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Autore: Jade Tisdale    23/05/2015    4 recensioni
Nel futuro di Trunks, la distruzione ormai è all'ordine del giorno. Gli androidi costruiti dal Dottor Gelo, oltre ad essere molto forti, sono estremamente pericolosi. I guerrieri Z, nonostante sperino di riuscire a batterli, sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all'altro. L'incontro tra C18 e Crilin, però, cambierà il corso degli eventi e Trunks riuscirà a trovare la luce che, attraverso un labirinto buio, lo condurrà verso la guerra più importante: la vita.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Altri, Marron, Mirai!Trunks | Coppie: 18/Crilin, Marron/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
“Rimpianto”

 



Inspirò ed espirò.
Posò entrambe le mani contro il muro esterno della Kame House, pensando che a breve sarebbe sicuramente svenuta a causa dello sforzo.
Le girava la testa, provava uno strano malessere e le sembrava come se qualcuno le avesse tirato un enorme masso sulla guancia sinistra.
In un certo senso, era stato Trunks a lanciarle quel masso. Durante l'allenamento, il lilla aveva scagliato un pugno troppo potente -troppo anche per Marron, che nonostante fosse una guerriera, era pur sempre una ragazzina.
Iniziò a muoversi a piccoli passi verso l'entrata dell'abitazione, stando comunque all'erta: se il sayan l'avesse attaccata di nuovo, l'avrebbe sicuramente messa al tappeto.
Dopo un paio di minuti, quando giunse finalmente in cucina, estrasse una bottiglia d'acqua dal frigorifero, e senza pensarci due volte, la aprì, bevendo quasi un litro in poche sorsate.
«Sai che una comune umana non può fare sport a stomaco pieno, vero?»
«È solo acqua» si giustificò la bionda, posando la bottiglia sul tavolo di legno.
«Non ha importanza. Se esageri starai male.»
«Starò male? Credi davvero che sarà dell'acqua a farmi stare male, o piuttosto saranno questi assurdi allenamenti?» sbottò, ansimante. «Ci siamo allenati per sei ore di fila, sei ore, e non mi hai lasciata nemmeno andare in bagno!»
Trunks abbassò un poco lo sguardo, sentendosi in colpa. La figlia di Crilin non aveva tutti i torti: quando Gohan aveva cominciato ad allenarli, non era mai andato oltre le due ore giornaliere, senza contare le varie pause. Dopo la sua morte, i due si erano allenati svariate volte per diverse ore, anzi, spesso avevano combattuto tutto il giorno, ma almeno si erano fermati per mangiare, bere, andare in bagno, o semplicemente per riprendere fiato. Quel giorno però, non avevano fatto niente di tutto ciò.
Marron incrociò gli occhi di Trunks; era frustrato, lo si capiva chiaramente. Ma perché? Perché si era comportato in quel modo?
Che sia per quello che gli ho detto ieri sera?
La bionda arrossì senza rendersene conto. Certo, quando aveva confessato al figlio di Vegeta di amarlo lui non aveva risposto in alcun modo, il che le aveva fatto subito pensare che non ricambiasse... ma che senso aveva arrabbiarsi? Cosa poteva farci lei se provava quei sentimenti? Di certo non era logico che il lilla si fosse irritato al punto da massacrarla.
«Scusa.»
Marron si riprese dai propri pensieri, e ricominciò ad osservare l'amico.
«Mi spiace averti fatta stancare troppo. È solo che...» Il ragazzo si prese la testa fra le mani. «La mamma è morta nello stesso modo in cui è morto lui
La terrestre si avvicinò a Trunks e prese ad accarezzargli amorevolmente i capelli: «Non è colpa tua se Gohan è morto, così come non sei responsabile della morte di Bulma.»
«Non è questo il punto» proseguì il sayan, abbassando inspiegabilmente il tono di voce. «Mi sembra... mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. La paura, le visioni, gli incubi... questa notte ho sognato Cell che perforava il petto di Gohan con la sua coda. È strano, non credi? In fondo, io non l'ho visto morire...»
Una lacrima solitaria gli accarezzò la guancia destra, e si fermò all'angolo della sua bocca. Un attimo dopo, il sayan scoppiò a piangere, e Marron lo abbracciò con il terrore che quanto era accaduto quattro anni prima si potesse ripetere.

 

***

 

Al sentire il rumore della porta principale che si apriva, Marron balzò in piedi: si diresse a passo spedito verso il corridoio, e per poco non andò a sbattere contro un Trunks coi vestiti fradici e la testa bassa.
«Dove sei stato tutta la notte?»
Il sayan non si mosse di un millimetro, e piccole gocce d'acqua iniziarono a bagnare il pavimento.
«Hai azzerato l'aura» proseguì lei. «Ti ho cercato ovunque, ma sembravi scomparso. Per far andare a letto la mamma le ho promesso che ti avrei trovato. Hai idea di cosa sarebbe successo se non fossi tornato? Potevi almeno avvisarci!»
Il lilla iniziò a compiere qualche passo in avanti, e nel giro di poco superò l'amica, sussurrando un flebile: «Ero ad allenarmi.»
Marron rimase sola nel corridoio buio, in preda a mille pensieri, ma uno in particolare la stava facendo impazzire: cosa diamine stava succedendo a Trunks?

 

 

«Non ho fame» mugugnò Trunks, spostando il piatto dalla sua visuale.
Bulma trattenne a stento un sospiro, e sorrise amorevolmente al suo unico figlio. «Tesoro, è due giorni che non tocchi cibo. Di sicuro avrai lo stomaco vuoto...»
Il sayan scosse impercettibilmente la testa: «Non ho fame.»
Marron, gomiti sul tavolo e cucchiaio pieno di zuppa, osservò con apprensione il fratello correre via; la turchina si sedette a tavola con nonchalance, incapace di nascondere la sua preoccupazione.
«Non so più cosa fare con lui» sussurrò, massaggiandosi con cautela le palpebre.
«Mangerà» disse ad un tratto la figlia di C18, portando la pietanza vicino alla bocca. «Solitamente dopo quattro, massimo cinque giorni di digiuno prende qualcosa dalla credenza.»
«Non è un alimentazione sana. E non è una vita normale» sospirò Bulma, posando gli occhiali vicino al bicchiere di vetro. «Ormai Gohan se n'è andato da un mese... e Trunks mi sta davvero facendo preoccupare.»
Marron la osservò di sottecchi: la scienziata aveva gli occhi lucidi, e giocherellava con un piccolo pezzo di sedano, lo sguardo assente e due grosse occhiaie.
«Tu invece come stai? Voglio dire, C18...»
La bionda alzò di scatto la testa, ma si affrettò a sorridere: «È tutto a posto, mamma. Sto bene, lo giuro!»
Bulma ruotò leggermente la testa di lato, e dopo aver accennato un sorriso alla sua "secondogenita", le accarezzò dolcemente la mano.
«Quando non ci sarò più, promettimi che ti prenderai cura di lui. Non ascolta nessuno all'infuori di te.»
La diretta interessata arricciò un poco il naso: «Non è vero. Nell'ultimo mese ha fatto di tutto per non rivolgermi la parola.»
«In questo periodo è molto scosso, ma sono sicuro che riuscirà ad uscirne. È forte. Ma senza di te che vegli sempre su di lui... dubito che sopravvivrebbe. Quindi ti prego, Marron, promettimelo.»
La ragazzina fece un respiro profondo, le guance leggermente arrossate: «Va bene... te lo prometto.»

 

 

Bulma portò il bicchiere di plastica alla bocca: il sapore amaro del caffè, che solitamente riusciva a farla rimanere lucida o a farle venire buone idee, in quel momento, non le provocò alcuna emozione.
Le precedenti nove ore erano state un inferno. Trunks, come nell'ultimo mese del resto, era scomparso, e per due giorni, lei e Marron lo avevano cercato assiduamente, senza però ottenere buoni risultati.
Ma quel pomeriggio, improvvisamente, la figlia di Crilin aveva finalmente percepito l'aura del sayan, che però stava calando a picco. Dopo averlo trovato, lo avevano subito portato in ospedale, dove i medici avevano fatto di tutto per mantenerlo in vita.
Era in pessime condizioni. Secondo la diagnosi, il lilla si era sottoposto ad un allenamento estremamente faticoso: aveva riportato numerose ferite profonde, un grosso livido sulla guancia sinistra e addirittura un braccio rotto.
Fortunatamente, proprio in quel momento un'infermiera la rassicurò, dicendole che il ragazzo era stato medicato, e che di conseguenza era possibile incontrarlo.
«Posso... andare prima io?» domandò Marron, un po' titubante.
La scienziata la guardò con uno sguardo che non le si addiceva; era lo sguardo di qualcuno sul punto di arrendersi, lo stesso sguardo che aveva ipnotizzato gli occhi di Trunks nell'ultimo mese. Marron se ne accorse in un attimo, e accarezzò dolcemente la guancia della madre adottiva.
«Gli parlerò, e farò in modo che una cosa simile non accada mai più. Te lo prometto.»
Bulma cercò vanamente di sorridere, annuendo lentamente: avrebbe tanto voluto dire qualcosa, ma in quel momento un nodo alla gola le impedì di parlare.
La giovane Marron si diresse a passo spedito verso la stanza di Trunks, accompagnata dal medico: quest'ultimo aprì la porta con cautela, diede una rapida occhiata alla stanza lievemente illuminata e disse alla bionda che aveva dieci minuti.
Al sentir la porta richiudersi, il sayan mosse un poco il capo, incrociando lo sguardo spaventato di Marron. Quest'ultima si avvicinò a lui con un sorriso amaro stampato in viso.
«Che ti è preso, zuccone? Volevi allenarti fino allo stremo delle forze?» sussurrò, accarezzando delicatamente la benda sulla sua mano. «Trunks, io e la mamma siamo preoccupate per te... vogliamo solo capire cosa ti succede, e aiutarti a superarlo!»
Il ragazzo chiuse gli occhi: se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe mandato via Marron con le sue stesse mani. Non gli andava di parlare, ma dopo aver fatto il danno, gli pareva giusto spiegare le motivazioni del suo gesto, o almeno, sfogarsi, liberandosi di tutto ciò che si stava tenendo dentro.
«Mi sono battuto con Cell» soffiò, stringendo la presa sulla mano di Marron.
Quest'ultima sbarrò gli occhi, incredula di quello che aveva appena sentito. «Oh Trunks...»
«Non riesco più a vivere con questo rimpianto. Io... io non l'ho salvato, capisci? L'ho lasciato lì a morire...»
«Gohan non è morto per colpa tua.»
«Sì invece! Se non ti avessi obbligata a seguirmi, a quest'ora lui e tua madre sarebbero ancora al mondo, e di sicuro avrebbero fatto fuori Cell! E invece, oltre ad essermi impicciato in affari che non mi riguardavano, non ho mosso un muscolo per salvargli la vita!»
Le ferite sulle sue guance, bagnate dalle lacrime, ricominciarono a bruciare: il figlio di Vegeta strinse i denti, nel tentativo di non cominciare a singhiozzare.
«Trunks... che cos'hai fatto?»
Il lilla deglutì a fatica: «Sono riuscito a localizzare Cell, e quando l'ho trovato, gli ho detto che lo avrei fatto fuori una volta per tutte. Sono riuscito a tenergli testa per un po' durante la battaglia, ma ad un certo punto, lui ha usato la voce di Gohan e... mi sono bloccato. Mi diceva che dovevo arrendermi, che Cell era troppo forte e che non lo avrei mai sconfitto. Non ho resistito Marron... ho smesso di combattere.»
La bionda lo osservò sbigottita. «Sei quasi morto, te ne rendi conto?»
«Lo so, e mi dispiace, ma in questo periodo sono andato fuori di testa e-»
«Mio padre è stato ucciso quando avevo quattro anni, e in quei pochi attimi in cui ho conosciuto mia madre, l'ho vista morire. In questo mondo nessuno può capirti meglio di me. Me ne avresti dovuto parlare subito.»
Il figlio di Bulma si asciugò le lacrime, dopodiché rivolse un'occhiata colpevole all'amica: «Promettimi che non lo dirai alla mamma. Non voglio farla preoccupare più di quanto non lo sia già.»
La terrestre sospirò, soppesando su quelle parole: «Prometto che non le dirò nulla, solo se tu mi prometti che non compirai più delle azioni stupide come questa.»
Proprio in quel momento, la porta d'entrata si spalancò di colpo, attirando l'attenzione dei due adolescenti: una Bulma con gambe tremanti e un fazzoletto tra le mani entrò lentamente nella stanza, osservando il figlio e le sue numerose bende.
«Scusa Marron, ma non ce la facevo più ad aspettare.»
La ragazzina scosse la testa, ma la scienziata non se ne accorse, in quanto aveva rivolto tutta la sua attenzione al figlio: si avvicinò al ragazzo e gli regalò un abbraccio molto forte, seguito da un pianto interminabile, che gli fece comprendere quanto la madre fosse stata in pensiero per lui.

   
 
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