C’era una volta una bambina che voleva essere una principessa.
Si sentiva forte e piena di vita, guardava il cielo e immaginava che quel mondo meraviglioso fosse il suo.
La gioia di vivere era la sua linfa vitale. Aveva sempre una risata contagiosa da condividere con chiunque.Aveva la voce forte e squillante per parlare con qualunque cosa attirasse la sua attenzione, sempre con quell’ingenuo stupore e quell’inesauribile curiosità che la guidavano in quel mondo fantastico che la stupiva ogni giorno di più.
C’era una volta una bambina che voleva fare la ballerina.
Si sentiva leggera e piena di energie, si guardava intorno e ascoltava la melodia del pianoforte, danzando sulle note del suo mondo.
La ricerca della perfezione era la sua linfa vitale, la sua voce immersa nella sua passione per la danza, andava ritmo con i passi e i battiti del suo cuore. Aveva sempre un largo sorriso per re-illuminare ogni giornata buia.Il suo sguardo determinato, adorante, mentre guardava le ballerine del balletto con quella intensità e volontà che la spingevano a muovere il prossimo passo nel suo mondo scintillante.
C’era una volta una ragazza che voleva fare la scrittrice.
Si sentiva piccola e sognatrice, la sua voce si era fatta più flebile un po’ impaurita dal mondo complicato che a volte non riusciva a capire.
La sua mente era persa tra le nuvole, perchè sognare sulla terra non le riusciva più. Aveva sempre una parola per rimediare al più sofferente dei pianti. Il suo sguardo incerto scrutava il mondo con diffidenza, in costante ricerca di un nuovo sogno a cui aggrapparsi con quel po’ di coraggio che le permetteva di songnare in un mondo che aveva poco spazio per le sue fantasticherie.
C’era una volta una ragazza che non voleva essere nulla.
Si sentiva invisibile e insicura, lo sguardo rivolto verso il basso, impaurito dalle persone che un tempo le sembravano fantastiche. Guardava il cielo e le faceva paura, si sentiva il suo peso gravare sulle spalle mentre la pressione la spingeva sempre più in basso. La sua voce era nascosta tra pagine di libri e testi di vecchie canzoni. Le stelle avevano perso il loro luccichio, erano solo puntini bianchi in una distesa troppo scura. Aveva imparato il prezzo di essere “diversa”, i suoi sogni trasformati in palline di carta. La sua gioia , stracciata, ridotta in minuscoli, irrecuperabili pezzettini.
Il suo mondo fantastico cadeva a pezzi.
Aveva imparato che tanto nessuno si ricorda di te a meno che tu non sia bella o morta.
Non c’era spazio per lei, lei non era bella.
Non riusciva a sfuggire alla valanga di cocci di sogni infranti che si stava avvicinando sempre di più.