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Autore: SagaFrirry    23/05/2015    4 recensioni
Storia in capitoli auto-conclusivi, ognuno dei quali narra come i gold hanno ottenuto la loro armatura. Saranno di vario tipo e genere, buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Mi annoio” ammise il bambino, guardando altrove.

“Concentrati!” sbuffò Shion “Quel che ti sto spiegando, è molto importante!”.

“Ma sono sempre le stesse cose!”.

“Che devi imparare bene”.

“Uffa..”.

Non riusciva proprio a concentrarsi. Fuori il tempo era così bello! Voleva giocare!

“Guarda il piccolo Aiolia!” lo rimproverò ancora, velatamente, Shion “Si sta allenando con suo fratello e non si lamenta!”.

“Ma sono stanco! Questi cosi sono pesanti!”.

“Sono indispensabili per riparare le armature e solo tu puoi imparare come fare”.

“E perché? Non puoi insegnarlo a Saga, che è grande ed ha già l’armatura? Così la smette di fare strane facce quando nessuno lo guarda?”.

“Non so di che parli ma, ad ogni modo, sei tu quello che lo deve imparare! E adesso fammi vedere quel che hai capito”.

Il bambino sospirò rassegnato. Davanti a sé aveva un’armatura di bronzo danneggiata. Quando era più piccolo, quegli oggetti lo affascinavano. Shion lo teneva in braccio e gli diceva che sarebbe stato un grande cavaliere con un ruolo fondamentale e lui si sentiva importante. Ora però, che erano trascorsi degli anni, fare la stessa cosa ogni giorno era diventato troppo noioso. Inoltre sentiva la mancanza di casa. Chissà come stava la sua mamma? A volte andava a trovarla, ma era triste senza di lei. Guardò quasi con fastidio quell’armatura ed iniziò a lavorarci, con gli strumenti che aveva davanti e un po’ di polvere stellare. Il danno era lieve e quindi non dovette usare il sangue. Le vestigia brillarono e ripresero la forma originale. Shion sorrise, orgoglioso del suo piccolo allievo.

“Sei quasi pronto..però ancora ti manca qualcosa per poter essere un cavaliere”.

“E che cosa?” domandò il bambino.

“Lo scoprirai”.

“E se non lo scopro?”.

Shion non rispose. Passò una mano fra i capelli lilla dell’allievo e continuò a sorridere. Il piccolo lo fissò perplesso. Perché non rispondeva? Poi il sacerdote tornò serio.

“Devi fare ancora esercizio” parlò l’uomo.

“Ma ci sono riuscito! Ho riparato l’armatura!”.

“Sì, ma ancora devi raggiungere lo stato ideale per divenire cavaliere. Esercitati. Ora torno alle mie mansioni e spero per te che non ti metterai a giocare appena distolgo lo sguardo”.

“No. Farò esercizio” sospirò di nuovo il bambino, fingendo entusiasmo.

Non appena rimase da solo, il piccolo si esercitò ancora un po’. Poi si distrasse. Pensò a quanto fosse bello giocare con gli altri bimbi, se solo al tempio ci fosse qualcun altro oltre a lui e Aiolia! Aiolos e Saga erano grandi e noiosi, sempre seri. Deathmask, Aphrodite e Shura stavano per conto loro e lo ignoravano. Pensò fosse meglio andare a fare un giro e si teletrasportò a casa.

“Mamma!” sorrise, raggiungendo la donna “Sono qui!”.

“Oh, piccolo mio!” lo accolse lei, abbracciandolo “Ma..Shion sa che sei qui?”.

“No. Non crede che io possa teletrasportarmi fino a qui”.

“Sei un piccolo fenomeno. Ma devi tornare subito al Grande Tempio!”.

“Ma no, mamma. Lasciami stare qui almeno un po’. Sai, oggi sono riuscito a riparare un’armatura!”.

“Ah, allora sei pronto”.

“Shion dice ancora di no..”.

“Sei piccolo. Hai solo sette anni..”.

“Non voglio diventare cavaliere, mamma”.

La madre guardò il bambino, non aspettandosi quella frase. Gli accarezzò i capelli, cercando di consolarlo.

“Perché non vuoi, piccolo mio? Non essere triste..”.

“Io voglio stare qui con te. Aiutarti. Voglio stare qui..”.

“Piccolo, sono fiera che tu ami così tanto il tuo luogo d’origine, ma il tuo destino non è qui”.

“Ma perché io? Perché proprio io devo diventare cavaliere? Non è giusto che un bambino stia senza mamma”.

“Sei stato scelto dalle stelle. Dovresti esserne felice”.

“Che si estinguano le stelle!”.

“Non dire così! Anche io sono triste se sei lontano da me, ma sono così orgogliosa del fatto che il mio bambino sia il prossimo cavaliere d’oro di Atena che..”.

“Ad Atena cosa serviamo? Perché noi Lemuriani dobbiamo riparare le armature?”.

“Perché solo noi, fin dal tempo del mito, abbiamo imparato certe cose. Ed uno solo di noi ha l’onore di divenire cavaliere e servire la Dea”.

“E morire..”.

 “Smettila di fare i capricci! E segui la tua strada. Io ti voglio bene, ma sarei la donna più felice del mondo se un giorno tu venissi qui con indosso l’armatura d’oro”.

“Anche tu vuoi questo..”.

Il bambino era deluso. Perché tutti volevano la stessa cosa? E se non ne fosse stato in grado?

“Dove vai?” chiese la madre, vedendo il piccolo che si allontanava.

Non volendo tornare al tempio, l’apprendista camminò per il piccolo villaggio. Loro Lemuriani erano in pochi e molti di loro vivevano solitari. Forse doveva farlo pure lui..rifugiarsi in qualche montagna del Tibet ed ignorare il Mondo! Al centro della piazza, una statua si ergeva, leggermente coperta di neve. La fissò.

“Sai chi è quello?”domandò un uomo, avvolto da un pesante mantello, avvicinandosi.

“No e non mi interessa”.

“Quello è il primo Lemuriano a servizio di Atena. Lui per primo ha difeso tutti noi”.

“Difeso?”.

“I cavalieri di Atena combattono per difendere i deboli. Quando scoppia la guerra santa, i cavalieri di Atena difendono l’umanità. E pensa come mai sarebbe possibile questo se non ci fosse uno di noi in grado di riparare e costruire le armature! Tu sei il bimbo scelto per servire il santuario. È un compito fondamentale”.

“Fondamentale, tu dici?”.

“Certo. Pensavi forse di no?”.

“Al tempio c’è Shion. È più forte e bravo di me. Io non servo”.

“Shion è anziano, ormai. E stanco. Quando lui non ci sarà più, tuo sarà il compito di sorvegliare la casa dell’Ariete dai nemici e riparare le sacre vestigia”.

“Tutto da solo?”.

“Non ti spaventare. Ne sarai di certo all’altezza, perché Atena stessa ti ha scelto”.

“Capisco. Però..mi manca tanto la mamma”.

“Tua madre è viva ed è qui, che ti aspetta. Vienila a trovare tutte le volte che vuoi, ma ricorda sempre il tuo ruolo. Come rappresentate del popolo Lemuriano, non puoi scoraggiarti”.

Il bambino osservò con più attenzione la statua. Che sguardo fiero aveva!

“Ci proverò” disse, a se stesso ed all’uomo che aveva accanto.

“Bravo” si sentì rispondere e l’incappucciato gli spettinò i capelli.

Il bambino ridacchiò e poi si voltò. L’uomo non c’era più.

 

“Geia sas!” salutò Milo, sorridendo a chi aveva di fronte.

“Bonjour..” rispose il nuovo arrivato.

“Io sono Milo, cavaliere d’oro dello Scorpione. Sono appena arrivato. Anche tu?”.

“Camus. Sì, sono appena arrivato”.

“Sei un cavaliere?”.

“Sì. Acquario”.

“Andiamo a cercare gli altri” sorrise lo Scorpione.

 

Tornato al tempio, con un po’ più di convinzione, il piccolo si rimise al lavoro su alcune armature. Poi sentì un rumore e si fermò.

“Chi c’è?” domandò.

Fuori dal tempio, due grandi occhi azzurri lo fissavano. Rispose allo sguardo ed inclinò la testa.

“Aiolia? Sei tu?” insistette e qualcuno rise.

“Non paragonarmi a lui! Io sono molto più bello” ghignò Milo, mostrandosi.

Dietro di lui, Camus si guardava attorno con curiosità.

“Che cosa fai?” chiese proprio l’Acquario all’apprendista di Shion.

“Io? Mi esercito. Così imparo a riparare le armature”.

“Davvero?! Mi fai vedere?”.

L’allievo annuì, stupito da quella richiesta. Riparò un piccolo pezzo di un’armatura e Camus lo osservò con grandi occhi ammirati.

“Sei bravissimo!” commentò ed il Lemuriano arrossì.

“Sei un cavaliere d’oro?” si aggiunse Milo.

“No, non ancora. Ma ci provo, così la mia mamma sarà fiera di me”.

“Mamma? Hai ancora la mamma?” parve stupito lo Scorpione.

“Sì. Voi no?”.

Acquario e Scorpione scossero il capo.

“Io non me la ricordo” ammise Milo “Non so nemmeno il suo nome”.

“Nemmeno tu ricordi la tua mamma?” chiese educatamente l’apprendista, guardando Camus.

L’Acquario distolse lo sguardo ed i due bambini capirono che era meglio non entrare di nuovo in argomento. Il Lemuriano fissò i suoi strumenti. Saga, Aiolos, Aiolia, Milo, Camus..erano tutti senza la mamma! Eppure erano lì, con l’armatura d’oro! Solo in quel momento il bambino si rendeva contro di quanto fortunato era perché, infondo, aveva sempre una mamma che non vedeva l’ora di vederlo con addosso le sacre vestigia! E lo incoraggiava, lo consolava e lo sosteneva.

“Perché hai quelle strane sopracciglia?” si incuriosì Milo, toccandole “Perché sono tonde?”.

“Sono tipiche del mio popolo. Io sono Lemuriano”.

“Coloro che vivevano nel mitico continente Mu?” si stupì ancora Camus.

“Sì. Ora stiamo fra le montagne della catena dell’Himalaya. Ma non posso dirti dove, perché è segreto”.

L’apprendista arrossì, imbarazzato. Mai nessuno lo aveva guardato con simile ammirazione e curiosità!

“Scusatemi..” sorrise il Lemuriano “Devo andare adesso. Ma torno subito!”.

 

“Maestro!” chiamò l’apprendista “Maestro, siete qui?”.

Entrò cautamente alla tredicesima dimora, quella del Gran Sacerdote e vi vide un uomo incappucciato.

“Maestro!” lo riconobbe il bambino “Eravate dunque Voi? Voi mi avete spiegato la storia legata a quella statua al villaggio!”.

“Sì, piccolo mio” ammise Shion, togliendosi il pesante mantello.

“Ma quindi..sapevate che andavo da mamma teletrasportandomi? E non mi avete sgridato?”.

“Una madre è un dono prezioso, mio caro. Il suo amore è importante. Non posso certo sgridarti se vuoi vederla, anche se preferirei che non mi tenessi nascoste le cose”.

“Non lo farò più. Io..diventerò un cavaliere d’oro! Ora ho capito!”.

“Hai capito?”.

“Sì. Ho un ruolo importante. Io devo divenire cavaliere d’oro e difendere il Mondo, affinché non ci siano più i cattivi. Diventerò cavaliere d’oro per impedire che ci siano altri orfani. Voglio che tutti i bambini possano ricevere l’abbraccio di una mamma. Inoltre, trasmetterò il sapere della mia gente, che in tempi antichi ha giurato fedeltà ad Atena!”.

Shion sorrise. Si avvicinò al bambino ed annuì.

“Hai capito. Sei un vero cavaliere” commentò.

“Davvero?” mormorò il piccolo, piuttosto stupito.

“Sì. L’Ariete d’oro”.

“Maestro io..io..può il mio nome da cavaliere essere Mu?”.

“Mu?”.

“Sì, come il continente mitico da cui veniamo”.

“Mi piace. Mu, cavaliere d’oro dell’Ariete. Suona bene”.

 

“Un fratello, dici? Che bella notizia” sorrise Aldebaran.

“Non lo è affatto” scosse la testa Mu “Io ho solo dodici anni! E mia madre è morta per colpa di quel bambino..”.

“Questi discorsi mi disgustano. Non me li aspettavo da te” si intromise Aiolia, fissando l’Ariete d’oro con rimprovero “Anche mia madre è morta in seguito alla mia nascita, ma mio fratello Aiolos si è preso cura di me”.

“Aiolos il traditore?” sbottò Deathmask “Non è un gran bell’esempio”.

“Quel bambino innocente non ha colpa” ringhiò Aiolia “Merita di ricevere affetto come tutti gli altri bambini. E tu, Mu, sei il suo fratello maggiore! Hai l’obbligo di prenderti cura di lui!”.

“Ma sei un drogato?! Tu avevi l’aiuto di Shion. Io che dovrei fare? Sono un adolescente, dopotutto, e dalla notte degli inganni il mio maestro non è più lo stesso”.

“Siamo tutti adolescenti ma, prima di questo, siamo cavalieri. Ed è nostro compito prenderci cura degli indifesi. Per quel che riguarda il maestro Shion..”.

“Vi mancano i baci e gli abbracci di Shion?” sfotté il Cancro, che sapeva bene che in realtà il posto di Gran Sacerdote non era più occupato da Shion da anni.

“Non è quello il punto!” sbottò Mu “Dico solo che quel bambino ha ucciso mia madre”.

“Ma è tuo fratello!” protestò ancora il Leone “Vai almeno a vederlo! Poi decidi. Fra i Lemuriani ci sarà chi si prenderà cura di lui, se tu proprio non ci riesci”.

 

L’Ariete, seppur controvoglia, raggiunse il suo popolo. Appena arrivato, udì subito il vagito di un neonato. Era qualcosa di strano e raro per quel luogo.

“Ben arrivato” lo salutò un’anziana “Vieni. Il tuo fratellino ti aspetta”.

Mu tentennò ma la signora era piuttosto insistente e lo tirò per il braccio, trascinandolo in casa. Dentro una semplice culla, si udiva un pianto disperato.

“Ah, fa casino come un Orco!” storse il naso Mu.

“Un orco dalle nobili origini” ridacchiò un’altra donna, che stava in piedi accanto alla culla.

“Un orco terribile. Che uccide le donne venendo al mondo..”.

“Non dite queste cose, Signor Mu!”.

L’Ariete si avvicinò alla culla ed il piccolo smise di piangere, di colpo. Tutti i presenti, i curiosi del paese, si stupirono. Lo sguardo dei due fratelli si incrociò e Mu tacque. Rimase fermo, in silenzio, ad osservare quel minuscolo bambino dai capelli arancio.

“Ha gli occhi di vostra madre” commentò l’anziana.

“Sì, lo vedo” ammise Mu.

Il ragazzo raccolse il coraggio e prese in braccio il fratellino. Era impacciato, perché mai prima d’ora aveva avuto a che fare con bambini così piccoli, e si sentiva decisamente imbranato. Quello sguardo..così innocente! Quella creaturina così vulnerabile aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse e chi meglio di lui, cavaliere d’oro, poteva farlo? Ma capì che non lo avrebbe portato al grande tempio.

“Non è posto per te, quello” commentò Mu “Vi è qualcosa di strano, anche se non capisco che cosa. Troverò un posto solo per me e te e ti insegnerò tutto. Tu che dici? Ti piace l’idea, fratellino?”.

Kiki ovviamente non aveva capito quanto detto dal fratello maggiore e rimase a guardarlo con la stessa espressione.

“Lo farò per la mamma. E per il maestro Shion”.

 

Mu aveva sentito parlare di un luogo, fra le montagne del Tibet, dove il suo maestro da giovane si ritirava. Era stata una gran fatica ma, alla fine, era riuscito a scovare quella torre senza porte.

“Ti piace, Kiki? Qui ti terrò al sicuro, anche se qualcosa mi dice che diventerai un piccolo furfante. Ti insegnerò quel che so e chissà..magari un giorno sarai cavaliere pure tu!”.

 

 

 

Piccolo Mu terminato. Chiedo perdono se a questo cavaliere non ho fatto affrontare prove particolari, se non quella di accettare il fatto di essere nato per fare il cavaliere. Mu l’ho sempre visto come un tipo pacifico e tranquillo, con poca voglia di fare. Per quanto riguarda la definizione che dà di Kiki, deriva dal significato del nome. Kiki infatti significa (secondo certe interpretazioni) “nobile orco” (o “terrificante/terribile”). Solo nella versione italiana è il fratello di Mu ma amavo troppo l’idea di “imparentarli”

   
 
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