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Autore: Lady_Angel    22/05/2015    1 recensioni
"Solitamente quando si parla del proprio compagno d'infanzia si cominciano a tirar fuori frasi smielate e senza senso solo per farsi un po' vedere, ma la realtà è ben diversa: noi fratelli ci vogliamo bene, ma siamo pur sempre cane e gatto!
Già, si convive sotto lo stesso tetto, si gioca insieme, si ride, si piange e soprattutto si litiga e le guerriglie che si creano sono forse le parti migliori."
Ennesima fan fiction su Roci e Doffy.. Sì sono noiosa X°D
Buona lettura, comunque ;)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Donquijote, Doflamingo, Donquijote, Rocinante
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A volte essere un fratello è ancora meglio che essere un supereroe.
(Marc Brown)

 

Quando si è figli unici si vuole un fratello e quando si ha un fratello si vuole essere figli unici.
Essere fratelli è un legame particolare, un nodo che unisce due o più persone alla stessa identica famiglia, un amico che non si sceglie.

Solitamente quando si parla del proprio compagno d'infanzia si cominciano a tirar fuori frasi smielate e senza senso solo per farsi un po' vedere, ma la realtà è ben diversa: noi fratelli ci vogliamo bene, ma siamo pur sempre cane e gatto!
Già, si convive sotto lo stesso tetto, si gioca insieme, si ride, si piange e soprattutto si litiga e le guerriglie che si creano sono forse le parti migliori.
Doffy e Roci erano fratelli, ma erano pur sempre diversi. Uno era buono e l'altro poteva esserlo se solo non avesse dato ascolto all'odio.

Si erano persi per anni, poi, dal nulla, quasi come un'apparizione, il più piccolo ritornò all'ovile e da lì avevano cominciato a lottare fianco a fianco, diventando una vera a propria squadra ed affrontando indimenticabili battaglie.
C'era comunque qualcosa che non riusciva mai a tornare perché uno dei due era sempre ed esclusivamente muto e quel ritorno sembrava nascondere qualcosa di sospetto. Però Doflamingo aveva lasciato perdere tutte quelle stupide dicerie dette per fare pettegolezzo, insomma credeva di comprendere i silenzi di suo fratello e Corazòn credeva di poter nascondere tutto ciò che pensava mediante il mutismo.
In tutto questo gioco di misteri e di segretezze si nascondeva però un piano malefico per entrambe le parti: Roci voleva soltanto fermare la pazzia del fratello e Doffy avrebbe venduto la vita del suo sottoposto pur di poter trarre dei vantaggi dal frutto che voleva fargli mangiare.
Alla fine quando si tengono nascoste delle cose queste salgono sempre a galla e, purtroppo, successe anche con i due fratelli.
Sebbene Rocinante non se la fosse tanto presa per l'egoismo del suo superiore, lo stesso non si poteva dire della reazione che aveva avuto Doflamingo.
Dire irato era poco, era stato tradito, sì proprio tradito, dal sangue del suo sangue; preso in giro da quello che considerava essere l'idiota di casa.
Non ci poteva credere, non poteva concepire che la persona che stava rovinando tutti i suoi piani fosse la stessa che aveva accolto a braccia aperte anni prima. Rocinante non avrebbe mai voltato le spalle ad un famigliare e su questo ci avrebbe messo le mani sul fuoco.
Come due buoni fratelli che si rispettino, avevano cominciato a litigare; cioè Corazòn aveva cominciato a parlare, ad ubriacare di parole suo fratello e da lì erano cominciati gli strilli.
Sarebbe stata una classica battaglia fra cane e gatto eppure questa volta non si sarebbe conclusa con qualche bernoccolo, due musi e poi due pacche sulla schiena.
Il tradimento era un qualcosa di inconcepibile e punibile solo ed esclusivamente con la morte; entrambi lo sapevano bene.
La discussione stava veramente degenerando.
Cora-san ti trovava per terra, sanguinante, appoggiato sopra quel baule che proteggeva il suo tesoro più grande: Law. O la vita di un bambino o quella di un ventiseienne, una sola delle due sarebbe sopravvissuta alla furia omicida di quel folle vestito di rosa.
Il fante di cuori sapeva benissimo quale bivio imboccare e, forse, per la prima volta riuscì a fare la sua unica scelta giusta.
Si dice che quando si è sul punto di morire,la vita comincia tutta a riassumersi nella mente, ma ai Donquijote apparve solo questo:
Fermo fratellone, fermati!”
Una frase, un ricordo acuminato come un ago si era conficcato nella memoria.
Stessa storia, stessa scena: un bambino che piange e tre vittime.
Sì, tre: Corazon, Law e Doflamingo.
Il carnefice che diventa vittima? Non proprio, forse il terzo in pratica era l'assassino, ma non teoricamente.
Doffy era morto il giorno in cui aveva venduto la sua anima alla vendetta; il signorino, come tutti lo chiamavano, era stato schiacciato da quel desiderio di uccisione. Vittima, anche lui, della situazione che lo circondava non era stato in grado di fermarsi a piangere, ma soltanto di gridare parole piene di odio, quelle stesse frasi che sarebbero state pronunciate da un bambino ormai caro ai due fratelli.
Questa volta, però, sembrava che le carte in tavola si potessero rivoltare: entrambi i Donquijote tenevano fra le mani la loro arma più cara, quella che aveva mietuto vittime per tutti i mari.
Bastava che uno dei due premesse il grilletto per far sì che questa guerra fratricida si concludesse; sarebbe bastato un attimo, un secondo per permettere a chiunque di gustarsi quella sudata libertà che per anni li aveva legati con stretti nodi.

Uno sparo, due, tre; colpi ben assestati, colpi nati per uccidere.
Il più giovane stava cadendo per terra e forse non se lo aspettava nemmeno lui, sperava che quel legame che li univa gli avrebbe anche permesso di sopravvivere.
Corazòn poteva sparare, aveva tutte le carte in regola per farlo; Corazòn poteva, ma non il buono e fedele Rocinante. Lui non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca, figuriamoci al suo odiato fratellone.
Il minore dei Donquijote era troppo buono per farlo e Doflamingo lo sapeva molto bene. Conosceva quel suo inutile fratellino ed il suo fottutissimo buon cuore.
Lo fissava con volto inespressivo mentre cadeva sul suolo ormai sporco di sangue. Gettato a terra come suo padre anni prima, ma,come il suo vecchio, con un sorriso di gioia sul volto. Quel riso che soltanto l'ora morente mambro della marina era riuscito ad osservare.
Caino ed Abele, uno scontro fratricida.
Un legame distrutto con lo spargersi del sangue che li aveva uniti fin dalla nascita perché davanti all'odio nemmeno l'amore fraterno può sopravvivere.

“Bastardo, te ne sei andato con quel tuo fottuto sorriso!”
L'ultima frase detta al suo piccolo e coraggioso fratello; un sorriso che sarebbe diventato la sua persecuzione.
Alla fine l'aveva anche detto no?
“Corazòn è il mio caro fratellino.. per chiunque osi ferirlo c'è la morte ad attenderlo”. Doffy non l'aveva solo ferito, l'aveva anche ucciso e qualcuno non sarebbe mai e poi mai rimasto in silenzio.

 

 

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Okok, è l'ultima che faccio su Rocinante, lo GIURO! E' che mentre mi diletto nel taglia e cuci per il suo cosplay, mi vengono in mente fan fiction.
Poi boh, io ho due fratelli ed ogni volta discutiamo passiamo alle mani (soprattutto con quello minore), ma ci vogliamo bene e quindi leggere la storia dei due Donquijote mi ha fatto salire una tristezza assurda anche per il legame fraterno che è stato calpestato da entrambi (anche il mio amato Roci ha delle sue colpe).
Spero vi sia piaciuta, nel caso contrario non mi offendo! Sono dell'idea che ogni persona ha i propri gusti ;)
Vi ringrazio comunque per aver letto <3
Buona lettura ed alla prossima con, spero, un altro personaggio XD

   
 
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