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Autore: taryaltch    23/05/2015    1 recensioni
Dove una ragazza che non fa altro che parlare si prende una cotta per un ragazzo muto.
- Comunque, ciao!
- Come stai? Io bene, sai di essere molto carino?
- Che c’è? Per caso sei muto?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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spechless:: z.m
quando i gesti valgono più delle parole.

 
a Lisa, che é un ispirazione per me. 
 
Avrebbe dato di tutto per conoscere quel ragazzo che sedeva sempre infondo alla classe, al riparo da tutti. Aveva detto più volte alle sue amiche di quanto fosse carino. Le professoresse avevano una specie di cotta per lui, non una mosca volava dal suo banco. In compenso scriveva, tanto. E Lysa avrebbe pagato oro per vedere ciò che stava scritto su quel piccolo quaderno, simile ad un diario.
 
Lei non era un impicciona, era semplicemente curiosa.
 
Se avessero sentito questa affermazione le poche conoscenze che aveva avrebbero riso e detto che lei non era curiosa, era molto di più. Lei si sarebbe offesa, sarebbe tornata a casa con il broncio sul viso (nonostante non avesse più cinque anni) e si sarebbe tuffata fra le braccia della madre che l’avrebbe consolata e convinta che forse ciò che le ragazze avrebbero detto di lei fosse vero.
 
Anche perché, si sapeva, se nei paraggi c’era Lysa Mongestern e avevi un segreto da custodire era meglio non farlo sentire a quest’ultima. Non lo faceva assolutamente apposta, ma voleva sapere tutto di tutti.
 
E il suo obbiettivo, adesso, era quel ragazzo dai tanti tatuaggi che non parlava mai. Aveva da poco rasato i lati della testa facendo crescere un grande ciuffo che spesso e volentieri legava in una coda piccola. Aveva una leggera barbetta che gli incorniciava il viso e le labbra piene, carnose. Gli occhi erano marroni, per un breve lasso di tempo Lysa penava che fossero cioccolato ma poi, osservandolo meglio capì che forse erano più semplici. Non era molto alto, anzi, fra lui e Lysa la differenza era di pochi centimetri. Vestiva spesso di nero, forse è Emo avrebbe detto Lysa, e si vedeva spesso dal tatuatore dietro l’angolo.
 
Viveva di fronte alla casa della ragazza ed ogni sera lo vedeva ogni sera spogliarsi e rivestirsi con maglie quasi uguali. Ma questo lei lo sapeva perché passava casualmente davanti alla finestra della sua camera che affacciava sulla strada e non perché stava ore e ore seduta per osservare meglio ogni movimento del moro.
 
Lei, però, non si riteneva una stalker ma solo un amante dei particolari perché, senza essi, non avrebbe mai potuto disegnare centinaia e centinaia di ritratti appesi nella sua camera.
 
Nonostante ciò il suo nome rimaneva un mistero, lui aveva delle conversazioni abbastanza lunghe con suo cugino ma lei non vedeva mai il moro aprire bocca e spesso lo vedeva fare gesti strani con le mani mentre Louis annuiva, la maggior parte delle volte in modo divertito.
 
 
Da pochi giorni aveva deciso che, al termine delle lezioni, avrebbe parlato con quel ragazzo tanto misterioso quanto bello. L’ora di psicologia stava per volgere al termine e le mani di Lysa tremavano dal nervosismo tanto che per ben due volte il cellulare le era caduto provocando un rumore assordante che aveva attirato l’attenzione di tutta la classe, compreso il ragazzo misterioso.
 
La campanella suonò pochi minuti dopo, provocando fastidio nelle orecchie di Lysa che si alzò di scatto. Il professore, che ancora non aveva assegnato i compiti che i ragazzi avrebbero dovuto svolgere la sera stessa, la guardò con uno strano cipiglio sul volto.
 

- Signorina Mongestern, vuole dirci il motivo della sua eccitazione oppure vuole sedersi senza proferir parola?  

La classe rise mentre un velo di imbarazzo si sparse per tutto il volto di Lysa. Era sempre stato così, fin dalla prima liceo. Lei era la solita ragazzina senza un preciso scopo e con degli occhiali spessi che non la facevano la più popolare della scuola. Era anche una ragazza che amava parlare e ciò influiva sulla sua vita sociale, non molti amavano ascoltare e preferivano allontanarsi e circondarsi di cattive compagnie.
 
Quindi in pieno silenzio, che la avvolgeva quando era in imbarazzo, si sedette provocando un rumore che assomigliava vagamente a ciò che Timmy, un suo compagno di classe, cacciava ogni ora. Le risate aumentarono così come il suo rossore sulle guance.
 

- Silenzio, ragazzi, o la mole di esercizi aumenterà a dismisura. Quindi chiudete la bocca e ascoltatemi.  

Mentre il professore parlava girando per la classe Lysa si voltò per pochi secondi. Non vide il sorriso divertito sul ragazzo che da tanto osservava ma una curiosità mentre la guardava. I loro occhi si incontrarono e lei sentì le gote arrossarsi. Di nuovo.
 
Dopo le raccomandazioni del docente di uscire piano dalla classe lei e tutti i suoi compagni raccolsero le proprie cose e in modo veloce sciamarono fuori dall’aula.
 
All’interno rimasero solo tre persone: Lysa, il professore di psicologia e il ragazzo misterioso che raccoglieva i suoi libri lentamente come se non volesse andare a casa.
 
La ragazza lo imitò sentendo, però, lo sguardo del professore sulla schiena. Cosa aveva fatto? Lei non sarebbe rimasta lì per molto, stava dando tanto fastidio?
 

- Lysa c’è qualcosa che devi dirmi? E’ questo il motivo per cui sei rimasta? 

- Uhm, no professore. Solo che mia madre arriverà più tardi e non mi va di stare al freddo. Quindi ho deciso di restare qui.  

Il docente le sorrise comprensivo, dopo tutto era un bell’uomo. Aveva solo ventinove anni, il professore più giovane dell’istituto, ed i suoi capelli erano biondi. Biondo platino, per essere precisi. Si comportava come un adolescente e per farsi capire, di solito, arrivava ad usare anche parolacce che nella scuola erano severamente vietate.
 
Era questo che del professore attirava. Il suo modo giovanile di insegnare, molto meglio della prof Mount che utilizzava i metodi medievali per cercare di cacciare qualcosa in testa ai ragazzi.
 
Lysa si aggiustò la divisa, portando la gonna leggermente più in basso e chiuse un bottone della camicetta che prima, durante la foga dell’alzarsi, si era sganciato rivelando così un pezzo di reggiseno. E, anche se portava una seconda, si vergognava lo stesso.
 

- Lysa io dovrei andare, ti lascio qui con Malik. Per te va bene, ragazzo?  

Intanto Lysa si era quasi dimenticata del ragazzo con cui avrebbe dovuto scambiare due parole che stava bellamente osservando il paesaggio fuori dalla finestra. Si voltò solo per annuire in risposta alla domanda del professore per permettergli di uscire e poi potrò la sua attenzione fuori.
 
Forza, Lysa, puoi farcela. E’ solo un ragazzo.
 
Sospirò rumorosamente prima di avvicinarsi con incertezza a lui. Tossì piano in modo di far capire che lei era lì e che voleva parlargli, ma niente. Provò ancora due vuole fino a che non si decise a toccargli la spalla con la mano fragile.



Il ragazzo quando si girò vide una ragazzina minuta, col viso ancora da bambina. Aveva i capelli rossi e qualche lentiggine sul viso. L’aveva vista qualche volta in sala mensa quando andava a sedersi con le compagne e di solito sorrideva guardandola.


Beh? Non dici niente?
 
La voce era ancora più dolce di come se l’era immaginata e si ritrovò a sorridere. Scosse la testa e provò ad articolare qualche parola ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Niente. Vuoto.
 
Sentiva gli occhi umidi, ma no, non poteva piangere davanti a quella ragazzina così alzò lo sguardo e fece la faccia da duro che gli aveva sempre salvato le palle.


Comunque, ciao!  

Non rispose. Si limitò a tenera la facciata da cattivo ragazzo, ma lei non si perse d’animo.


Come stai? Io bene, sai di essere molto carino?  

Parlava come una piccola bambina e sarebbe arrossito se solo non fosse stato un'altra persona, se solo non fosse diverso. In ogni caso il complimento gli era piaciuto, e non poco.


Che c’è? Per caso sei muto?  

Sì. Avrebbe voluto dirle ma la voce non usciva. Da quando era bambino che non parlava, non sapeva parlare.
 
Così si limito a stare in silenzio, come sempre.
 
Dove una ragazza che non fa altro che parlare si prende una cotta per un ragazzo muto. 

 
   
 
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