PROLOGO

Da una misera finestrella, unica fonte di luce della stanza, penetra la luce delle prime ore del mattino. Batte dritto sul mio viso, infastidendomi. Nonostante mi senta ancora stanca morta decido di alzarmi a malavoglia. La schiena e le gambe mi fanno ancora malissimo, massacrate da una settimana ininterrotta di camminate, treni e dormite sui sedili sudici di treni malandati. Stropiccio gli occhi e noto Clyde, seduto vicino alla finestra ed intento a bere direttamente da una bottiglia di quello che credo sia Gin. Baciati dal sole, i suoi folti capelli splendono come oro, in netto contrasto col nero della sua giacca.

«Alla buonora!», esclama divertito. «Hai dormito quattordici ore, ti davo già per morta».
«Non rompere i coglioni», ribatto seccata.
Mi risponde con un sorriso divertito. «Ti ho preso del pollo fritto, vieni e mangia».
Faccio di si con la testa e mi avvicino al tavolo, poi mi siedo mentre lui mi porge la busta. L'odore del cibo copre a malapena quello di stantio e muffa che permea la stanza, ma non ci faccio troppo caso e afferro un cosciotto, addentandolo famelicamente.
Mentre mangio studio i dettagli della stanza, a cui la notte prima ho a malapena dato un'occhiata prima di buttarmi sul letto e dormire come un sasso. Nel complesso è pulita e ordinata, nonostante il mobilio e il pavimento abbiano decisamente visto giorni migliori.

Mentre sono intenta a fissare una misteriosa macchia sul pavimento, Clyde mi porge una bottiglietta d'acqua.
«Non dimenticarti di bere».
«Hm hmm». Deglutisco e bevo un sorso.
Lo guardo con più attenzione e mi accorgo dei suoi vestiti nuovi.
«Cambiato look? Il nero ti sta molto meglio del color sporco».
«Già. E da oggi anche tu cambierai look». Mi porge due scatoline colorate, raffiguranti una ragazza con capelli biondissimi e dal sorriso ammiccante.
Inorridisco e le getto sul tavolo. Tinta. Non ci penso neanche «La mia testa rimane così com’è».
Clyde alza un sopracciglio «Questo è solo un piccolo prezzo se ci pensi».
So bene che ha ragione, ma non mi va comunque giù. Adoro i miei capelli neri e odio doverli rovinare. Lo guardo implorante. «Non posso semplicemente cambiare look come hai fatto tu?» chiedo con tono dolce.
Lui fa finta di pensarci un attimo, poi un ghigno maligno compare sul suo bel volto >.
Mi alzo, gli mostro il dito medio e prendo le confezioni. Mi dirigo verso il bagno sbattendo i piedi, bofonchiando uno "stronzo". Lo sento ridere e mi arrabbio ancora di più.

Esco dal bagno un’ora e mezza dopo. I miei lunghi capelli, una volta neri, sono ora macchiati di un biondo scuro.
«Ecco. Sei contento?!» sibilo contro di lui.
«Dai, non essere acida, stai bene così! Adesso dobbiamo pensare all’abbigliamento».
Annuisco e pesco dei vestiti a caso dal mio borsone. Poi mi cambio, afferro la mia borsa, ed usciamo.