Capitolo speciale ambientato immediatamente dopo la "Zero Arc" ma prima dell'Arc successiva. Se ne sconsiglia la lettura talora non si avesse ancora letto tale Arc.
Per ulteriori informazioni, contattatemi via MP.
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La notte era discesa ormai da ore su Namimori, e tutte le luci della città erano ormai spente, contornate da un'innaturale silenzio: la luce della luna illuminava pigramente un particolare ed elegante edificio in vetro, dall'aspetto moderno eppure non troppo grande.
Ultimata solo qualche giorno prima, la base della neonata Famiglia Kokuyo era già stata abitata dai rispettivi membri, ognuno con il proprio appartamentino personale dotato di tutti i comfort e strutturato per soddisfare al meglio le esigenze del membro che lo abitava: da ognuno di essi, si potevano solo udire respiri regolari, segno che tutti i membri stavano dormendo... eppure, non era proprio così.
Kurai, sebbene sdraiato nel letto sotto le coperte, fissava con occhi sgranati da gufo insonne il soffitto, come se fosse la cosa più irresistibile ed interessante sulla faccia del creato.
Dopo alcuni minuti di totale immobilità, rotolò da un lato per guardare la sveglia: le 4 del mattino – Cazzo... cazzo... cazzo... non devo pensarci. Non devo pensare che ha accettato, eppure...! Ero così felice fino a qualche ora fa, ma non riesco a dormire: so già che manderò tutto a puttane in qualche modo, magari collasserò con la faccia nel gelato, o peggio, mi addormenterò mentre parla! AAARGH!! – mormorò disperato, mettendosi la testa fra le mani – Dopo tutta la fatica che ho fatto per chiederglielo...! E lei ha pure accettato... e dovrei mandare tutto a monte così!? No, non ci sto! Ora mi alzo, bevo un bicchiere d'acqua e torno a dormire. Ecco, sì, così va bene! – si disse, alzandosi di scatto e dirigendosi come un robot meccanico verso il frigorifero, afferrando la bottiglia (ormai quasi vuota) e versandosi un generoso bicchiere d'acqua, che bevve avido prima di sorridere schioccando le labbra – Bene, e ora... a nanna! – esclamò allegro, tuffandosi nuovamente sotto le lenzuola, tornando a fissare sorridente il soffitto dopo qualche minuto.
Era la decima volta che ripeteva tale azione.
Il motivo del suo nervosismo era da attribuirsi ad un avvenimento risalente a qualche ora prima: Kurai si era diretto nella mensa comune per fare merenda, e si era ritrovato nella stessa stanza con Kumo e Yuniko, che stavano ridendo e scherzando.
Al suo arrivo, Kumo aveva incrociato il suo sguardo, ed entrambi erano avvampati per poi girarsi a guardare dall'altra parte.
Yuniko aveva osservato curiosamente la scena, per poi sorridere maliziosa: poi, improvvisamente si era alzata dicendo – Kumo-chan, mi sono appena ricordata che devo... ehm... andare a fare shopping con Marsh. Mi spiace abbandonarti ma tanto... – ammiccando verso Kurai, che vagava per la cucina alla disperata ricerca di qualcosa di commestibile – … hai buona compagnia – trattenendo a fatica le risate alla reazione imbarazzatissima dell'amica, che iniziò ad arrossire in modo esponenziale balbettando negazioni ed insulti a caso: ignorando la disperata tacita richiesta di non abbandonarla da sola con lui (il solo ricordo del bacio bastava a farle desiderare di evaporare definitivamente) Yuniko le fece l'occhiolino e le sussurrò un – Dacci dentro, bellezza – prima di dirigersi verso l'uscita, abbandonandosi ad una silenziosa risata non appena ebbe voltato l'angolo e tornando indietro quatta quatta per spiare come si evolvevano le cose.
Maledicendola sottovoce con parole irripetibili, Kumo si sentì improvvisamente come congelata: lentamente, come un macchinario arrugginito, si voltò a guardarlo, appena in tempo per vederlo esultare nel trovare un budino al cioccolato... che poco dopo si scoprì essere scaduto.
– … MA DAI! – disse incredulo, scuotendo piano la testa con disappunto, prima di voltarsi verso la ragazza - Kumo-chan, per caso sai a chi toccava fare rifornimenti? Perché se questo è davvero tutto ciò che ci rimane prevedo una cena molto triste e decisamente poco salutare... – alzando confuso un sopracciglio vedendo che lei stava fissando un quadro rappresentante della natura morta appeso sul muro di fianco a lei, rispondendo senza guardarlo negli occhi – Non saprei, se non sbaglio toccava a... – improvvisamente una vena sulla tempia prese a pulsarle – … Lily-chan. La lista diceva chiaramente che la spesa del Mercoledì spetta a lei. – disse con aria decisamente irritata.
Da dietro la porta, Yuniko impallidì, ricordandosi improvvisamente che Kumo aveva ragione – Oh, cavolo... è vero, toccava a me! Come ho fatto a dimenticarmene? – sussurrò a sé stessa, liquidando però il tutto alzando le spalle: ormai il danno era fatto.
Kurai scosse piano la testa – Pazienza... vorrà dire che ci andrò dopo io con Kuro. Hai qualche richiesta particolare? – domandò, afferrando carta e penna per preparare la lista della spesa.
Kumo parve pensarci su un attimo, poi rispose, senza guardarlo – Mmm... se possibile, gradirei un gelato alla vaniglia – sforzandosi di mantenere un tono naturale nonostante lo slideshow mentale mostrasse in loop la scena del bacio avvenuto qualche mese prima.
Yuniko sbuffò contrariata – Eddai... tira fuori le palle, Kurai-san! E' la tua occasione, vi ho lasciati soli apposta: perfino un procione in ceramica capirebbe che vi piacete, quindi fatti avanti e invitala almeno ad uscire! – mormorò ad incitamento.
Kurai fece per annotare la richiesta, ma qualcosa in lui scattò: come se la sua mente avesse recepito per via subliminale il suggerimento di Yuniko, lasciò cadere la penna e disse ad alta voce – S-senti, Kumo-chan! Invece di... ecco... comprare il gelato confezionato che... ehm... fa male e fa ingrassare, come dire... che ne dici se... beh, io e te... andassimo a comprarlo alla gelateria in centro... ora? O domani, come preferisci! – imbarazzato come non mai, alzando subito lo sguardo al soffitto con espressione beota, affrettandosi ad aggiungere – M-ma se non ti va fa niente eh, l'ho buttata lì tanto per, ahahahahah! Ahahah! Ah... – maledicendosi mentalmente per la probabile figuraccia, mentre Yuniko si portava le mani alla bocca con gli occhi luccicanti:
Kumo non si voltò né ebbe reazioni particolari: il suo tono era perfettamente tranquillo (e forse anche scocciato) quando rispose – Ma non mi va di mangiarlo ora, il gelato – mutando immediatamente il sorriso imbarazzatissimo di Kurai in un'espressione di sconforto e delusione – Oh... ca-capisco. Allora... niente, ciao, vado a prepararmi per fare la spesa! – dirigendosi in fretta verso l'uscita: aveva appena fatto due passi quando la voce di Kumo lo raggiunse – Aspetta, brutto idiota! Ho... ho detto che non mi va ora, ma domani... perché no? – disse in tono leggermente addolcito rispetto al solito.
Kurai si fermò di colpo sul posto, sgranando incredulo gli occhi: un vero appuntamento con Kumo?!
– S-si, va benissimo! Facciamo alle 16? – domandò, improvvisamente euforico, voltandosi verso di lei e rimanendo un po' stupito del fatto che lei fosse ancora a guardare fissa il quadro, e che non si spostò minimamente nemmeno quando rispose – Ok, va benissimo. Non ritardare o ti ammazzo – con la sua innata e tagliente dolcezza mascherata da irritabilità.
Kurai annuì, sorridendo – Promesso! Allora vado, a dopo! – correndo fuori dalla cucina, così giulivo che manco si accorse di Yuniko rannicchiata dietro la porta, che esultava silenziosamente soffocando una risata mentre pensava che erano adorabili nel loro imbarazzo.
Kumo non distolse lo sguardo nemmeno quando Kurai uscì dalla cucina, ma un largo sorriso le illuminò il viso, rosso come mai prima d'ora.
*
Kurai dormiva profondamente, nonostante l'intensa luce inondasse la stanza, rotolandosi nel letto senza sosta.
Era ormai ridotto ad un involtino di lenzuola quando, come prevedibile, cadde fragorosamente per terra, svegliandosi di soprassalto esclamando frasi irripetibili.
– Ahi... maledizione, che male... uh? – l'occhio gli cadde sul display della sveglia – UH!? – ripeté, afferrandola e guardando incredulo l'orario: le 15 e 50. La sveglia era spenta.
– NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!! – urlò disperato, mentre Mirai si rotolava sulla moquette della stanza attigua mormorando un – Aaaah, il dolce sapore della vendetta! – fra una risata e l'altra.
Fu così che Kurai si preparò in fretta e furia, riuscendo per grazia divina a rendersi ben più che presentabile, e si lanciò fuori dalla finestra, saltando dal 3° piano e atterrando solo lui sa come indenne davanti all'ingresso, il luogo prestabilito per l'appuntamento, nello stesso istante in cui la lancetta dell'orologio passava a segnare le 16 in punto.
Kumo sussultò appena, sentendo un tonfo pesante alle sue spalle, quindi si girò di scatto appena in tempo per vedere Kurai rialzarsi e mormorare con aria vagamente divertita – Sono in ritardo? – sforzandosi di sorridere nonostante l'imbarazzo... sorriso che subito divenne un'espressione meravigliata alla vista della ragazza: Kumo indossava una maglia blu, dalle maniche di un colore più chiaro e tendente all'azzurro: sotto, invece, indossava una minigonna bianca e dei pantacollant blu scuro, contornato infine da un paio di stivali bianchi con decorazioni azzurre.
Come se davanti a sé avesse un angelo, la squadrò più volte dalla testa ai piedi, notando anche, con sua grandissima sorpresa, che si era pure leggermente truccata, e le labbra risaltavano rosee, mostrando un'evidente ma ben dosato uso del lucidalabbra, senza contare i capelli a simil caschetto in perfetto ordine e ornati da una molletta per capelli viola chiaro, che risaltava in contrasto con il nero circostante: era più attraente che mai.
Kurai avvertì il cuore accelerare, mentre una strana ma piacevole sensazione allo stomaco avvertiva il suo corpo che ormai non c'era più alcun dubbio su cosa provasse per lei.
FINE