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Autore: fefi97    21/05/2015    4 recensioni
[Sterek;AU; tutti umani tranne Derek]
Stiles e Derek sono compagni di liceo. Stiles é logorroico e iperattivo e si ostina a sostenere che il suo attuale fidanzato Harry non assomigli per NIENTE a Derek e che la cotta storica per lui gli sia passata da un secolo,mentre Derek é un adolescente scontroso e taciturno, che, ovviamente, non ha mai degnato d'attenzione Stiles.
Ma una sera, durante una festa organizzata dall'amica Lydia, Stiles scopre il segreto che Derek Hale ha tenuto nascosto per diciassette anni e le cose cominciano a prendere svolte inaspettate.
E se Stiles fosse l'ancora di Derek e Derek cominciasse a mostrare un'inaspettata possessività, il ragazzo sarebbe disposto ad accettarlo?
( introduzione orribile, ma non dateci troppo peso )
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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COME UN ATTACCO DÌ PANICO
 
-Hai insultato Derek Hale e lui ha sentito ogni parola che hai detto??-
Stiles grugnì, infilzando di pessimo umore una crocchetta di pollo.
-Si Lydia. Puoi anche smetterla di ripeterlo, ora –
Lydia Martin sollevò elegantemente un sopracciglio e accavallò le gambe sotto il tavolo, l’immagine stessa della perfezione e della raffinatezza.
-Beh, scusami, ma che razza di idiota –
Stiles le ringhiò contro in un modo che ricordava molto Derek,mentre Allison, appoggiata alla spalla di Scott mentre il ragazzo sbocconcellava il suo pranzo, ridacchiò leggermente.
-Oh Stiles, mi dispiace. So che può essere brutto essere fraintesi dalla persona che ti piace –
Scott rivolse un’occhiata stranita e curiosa alla propria ragazza, mentre Stiles esclamava stizzito ed esasperato : - Io non ho una cotta per Derek! La volete piantare tutti quanti? –
-Chi è che deve piantarla di fare cosa? –domandò Jackson, avvicinatosi in quel momento con un vassoio pieno di cibo al tavolo che Lydia, Scott, Allison e Stiles condividevano. Si lasciò cadere accanto alla propria ragazza che, con un ghigno e gli occhi rivolti a Stiles rispose : - Stiles dice che non ha una cotta per Derek Hale –
Le sopracciglia di Jackson scattarono al livello dell’attaccatura dei capelli, mentre fissava Stiles, che era sempre più arrabbiato.
-Si certo Stilinski. Sarebbe come dire che io non sono figo – lo sbeffeggiò in tono annoiato, sollevando gli occhi al cielo. Stiles lo guardò male, poi guardò Lydia.
-Come fai a stare con questo idiota? –
Lydia si strinse nelle spalle – Nello stesso modo in cui tu riesci a stare con Harry, suppongo – rispose ironica.
-Harry non è un idiota! – protestò Stiles, indignato.
-Si, come vuoi - fece Lydia in tono sbrigativo, agitando la mano con accondiscendenza. Poi si illuminò in un sorriso talmente raggiante da risultare inquietante e da mettere immediatamente tutti in allerta.
-Indovinate chi ha chiesto e ottenuto dal preside il permesso di organizzare una fantastica festa di inizio anno qui a scuola stasera? – cinguettò in tono entusiasta.
Stiles diede in un gemito esasperato, imitato da tutti gli altri, tranne Scott, che pareva sovrappensiero, lo sguardo fisso su Allison.
-Dio, Lydia, la scuola è iniziata da  tre ore e tu organizzi già feste? – domandò Stiles in tono rassegnato.
Lydia gli gettò un’occhiata di sufficienza mentre divideva con la forchetta le sue carote bollite in pezzetti maniacalmente regolari.
- Non mi sorprende che tu disapprova, dato che la tua “nerdaggine” ti ha sempre precluso una vita sociale attiva.. – Stiles alzò gli occhi al cielo, troppo abituato ai sottili insulti di Lydia per offendersi -.. ma per chi ha una certa popolarità ed è desideroso di mantenerla, queste feste sono molto importanti e come rappresentante del comitato studenti è mio dovere garantire questo diritto –
-Votare è un diritto, rimanere in silenzio quando ti arrestano è un diritto, le tue feste sono peggio delle torture cinesi – bofonchiò Stiles, beccandosi un’occhiataccia dall’amica.
-Oh andiamo Stiles! Non fare il solito disertore! Senti, devi venirci alla festa, chiaro? Posso capire quando eri triste e solo e nessuno ti filava, ma ora hai anche un ragazzo, cosa vuoi di più dalla vita? –
-Certo, il tuo ragazzo è insopportabile, ma questo è un altro discorso – aggiunse Jackson, quasi distrattamente.
-Oh insomma, si può sapere cosa avete tutti contro il mio ragazzo?! – sbottò Stiles esasperato – E’ bello, è intelligente, ha anche gli occhi azzurri! Cosa ha che non va? –
Jackson sbuffò – E’ un pallone gonfiato –
Tutti quanti, tranne Scott Imbambolato Mc Call, si voltarono a fissarlo a bocca spalancata. Jackson, sentendosi osservato, smise di mangiare e inarcò le sopracciglia.
-Che c’è!? –
-Scusa amore – cominciò Lydia in tono zuccheroso – Ma sei l’ultima persona che può avanzare una critica del genere contro qualcun altro-
Jackson sbuffò di nuovo, ma rimase in silenzio.
-Chi è che ti aveva frainteso? – domandò improvvisamente Scott ad Allison in tono duro, gettando tutti in confusione. Allison piegò il capo, squadrandolo perplessa.
-Scott.. cosa.. –
-Prima hai detto che capivi Stiles quando ci si sente fraintesi da qualcuno che ci piace. Di chi stavi parlando? –
Allison arrossì e distolse lo sguardo, imbarazzata.
-Non sono fatti tuoi – bisbigliò a voce bassissima tanto che solo Stiles e Scott, che erano ai suoi lati, la udirono.
-Dai Allison! Lo voglio sapere! Sei stata con qualcuno prima di me? – insistette Scott, semplicemente geloso e ingenuo come solo Scott, dall’alto della sua adorabile scemenza, poteva essere.
-Scott – intervenne Lydia in tono annoiato – Allie parlava di te! –
Scott sbarrò gli occhi, sorpreso, mentre Allison fulminava l’amica con gli occhioni scuri. Lydia ebbe la decenza di sentirsi un po’ in colpa, mentre Stiles sollevava gli occhi al cielo.
-Scusa tesoro, ma se non glielo avessi detto avrebbe passato i prossimi sei mesi ad ammorbare Stiles con assurde paranoie su te e i tuoi presunti ex fidanzati e io voglio troppo bene a Stiles per permettere una cosa del genere, lo sai no? – disse e solo Lydia poteva avere lo spaventoso potere di essere in torto ma di parere comunque nel giusto. Stiles le lanciò un ‘occhiata scettica e divertita, ma Allison aveva di nuovo gli occhi fissi su Scott, il labbro inferiore tra i denti.
-Ti ricordi che quando ci siamo messi insieme mi hai detto che all’inizio pensavi che ti odiassi? –
Scott annuì, perplesso.
-Beh, in realtà mi piacevi già allora – confessò Allison, tutto d’un fiato.
Scott sembrava talmente perso che a Stiles fece un po’ pena.
-Ma se ti piacevo perché eri sempre scontrosa? – domandò, confuso.
Adesso sembrava Allison quella confusa – Ma proprio perché mi piacevi,no? – obiettò in tono ovvio.
- Quindi io ti piacevo ma fingevi di detestarmi? – chiese conferma Scott, gli occhi assottigliati nello sforzo di stare dietro a quei ragionamenti. Lydia sbuffò.
-Si chiama psicologia femminile, Mc Call –
-Si chiama essere pazze – bofonchiò Stiles, provocando una risata all’incauto Jackson, prontamente incenerito e sedato da Lydia. Mentre Scott e Allison si scambiavano un disgustoso e melenso bacio di “riappacificazione” ignorando deliberatamente Stiles incastrato tra loro, Lydia si rivolse al suo migliore amico, indicandolo con la forchetta.
-A proposito di coppiette felici.. Dove è il nostro mirabolante Harry? –
Stiles si schiaffò una mano sul viso, improvvisamente furioso con se stesso.
-Cavolo, sono un idiota! Ho completamente dimenticato che doveva fare una ricerca e che a pranzo dovevamo vederci in biblioteca! – esclamò mortificato, mentre si metteva in bocca tutto in una volta il cibo che era avanzato sul suo vassoio. Lydia inarcò le sopracciglia, polemica.
-Ti sei dimenticato di avere un appuntamento con il tuo ragazzo? – chiese in un chiaro tono di disapprovazione. 
-No lo pfato appota! –
-Dio Stilinski che schifo! Evita di parlare quando hai la bocca piena di schifezze ! – protestò Jackson serrando le palpebre in un moto di protesta. Stiles alzò gli occhi al cielo, ignorò completamente Scott, Allison e la loro sessione di pomiciata pubblica, baciò Lydia sulla guancia, fece un cenno a Jackson, afferrò il suo zaino dalla sedia e andò via di corsa.
-Ricordati della festa Stiles! Nove di sera puntuale! – gli urlò dietro Lydia e Stiles roteò gli occhi, anche se lei non poteva vederlo.
 
 
Stiles piombò come una furia nella biblioteca silenziosa, andando a sbattere contro uno scaffale e facendo cadere qualche libro, scatenando, manco a dirlo, un coro di infastiditi shh!  da parecchi studenti dell’ultimo anno.
-Scusate! – esclamò Stiles ad alta voce, guadagnandosi solo altre occhiate omicide. Tra questi occhi Stiles non poté fare a meno di notare quelli verdi e infastiditi di Derek Hale, che dall’angolo più remoto della stanza incrociarono i suoi nocciola solo per una manciata di secondi. Cercando di ignorare la cosa, Stiles distolse lo sguardo e individuò immediatamente gli arruffati capelli castano chiaro di Harry, tutto concentrato in un librone dall’aria spaventosamente complicata. Mordendosi il labbro, esitante, si avviò verso il suo ragazzo, a testa bassa.
-Ehy – mormorò poi sedendosi abbastanza silenziosamente di fronte a lui. Harry non alzò neanche lo sguardo e dato che era praticamente impossibile che non si fosse accorto di Stiles quando era entrato, la conclusione era che lo stava deliberatamente ignorando.  Stiles ci rimase un po’ male e incerto sul da farsi rimase seduto di fronte a lui, a disagio. Avvertì la pressione di due occhi sulla nuca e si girò di scatto, intercettando il brusco scatto della testa di Derek Hale, nuovamente concentrato su un libro dall’aria noiosissima e antica. Aggrottò la fronte, perplesso, da quando Derek lo guardava?, poi la sua attenzione fu attirata dalla voce del suo ragazzo.
-Ora arriva la parte in cui ti metti a parlare a macchinetta, sparando un sacco di storie su Scott, Lydia e qualche casino che vi coinvolge  per giustificare il tuo ritardo? –
Stiles si voltò verso di lui, fissando i begli occhi azzurri, un po’ ironici, ma non troppo arrabbiati di Harry. Una delle cose belle di Harry era che raramente si arrabbiava con Stiles. Harry una volta aveva detto che era perché Stiles era troppo carino per avercela con lui e  per colpa di quell’infelice uscita Stiles aveva dovuto sopportare un mese di prese in giro da parte di Scott, che lo chiamava “piccolo dolce Stiles”.
-Me ne sono completamente dimenticato! – esclamò Stiles sincero, non rinunciando a mettere su un broncio adorabile e a spalancare gli occhi in una mortificata aria da cucciolo bastonato. Harry sbuffò un sorriso e anche Stiles sorrise, in modo ampio e caloroso, quei sorrisi per cui Scott e Lydia non potevano fare a meno di volergli bene. Harry chiuse il libro che stava leggendo, storia mitologica lesse Stiles con una smorfia, e puntò nuovamente gli occhi in quelli del ragazzo.
-E’ tutto il giorno che non ti vedo. Dove eri sparito? –
Stiles sospirò, frustrato – Non ci crederai mai, ma Scott e io siamo riusciti a farci mettere in punizione da Harris alla primissima ora! Ci siamo dovuti fermare a mettere a posto l’aula dopo la lezione e poi siamo andati direttamente a mangiare e mi sono scordato che ti avevo promesso di venire qui! A proposito – soggiunse lanciando un’occhiata al librone di Harry – E’ il primo giorno e già ti metti a fare ricerche? –
Harry gli rivolse un sorriso canzonatorio e sicuro di sé, che Scott avrebbe sicuramente definito come arrogante.
-Se voglio essere ammesso a qualche college prestigioso, devo mantenere alta la mia media sin da subito Stiles – gli disse e Stiles cercò di non indispettirsi per il tono di superiorità che aveva usato. Sai chi altro si sente superiore a tutti? Derek Hale!, cinguettò la sadica voce di Lydia Martin nella sua testa. Stiles scrollò forte la testa, provocando uno sguardo perplesso in Harry.
-Eh.. ehm..mmh.. stasera c’è una festa – borbottò Stiles, imbarazzato.  Harry piegò la testa da un lato, un sorrisetto strafottente sul bel volto.
-E allora?-
Stiles rimase un attimo interdetto, poi disse velocemente: – Allora niente, lo dicevo tanto per dire, nel caso tu volessi andarci con me, ma se non vuoi fa lo stesso, lo capisco, è una cosa proprio stupida, se Lydia non mi obbligasse.. –
-Stiles! – lo interruppe Harry, ridacchiando divertito, mentre Stiles gli rivolgeva un dolcissimo sguardo incerto – Prendi fiato – lo prese in giro, poi addolcì il sorriso – Certo che mi va di andarci con te,ma purtroppo non posso. Come ho detto, devo studiare –
-Ma è il primo giorno – protestò Stiles calcando bene su primo – Non puoi spegnere il tuo cervello geniale solo per qualche ora? Per favore! – lo pregò Stiles, spalancando nuovamente gli occhi, cercando di suonare commuovente e ottenendo solo l’imitazione di una persona spiritata. Harry alzò gli occhi al cielo, si sporse lungo il tavolo e, afferatolo per la nuca, fece coincidere le loro labbra in un bacio piuttosto languido, che fece perdere momentaneamente la parola a Stiles. Quando si staccarono, Harry gli sfiorò la punta del naso con il dito, come se fosse un bambino capriccioso.
-Ho detto no Stiles. Vacci con Scott e Lydia, non bere troppo, sta lontano dagli altri ragazzi e domani raccontami tutto – disse, poi considerando chiusa la questione, riportò l’attenzione sul proprio libro sotto lo sguardo sorpreso e indignato di Stiles. Il ragazzo incrociò le braccia al petto e sbuffò e, sentendosi ignorato dal proprio ragazzo, fece vagare gli occhi tutto attorno. Intercettò Derek radunare con gesti bruschi le proprie cose, recuperare la sua inseparabile giacca di pelle che faceva tanto “bad boy” da una sedia e uscire dalla stanza senza guardare in faccia nessuno. Stiles si morse un labbro, lanciò un’occhiata al proprio ragazzo e vedendolo assorbito nella lettura di quello stupidissimo libro si alzò e seguì il ragazzo fuori dalla biblioteca.
 
 
-Derek! Ehi Derek! – urlò Stiles correndo lungo il corridoio per raggiungere Derek, che al contrario camminava con una calma e una compostezza invidiabile, la sua aria da stronzo e superfico perfettamente inscalfita. Derek non accennò a fermarsi, cosa che Stiles trovò parecchio irritante.
-Ehi Sourwolf! Fermati! – tentò e questa volta Derek si fermò talmente di botto che Stiles andò a sbattere miseramente contro la sua schiena.
-Ahia! Non ti hanno mai insegnato ad avvisare quando ti blocchi di colpo? – protestò Stiles tenendosi una mano sulla fronte. Derek si voltò verso di lui, un sopracciglio pericolosamente inarcato.
-Come cavolo mi hai chiamato? –
-Oh. Giusto. Sourwolf! – ridacchiò Stiles per poi bloccarsi all’occhiata raggelante di Derek – E’ un soprannome, cioè un nomignolo che si usa al posto del nome –
-So cosa è un soprannome! – sbottò spazientito Derek – La domanda è perché mi chiami così  e ti avverto che dalla risposta potrebbe dipendere la tua incolumità–
Stiles roteò gli occhi, per nulla intimorito, o meglio, non troppo.
-Secondo me ti sei appena risposto da solo, Lupo Scorbutico! – lo prese in giro Stiles. Derek gli lanciò un’occhiata molto strana, poi emise un sorta di grugninghio ( un grugnito misto a un ringhio) ,gli diede le spalle e andò nuovamente per la sua strada.
-Ehi! – protestò Stiles indignato, trotterellandogli dietro  - Stavamo parlando, non puoi mollarmi così! –
Derek sospirò pesantemente, ma non si fermò né voltò.
-Che vuoi Stiles? –
-Conosci il mio nome! – esclamò Stiles, con voce incomprensibilmente allegra. Non sapeva perché, ma una parte di lui temeva che Derek non ne fosse a conoscenza.
Derek sbuffò.
Sbuffi, sospiri, ringhi, grugniti.. ha proprio una vasta scelta di argomenti di conversazione,pensò Stiles.
-Si che lo conosco. Andiamo a scuola insieme dalle elementari – disse solo, di poche parole come al solito.
-Te ne ricordi! – si rallegrò, ancora una volta senza un preciso motivo, Stiles. Derek si fermò di nuovo di colpo, facendo sbattere nuovamente Stiles contro la sua schiena. Quando si voltò nella sua direzione, si capiva perfettamente dalla sua espressione che la sua pazienza era agli sgoccioli.
-Stiles, te lo ripeto un’ultima volta e poi ti sbrano. Che diamine vuoi? –
-Oh calmati Sourwolf! E’ per questo tuo atteggiamento che mezza scuola ha paura di te! – intercettando lo sguardo assassino di Derek, Stiles si affrettò a cambiare discorso.
-Volevo solo scusarmi per stamattina. Non pensavo davvero quelle cose.. cioè le pensavo, ma non così tanto e comunque le ho esagerate, ma è stato solo perché Scott e Lydia continuano a darmi il tormento su di te e sulla mia presunta cotta nei tuoi confronti e dicono che sto con Harry solo perché assomiglia a te, il che mi sembra ingiusto perché Harry non ringhia, davvero! –
Come al solito non rifletté prima di parlare, dando sfogo ai suoi pensieri senza filtri. Derek rimase a fissare per un interminabile istante quel ragazzino tutt’ossa dagli occhi esageratamente grandi ed esageratamente innocenti, i capelli rasati male e una felpa rossa grande tre volte lui. Non era un Adone, non era figo, ma era carino in qualche modo strano e dolce, carino come raramente un maschio riesce a sembrare.  Prima che potesse dire qualsiasi cosa Stiles, molto rosso in viso, riprese la carica, agitando frenetico le mani.
-No no no ! Non volevo dire quello che ho detto! Cioè si, ma io non ho una cotta per te, insomma.. tu sei Derek e io sono Stiles.. Sarebbe assurdo anche solo pensare a un noi, no? – conclude con un sorrisetto incerto ma maledettamente sincero e buono, di una bontà che Derek aveva rilevato il primissimo giorno in cui aveva posato gli occhi su quel bimbetto iperattivo e logorroico che stava in classe con sua sorella Cora.
-Anche perché dal modo in cui Harry ti ha infilato la lingua in bocca poco fa direi che non sarebbe molto coerente, no? E ovviamente non può esistere un noi, stupido ragazzino. Ora levati di torno, mi hai scocciato! – fece Derek malevolo e brusco, con il solo intento di ferirlo e mandarlo via, perché quel ragazzino stava cominciando a metterlo a disagio e lui odiava sentirsi a disagio. Stiles perse il sorriso e assunse un’aria ferita che lo fece odiare da Derek perché, davvero, quel ragazzino non aveva nessun diritto di farlo sentire in colpa.
-Giusto- disse Stiles senza guardarlo, tirando appena su con il naso – Allora mi levo dalle scatole. Ciao Derek! – esclamò e prima che Derek potesse dire qualsiasi cosa, qualsiasi cosa che riuscisse a farlo sorridere di nuovo, sfrecciò via, lasciandolo solo.
 
 
 
Le feste di Lydia Martin erano famose in tutta Beacon Hill per essere fantastiche e imperdibili. Lydia, con la sua aria da ragazza responsabile, godeva talmente della fiducia incondizionata del preside, da avere totale carta bianca e da riuscire a introdurre clandestinamente ogni tipo di alcolico umanamente possibile.
Stiles si sarebbe volentieri risparmiato quella tortura sociale anche perché era come caduto in un profondo stato di depressione da quella mattina, ma Lydia l’aveva talmente assillato che alla fine aveva dovuto cedere. Di mala voglia si era vestito, era salito sulla jeep ed era arrivato a scuola quando la luna, in quella tiepida sera di Settembre, era già alta nel cielo. Luna piena, per la precisione. A Stiles era sempre piaciuta la luna quando era piena, aveva un fascino che non sapeva spiegarsi. Poi, ovviamente, era stato intercettato da Lydia che con uno scocciato “ smettila di scrutare il cielo come un cretino e vieni dentro” lo aveva trascinato all’interno dell’edificio.
E ora,di pessimo umore, afferrò un bicchiere del punch pesantemente corretto che troneggiava sul tavolo allestito in palestra, bicchiere che gli fu prontamente sottratto da Scott, materializzatosi al suo fianco.
-Ehy! – protestò Stiles cercando di riprenderselo, ma Scott scosse la testa, gentile ma risoluto, tenendo il bicchiere in alto.
-Tu non reggi l’alcol Stiles. Ricordi che l’ultima volta che hai bevuto, ti sei ubriacato e  hai cercato di baciare Jackson ?–
Stiles sbuffò – Certo che me lo ricordo, le sue urla e i miei incubi mi hanno perseguitato per giorni –
Scott inarcò le sopracciglia scure – Come è che hai questo schifo di umore stasera? –
-Il mio ragazzo mi ha dato buca per uno stupido e noiosissimo librone impolverato! – urlò Stiles, fortunatamente non sentito per via della forte musica che un tale Isaac del loro anno stava diffondendo nel locale – A quanto pare tutti mi trovano molesto e insopportabile, anche il mo ragazzo, quindi si Scott, te e Lydia potete dire “te l’avevo detto!” . A Harry non importa un fico secco di me! – strillò sotto lo sguardo di uno Scott alquanto dispiaciuto e perplesso, che non poteva immaginare che il vero problema fosse un certo ragazzo dagli occhi verdi e dal pessimo carattere.
-Stiles, si può sapere che hai da urlare? – chiese Lydia avvicinandosi in quel momento con sopracciglia inarcate e un delizioso abitino viola al seguito.
-Come se vi importasse! – esclamò Stiles, riuscendo a sbalordire anche Lydia. Sapeva che era sbagliato prendersela con i suoi migliori amici, ma non gli importava. Aveva diciassette anni, una bassa stima di sé, un animo insicuro e fragile ed era stato trattato male per l’ennesima volta da Derek, mentre lui desiderava solo essergli amico e per giunta in quel momento si trovava a una stupida festa in cui nessuno lo degnava di uno sguardo; non aveva voglia di essere ragionevole.
-Ma che dici! Certo che ci importa! – obiettò Lydia, in tono sorprendentemente dolce e sarebbe riuscita a calmarlo se Jackson non fosse comparso in quel momento al suo fianco, una buona parola sempre per tutti.
-Stilinski hai il ciclo?–
Stiles lo fulminò con un’occhiataccia,  poi, sordo ai richiami di Lydia e Scott, si voltò e corse verso l’uscita, seriamente intenzionato a tornare a casa. Attraversò sempre correndo il corridoio, i lembi della sua felpa troppo lunga e grande che sbatacchiavano  fastidiosamente contro  le sue cosce.  Arrivato all’aula di Harris, il prof di chimica, stava per svoltare verso l’uscita, quando una voce conosciuta attirò la sua attenzione, proveniente dalla porta socchiusa.
-Non ci riesco, Cora, non ci riesco! – esclamò la voce di Derek Hale all’interno della classe. Stiles si bloccò immediatamente, sorpreso nel percepire la voce di Derek, di solito un mostro di calma e glacialità, ora così fuori controllo. Era come soffocata, sofferente in qualche modo. Non resistendo alla curiosità, si appostò contro lo stipite della porta, preoccupato. Derek stava male?
-Ma ci sei sempre riuscito! – esclamò una terrorizzata voce femminile che Stiles  riconobbe come Cora Hale, la sorella di Derek – Non hai mai perso così il controllo durante la.. –
Le parole di Cora vennero interrotte da un ringhio atroce, come di un animato ferito e pronto all’attacco nello stesso tempo. Stiles cominciò a preoccuparsi sul serio e anche ad avere una paura tremenda. Che stava succedendo? Sentì dei vari tonfi, delle parole concitate, Cora probabilmente, che risuonavano a Stiles come una cantilena, come se la ragazza  stesse cercando di calmare il fratello.
-Chiama Peter e vai via da qui! – ringhiò Derek.
-Non ti lascio solo ! – esclamò Cora testarda quanto il fratello.
-ADESSO! – urlò Derek e a Stiles la voce di Derek Hale non era mai parsa meno umana. Improvvisamente la porta si aprì e Stiles ebbe giusto i riflessi di appiattirsi contro il muro, per evitare di essere visto. La porta si richiuse con un tonfo e Cora cominciò a correre lungo il corridoio. Inaspettatamente si fermò, sotto lo sguardo perplesso di Stiles, e fece una cosa davvero strana. Sollevò il viso e .. e annusò l’aria, tipo un segugio. Stiles non aveva la minima idea di cosa stesse facendo, ma per mero istinto, si addossò ancora di più al muro. Cora girò appena il viso nella sua direzione e l’avrebbe visto, se un ringhio più potente degli altri da parte di Derek non l’avesse spinta a riprendere la sua corsa. Stiles non la perse di vista fino a quando non la vide sparire alla fine del corridoio.
Ora, qualsiasi persona sana di mente, avrebbe intuito il potenziale pericolo e sarebbe andato via, per chiedere aiuto, magari a qualche adulto, ma lui era Stiles, e quello che sembrava avere bisogno di aiuto non era uno qualunque, era Derek e lui doveva fare qualcosa. Cercando di non pensarci troppo, spalancò la porta e fece irruzione nell’aula, non sapendo bene cosa aspettarsi.
Beh, di certo non si aspettava quello.
Derek Hale si stava contorcendo in preda a spasimi sul pavimento, la schiena inarcata come solo alla bambina dell’Esorcista Stiles aveva visto fare. E fin qui sarebbe andato bene, perché a quello Stiles poteva dare una spiegazione razionale come un attacco di mal di pancia da parte di Derek o una forte,fortissima, emicrania.
Ma non riusciva a spiegarsi il perché le unghie di Derek si fossero tramutate in artigli, affondati tanto in profondità nella carne dei palmi delle mani da far grondare sangue,  o perché la sua pelle fosse una maschera di sudore e tensione, o perché dalle palpebre socchiuse arrivasse un bagliore rosso, invece che il solito rassicurante verde chiaro.
Ma soprattutto, non si spiegava come mai lui fosse ancora lì e non se la fosse ancora data a gambe levate.
-Oh mio Dio! – esclamò Stiles, incapace di dire qualsiasi altra cosa. Per un attimo le folli contorsioni di Derek sul pavimento parvero cessare, il ragazzo sollevò a fatica gli occhi scarlatti su Stiles ed emise un ringhio per niente rassicurante nella sua direzione, che gli fece caponare la pelle.
-Stiles – sibilò a fatica Derek, mentre si contorceva per terra, il viso stravolto dal dolore e dallo sforzo – Vai via, subito! – e ringhiò pure, per enfatizzare che quello non era un consiglio ma un ordine. Stiles scosse la testa a bocca spalancata, la musica proveniente dalla palestra che arrivava debole fino a loro. Pensò nebulosamente che solo a lui durante una normalissima festa di adolescenti poteva capitare di imbattersi con un Derek debole e agonizzante in un’ aula vuota.
-Che diamine hai? – urlò concitato, facendo un passo nella sua direzione, ignorando l’ordine dell’altro ragazzo – Come posso aiutarti?!  - chiese ancora, avanzando ancora nella sua direzione e crollando in ginocchio davanti a lui. Del vero e proprio terrore passò per le iridi scarlatte di Derek .
-Stiles, ti prego – davvero, davvero lui, Derek Hale, stava pregando qualcuno? – Ti prego non voglio farti del male.. vattene! – ringhiò tra i denti, poi dovette interrompersi perché nuovi tremori gli sconquassarono il corpo. Stiles vide con orrore i canini di Derek allungarsi e trasformarsi in vere e  proprie zanne.
-Non ti lascio qui! – sentenziò Stiles, cercando di apparire coraggioso invece che unicamente terrorizzato. Derek non rispose, ma ruggì ancora, gli artigli sempre più affondati nella sua stessa carne e Stiles aveva la netta impressione che stesse facendo ogni cosa possibile per fare del male a se stesso e non a lui.
Pensa Stiles, si disse facendo vagare disperato gli occhi sull’intera figura di Derek, pensa, cosa si fa quando una persona perde il controllo per riportarlo alla realtà.
Gli venne in mente quando da ragazzino, avrà avuto al massimo dodici anni, gli era venuto uno dei suoi frequenti attacchi di panico mentre giocava in soffitta con Lydia nella casa di lei. La botola che portava al piano di sotto si era chiusa all’improvviso e né Lydia né Stiles riuscivano a sollevarla.  Stiles era andato completamente in crisi, aveva quasi smesso di respirare, e solo il contatto delle labbra di Lydia sulle sue erano riuscite a calmarlo. Era un metodo improvvisato per calmare gli attacchi di panico, gli aveva poi detto Lydia.
Disperato, abbassò lo sguardo su Derek, il cui aspetto si faceva sempre più pericoloso e inquietante ogni secondo che passava.
-Derek, qualsiasi cosa ti stia succedendo, spero davvero che funzioni come un attacco di panico! – strillò con voce terrorizzata,poi, cercando di ignorare le zanne, si chinò su di lui, gli afferrò il viso che si dimenava da ogni parte con le mani per tenerlo fermo e..
E lo baciò.
 
 
ANGOLINO
 
Ecco il primo capitolo! Spero che vi sia piaciuto! Grazie a chi ha commentato il prologo, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, in ogni caso lasciatemi le vostre opinioni se volete, a me non fa che piacere ^^
Alla prossima settimana!
Un bacio! :*
  
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