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Autore: LittlePunkGirl_    23/05/2015    4 recensioni
E' il diario di un uomo che in silenzio combatte contro la vita di tutti i giorni. Le gioie, i dolori, la musica, gli amici, gli amori impossibili... e la sua malattia.
" Mi sento un po' idiota a tenere questo Diario. Non l'ho mai fatto, nemmeno quando ero un ragazzino. A me non piace scrivere, a parte quando compongo le mie canzoni (...) Sono qui a scrivere le mie memorie perchè il dottor Corner ha detto che sarebbe stato utile per la mia terapia. Mi ha spiegato che con l'evolversi della malattia avrei potuto perdere la memoria "
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[Bike] [contenuti forti]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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27 Ottobre, 2009
ore  22:14
 
A volte mi sembra di vivere in una favola perfetta. Mi sento il principe del mio regno magico con il  mio fedele amante Mike a fianco. Mi sento felice, sereno, giovane... quando Mike è con me, quando mi dimostra il suo amore mi sento VIVO. In questi giorni io ero vivo, come non mi capitava da tempo, Mike non è mai stato un tipo eccessivamente romantico e dolce, se lo era, quando lo era, si comportava così solo per farmi un piacere, perchè sapeva che io ne sarei stato felice.
Ho sempre sentito la necessità di avere al mio fianco qualcuno che mi dimostrasse il suo amore, fin da bambino, da quando mio padre non c'è più stato.
E la persona che più di tutte era sinonimo di affetto era Mike, anche più di mia madre e dei miei fratelli, che per quanto tentassero di darmi tutte le attenzioni necessarie dovevano occuparsi di mandare avanti la casa il minimo indispensabile.
Lui è sempre stato il mio, per quanto instabile, punto di riferimento.
Mi rendo conto che ho quarant'anni, avevo una moglie ed ho dei figli, però non ce la faccio, ho una paura terrificante della vita, del destino, del futuro.
Probabilmente questo è uno dei motivi per cui sono divorziato, Adrienne è una donna forte, come Mike d'altronde, entrambi non hanno mai sopportato la mia debolezza.
Dopo aver fatto l'amore siamo rimasti per quasi un'ora stretti nel letto,stavo quasi per assopirmi quando ho sentito lo stomaco di Mike brontolare.
" Ehm..."Ha balbettato lui ed io ho riso debolmente.
" Va a mangiare qualcosa, Trè mi ha detto che non ti sei occupato molto di te stesso in questi giorni" Gli ho consigliato.
" Tu non vieni? Non hai fame?"
Ho scosso la testa " Ho mangiato prima con Trè. Fai con calma, io credo che mi addormenterò presto, sono a pezzi" Ho detto massaggiandomi il basso schiena.
" Ehm... scusami... farò più piano..." Ha balbettato rosso in viso.
Io gli ho sorriso dolcemente e gli ho lasciato un bacio sulle labbra " Se potessi, lo rifarei mille volte" Gli ho mormorato sulle labbra " Ti amo..."
Mike non mi ha risposto e si è alzato. Ci sono rimasto un po' male  a quel gesto, insomma... gli avevo appena detto che lo amavo e lui se n'era bellamente fregato come è sempre successo da vent'anni a questa parte. Mai una volta che me l'abbia detto, scritto, sussurrato... mai. Ogni volta mi riprometto che devo smettere di dirglielo, ma quando sono con lui sto così bene che non capisco nemmeno ciò che faccio.
Quando e' sceso mi sono risteso sul materasso, mi sono coperto fino al mento e mi sono addormentato consapevole che quando mi sarei svegliato Mike ci sarebbe ancora stato.
 
Povero stolto.
 
Ci casco sempre, ogni volta. Dopo anni non ho ancora imparato a non illudermi troppo con lui…  quando sono convinto che tutto vada bene lui mi abbandona di nuovo.
In condizioni non sono in grado di sopportarlo.
Quando mi sono svegliato era buio, ho guardato l'ora, erano le 6:40 di mattina, ho dormito per tutta la notte.
Mi sono voltato ed ho allungato una mano sull'altro lato del letto nel tentativo di svegliare Mike, mi sentivo male, non era stata una grande idea quella di fare l'amore il giorno prima.
" Mike?" Ho domandato non sentendolo. Ho acceso la luce ed effettivamente lui non c'era.
Ho sentito come il mondo cadermi addosso, non sapevo se realmente se n'era andato di nuovo, eppure era successo troppe volte per non farmi venire il dubbio.
Sono sceso di corsa senza nemmeno infilarmi le ciabatte.
" Mike!?" Ho quasi urlato.
Niente. Se n'era andato. Un'altra volta. Ero di nuovo solo.
Sono andato in cucina, sul lavandino c'erano i piatti lavati delle sua cena di poche ore prima; accanto un misero biglietto.
Perdonami.
Ho gridato forte, istericamente, mentre prendevo quel biglietto e lo facevo in mille pezzi con tutta la forza che avevo in corpo. Quando ho finito con quello ho afferrato i piatti e li ho buttati a terra con forza, ho sentito il vetro sbattere violentemente e rompersi in mille pezzi, qualche scheggia è riuscita a raggiungere i miei piedi nudi ferendomi leggermente.
Sono scivolato a terra, le ginocchia al mento, e sono scoppiato a piangere come un bambino, perchè era così che mi sentivo, un povero bambino abbandonato.
Ho preso i miei capelli fra le dita e li ho tirati forte quasi fino a strapparmeli, volevo farmi male, volevo soffrire più di come soffrivo già, magari con il dolore fisico avrei attenuato quello che mi perforava il cuore.
Non so dopo quanto tempo, ore forse, mi sono alzato ed ho preso il telefono, con dita tremanti ho digitato il numero di Trè.
Il telefono ha squillato molto, tant'è che ho pensato non avrebbe risposto, d'altronde era appena mattina.
" Pronto, Billie. E' successo qualcosa?" Mi ha assalito immediatamente.
Ho preso lunghi sospiri nel tentativo di sembrare meno disperato di come ero ridotto, ma non ce l'ho fatta, sono scoppiato in dolorosi singhiozzi poco dopo.
" Billie! Dimmi che è successo! Dov'è Mike? Stai male??" Ha insistito.
" S-se n'è andato..." Sono riuscito  balbettare " D-di nuovo"
" Ascoltami. Dieci minuti sono lì, ok? Dove sei ora, a casa?"
" S-si."
" Arrivo"
" No! Non riattaccare, Trè... ti prego..." Ho balbettato, non volevo rimanere solo di nuovo.
" Devo farlo per venire lì, Billie. Due minuti. Te lo prometto. Due minuti e sono lì"
Non appena ha riattaccato ho spinto il telefono lontano ed ho cominciato a vomitare sul pavimento della cucina. Mi vergognavo di me stesso... per Mike il mio corpo era anche in grado di autodistruggersi e ciò che mi faceva stare più male era che lui lo sapeva, ma se ne fregava. Credeva davvero che con un bigliettino avrebbe sistemato tutto??!
Ho sentito il campanello suonare. Una, due, tre volte. Perchè Trè non entrava? Aveva la chiave del mio appartamento da tempo, non bussava mai prima di entrare...
" Papà!? Ci sei????" Sono impallidito di colpo. Quello dietro la porta non era Trè, ma mio figlio Joey, sentii il panico salirmi al cervello.
Sono consapevole che Adie da quando ci siamo separati sta tentando di mettermeli contro in ogni modo, so anche che non sono proprio il tipo di genitore esemplare.
 Che avrebbe pensato Joey se mi avesse visto ridotto in quello stato? E se poi ne avesse parlato con Adie?? Penserebbe che ho ripreso a bere e a drogarmi e farebbe in modo di non farmi vedere mai più i miei figli.
" Papà!?" Ha insistito Joey.
Mi sono alzato in piedi ed ho chiuso la porta della cucina, sono andato in bagno, mi sono lavato il viso per nascondere un po' le lacrime e sono corso alla porta.
Quando ho aperto mi sono trovato davanti mio figlio con gli occhi scintillanti.
Era un mese giusto che non ci vedevamo.
Mi è volato al collo ed io l'ho stretto forte accarezzandogli i capelli scuri.
" Ehi campione, non mi aspettavo una tua visita" Gli ho detto.
Joey mi ha sorriso allegro " Nemmeno io, ma oggi non c'è scuola e mamma doveva fare delle compere quindi mi ha portato qui" Mi ha spiegato in un fiato.
" Oh... e Jakob?" Perchè non c'era il mio piccolo?
" è andato con mamma e George"
A quel nome ho sentito l'irritazione salirmi. Quello era lo stronzo con cui avevo trovato Adie a letto, quello stupido avvocatuccio plurilaureato, lo stesso che mi aveva fatto beccare una denuncia di violenza in luogo pubblico per avergli spaccato il naso. Sento le mani formicolare solo al ricordo di Adie che invece di preoccuparsi di me, del mio cuore distrutto, era corsa da quello stronzo e mi aveva ordinato di andarmene da casa sua.
" Papà! Perchè non mi aprivi?? Stavi dormendo??" Mi ha domandato.
" Ehm... si, tesoro" Ho risposto " Stiamo lavorando molto di questo periodo"
" Davvero?? Vero che posso venire al tuo prossimo concerto?? Vero che convinci la mamma!?" Mi ha domandato.
Ho sorriso da tutta quella foga " Certo, Joey. Ma ora calmati, sembri un treno"
" E' che sono felice, non ti vedo da tantissimo tempo!"
A quelle parole ho sorriso con il cuore pieno d'affetto.
" Vieni qui. Anche tu mi sei mancato, tesoro" L'ho abbracciato forte.
" BILLIE!?" Ha esclamato Trè con il fiatone, spalancando la porta di casa mia.
Non appena ha visto me e Joey è rimasto stupito.
" Joey? Sei qui??"  ha domandato stupito.
" Già. Sono arrivato due minuti fa. Volevo salutare papà!" Ha sorriso mio figlio.
Trè si è rilassato, consapevole che se non ci fosse stato lui mi avrebbe trovato in una situazione improponibile, tuttavia mi ha lanciato uno sguardo preoccupato che io ho preferito non ricambiare, non volevo leggesse tutto il dolore nei miei occhi.
" Allora, Joey! Come va con la batteria!?" Ha domandato Trè e gli occhi di Joey si sono illuminati, ha una vera e propria adorazione per Trè.
" Benissimo! Sono quasi bravo come te!" Ha risposto e Trè è scoppiato a ridere " Ci credo, ragazzino! D'altronde sei figlio di tuo padre! Che ne dici se suoniamo qualcosa insieme eh!?"
" Si,si!" Ha esultato entusiasta " Papà, posso?? Ti prego, posso??"
" Certo che puoi, Joey" Gli ho sorriso " Va di sopra con Trè "
" Tu non vieni??" Mi ha domandato un po' deluso.
" Certo, cinque minuti e poi arrivo"
Appena Trè e Joey sono saliti ho tirato un sospiro di sollievo. Dovevo mettere a posto la cucina prima che Joey per una scusa o per l'altra avesse provato ad entrarci e soprattutto prima che Adie fosse tornata a riprenderselo.
Una volta buttato tutti i vetri rotti sono andato in bagno e mi sono medicato i piedi feriti, c'era solo un taglietto, ma con un cerotto avrei risolto il problema per il momento.
Il resto della mattina l'ho passata a sentire Joey e Trè suonare la batteria, Joe era così preso che faceva quasi tenerezza, ci stava mettendo anima e corpo sulla batteria da quando gliel'avevo comprata. Mi fa molto piacere.
Penso che la musica sia una valvola di sfogo essenziale per un ragazzino e’ un’ esperienza di vita non da poco. Io stesso probabilmente senza la musica ora sarei ridotto molto peggio di come sono già.
Adie è  arrivata intorno alle 11:30, quando sono andato ad aprirle il mio piccolo scricciolo mi è volato fra le braccia.
" Ehi Jakob! Come sei diventato forte! Mi hai quasi buttato a terra!" Ho esclamato accarezzandogli i capelli.
" Ciao Papà!" Ha esclamato lui " E Joey?? Dov'è??"
" E' di sopra con lo zio Trè" Ho risposto  " Vai se vuoi"
" No" Si è intromessa Adrienne con tono burbero " Dobbiamo andare, Jakob"
" Solo due minuti, mamma ti prego! Fammi salutare lo zio Trè" Ha protestato Jakob.
" Due minuti. Di numero" Gli ha concesso Adie mentre il mio scricciolo era già sulle scale.
Per la prima volta da quando era entrata si è degnata di guardarmi in volto, ma nei suoi occhi non c'era più un briciolo d'affetto nei miei confronti, solo gelida indifferenza
" Ciao Billie Joe"
" Ciao Adrienne" Ho risposto con il medesimo tono piatto " Come stai?"
" Io sto bene, Billie. Tu. invece?" C'era una nota tagliente, molto tagliente, nella sua voce  
" Non ero certa ti avrebbe fatto piacere vedere Joey, magari eri occupato in altre cose"
" Ma che stai dicendo, Joe è mio figlio. Verrei a vederlo ogni giorno se tu me lo permettessi"
" Certo, Billie, Certo..." Ha liquidato la questione.
Deve sempre mettere in dubbio i miei sentimenti, anche io sono un essere umano, perchè non dovrei voler bene ai miei figli?
" Che hai fatto al piede?" Mi ha domandato notando il cerotto.
" Nulla. Mi sono tagliato con dei vetri"
" Hai ricominciato a bere, vero?"
Ho sentito la rabbia salirmi alla testa, ho stretto forte i pugni " No. Adie. Ho smesso di bere. Ed anche di drogarmi se ti interessa così tanto"
" Il tuo aspetto mi dice tutt'altro" Ha ribadito  con una calma trafiggente " Sei dimagrito ancora"
" Sono stato malato" Ho liquidato la questione, non ce la facevo più, tutto il mio corpo stava tremando, aveva avuto la stessa identica reazione di Mike, perchè se stavo male dovevo per forza essere tornato alle mie vecchie abitudini?.
In quel momento sono scesi Joey e Jakob seguiti da Trè.
Mi sono saltati addosso e mi hanno abbracciato forte, che bello è stato rivederli entrambi, mi mancavano così tanto, sono la luce della mia vita.
" A presto, piccoli. Vi voglio tanto bene" Ho sussurrato ad entrambi prima che Adie li riprendesse per l'ennesima volta e se li portasse via.
Quando se ne sono andati ho sospirato forte e mi sono voltato verso Trè.
" Billie..." Ha mormorato lui, interdetto.
" Gr-grazie di essere venuto" Ho mormorato con un filo di voce " I-io, scusami, vado di sopra, non ce la faccio più..."

E mi sono allontanato lasciandolo lì da solo.



* * * * Spazietto dell'Autrice * * * *

Ehilà! Si... della serie "a volte ritornano" ECCOMI QUA!
Chiedo perdono, non aggiorno da un po' tanto tempo :/ 
Gli impegni uccidono proprio a volte... ma con l'estate prometto che sarò più presente! 
Ringrazio molto moltissimo chi ha recensito lo scorso capitolo e vi chiedo scusa se non vi ho risposto :)
A presto prestissimo :*

LittlePunkGirl_

 
  
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