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Autore: elfi    22/05/2015    2 recensioni
Intrappolati sotto ad un salice piangente della Foresta Proibita, Harry e Draco saranno costretti a passare qualche ora insieme per evitare di essere scoperti. Il male oramai sembra aver invaso il mondo magico, ma non tutto è come sembra…
La storia partecipa al contest "Tutto per una trasgressione" indetto da _Freya Crescent_.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ripropongo il testo corretto dal giudice _Freya Crescent_
 
NON TUTTO È COME SEMBRA
 
Non doveva essere lì. L’umidità dell’aria e l’intenso odore di pioggia preannunciavano un forte temporale. L’estate era vicina, le gocce d’acqua sarebbero scese copiosamente bagnando tutta la foresta, ma nel giro di due ore la luce del sole avrebbe inondato piante e fiori, mentre la natura avrebbe ripreso il suo solito ritmo. Adorava quell’atmosfera, sebbene l’afa rendesse i suoi movimenti lenti e pesanti, risucchiando tutte le sue energie e impedendogli di avere la piena lucidità mentale. Erano ore che si aggirava tra i pericolosi e oscuri sentieri della Foresta Proibita in cerca di ciò che mai avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire. Quella mattina l’artefice del suo tesoro gli aveva dato appuntamento sul limitare della Foresta Proibita, ma lui, una volta ottenuto ciò che voleva, si era riscoperto a mani vuote appena varcata la soglia della scuola. Aveva ripercorso a ritroso tutto il tragitto, ma invano. Arrivato all’ingresso di quell’oscura selva, aveva iniziato a pensare che qualche strana creatura avesse potuto accidentalmente prendere il suo prezioso oggetto, per trascinarlo nel cuore della foresta.  Tremante di paura, aveva comunque avviato la disperata ricerca, ma questa non aveva ancora dato i suoi frutti. Concentrato ad analizzare ogni singolo filo d’erba, non si era accorto della strana ombra alle sue spalle.
«Cosa fai qui, Malfoy?» Il ragazzo sobbalzò nell’udire quella voce.
«Potrei dire la stessa cosa di te, Potter».
«Ti stavo seguendo». Draco corrugò la fronte, lanciando al Grifondoro uno sguardo fulminante.
«Mi stavi facendo da guardia del corpo, Sfregiato? Forse hai una cotta per me?»
Harry fece finta di non aver sentito nulla e continuò imperterrito «Cosa ti ha dato Hermione?». Il Serpeverde impallidì. Riprese la sua marcia in direzione del castello consapevole che il Grifondoro lo avesse pedinato per ore.
«Geloso?»
«Malfoy, rispondimi, prima che…»
«Eccola! Finalmente!». Draco era riuscito a trovare ciò che cercava tra un cespuglio di biancospino. Harry vide solo una piccola ampolla piena di liquido dorato. Stavano per uscire dalla Foresta Proibita, mentre il Grifondoro cercava di capire cosa avesse Draco nella sua tasca, quando due voci li bloccarono sotto ad un salice piangente.
«Severus, devi farlo».
«No! Ci dev’essere un altro modo, Albus!».
I due ragazzi erano pietrificati sotto le lunghe foglie dell’albero. L’afa non li aiutava ad asciugare le gocce di sudore che imperlavano i loro volti. La paura di essere scoperto aveva aumentato visibilmente la sudorazione del Serpeverde. Harry riusciva a sentire il suo tremore, mentre cercava di captare le parole che i due professori si stavano scambiando, ma le voci si erano ridotte ad un sussurro e, per quanto il Grifondoro si sforzasse, riusciva solo a sentire qualche parola o sillaba priva di senso.
«Malfoy, smettila di tremare come un ragazzino!»
«Non sto tremando! Forse è la tua vista che vacilla!».
Harry decise di non continuare quella ridicola discussione. Sarebbero stati lì fin quando i due professori non avessero abbandonato la loro postazione. Avrebbe utilizzato quel tempo per cercare di capire cosa fosse accaduto quella mattina tra il Serpeverde e la sua migliore amica. Era nel parco di Hogwarts quando aveva visto Hermione sgattaiolare in modo guardingo verso l’oscura selva e, insospettitosi, aveva deciso di seguirla. Arrivato nel fitto della vegetazione il suo cuore aveva avuto un cedimento. La fanciulla stava parlando con il ragazzo che da anni faceva di tutto per rendere la sua vita e quella dei suoi amici impossibile.  Non credeva che Hermione potesse compiere sciocchezze; era una ragazza intelligente e sicura di sé, non avrebbe mai aiutato una persona vile e spregevole come quella che era al suo fianco, a meno che non fosse stata sotto l’effetto di un qualche incantesimo. Per quanto Draco potesse essere crudele a volte, Harry si rifiutò di credere che le avesse potuto infliggere un Imperius. Questo non fece che allarmarlo maggiormente, portandolo a pensare che qualche oscuro mago avesse potuto stregare la mente della sua amica. L’ansia lo stava divorando, aveva bisogno di sapere…
«Allora… cos’era quella fiala?»
«E lo dovrei dire a te, Sfregiato?» Draco si era ormai tranquillizzato. Aveva la schiena posata sul tronco dell’albero, mentre le sue mani stavano giocando con un filo d’erba.
«Peggio per te. Lo scoprirò con la forza»,  cercò di provocarlo Harry.
«Non provare a toccarmi». Draco estrasse la bacchetta.
«Shh! Se continui ad urlare ci sentiranno».
«E allora tu smettila di infastidirmi!»
«E allora tu dimmi che hai in tasca!».
Draco, esasperato, lo accontentò, estraendo una piccola ampolla contenente del liquido ambrato.
«Sai a cosa serve, Potter?» Draco riprese il controllo della situazione. Fece oscillare la fiala di fronte agli occhi di Harry, come fosse un pendolo ipnotico. Il Grifondoro non rispose attendendo che l’altro continuasse.
«Qualsiasi cosa io decida di fare sarò vittorioso. Se ora la bevessi con l’intento di ucciderti tutto andrebbe come previsto». Una scintilla sinistra guizzò negli occhi argentei del ragazzo. A quelle parole Harry rivide Lumacorno mentre gli donava la boccetta di Felix Felicis come premio per la sua pozione perfettamente riuscita. Perché Draco aveva bisogno di fortuna? E soprattutto perché Hermione lo aveva aiutato? Qualcosa però stava disturbando i suoi ragionamenti. Le voci dei due professori si erano fatte più distinte, probabilmente si stavano avvicinando al salice.
«Albus, non voglio farlo».
«Non permettere a Draco di uccidermi…»
Harry non poteva aver immaginato ciò che le sue orecchie avevano appena udito: le parole erano chiare e distinte. La supplica di Silente gli rimbombava in testa, squarciandogli il cuore. Vedeva a malapena il suo caro preside tra le fitte fronde del salice: la sua cupa espressione tradiva la grande preoccupazione che cercava di celare all’altro professore. Piton non voleva farlo… Non lo avrebbe difeso, quindi? Quel traditore stava praticamente condannando a morte la persona che aveva amato come fosse un padre, nonché l’unica speranza di salvezza dell’intero mondo magico. Anche Draco doveva aver udito, perché stava pian piano allontanandosi dal Grifondoro, strisciando verso la zona più lontana che l’albero poteva coprire con le sue lunghe foglie. Harry si girò verso il Serpeverde lanciandogli uno sguardo assassino. In un attimo fu sopra di lui, mentre la pioggia cominciava a scendere, coprendo con il suo ticchettio i movimenti violenti dei due ragazzi.
«Non ti permetterò di fare una cosa del genere!»
«Lasciami, Potter!».
Harry aveva bloccato Draco sul terreno umidiccio, mentre qualche lacrima stava cominciando a mischiarsi con le gocce di pioggia che lentamente cadevano sul suo viso. Il Serpeverde scalpitava, bloccato dal peso dell’altro; la paura stava cominciando a trasfigurare i suoi lineamenti.
«È a questo che ti serve? Rispondi!»
«Di cosa stai parlando, Potter?»
«La Fortuna Liquida! Serve a far sì che il tuo omicidio avvenga senza ostacoli?». Harry gli stava praticamente urlando in viso.
Draco non rispose. Cercò di far forza sulle gambe e sul bacino per capovolgere la situazione a suo vantaggio. Riuscì con un violento scatto a bloccare il Grifondoro sotto di lui, ma nel movimento l’ampolla di Felix Felicis uscì dalla sua tasca, rotolando tra le foglie. Harry, grazie ai suoi riflessi da cercatore, riuscì ad agguantare la fialetta dorata e a nasconderla nella tasca del suo mantello, prima che questa ritornasse nelle mani del legittimo proprietario. La leggera pioggia aveva ormai assunto le proporzioni di un tremendo temporale, tutti i rumori erano coperti; Harry non riusciva a capire se i due professori fossero ancora nella foresta. Draco fortunatamente non aveva notato la mano lesta del Grifondoro, intento com’era a cercare di sopraffare l’altro.
«Perché ti ha aiutato?» Harry non poteva credere che Hermione fosse complice di un così tremendo delitto «Cosa le hai fatto per costringerla?»
«Io non ho costretto nessuno!»
«Bugiardo!». Harry riuscì a sottrarre la sua mano dalla presa dell’altro e in uno scatto repentino Draco si ritrovò la bacchetta puntata alla gola.
«Non ne avresti il coraggio». Il Serpeverde voleva fare il duro, ma il tremolio della sua voce tradiva la sua paura.
«Prima di ucciderti voglio sapere perché lei ti ha aiutato!». Harry sembrava pericolosamente serio. Draco si rifiutò ancora una volta di rispondere. In quel momento al Grifondoro venne in mente di avere l’elisir della fortuna nel suo mantello.
«Expelliarmus!» Draco fu lanciato a qualche metro di distanza da un bagliore di luce incantata. Fortunatamente Harry aveva saputo dosare la sua energia, impedendo che il Serpeverde fosse schiantato fuori dal loro rifugio. Sperò con tutto se stesso che il temporale avesse coperto i rumori. Con la coda dell’occhio riuscì a vedere i due professori ancora in piedi, ad appena pochi passi dal salice. Parlavano tranquillamente sotto un enorme albero che fungeva loro da riparo; Harry tirò un sospiro di sollievo. Prima che Draco riprendesse i sensi, il Grifondoro vuotò in un sorso tutta la pozione dorata. Aveva già provato quell’effetto e non si meravigliò quando un’ondata di energia pervase il suo corpo. Sentiva di essere nel posto giusto, di avere la risposta a pochi metri da lui, ma fino ad allora non aveva fatto altro che usare il metodo sbagliato. Draco si stava riprendendo, la pioggia fredda doveva aver accelerato il suo risveglio.
«Ma cosa… Potter!». Stava per estrarre la bacchetta, ma rovistando tra le sue tasche non riuscì a trovare nulla. Harry gliel’aveva sottratta un attimo prima di schiantarlo, tuttavia gliela porse nuovamente in segno di tregua, sapendo che così lo avrebbe tranquillizzato. Si sedette al suo fianco e qualcosa lo spinse a parlare educatamente:
«Non tutto è come sembra, vero?» La sua voce sembrava comprensiva.
«No…» Si ritrovò a rispondere Draco.
«Credo sia duro essere un Malfoy».
«Non lo augurerei neanche al mio peggior nemico… »
«Neanche a me, quindi?»
«Tu non sei il mio peggior nemico». Harry si sentì colpito. Sapeva di essere sulla giusta strada e più andava avanti più la curiosità cresceva. Stette in silenzio attendendo che l’altro andasse avanti.
«Mio padre è il mio peggior nemico». Draco non sapeva perché stesse rivelando tutto ciò. Sentiva solo il bisogno di dover condividere le sue sofferenze. L’aveva già fatto con Blaise, ma in quell’occasione lo spirito Purosangue dell’amico non aveva fatto altro che rimarcare quanto onore avrebbe portato alla sua famiglia agire nel modo che suo padre si sarebbe aspettato da lui.
«A cosa ti serve la pozione?» Harry sapeva che era il momento adatto per porre quella domanda.
«L’idea è stata della Granger». Il Grifondoro si stupì nel sentir pronunciare l’esatto nome della sua amica da quelle labbra che non avevano fatto altro che sputare insulti.
«Lei…» continuò Draco «… deve aver ascoltato la mia conversazione con Blaise. Gli stavo rivelando come mio padre pretendesse da me qualcosa di orribile, di come la mia vita fosse cambiata da quando il Marchio Nero aveva bruciato la mia carne e di quanto il ruolo di Malfoy servitore delle forze del male mi stesse stancando». Le parole sembravano non volersi arrestare. Si sarebbe pentito di essersi confidato con il Grifondoro, ma ora tutto ciò che voleva era qualcuno che appoggiasse la sua scelta. Hermione aveva dato silenziosamente il suo assenso preparando quella complicatissima pozione, ma non avevano mai parlato di ciò. Lei si era avvicinata dicendogli di avere la soluzione ai suoi problemi, lui aveva ascoltato le sue parole senza emettere un fiato. Dapprincipio Draco non era sembrato interessato alla voce della Grifondoro, ma poi le sue labbra avevano pronunciato un distaccato e altezzoso “Accetto”.  Non si erano più incontrati per mesi. Lei si era limitata a creare l’elisir, lui a riceverlo.
«Quindi non ucciderai Silente?» Gli faceva male solo pronunciare quelle parole.
«No… voglio fuggire da tutto questo. Il Felix Felicis mi avrebbe dato il coraggio per affrontare mio padre. Non sono un Grifondoro, non ci riuscirei mai di mia spontanea volontà». Draco si rese conto di aver appena ammesso la superiorità di quella casata in fatto di coraggio.
Sui due ragazzi era caduto uno strano silenzio. La pioggia era l’unica protagonista di quel muto discorso. Fortunatamente il salice aveva abbastanza foglie da evitare che il temporale si abbattesse sui due giovani, eppure qualche goccia riusciva ad insinuarsi tra i rami, bagnando i volti pensierosi di Draco ed Harry.
«Se non c’è più nessuno là fuori, dovremo andare»
«Aspetta!» Draco non riuscì a trattenersi «…il Felix Felicis… non l’avrei bevuto tutto…»
«Perché?»
«Me ne sarebbe servito la metà per fare questo…» Il biondino si sporse dalla sua postazione e le sue labbra toccarono delicatamente quelle dell’altro. Lo guardò negli occhi: «Forse non mi servirà più quella pozione. Credo di poter affrontare tutti i miei nemici ora». In un attimo fu fuori dal loro rifugio. Harry si sforzò di sentire le voci dei professori, ma di Silente non c’era traccia.
«Draco! Cosa ci fai qui? Dobbiamo andare alla Torre di Astronomia! Tua zia sta arrivando».
«Lo so professor Piton, sono pronto».
Harry riuscì a cogliere un ultimo coraggioso sguardo di Draco prima che questo sparisse dalla sua visuale. Sapeva di dover fare qualcosa, anche se nel cuore sentiva di aver già fatto molto. Non avrebbe salvato Silente, ma involontariamente era riuscito a far qualcosa di più importante: aveva salvato un’anima.
  
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