Capitolo
15
“Rimpianto”
Inspirò
ed espirò.
Posò entrambe le mani contro il muro esterno della Kame
House, pensando che a
breve sarebbe sicuramente svenuta a causa dello sforzo.
Le girava la testa, provava uno strano malessere e le sembrava come se
qualcuno
le avesse tirato un enorme masso sulla guancia sinistra.
In un certo senso, era stato Trunks a lanciarle quel masso.
Durante l'allenamento, il lilla aveva scagliato un pugno
troppo potente -troppo anche per Marron, che nonostante fosse una
guerriera,
era pur sempre una ragazzina.
Iniziò a muoversi a piccoli passi verso l'entrata
dell'abitazione, stando
comunque all'erta: se il sayan l'avesse attaccata di nuovo, l'avrebbe
sicuramente messa al tappeto.
Dopo un paio di minuti, quando giunse finalmente in cucina, estrasse
una
bottiglia d'acqua dal frigorifero, e senza pensarci due volte, la
aprì, bevendo
quasi un litro in poche sorsate.
«Sai che una comune umana non può fare sport a
stomaco pieno, vero?»
«È solo acqua» si giustificò
la bionda, posando la bottiglia sul tavolo di
legno.
«Non ha importanza. Se esageri starai male.»
«Starò male? Credi davvero che sarà
dell'acqua a farmi stare male, o piuttosto
saranno questi assurdi allenamenti?» sbottò,
ansimante. «Ci siamo allenati per
sei ore di fila, sei ore, e non mi
hai lasciata nemmeno andare in bagno!»
Trunks abbassò un poco lo sguardo, sentendosi in colpa. La
figlia di Crilin non
aveva tutti i torti: quando Gohan aveva cominciato ad allenarli, non
era mai
andato oltre le due ore giornaliere, senza contare le varie pause. Dopo
la sua
morte, i due si erano allenati svariate volte per diverse ore, anzi,
spesso
avevano combattuto tutto il giorno, ma almeno si erano fermati per
mangiare,
bere, andare in bagno, o semplicemente per riprendere fiato. Quel
giorno però,
non avevano fatto niente di tutto ciò.
Marron incrociò gli occhi di Trunks; era frustrato, lo si
capiva chiaramente.
Ma perché? Perché si era comportato in quel modo?
Che sia per quello che gli ho detto ieri
sera?
La bionda arrossì senza rendersene conto. Certo, quando
aveva confessato al
figlio di Vegeta di amarlo lui non aveva risposto in alcun modo, il che
le
aveva fatto subito pensare che non ricambiasse... ma che senso aveva
arrabbiarsi? Cosa poteva farci lei se provava quei sentimenti? Di certo
non era
logico che il lilla si fosse irritato al punto da massacrarla.
«Scusa.»
Marron si riprese dai propri pensieri, e ricominciò ad
osservare l'amico.
«Mi spiace averti fatta stancare troppo. È solo
che...» Il ragazzo si prese la
testa fra le mani. «La mamma è morta nello stesso
modo in cui è morto lui.»
La terrestre si avvicinò a Trunks e prese ad accarezzargli
amorevolmente i
capelli: «Non è colpa tua se Gohan è
morto, così come non sei responsabile
della morte di Bulma.»
«Non è questo il punto»
proseguì il sayan, abbassando inspiegabilmente il tono
di voce. «Mi sembra... mi sembra di essere tornato indietro
nel tempo. La
paura, le visioni, gli incubi... questa notte ho sognato Cell che
perforava il
petto di Gohan con la sua coda. È strano, non credi? In
fondo, io non l'ho
visto morire...»
Una lacrima solitaria gli accarezzò la guancia destra, e si
fermò all'angolo
della sua bocca. Un attimo dopo, il sayan scoppiò a
piangere, e Marron lo
abbracciò con il terrore che quanto era accaduto quattro
anni prima si potesse
ripetere.
***
Al
sentire il rumore della porta principale che si apriva, Marron
balzò in piedi: si diresse a passo spedito verso il
corridoio, e per poco non
andò a sbattere contro un Trunks coi vestiti fradici e la
testa bassa.
«Dove sei stato tutta la notte?»
Il sayan non si mosse di un millimetro, e piccole gocce d'acqua
iniziarono a
bagnare il pavimento.
«Hai azzerato l'aura» proseguì lei.
«Ti ho cercato ovunque, ma sembravi
scomparso. Per far andare a letto la mamma le ho promesso che ti avrei
trovato.
Hai idea di cosa sarebbe successo se non fossi tornato? Potevi almeno
avvisarci!»
Il lilla iniziò a compiere qualche passo in avanti, e nel
giro di poco superò
l'amica, sussurrando un flebile: «Ero ad allenarmi.»
Marron rimase sola nel corridoio buio, in preda a mille pensieri, ma
uno in
particolare la stava facendo impazzire: cosa diamine stava succedendo a
Trunks?
«Non
ho fame» mugugnò Trunks, spostando il piatto dalla
sua
visuale.
Bulma trattenne a stento un sospiro, e sorrise amorevolmente al suo
unico
figlio. «Tesoro, è due giorni che non tocchi cibo.
Di sicuro avrai lo stomaco
vuoto...»
Il sayan scosse impercettibilmente la testa: «Non ho
fame.»
Marron, gomiti sul tavolo e cucchiaio pieno di zuppa,
osservò con apprensione
il fratello correre via; la turchina si sedette a tavola con
nonchalance,
incapace di nascondere la sua preoccupazione.
«Non so più cosa fare con lui»
sussurrò, massaggiandosi con cautela le
palpebre.
«Mangerà» disse ad un tratto la figlia
di C18, portando la pietanza vicino alla
bocca. «Solitamente dopo quattro, massimo cinque giorni di
digiuno prende
qualcosa dalla credenza.»
«Non è un alimentazione sana. E non è
una vita normale» sospirò Bulma, posando
gli occhiali vicino al bicchiere di vetro. «Ormai Gohan se
n'è andato da un
mese... e Trunks mi sta davvero facendo preoccupare.»
Marron la osservò di sottecchi: la scienziata aveva gli
occhi lucidi, e
giocherellava con un piccolo pezzo di sedano, lo sguardo assente e due
grosse
occhiaie.
«Tu invece come stai? Voglio dire, C18...»
La bionda alzò di scatto la testa, ma si affrettò
a sorridere: «È tutto a
posto, mamma. Sto bene, lo giuro!»
Bulma ruotò leggermente la testa di lato, e dopo aver
accennato un sorriso alla
sua "secondogenita", le accarezzò dolcemente la mano.
«Quando non ci sarò più, promettimi che
ti prenderai cura di lui. Non ascolta
nessuno all'infuori di te.»
La diretta interessata arricciò un poco il naso:
«Non è vero. Nell'ultimo mese
ha fatto di tutto per non rivolgermi la parola.»
«In questo periodo è molto scosso, ma sono sicuro
che riuscirà ad uscirne. È
forte. Ma senza di te che vegli sempre su di lui... dubito che
sopravvivrebbe.
Quindi ti prego, Marron, promettimelo.»
La ragazzina fece un respiro profondo, le guance leggermente arrossate:
«Va
bene... te lo prometto.»
Bulma
portò il bicchiere di plastica alla bocca: il sapore amaro
del caffè, che solitamente riusciva a farla rimanere lucida
o a farle venire
buone idee, in quel momento, non le provocò alcuna emozione.
Le precedenti nove ore erano state un inferno. Trunks, come nell'ultimo
mese
del resto, era scomparso, e per due giorni, lei e Marron lo avevano
cercato
assiduamente, senza però ottenere buoni risultati.
Ma quel pomeriggio, improvvisamente, la figlia di Crilin aveva
finalmente
percepito l'aura del sayan, che però stava calando a picco.
Dopo averlo
trovato, lo avevano subito portato in ospedale, dove i medici avevano
fatto di
tutto per mantenerlo in vita.
Era in pessime condizioni. Secondo la diagnosi, il lilla si era
sottoposto ad
un allenamento estremamente faticoso: aveva riportato numerose ferite
profonde,
un grosso livido sulla guancia sinistra e addirittura un braccio rotto.
Fortunatamente, proprio in quel momento un'infermiera la
rassicurò, dicendole
che il ragazzo era stato medicato, e che di conseguenza era possibile
incontrarlo.
«Posso... andare prima io?» domandò
Marron, un po' titubante.
La scienziata la guardò con uno sguardo che non le si
addiceva; era lo sguardo
di qualcuno sul punto di arrendersi, lo stesso sguardo che aveva
ipnotizzato
gli occhi di Trunks nell'ultimo mese. Marron se ne accorse in un
attimo, e
accarezzò dolcemente la guancia della madre adottiva.
«Gli parlerò, e farò in modo che una
cosa simile non accada mai più. Te lo
prometto.»
Bulma cercò vanamente di sorridere, annuendo lentamente:
avrebbe tanto voluto
dire qualcosa, ma in quel momento un nodo alla gola le
impedì di parlare.
La giovane Marron si diresse a passo spedito verso la stanza di Trunks,
accompagnata dal medico: quest'ultimo aprì la porta con
cautela, diede una
rapida occhiata alla stanza lievemente illuminata e disse alla bionda
che aveva
dieci minuti.
Al sentir la porta richiudersi, il sayan mosse un poco il capo,
incrociando lo
sguardo spaventato di Marron. Quest'ultima si avvicinò a lui
con un sorriso
amaro stampato in viso.
«Che ti è preso, zuccone? Volevi allenarti fino
allo stremo delle forze?»
sussurrò, accarezzando delicatamente la benda sulla sua
mano. «Trunks, io e la
mamma siamo preoccupate per te... vogliamo solo capire cosa ti succede,
e
aiutarti a superarlo!»
Il ragazzo chiuse gli occhi: se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe
mandato
via Marron con le sue stesse mani. Non gli andava di parlare, ma dopo
aver
fatto il danno, gli pareva giusto spiegare le motivazioni del suo
gesto, o
almeno, sfogarsi, liberandosi di tutto ciò che si stava
tenendo dentro.
«Mi sono battuto con Cell» soffiò,
stringendo la presa sulla mano di Marron.
Quest'ultima sbarrò gli occhi, incredula di quello che aveva
appena sentito.
«Oh Trunks...»
«Non riesco più a vivere con questo rimpianto.
Io... io non l'ho salvato,
capisci? L'ho lasciato lì a morire...»
«Gohan non è morto per colpa tua.»
«Sì invece! Se non ti avessi obbligata a seguirmi,
a quest'ora lui e tua madre
sarebbero ancora al mondo, e di sicuro avrebbero fatto fuori Cell! E
invece,
oltre ad essermi impicciato in affari che non mi riguardavano, non ho
mosso un
muscolo per salvargli la vita!»
Le ferite sulle sue guance, bagnate dalle lacrime, ricominciarono a
bruciare:
il figlio di Vegeta strinse i denti, nel tentativo di non cominciare a
singhiozzare.
«Trunks... che cos'hai fatto?»
Il lilla deglutì a fatica: «Sono riuscito a
localizzare Cell, e quando l'ho
trovato, gli ho detto che lo avrei fatto fuori una volta per tutte.
Sono
riuscito a tenergli testa per un po' durante la battaglia, ma ad un
certo
punto, lui ha usato la voce di Gohan e... mi sono bloccato. Mi diceva
che
dovevo arrendermi, che Cell era troppo forte e che non lo avrei mai
sconfitto.
Non ho resistito Marron... ho smesso di combattere.»
La bionda lo osservò sbigottita. «Sei quasi morto,
te ne rendi conto?»
«Lo so, e mi dispiace, ma in questo periodo sono andato fuori
di testa e-»
«Mio padre è stato ucciso quando avevo quattro
anni, e in quei pochi attimi in
cui ho conosciuto mia madre, l'ho vista morire. In questo mondo nessuno
può
capirti meglio di me. Me ne avresti dovuto parlare subito.»
Il figlio di Bulma si asciugò le lacrime,
dopodiché rivolse un'occhiata
colpevole all'amica: «Promettimi che non lo dirai alla mamma.
Non voglio farla
preoccupare più di quanto non lo sia
già.»
La terrestre sospirò, soppesando su quelle parole:
«Prometto che non le dirò
nulla, solo se tu mi prometti che non compirai più delle
azioni stupide come
questa.»
Proprio in quel momento, la porta d'entrata si spalancò di
colpo, attirando
l'attenzione dei due adolescenti: una Bulma con gambe tremanti e un
fazzoletto
tra le mani entrò lentamente nella stanza, osservando il
figlio e le sue
numerose bende.
«Scusa Marron, ma non ce la facevo più ad
aspettare.»
La ragazzina scosse la testa, ma la scienziata non se ne accorse, in
quanto
aveva rivolto tutta la sua attenzione al figlio: si avvicinò
al ragazzo e gli
regalò un abbraccio molto forte, seguito da un pianto
interminabile, che gli
fece comprendere quanto la madre fosse stata in pensiero per lui.