoco eraormai quasi spento. Si accomodò sulla sua poltrona e appoggiò i piedi su un tavolino, guardando fuori dalla finestra.
Aveva costruito quella casa per sua madre. Naturalmente lei era già morta da venticinque anni quando la casa era stata finita, ma l’attenzione per ogni dettaglio era stata per lei, in suo onore. Eunhyuk aveva insistito per avere il meglio di ogni cosa. Lampadari di cristallo, tende di seta, bagni in marmo e mobili d’antiquariato.
Sua madre era una ragazza stupenda quando il conte Choi Ryeowook l’aveva prtesa contro la sua volontà non ancora diciassettenne. Ma rubarle l’innocenza non era bastata al…conte.
L’aveva ferita, l’aveva allontanata, esiliandola in un picolo villaggio, dove lei aveva allevato suo figlio da sola.
I Choi avevano sperato che il bambino non sopravvivesse. Invece Eunhyuk ce l’aveva fatta.
Dal giorno della morte di sua madre, lui aveva vissuto per una sola cosa: la vendetta. Vendetta nei confronti di coloro che avevano ferito sua madre.
Donghae andò a letto affamato e si svegliò per i crampi alle tre del mattino.
Non riusciva a riaddormentarsi e, giacendo sveglio nel letto, non potè fare a meno di pensare a Kyuhyun. Suo fratello doveva essere molto preoccupato, e Donghae sapeva di doversi mettere in contatto con lui al più presto per rassicurarlo. Doveva anche trovare il modo di avvisare Siwon del pericolo che correva con Eunhyuk, senza che Kyuhyun lo sapesse e ne fosse coinvolto.
Scostando le coperte, Donghae scivolò fuori dal letto.
Aprendo la porta della camera da letto diede un’occhiata verso l’ingresso. Non aveva idea da dove cominciare a cercare il telefono, ma era sicuro che ce ne fosse uno. Anzi, dovava esserci anche un fax, un modem, un cellulare.
Eunhyuk doveva pur comunicare in qualche modo con l’esterno.
Cominciando dal soggiorno si accucciò per cercare lungo tutte le pareti e dietro la libreria, ma non trovò nulla.
Sempre al buio ispezionò poi l’ingresso e l’enorme cucina, fino alla sala da pranzo. Si trovava per l’appunto in quest’ultima quando una voce lo fece sobbalzare.
<< Hai perso qualcosa, Donghae? >>
<< No >>. Si sollevò e si pulì le mani sul pigiamo. Era così sicuro che poteva a malapena intravederlo, ma ne percepiva l’energia.
Un raggio di luna entrò dalla finestra e gli illuminò il profilo. << Non stai pulendo, vero? Zhou Mi non lo gradirebbe >>.
<< Non sto facendo le pulizie >>.
<< Allora cosa stai facendo, andando in giro al buio a quattro zampe per la casa alle tre e mezza del mattino? >>
<< Sai perfettamente cosa sto facendo, sai cosa voglio >>.
<< Non troverai un telefono >>.
<< Nemmeno una presa per il computer? >>
<< ho preso delle precauzioni, ci ho pensato >>
<< Lasciami andare >>.
<< No >>.
<< Tornerò a Mokpo e telefonerò a Kyuhyun, dicendogli che ho cambiato idea e che non posso venire a trovarlo… >>
<< No >>.
Si sentì pericolosamente vicino alle lacrime, aveva voglia di urlare e di supplicarlo di lasciarlo andare via. << Non è divertente >>.
<< Abbiamo già discusso di questo, sappiamo che la vita non è sempre divertente. Se lo fosse tua madre non sarebbe morta alla tua nascita e tuo padre non avrebbe il morbo di Alzheimer.  Se la vita fosse divertente tuo fratello non ti avrebbe lasciato da solo a prenderti cura di tuo padre… >>
<< Come sai tutte queste cose? >>
<< Questo rapimento non è nato per caso, Donghae. Volevo essere sicuro di quello che stavo facendo >>. Accese il lampadario di cristallo della sala da pranzo e la luce lo investì.
<< Adesso torna a letto e cerca di dormire un po’. Ne hai bisogno, e anch’io >>.
Indossava una maglietta bianca e aveva i capelli arruffati. Era incredibilmente attraente…E umano.
Aveva l’aspetto di un uomo che conosce gli uomini, sa come muovere le mani e come usare la bocca.
Donghae si sentì avvampare. Detestava il fatto di sentirsi coì attratto fisicamente da lui. << Ti odio! >> Non aveva intenzione di dirlo, ma le parole gli erano sfuggite.
Lui inclinò leggermente la testa e le sue labbra si curvarono in un’ombra di sorriso. << Lo so >>.
   
 
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