Ancora
una volta, ciao a tutti voi!
NaruXHina
interrompe finalmente il suo lungo periodo di silenzio (sospeso unicamente
dalla breve parentesi della fic natalizia) ed è pronto a rimettere mano alla
tastiera! Negli ultimi tempi ho scritto davvero poco, come credo qualcuno avrà
notato. Sarà perché mi è mancata l’ispirazione, perché avevo altro da fare, ma
ancora adesso mi sento un po’ in crisi, come se la voglia di scrivere mi
venisse continuamente a mancare. Ma proprio perché è la mia passione, mi auguro
di ritrovare proprio nello scrivere la volontà di ricominciare con l’entusiasmo
di una volta a mettere per iscritto i miei pensieri, le mie emozioni e le mie
fantasie; ed ovviamente cercherò di renderle al meglio, per la soddisfazione
mia e di voi lettori!
Quindi,
parto subito con la mia nuova storia! Vi avviso da subito che sarà abbastanza
diversa dalle altre… Modificherò un piccolo dettaglio della trama di “Naruto”:
“Che
sarebbe successo se Tayuya non fosse morta nello scontro contro Shikamaru e
Temari, e fosse stata soccorsa e portata a Konoha?”
Vogliamo
vedere cosa ne sarebbe potuto uscire fuori?
Buona
lettura, spero vi piaccia!
PS:
NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
Nota:
Le “…” indicano i dialoghi, le ((…)) i pensieri
“Chi
ti ha detto di esprimere il tuo giudizio?” -disse Temari sprezzante- “Ti ho
solo chiesto di espormi la situazione.”
“Uh?”
Tutto nello sguardo di Shikamaru lasciava intendere che non avesse chiaro cosa lei
avesse intenzione di fare in una situazione che per loro non era delle più
rosee. Ma la ragazza di Suna lo ignorò.
Si
morse il dito e passò qualche goccia di sangue sul suo ventaglio: “Mi sa che
non hai ben chiaro il livello della mia forza. Se quella pensa di prendersela
comoda e nascondersi fin dove può arrivare il suono del suo flauto si sbaglia
di grosso!”
Ridacchiò
e sollevò il suo grande e pesante ventaglio…
Ad
alcune decine di metri dinanzi a loro, nascosta nel fitto della foresta dietro
il fusto di un albero, il loro nemico era pronto a passare all’azione.
“Quella
stronzetta è il peggior avversario che mi poteva capitare! Ma ora che sono
sufficientemente lontana posso scatenare le mie illusioni.”
Pensando
così e non sentendosi per nulla spacciata, Tayuya avvicinò il suo flauto alle
labbra.
“KUCHIYOSE
NO JUTSU: KIRI KIRI MAE!”
(Tecnica del Richiamo! Ballo del Taglia e
Taglia!)
“Eh!?”
Fu tutto troppo veloce per lei. Il tempo di
sentire un rumore fortissimo alle sue spalle, e di accennare a mettere il naso
fuori dal suo nascondiglio che una folata di vento inaudita la investì in
pieno, trascinandola via. Non ebbe nemmeno il tempo di gridare.
Lo spettacolo che si presentava ora davanti
i suoi occhi stava a significare che l’avevano spuntata, ma Shikamaru non
poteva non esserne terrorizzato: un abbondante porzione di bosco era stata
letteralmente “potata”, e mucchi di tronchi, anche molto spessi, tagliati di
netto si stendevano fin quasi dove occhio scorgeva. Un autentico macello
contorto, nel quale era impossibile scorgere alcunché, nemmeno il corpo della
loro avversaria.
Ma c’era poi tanto bisogno di accertarsi
della sua sconfitta? Se quegli alberi erano stati fatti a fettine, figurarsi
lei. Magari era una fortuna non poterne scorgere il corpo…
“Visto? È tutto finito!” disse Temari con
una naturalezza che lo lasciò basito.
((Che tipa tosta! Fa più paura lei di mia
madre!))
Voltandosi gli rivolse un sorriso: “Che ci
voleva? Ih ih!”
Il Nara diede un piccolo sospiro e
finalmente, dall’inizio del combattimento, riuscì a rilassarsi.
((Ma questa volta non posso davvero fare a
meno di ringraziarla!))
I tocchetti del suo flauto, la sua
micidiale arma, giacevano sparsi per tutta l’area colpita dal ciclone
tagliente, perduti nella confusione. Il suo corpo invece era chissà come ancora
intatto, anche se sepolto dalla pancia in giù sotto due grossi tronchi; il
torso e la testa erano penzoloni nel vuoto, ed un rivolo di sangue uscito
dall’angolo della bocca le aveva percorso il viso fino ai lunghi capelli
rossastri, che cascavano quasi inerti verso terra.
Da quella soverchiante sconfitta ne era
uscita diversa come non mai: non v’era più nulla di minaccioso o di aggressivo
nel suo aspetto, il Segno Maledetto si era ritirato e con esso sembrava sparita
tutta quella forza che l’aveva resa un così pericoloso nemico; lo stesso
strumento e simbolo del suo potere, il flauto, non esisteva più. E quelle
labbra ormai livide non si sarebbero più aperte per proferire ingiurie, insulti
e minacce.
Nella morte, era tornata ad essere una
semplice ragazza, una semplice vittima dal viso rilassato eppure sofferente,
come in un sonno agitato.
Tayuya della Porta Nord, membro del
Quintetto del Suono, braccio forte di Orochimaru, era morta, e a breve tutti i
suoi compagni rimasti l’avrebbero seguita.
In ogni caso il loro padrone non avrebbe
versato lacrime né ripensato con gratitudine ad alcuno di essi avendo ottenuto
alla fine di tutta quella faccenda i risultati sperati.
Sasuke raggiunse Orochimaru, e quel così
potente gruppo sarebbe scomparso nell’oblio dell’ingratitudine.
“Qual è la situazione degli altri genin?”
chiese Kakashi ad uno dei membri della squadra medica inviati dopo di lui al
soccorso dei membri di quella disperata missione.
“L’Hokage ha ordinato l’attivazione della
prima e della seconda squadra medica. Abbiamo raggiunto ognuno dei feriti e li
abbiamo ricondotti al villaggio dopo averli sottoposti a medicazioni
d’urgenza.”
“E come stanno?”
“Dunque, Shikamaru Nara è solo lievemente
ferito; Kiba Inuzuka ha riportato ferite profonde ma non è in pericolo di vita.
Invece Neji Hyuga e Choji Akimichi sono gravi, per adesso non possiamo fare
previsioni.”
Al sentire ciò, Naruto, aggrappato alle
spalle di Kakashi ebbe un leggero sussulto, spento subito dalla mancanza di
forze.
“Ragazzi…”
Vedendolo chiudere gli occhi e chinare il
capo uno dei medici si avvicinò, ma Kakashi lo tranquillizzò: “Tranquillo, è
solo esausto.”
Alcuni minuti dopo, il gruppo passò
sull’area che Temari aveva disboscato. Preoccupati dalle condizioni di Naruto
ed anche desiderosi di tornare a casa e lasciarsi alle spalle quella brutta
giornata non rallentarono ad ammirare quell’inconsueto spettacolo.
Fu solo per caso che con la coda
dell’occhio uno dei medici scorse un puntino bianco nel verde. Senza dire nulla
si staccò dal gruppo ed andò a controllare.
“Che succede?” chiese un compagno raggiungendolo.
“Guarda un po’ qui.”
Gli mostrò il corpo inerte di una ragazza.
Nel vederla l’altro si accigliò subito: “È
di certo una degli scagnozzi di Orochimaru, quelli che hanno combattuto contro
i nostri.”
“Dai, aiutami a tirarla fuori da sotto
questi tronchi.”
L’altro, che era il suo caposquadra, lo
guardò sconcertato: “E a che scopo?”
“Ho controllato: è viva.”
“Vorresti soccorrerla? Devo ricordarti
forse che è una dei nemici?”
Il medico che l’aveva scoperta alzò
parimenti la voce: “Sarebbe crudele lasciarla qui a morire! Non sarebbe meglio
portarla al villaggio come prigioniera?”
A quella preghiera, il capo-medico ci
rifletté un attimo: “In effetti potrebbe anche risultarci utile interrogarla.
Va bene allora.”
Non era per quello che il medico voleva salvarla,
ma se non altro era riuscito a convincere il suo selettivo superiore.
“Dammi una mano a trasportarla.”
“D’accordo.”
Durante il tragitto il capo-medico ebbe
modo di pentirsene data la fatica in più di quel peso morto a rallentarli: lei
non faceva una grinza, perseverando nella sua immobilità, fatta eccezione per i
lunghi capelli rossicci che ad ogni balzo fluttuavano scoprendo e velando il
volto niveo.
Nell’ospedale del Villaggio della Foglia fu
un pomeriggio davvero pieno quello!
Tsunade continuava ripetutamente ad andare
avanti ed indietro per l’edificio, maledicendo il fatto che i genin che aveva
inviato al recupero di Sasuke e tornati lì tutti ammaccati fossero stati messi
in camere e stanze di trattamento tanto distanti!
O erano in fin di vita o con qualche
graffio o un po’ di più: ma perché non si erano fatti male tutti allo stesso
modo?
“Signorina Tsunade, la vedo alquanto
stressata.” le fece notare Shizune, onnipresente per impartire gli ordini
emanati dall’Hokage ai medici operativi.
“Trovi?!” -rispose la donna in modo quasi
isterico- “Scusa Shizune, ma stress o non stress ho il preciso compito di
rimettere in sesto questi ragazzi!”
Così, con grande determinazione, espressa
dai suoi lunghi passi che Shizune seguiva con difficoltà, si avviò lungo un
corridoio dando disposizioni a voce alta a destra e a manca:
“Sbrigatevi a finire le fasciature di Kiba
Inuzuka, che quello a momenti sta meglio di me ed abbiamo casi più gravi; e
ricordatevi di fare in modo che Rock Lee resti nella sua benedetta camera! In
quanto a te Shizune, vai ad assistere Neji Hyuga, non mi meraviglierei se di là
avessero bisogno di aiuto viste le sue condizioni.”
“Si, signorina!”
“Ah, Shizune! Voglio quel dannato libro di
medicina del clan Nara sulla scrivania entro due minuti, CHIARO?”
Shizune sobbalzò: “Ahiiiiii! Ehm… s-si!”
Tsunade alzò le braccia al cielo ed
appoggiò la mano sul pomello della porta del suo studio. Ma proprio in quel
momento un capo-squadra medica la chiamò.
“Signora Hokage!”
“Ah, giusto voi! Avete recuperato Naruto?”
“Si, le sue condizioni per fortuna non sono
gravi. Tuttavia…”
La donna lo squadrò infastidita dal suo
titubare: “Allora?”
“Ecco, dovrebbe dare un’occhiata qui…”
Scostandosi, diede modo alla Leggendaria
Babbea di vedere finalmente la loro “prigioniera”.
“………” Ammutolita, diede alla ragazza
distesa su di una barella una lunga scrutata, un po’ torva e un po’ dubbiosa.
“Ordini?” chiese uno dei due barellieri.
“…… Portatela in una delle camere al
secondo piano e datele tutte le cure necessarie affinché sopravviva!”
“Signora Hokage non sarebbe rischioso…”
Lei lo interruppe: “Si, hai ragione: prendi
i provvedimenti che ritieni necessari, ma ora per favore lasciatemi lavorare!”
“Agli ordini.”
Il capo-medico e i barellieri scattarono di
corsa, permettendole finalmente di entrare nel suo studio.
“Ci mancava anche questa…” mormorò
rabbuiata…
Ma quello che le fece saltare
definitivamente i nervi fu altro…
”SHIZUNEEEEEEEEE!!! DOV’è QUEL FOTTUTO LIBRO DEI NARA?!?!?!?!?!?”
“AHIIIIIIIIIIIIIIIII!!!” Ora si che erano
guai!
Provvidenzialmente, Shikaku Nara entrò
proprio in quel mentre nell’ospedale trovandosela di fronte!
“Shizune…”
Il libro, che pure era un tomo massiccio,
gli venne staccato di mano con una rapidità impressionante dalla risollevata
assistente dell’Hokage: “Oh, grazie al cielo! Appena in tempo!”
“Ehm, volevo chiedere riguardo mio figlio…”
Ma Shizune era già partita al galoppo…
“………………”
Con tanta buona volontà e tantissimo
impegno, i medici di Konoha si dimostrarono meritevoli della loro fama e della
fiducia in essi riposta: nonostante il fallimento della missione, erano tutti
sani e salvi, e a parere unanime era quella la cosa più importante.
A seguito di ciò ci sarebbero stati momenti
di sconforto e rimpianto, ma i giovani eroi coinvolti avrebbero saputo come
superare quella crisi e farla diventare non una fine ma un nuovo inizio.
Le ferite sarebbero guarite, il morale si
sarebbe risollevato, e le lezioni imparate da quell’esperienza assimilate.
Per Shikamaru anche e soprattutto grazie
alle strigliate di un padre solo in apparenza tale e quale al figlio…
“La prossima missione…”
Si interruppe per il pianto lasciando i
presenti in attesa.
“… la completerò alla perfezione!”
Suo padre, meravigliato in positivo, volle
assaporare per bene quella frase: “……… Umpf!”
Poi si alzò per dargli una fiera pacca
sulla spalla: “Ecco il mio ragazzo!”
“(sniff!)… (sniff!)…”
“Su, datti una scrollata ora: non hai
singhiozzato abbastanza, signorina? Ah ah ah!”
Si passò nervosamente un braccio sugli
occhi: “Vai al diavolo papà! (sniff!)”
“Ah ah ah! Aspetta che lo sappia tua
madre!”
“E sta zitto!” sbraitò lui con un verso a
metà tra un urlo di collera ed un altro singhiozzo!
“Umpf!”
((Bravo, Shikamaru. A quanto pare sei
riuscito a crescere almeno un po’!)) pensò Temari guardando la scena.
Circa un’ora dopo, dopo aver fatto visita
uno per uno ai suoi sani e salvi sottoposti, anche quelli privi di conoscenza, Shikamaru
decise che era ora di tornare a casa a fare qualcosa che tanto desiderava fare
da quando era tornato: DORMIRCI SU!
Per lui un avventuroso esordio da
capogruppo ed una severa lezione di maturità erano troppo per lo stesso giorno.
“Shikamaru!”
Era la voce dell’Hokage che lo fermava a
qualche passo dall’uscita… Come avesse presagito ulteriori noie il Nara prima
sbadigliò e poi si voltò.
“Si, mi dica.”
“Dovresti seguirmi, se non ti spiace.”
Scrollò le spalle ed ubbidì.
Evidentemente la stanchezza fisica e
mentale si faceva sentire parecchio visto che non gli venne nemmeno l’impulso
di chiedere il motivo del perché l’avesse chiamato, almeno non prima di aver
raggiunto il corridoio del secondo piano.
“Ehm, scusi, si tratta del rapporto per
caso? Non lo si potrebbe rimandare?” Essendoci altre questioni più urgenti da
sbrigare, al loro ritorno nessuno aveva avuto il tempo di far caso alle
formalità.
“No, non si tratta di quello. È solo che
essendo tu l’unico membro del team ancora senziente sei l’unico a cui possa
rivolgermi al momento per questa faccenda.”
“E di che si tratterebbe?”
Svoltarono a destra per un altro corridoio
più breve: a sinistra c’erano le finestre che davano sul giardino interno
dell’ospedale, a destra le varie camere. A saltare subito all’occhio però era
quella con due ANBU ritti sull’attenti ai due lati della porta.
Il ragazzo era confuso, ma presagiva che si
trattava di qualcosa di cui preoccuparsi…
“Vedi, Shikamaru…” –cominciò Tsunade- “Non
siete stati gli unici a tornare qui al villaggio oggi. Una delle squadre
mediche da me inviate a soccorrervi durante il viaggio di ritorno ha riportato
un ferito in più.”
“Cosa!?”
“Con tutta probabilità si tratta proprio di
uno dei servi di Orochimaru che avete dovuto affrontare. Tu forse però sarai in
grado di dirmi di più sul suo conto.”
“Intende…”
L’Hokage aveva già aperto la porta e fece
segno a Shikamaru di entrare, non dandogli quindi il tempo di assimilare quello
che gli aveva appena detto prima di ritrovarsi di fronte il motivo della sua
presenza lì…
“AAAAAAAHHHH!!!!”
(((???)))
Era una camera singola, con una finestra
affacciata ad ovest, una sedia, un armadio, un letto e diverse flebo attaccate
ad una sua recente conoscenza…
“Beh? Che ti prende?” chiese Tsunade alzando
un sopracciglio.
Con tre passi si portò ai piedi del letto;
l’altro invece restò impalato dov’era a guardare il letto con espressione di
incredulo terrore!
“Allora? Hai paura di qualcosa?” incalzò
lei.
In effetti, lì dov’era e com’era, distesa
immobile e con gli occhi chiusi, non sembrava poi così pericolosa come da
sveglia, il che lo indusse finalmente a prendere la decisione di avvicinarsi.
Passò qualche secondo in silenzio, in cui
l’Hokage permise a Shikamaru di dare un’altra occhiata, anche se ne avrebbe
volentieri fatto a meno!
“Allora? Sputa il rospo.”
“Lei… è quella contro cui ho dovuto
vedermela io…”
“Quella da cui Temari ti ha salvato?”
Lui fece una smorfia infastidita: “Si…
quella…”
L’Hokage scoppiò a ridere: “Ecco perché hai
fatto quella faccia quando l’hai vista! Ah ah ah! Una donna stava per decretare
la tua fine ed un’altra è venuta a salvarti: se penso che è capitato proprio a
te…”
“Ehi, chi ha detto che stava per farmi
fuori?”
“Temari, no? E non dire che non è vero.”
“Beh, si… però le ho tenuto testa a lungo.”
disse in un piccolo moto d’orgoglio maschile!
L’Hokage sorrise un attimo e poi si fece
seria.
“In ogni caso come puoi vedere eccola qui:
le sue condizioni erano gravi, ma con tutto quel trambusto siamo stati in grado
di occuparci anche di lei. Tuttavia è improbabile si risvegli presto.”
La cosa ovviamente gli fece molto piacere!
“Quanto sei in grado di dirci sul suo conto?”
“Boh? Abbastanza? So il suo nome, che
tecniche è in grado di usare, le sue capacità… e ho saputo che lei ed i suoi
compagni hanno… avevano tutti…”
“Si, lo so.”
Si avvicinò alla convalescente e le scoprì
un poco il collo, rivelando il Segno Maledetto.
“Che abominio…” sussurrò tra i denti
l’Hokage con quanto sprezzo aveva in corpo; quel poco che conosceva su quella
tecnica le era sufficiente a farla ribollire di rabbia: quanti ragazzi aveva
dovuto sacrificare per far raggiungere tali livelli di forza a quel sigillo?
In ogni caso, se la ragazza possedeva il
Segno ed era stata inviata in una missione per Orochimaru tanto delicata ed
importante, era logico pensare che lei e il suo gruppo fossero una specie di
èlite tra le fila di quel pazzo.
Ed era altresì logico pensare all’utilità
che poteva comportare aveva una prigioniera del genere…
Tsunade gli diede le spalle, voltandosi pensierosa verso la finestra: “Bene…
Puoi andare ora, Shikamaru.”
“Tutto qui?”
“Si, per il momento e finché non è sveglia
è sufficiente. Mi dirai il resto domani, ora vai che hai bisogno di riposo.”
((Uh, quanto speravo che dicesse questa
frase!))
Uscendo dalla stanza si sentì addosso gli
sguardi dei due ANBU messi di guardia ad una delle degenti peggiori mai
capitate all’ospedale di Konoha.
La sua presenza lì non prometteva nulla di
buono: e dire che sperava finalmente in un periodo di pace!
“Tsk! Che seccatura!” mugugnò uscendo in
strada.
Quale effetto sortirà ora questo piccolo dettaglio in più? A cosa porterà
l’avere una stretta collaboratrice dell’eterno nemico Orochimaru nelle proprie
mani?
Dopo la missione molte cose si metteranno
in moto a Konoha, ed ecco che aggiungo un ulteriore complicazione! Non resta
che attendere il risveglio di Tayuya e stare a vedere!
Che ve ne pare lettori di questo prologo?
Sono riuscito a catturare i vostri occhi e la vostra voglia di leggere? Ho
anche deciso di abbandonare nuovamente il mio stile “copione”, poiché lo trovo
più adatto alle fic più comiche e spiritose, ho fatto bene?
Ci sarà ovviamente da ridere anche in
questa comunque, tranquilli!
Spero mi farete sapere in tanti!
A presto! ^__^
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!