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Autore: bibersell    21/05/2015    2 recensioni
Carrie Evans e Ian Hall, questi sono i nomi dei due protagonisti di questa classica storia senza pretese e dai toni leggeri.
Lei è la tipica ragazza organizzata, con ogni situazione sotto controllo, e la media del dieci e mezzo in ogni materia.
Ian, ovviamente è il suo opposto: scapestrato, con zero preoccupazioni e mille pensieri per la testa. Col serbatoio della moto sempre pieno e il portafoglio vuoto.
Classici personaggi standard che si incontreranno nel modo più banale possibile: una progetto scolastico!
Ma anche il finale sarà quello standard? Cosa succederà a questo Prom tanto atteso da tutti gli studenti della High School?
Storia semplice e leggera con l'unica pretesa di strapparti una risata tra una litigata e un bacio appassionato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Note di un'autrice fallita..
Pensavate che mi fossi dimenticata di voi e di questa storiella? E bene no, sono tornata e anche più carica che mai. 
E' inutile che sto qui ad annoiarvi coi diecimila motivi che mi hanno impedito l'aggiornamento ma ci tengo a dire che mi dispiace. 
Spero che almeno questo capitolo che è nato solo qualche ora fa vi piaccia.
Spero che le poche lettrici che avevo non siano sparite. Mi piacerebbe molto sapere i vostri pareri, quindi recensiteeee
Detto questo, buona lettura.

 

Prom!

Capitolo sette
Rudere

 

 

Era passata una settimana da quando avevo avuto con Ian quel breve scambio di messaggi.
Il giorno dopo, a scuola, non mi aveva rivolto la parola ma mi faceva solo un semplice cenno di saluto quando lo incontravo nei corridoi.
Il pomeriggio non era venuto ad aiutarci con i preparativi del Prom e io ero stata costretta a passare l'intero pomeriggio a sentire Selina raccontarmi con entusiasmo l'invito al ballo di Josh, il ragazzo per cui aveva una cotta. Dustin e Daphne non avevano fatto altro che sbaciucchiarsi tra la decorazione di una pallina di Natale e l'altra. Avevo pensato di appendere festoni a tutti gli ingressi e di appenderci qualche pallina. La mia mente viaggiava tra una decorazione e l’altra e stavo usando tutte le forze e le risorse che avevo per aggiustare quella fontana. Era diventato il mio progetto personale.
D’altra parte non potevo evitare di pensare di star preparando un ballo al quale io sarei andata da sola. Stavo faticando e non mi sarei goduta nemmeno i risultati.

Quando due giorni dopo avevo incontrato Holl a scuola gli avevo chiesto perché quel mercoledì non fosse venuto. Lui mi ha detto che aveva da fare. Avevo provato a chiederli altro ma lui era stato freddo e schivava ogni mio tentativo di fare conversazione finché non mi ero stancata di provarci e senza rendermene conto avevo cominciato ad evitarlo.
Più pesavo a quel ragazzo e meno riuscivo a farlo quadrare. Era fin troppo lunatico per i miei gusti. Cambiava idea in un niente; un giorno era simpatico e scherzava con te, l’altro era uno stronzo da far paura, poi dolce e poi di nuovo stronzo. Cambiava umore come se fosse un paio di mutande e per la prima volta desiderai che si cambiassero una volta a settimana e non tutti i giorni.

Tra l’allestimento della palestra, che era stata chiusa in modo che noi potessimo iniziare ad addobbarla, lo studio intenso per gli esami di fine corso e l’attesa per l’arrivo della lettera d’ammissione alla Northwest University passò anche l’altra settimana. Ormai evitare Ian era diventato un gioco da ragazzi e avevo l’impressione che lui stesse facendo lo stesso con me.
Preparare il Prom fu un po’ meno facile visto che avevo sempre davanti agli occhi Dustin e Daphne. Credevo che non il tempo mi sarebbe passata e invece la vista di loro due assieme mi disturbava come non mai. Era un fastidio mentale. Volevo essere io la ragazza tra le sue braccia, dovevo essere io quella che doveva amare, era giusto che fosse così.
Lo avevo idealizzato per così tanto tempo. Lui era perfetto per me.

Durante quella seconda settimana fui presa anche dai preparativi della valigia. Il viaggio per Roma si avvicinava e non mi volevo certo far trovare impreparata. Ero uscita un paio di volte con Selina alla ricerca di qualcosa di carino da comprare. Avevo chiesto a Pen di accompagnarmi ma a quanto pare la sua allergia per la moda non le permetteva di girare per i negozi con la sua migliore amica.


Quel sabato mattina della seconda settimana mi svegliai senza alcuna voglia di andare a scuola. Pensai di fingermi malata ma il buon senso vinse e mi costrinsi ad alzarmi dal letto. Mi trascinai per la stanza infilandomi un paio di pantaloni rosa di una vecchia tuta per la casa. Infilai le braccia in una semplice t-shirt bianca e calzai un paio di converse nere.
Zaino in spalle, cellulare tra le mani e auricolari pronti per riempirmi le orecchie di buona musica ed ero pronta per un’altra giornata uguale a quella di ieri e delle settimane precedenti.

Seguii le lezioni svogliatamente e a pranzo mangiai qualcosina preferendo giocare con il mangiare che usarlo per riempirmi la pancia. Passai le ore di lezione pomeridiane a messaggiare con Pen che stava seduta solo qualche fila dietro di me.
Avremmo potuto mandarci dei bigliettini o sederci vicino, ma preferivamo usare il cellulare.

Quando la campanella suonò il mio cuore per poco non esplose di gioia.
Durante la lezione di storia avevo letto su un blog una recensione di un Young Adults che mi aveva incuriosita e stavo merendo dalla voglia di correre in libreria.
Entusiasmata da quel pensiero mi avviai all’uscita della scuola quando ad un certo punto mi bloccai. La sua bellezza mi colpì immediatamente. Erano passare settimane dall’ultima volta che l’avevo visto e mai mi era sembrato così bello. Era perfetto. Ian era incantevole in tutto il suo essere.

Quel pensiero mi colpì come una secchiata d’acqua gelata.
Ma che vado pensando?

Il secondo colpo arrivò quando capii che anche lui mi stava guardando, anzi mi fissava. Intensamente. Mi attirava verso di sé come se io fossi un satellite e lui il mio pianeta. Il centro di tutto.
Mi sentivo ben radicata, eppure avevo la sensazione di star fluttuando. Libravo nell’aria.

Quella strana sensazione s’arrestò quando arrivai di fronte a lui che mi saluto con un banale “Ciao” accompagnato da un cenno della mano.

-Ciao- risposi a mia volta ancora stordita da quelle forti sensazioni che non avevo mai provato. Forse era la stanchezza degli ultimi tempi che mi stava tirando brutti scherzi.

-Hai un minuto? Vorrei mostrarti una cosa- disse portandosi una mano fra i capelli e scostandosi le lunghe ciocche scure che gli ricadevano sulla fronte.
Non potei evitare di soffermarmi nuovamente sul suo aspetto e su quando fosse bello con quella maglietta nera e quel giubbotto di jeans che bramavo toccare per testare con mano la ruvidezza del tessuto.

-Dipende- mi affrettai a rispondere sperando che il flusso dei miei pensieri si arrestasse in quell’esatto momento. Mi ero sempre sentita in modo diverso dal solito quando ero con Ian, ma quella reazione batteva di gran lunga ogni tipo di immaginazione.

-Da cosa?- due semplici parole bastarono al mio cuore per saltare un battito. Uno era il minuto che ci mise il mio cervello ad elaborare una risposta. Sei, lei parole che dissi.

-Da quello che vuoi farmi vedere-

Quello che avvenne spense totalmente il mio cervello e diede il permesso al mio cuore di saltare tutti i battiti che voleva e di danzare un ballo sconosciuto a ritmo col rumore dei nostri passi che frenetici battevano la ghiaia.
Ian mi aveva preso per mano e mi aveva trascinata alle spalle della scuola inostrandosi nella radura. Non mi era mai addentrata fino a quel punto, era troppo fitto e nessuna delle mie amiche era abbastanza coraggiosa da lasciarsi a quell’avventura.

Non sapevo per quanto tempo camminammo, avevo perso la percezione del tempo nel momento in cui Ian mi aveva preso per mano e aveva iniziato a correre con me. Quando ci fermammo io avevo il fiatone e il fiato mozzato per lo stupore. Quel posto era incantevole.
Ci trovavamo in un piccolo spaziale fatto si sassolini bianchi e di fronte a noi c’erano due bivi. Tutt’intorno di erigevano querce antiche e maestose.
Quando il mio respirò si calmò fino a diventare di nuovo normale potei ammirare la bellezza del silenzio. Chiusi gli occhi e mi mise in ascolto. Che bello il suono del silenzio, era così rilassante e coinvolgente da non stancarsene mai. Tesi ancora di più le orecchie e sentii il rumore di un ruscello.

-Se vai a destra e cammini per buoni cinque minuti troverai un ruscello- spiegò Ian come se mi avesse letto nella mente.
Riaprii gli occhi e sollevai lo sguardo verso di lui che mi sovrastava di diversi centimetri.

-Ma noi andremo a sinistra- sentenziò cercando la mia mano e trovandola subito pronta ad accogliere la sua.

-Cosa c’è a sinistra?- chiesi curiosa. Non ero mai stata una persona molto fantasiosa ma in quel momento desiderai esserlo per poter immaginare cosa ci fosse alle fine di quella strada dissestata.

-Andiamo e lo vedrai- dichiarò incamminandosi con me al suo fianco.

-Come hai trovato questo posto?- ero curiosa di sentire la sua risposta e vogliosa di scoprire qualcosa su quel ragazzo che per me era un gran punto interrogativo.

-Ogni tanto gironzolo per i boschi, mi piacere venire qui a pensare o a correre. L’altra sera sono capitato nei paraggi e l’ho visto. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto vederlo- spiega mentre le foglie degli alberi si chiudevano sulle nostre teste a formare una capanna. Respirai e i miei polmoni si riempirono dell’odore della resina.

-Ma non è violazione di proprietà entrare in territorio scolastico fuori orario- chiesi insospettita.

-Se questo fosse di proprietà della scuola lo sarebbe- disse allargando le braccia e indicando attorno- ma non lo è. Dietro casa mie ci sono dei boschi e se prendi la giusta direzione ti portano proprio qui- spiegò continuando a camminare e a tenermi la mano.

Mi limitai ad annuire ripensando alle sue parole e lasciando che il suono delle sue parole mi entrassero nel profondo. Camminavo a testa bassa badando a dove mettessi i piedi e quando sentii Ian lasciare la mia mano alzai immediatamente lo sguardo e vidi un vecchio capanno in legno tutto consunto e malandato. Sul tetto a spiovente mancava qualche pezzo e le travi di legno che formavano la struttura non erano tutte dello stesso colore.
Preso singolarmente sarebbe sembrato un rudere, ma immerso in quella radura era delicato e azzeccato. Azzeccato era la parola adatta. Perfetto per quei luoghi.

-Forza, entriamo- disse Ian avvicinandosi alla porta e aprendola con una spallata. Si girò verso di me e mi invitò ad entrare con uno sguardo.

L’intero era buio e la poca luce che c’era filtrava grazie ai fori del soffitto.
Un letto fatto di paglia e lenzuola che una volta dovevano essere state bianche poggiate sul pagliame. Alcuni scatoloni erano poggiati a terra diverse statuette di legno raffiguranti animali e volti di donne. Ne presi in mano una e ne apprezzai la fattura. Era un delfino di piccole dimensioni e intagliato alla perfezione.

-Prendilo se ti piace- disse Ian ammirando anche lui le statuette.
-Credo che una volta ci vivesse qualcuno, ma adesso è solo un rudere abbandonato- continuò.

Io mi limitai ad annuire. Ero talmente immersa nell’ammirare i lineamenti così perfetti e delicati che non risposi nemmeno ad Ian.

-È bellissima- sospirai dopo un po’ stringendo tra le dita quel pezzo di legno.

-Si, lo è- mi sorrise Ian benevolo.

-Ma perché mi hai portato qui?- chiesi non riuscendo più ad evitare quella domanda.

-Quando ci sono entrato la scorsa notte e ho visto queste statuette e tutto il materiale creativo che c’è in quegli scatoloni ho pensato che sarebbero potuti esserti d’aiuto con la preparazione del Ballo di fine anno- concluse rivolgendomi un’occhiata incerta.

-Grazie Ian, hai avuto un bel pensiero- gli sorrisi riconoscente senza tentar in alcun modo di arrestare la mia riconoscenza nei suoi confronti.

-Adesso è meglio andare. Fra poco farà buio e ci metteremo un po’ a ritornare a scuola- disse aprendo la porta di legno e permettendomi di vedere i primi scherzi ci cielo all’imbrunire.

-Hai ragione, è meglio tornare- disse dispiaciuta di dover lasciare così presto quel nido confortevole senza tempo.

-Non preoccuparti Carrie, ci torneremo tutte le volte che vorrai- mi prese la mano e si chiuse la porta alle spalle.

Ci incamminammo, mano nella mano, verso scuola. Ad ogni passo che facevamo la realtà ricadeva sempre più pesante. Ian prese a muovere il pollice sul dorso della mia mano in movimenti circolari che fecero rilassare entrambi.


Ci torneremo tutte le volte che vorrai, Carrie.


...Continuo di note di un'autrice fallita!

Allora cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemi sapere le bostre sensazioni, opinioni, punti di vsta, suggerimenti, tutto quello che volete una una recensione.
Lo apprezzerei molto. Non vi dico null'altro e al prossimo capitolo, si spera

-B
  
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