Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Valine    24/05/2015    5 recensioni
Da un cuore spezzato dal dolore nascono l'odio e l'accanimento contro il mondo. Regina lo sa fin troppo bene, ogni volta che vede suo figlio Henry tenere la mano ad Emma, ogni volta che Mary Margaret spasima per David. E il passato ogni notte ritorna, un incubo che si rivolta come un mare in burrasca e purtroppo dannatamente vero...
Poi, un giorno come tanti a Storybrooke, una ragazza in sella a una mountain bike schizza davanti alla sua Mercedes, mancandola di un soffio. Due paia di occhi scuri si incrociano e sembra che si conoscano...
Siamo più o meno alla seconda metà della prima serie. Emma è lo sceriffo della città, August è arrivato da appena qualche giorno e la ruota del tempo ha ricominciato a girare, cambiando direzione...
Avvertenza: tra i vari pairings ci sarà sarà anche lo Swan Queen, ma non subito.
Genere: Drammatico, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 28 Capitolo XXVIII

Giorni di pace





Sarah precedette Emma e tutti coloro che avevano atteso al vecchio pozzo il loro ritorno a Storybrooke verso la villa di Mifflin Street scattando sotto il sole cocente del mezzogiorno.
Tutte le contusioni e la stanchezza accumulate durante la battaglia contro Cora sembrarono nient’altro che un fastidio passeggero; nessun peso caricava le sue gambe.
Scosse le testa, non aveva il tempo per pensare né allo scontro né alle tragedie perpetrate dalla malvagità di sua nonna; non in quel momento.
Si precipitò nella grande casa per entrare nello studio. I computer e la sua strumentazione elettronica erano al loro posto – sicuramente sua madre aveva provveduto a mettere ordine nella stanza dopo lo scontro con lo spettro oscuro di Gold – ma ciò che più contava era accanto alla scrivania. La marionetta di August se ne stava lì seduta, inerte come l’aveva lasciata.   
Sarah prese il sacchetto contenente la Polvere di Fata e tirò forte il respiro; aveva quasi il timore che l’incantesimo non avrebbe funzionato. C’era soltanto un modo per saperlo.
Strinse la polvere magica nel suo pugno e la asperse sulla testa di August. Il legno la assorbì completamente ricoprendosi di un alone iridescente e caldo.
Sarah restò qualche secondo a contemplare lo strano fenomeno con una certa meraviglia, poi si apprestò a terminare l’incantesimo, come le aveva suggerito sua madre.
«Finalmente tornerai da me» bisbigliò dolcemente. Così avvicinò le sue labbra a quelle della marionetta, dapprima le sfiorò, poi le toccò con tutta la passione di cui era capace in un bacio profondo e al tempo stesso delicato.
Sarah tenne gli occhi chiusi, per cui non vide la luce che circondava August diventare sempre intensa ed esplodere in un tripudio di vivi colori. Sentì però che il legno sotto le sue labbra si era trasformato in carne viva e che due braccia muscolose la stavano circondando.
August era finalmente ritornato un essere umano. Sarah fissò profondamente i suoi occhi azzurri, poi ogni singolo lineamento del suo viso. Sembrava addirittura ringiovanito di qualche anno e le piaceva da morire.
«Come stai?» gli domandò mentre gli accarezzava una guancia.
August sorrise e confessò «Stare meglio di così è impossibile» e strinse Sarah ancora di più.
Essere di nuovo vivo e potersi muovere in libertà, e poi parlare e toccare quella ragazza che gli aveva riempito il cuore erano tutte sensazioni indescrivibili perché per lui Sarah era una magia diventata persona.
Passò le dita tra i capelli color mogano della scienziata. «Non sapevo se ti avrei più rivisto.»
«Io stavo cercando il modo perché tu mi rivedessi» rispose lei, solare come non mai. «Sono così felice, sai?»
Si baciarono ancora e stavolta August poté ricambiare poi Sarah si appoggiò al suo petto.

«È tornato tutto a posto? Mi sembra proprio di sì.»
Regina era comparsa sulla soglia della porta del suo ex-ufficio. Emma l’aveva fatta scendere dalle sue braccia un po’ perché aveva recuperato le forze (anche se era ancora pallida in volto) e un po’ perché la scena le stava risultando imbarazzante.
August non sapeva che molte cose erano cambiate da quando si era trasformato in una marionetta di legno sul letto di una camera al B&B di Granny. Non sapeva nemmeno che la maledizione scatenata da Regina era stata spezzata.
Non c’era quindi da meravigliarsi che il giovane se ne stesse di fronte alla donna in stato di tensione percependo la sua presenza come un pericolo.
«No, August» intervenne Sarah con calma. «Non è come pensi. Non esiste più nessuna regina cattiva. Permetti che te la presenti come mia madre.»
«Benvenuto nella famiglia, signor…» disse Regina che non aveva idea di come lui volesse essere chiamato.
«August Booth va più che bene, vostra m… ehm… signora» rispose lui con deferenza, ma si rese conto che non era facile portare rispetto a quella donna.
Si ricordava ancora che, quando era ancora un bambino di legno nella Terra Incantata, Regina aveva minacciato di gettarlo nel fuoco.
La allora temutissima sovrana sospettava che Geppetto – così come altre persone del villaggio del resto – stesse dando rifugio a Biancaneve, in quel tempo ricercata per alto tradimento e accusata niente meno che dell’assassinio del suo stesso padre.
Regina aveva fatto accendere dai suoi soldati un falò nella piazza dove di solito si teneva il mercato e aveva sollevato il povero Pinocchio sulle fiamme sbraitando che sarebbe diventato legna da ardere.
Per sua fortuna Biancaneve mostrò il suo grande coraggio uscendo allo scoperto e colse Regina di sorpresa con della polvere fumogena per poi dileguarsi nei meandri foresta sotto il naso di tutti.
August ricordava di aver vissuto momenti di vero terrore a causa di quella donna e quasi non riusciva a credere che la ragazza di cui si era innamorato fosse proprio sua figlia. Non ci potevano essere due persone più differenti sulla faccia della terra, eppure si guardavano con vero affetto. Regina doveva essere al settimo cielo per averla ritrovata, anche se la parole “felicità” e “regina cattiva” non andavano esattamente a braccetto.
Emma ed Henry erano giunti nella stanza, anch’essi visibilmente contenti e con un atteggiamento completamente nuovo.
La bionda riabbracciò colui che per primo l’aveva messa in guardia perché doveva riconoscere che si era comportato sempre da leale amico ed Henry batté il cinque sul suo grande palmo.

Dopo un giorno di meritato riposo, la vita a Storybrooke riprese momentaneamente il suo corso.
Henry era il più euforico fra tutti ed era felicissimo di avere finalmente la sua famiglia riunita, mentre Sarah era già fissa su un nuovo obiettivo: far crollare la barriera che separava Storybrooke dal resto del mondo.
Mary Margaret e David avrebbero voluto chiederle di trovare il modo per ritornare tutti alla Terra Incantata e recuperare le loro precedenti esistenze riportando indietro anche Emma ed Henry. Questo era il loro sogno nel cassetto, ma non sembrava tale né per la loro figlia, né per il bambino.
La sera che aveva seguito il ritorno delle due ragazze a Storybrooke, Emma aveva passato quasi un’ora al telefono con Sarah chiedendo soprattutto delle condizioni di salute di Regina, poi aveva trascorso il resto del tempo con Henry davanti alla TV guardando una partita di football, sport che la ragazza e suo figlio amavano moltissimo.
La famiglia aveva cenato con un ottimo pollo con patate, cucinato sapientemente (e velocemente) in un forno elettrico.
Mary Margaret aveva osservato i passi della propria giornata e aveva compreso che la vita sul pianeta Terra era costellata di oggetti ormai più che indispensabili.
Poteva parlare con David quando voleva e all’istante con un cellulare, mentre una volta era costretta a ricorrere a un piccione viaggiatore; poteva recarsi con la sua auto in pochi minuti dove desiderava, invece con una carrozza occorreva molto più tempo.
Cosa affatto di poco conto era che il progresso umano consentiva di salvare le persone con medicine e interventi prima impensabili. Nella Terra Incantata specialmente le persone più povere rischiavano di perdere la vita per una semplice influenza o una banale ferita.
Come rinunciare a tutti questi vantaggi? La ragazza realizzò che era molto difficile, se non impossibile.
Nell’attesa che la barriera venisse definitivamente abbattuta era necessario che Storybrooke venisse organizzata come una città moderna.
Non era ammissibile che alla stazione di polizia ci lavorasse soltanto una persona. Emma aveva sbrigato le faccende che riguardavano l’ordine della città da sola, ma era ovvio che non avrebbe potuto continuare da sola. David aveva ricoperto il ruolo di vicesceriffo durante l’assenza della figlia, quindi mantenne la carica; al suo fianco, in qualità di agente, venne assunta Mulan.
La guerriera asiatica, oltre alle ottime capacità combattive, possedeva senso dell’onore e disciplina, qualità importanti per quel lavoro. Si considerava alla stregua di una guardia che proteggeva la città, un incarico per il quale si sentiva tagliata.
Mary Margaret aiutava sia lei che Aurora a districarsi con il nuovo mondo. La principessa, ansiosa di non starsene con le mani in mano, cercò subito un’attività che le si addicesse.
Al villaggio dei rifugiati, nascosta agli attacchi dell’Imperatrice Scarlatta, aveva scoperto una particolare predisposizione per la cura dei feriti e degli ammalati, così la sua scelta fu di continuare su questa strada seguendo un tirocinio all’ospedale sotto la guida del dottor Whale e della capoinfermiera.
Per il momento ognuno sembrò avere una sistemazione adeguata, in più in tempo di pace c’era chi pensava anche alla possibilità di divertirsi.
Ruby era particolarmente in vena e convinse sua nonna a organizzare una grande festa per il ritorno di Sarah ed Emma.
La novità entusiasmò tutti e in particolar modo le due festeggiate, mentre Regina era preoccupata. Le atmosfere festose non si adattavano al suo carattere ombroso, ma anche i sorrisi che si trovava quotidianamente intorno non erano particolarmente semplici da gestire.
August ronzava sempre intorno a sua figlia sprizzando cuoricini ogni secondo, ed Emma ronzava sempre intorno alla sua casa e aveva l’impressione che il fatto di accompagnare Henry da lei fosse più che altro una scusa. Si stava accorgendo che aspettava sì il suo bambino, ma la presenza della bionda rendeva quelle visite più interessanti.
Poi giunse un invito che non credeva possibile: Emma le chiese di venire alla festa con lei ed Henry.
Regina in realtà aveva già in mente di non intervenire affatto, senz’altro sua figlia non avrebbe avuto occhi che per August e non le piaceva l’idea di fare da terzo incomodo.
Stava proprio osservando Sarah e August dalla finestra che dava sul giardino quando la bionda le pose la strana richiesta.
Il giovane, date le sue origini, era naturalmente molto esperto di alberi e legno, così aveva proposto di occuparsi dell’innesto che avrebbe dovuto riparare definitivamente il ramo spezzato del melo.
Regina osservava le operazioni dalla finestra dello studio con un certo disappunto. Quando August aveva effettuato la prima fenditura nel ramo tagliato le era venuto uno strano prurito nella mano destra, quella nella quale confluiva la sua magia, e a lungo andare divenne fastidioso.
Emma notò il profilo della donna storcere il naso quando giunse a prendere Henry.
«Non pensavo che August ti dispiacesse così tanto» disse la bionda, e Regina, pur aggiungendo che l’ex marionetta non le era del tutto simpatica, le confessò quello che le stava accadendo mostrandole il polso, ormai di colore rosso.
«È come se mi avesse punto un’enorme zanzara.»
«Quando ho tagliato il ramo con la motosega non hai sentito nulla» constatò Emma.
«C’era ancora la maledizione» rispose Regina. «Non potevo usare la mia magia personale quindi io e il melo eravamo temporaneamente scollegati.»
«Perché non lo dici a Sarah?»
Regina scosse la testa. «Devo portare pazienza. Tra non molto il mio melo sarà guarito e anche la mia forza ritornerà al cento per cento.»
Emma cambiò subito argomento. «Non sarà certo per questo che non vuoi venire alla festa.»
«Te l’ho già detto, è meglio di no» ribatté Regina con l’aria di chi detestava ripetere le stesse cose più di una volta. «A molta gente non farà piacere vedermi. Sai cosa succedeva tanti anni fa quando intervenivo alle feste? Mi presentavo con le mie guardie al seguito come se da un momento all’altro avessi dovuto scatenare una guerra e mancava poco che non avvenisse sul serio!»
«Adesso non accadrà più niente del genere e lo sai anche tu» replicò Emma. «Col fatto che hai riportato me e Sarah a Storybrooke hai recuperato molti punti persino agli occhi dei miei genitori. Nessuno di noi vuole che tu venga trattata male ancora.»
Regina restò a guardare il pavimento lucido dello studio. «Ci penserò.»

Giunse il tramonto e la donna se ne stava ferma sulla sua poltrona con un libro poggiato su un ginocchio aperto sulla stessa pagina già da qualche ora e il cellulare stretto nel pugno, indecisa se premere i tasti per contattare Emma.
Sarah discese dal piano superiore vestita di un minidress decorato di un variopinto motivo a fiori. August sarebbe passato a prenderla di lì a poco.
«Mamma… Siete ancora lì?» domandò la scienziata stupita, ma quella più meravigliata era Regina.
«Audrey! Cosa ti sei messa addosso?!»
Sarah si osservò con una certa attenzione. «Sì, è un po’ più corto del solito, però…»
«Corto?!» sbottò Regina chiudendo di scatto il suo libro e alzandosi in piedi. «Perché non usciamo direttamente in costume da bagno, allora!»
«Dunque uscite anche voi. Mi fa piacere che vi siate decisa» rispose Sarah con un pizzico di irriverenza.
«Era un esempio!» ribatté Regina.
«Anche voi indossate spesso la minigonna con tacchi vertiginosi, “per esempio”… Ci serviamo alla stessa boutique qui a Storybrooke, mi sembra. Perché siete così nervosa?»
«Non sono nervosa, sono preoccupata. Fare colpo non sempre è una buona cosa.»
Regina parlava per esperienza personale e la ragazza lo intuì subito.
«Capisco quello che volete dire, però è importante che iniziate ad aprirvi un po’ con le persone che abitano in questa città. Magari potreste pensare di rifarvi una vita.»
«La mia vita siete tu ed Henry e va bene così» rispose Regina con un filo di malinconia.
«Non potete accontentarvi soltanto di questo visto che siete così giovane e bella» replicò la scienziata.
Regina per poco non scoppiò a ridere. «Giovane?! Io?! Lo sai quanti anni ho?»
Sarah mise le braccia conserte. «Sentiamo.»
«Quando ho scatenato la maledizione» disse la donna con l’aria di chi la sa lunga, «avevo trentacinque anni. Sono passati ventotto anni da quando sono arrivata in questo mondo e tu che sei così brava in matematica avrai fatto presto la somma. Ho sessantatre anni, tesoro! Se ci penso, potrei essere la nonna di Henry!»
Sarah alzò un indice per controbattere. «Però quando avete pronunciato l’incantesimo il tempo si è fermato per tutta la gente di Storybrooke. Ergo, avete ancora trentacinque anni e l’età giusta per non seppellirvi in casa.»
Regina sollevò un sopracciglio. «Non ti arrendi mai, eh?»
«Assolutamente no» fu la risposta secca della ragazza.
Regina annuì sbuffando. La caparbietà di sua figlia aveva dell’incredibile; d’altronde se non avesse avuto quel carattere non sarebbe mai giunta a Storybrooke e non avrebbe mai vinto contro di lei proprio quando in città deteneva tutto il potere nelle sue mani.
Audrey si era fatta in quattro per restituirle una vita normale e non desiderava deluderla, poi aveva constatato che la compagnia di Emma le faceva tutt’altro che male e c’era anche Henry che la stava aspettando.  
«D’accordo» assentì. «Chiamo Emma. Ci vediamo dopo da Granny.»    

Nonostante le rimostranze iniziali, l’anziana proprietaria della tavola calda dovette ben presto riconoscere che sua nipote aveva avuto un’ottima idea.
Il locale pian piano si era riempito di persone e il loro numero era di gran lunga superiore a quelle che di solito frequentavano il locale; non ci volle molto alla donna a calcolare che il volume d’affari per quella sera era più che raddoppiato.
I nani, compreso uno scettico Leroy, avevano aiutato Ruby a riempire i frigoriferi con ogni sorta di bevanda e barili di birra e, mentre i due cuochi si davano un gran da fare per preparare i piatti da servire, August si era offerto di pensare alla musica piazzando in posti strategici degli altoparlanti rimediati in un magazzino vicino al porto, chissà come mai ancora imballati nel polistirolo.
Quando tutto fu pronto il giovane andò a prendere Sarah, così Regina restò per diversi minuti da sola in casa.
Il fatto di aspettare Emma le suscitava sensazioni contrastanti. Una voce le diceva nella testa che era meglio evitarla, un’altra con più forza la induceva ad avvicinarsi a lei.
Era innegabile che la bionda le trasmettesse un senso di sicurezza e aveva sempre mantenuto un comportamento cortese. Anche dopo averla sconfitta non aveva preteso nulla, anzi le aveva salvato la vita. Era una brava persona.
Il maggiolone giallo comparve dinanzi al cancello della sua villa. Regina considerava quell’auto un vecchio catorcio, ma realizzò che non era affatto il caso di fare la schizzinosa tanto più che Henry la stava salutando sorridente dal sedile posteriore.
«Buonasera, Regina» esordì la bionda sollevando una mano dal volante.
Per la donna era semplice mantenere una faccia seria e per lo più scura, ma le era molto difficile nascondere l’imbarazzo. Era naturale quasi come respirare.
«Ciao… Non avrei mai immaginato di salire qui sopra.»
Regina pronunciò quelle parole tanto per dire qualcosa e impedire al sangue di affluirle tutto alle guance, ma non fu granché utile.
«Oh beh, c’è sempre una prima volta per tutto» rispose Emma con un mezzo sorriso.
Regina deglutì. C’era anche una prima volta per quelle sensazioni che la agitavano?
Forse no e la cosa la preoccupava tantissimo. Non poteva essere.
Emma le domandò «Perché sei nervosa?»
Alla bionda non sfuggiva niente e Regina storse il naso.
«Non sono nervosa!» esclamò. «Anzi, proprio non vedevo l’ora di trascorrere una bella serata rilassante!»
Non intendeva fare una battuta, ma alla fine risultò tale.
«Noto una certa ironia o sbaglio?» disse Emma alquanto divertita.
Regina alzò gli occhi verso l’alto.
«Dai mamma» la incoraggiò Henry. «Facciamo qualcosa di divertente dopo tanto tempo.»
«Hai ragione tesoro» convenne poi la donna. «Le persone hanno bisogno anche di questo.»

La tavola calda di Granny era gremita di tutti gli ospiti.
Mary Margaret e David attendevano la loro figlia con impazienza. Emma era una delle festeggiate, l’altra si trovava già lì, stretta tra le braccia di August.
Sarah si mosse subito per abbracciare la sua migliore amica.   
Le due ragazze notarono che non mancava proprio nessuno.
Belle aveva insistito con Gold per partecipare; il mago aveva compreso che la ragazza sarebbe stata eternamente grata sia a Sarah che ad Emma per averla liberata dalla cella del manicomio, così lui non era stato in grado di dirle di no.
«Questo mondo è incredibile!»
A esclamare era stata la voce di Aurora che accanto a sé aveva Mulan in atteggiamento meno marziale del solito.
«È fatto tutto di scatole!» continuò a parlare con enfasi e meraviglia. «Scatole che contengono il cibo, poi lo metti in un’altra scatola che lo cuoce senza legna! Poi c’è un’altra scatola che emette musica e non v’ho detto di quella specie di specchio magico che fa vedere persone lontanissime di qui… Se non ci fosse stata Mary Margaret, non avrei capito nulla!»
Regina sorrise e si domandò fino a che punto si potesse essere ingenui. La nostalgia per un passato che non si poteva più cambiare si fece  di nuovo strada nel suo cuore e forte divenne il rimpianto per non essere più la ragazza dolce e semplice di tanti anni prima.
Per un istante si accorse che Emma la stava fissando; proprio nel momento in cui si era girata verso la bionda, quest’ultima si era rivolta a Ruby.
Prima o poi avrebbe dovuto domandarle perché la stesse osservando.
Mary Margaret, in qualità di legittima regina di tutte le persone che abitavano a Storybrooke, aveva preparato un biglietto con un discorso. David fece in modo che l’attenzione di tutti i presenti convergesse sulla moglie.
«Carissimi amici miei» alzò la voce la ragazza. L’appellativo non era proprio valido per tutti, ma Mary Margaret era felice e il resto non aveva importanza.
«È passato davvero tanto tempo da quando abbiamo avuto un’occasione come questa. Finalmente siamo insieme e ognuno ha ritrovato ciò che contava. Non so descrivervi la gioia di poter avere accanto mia figlia e mio marito dopo tante difficoltà. Io mi auguro che questa città possa ritrovare la pace che merita e che i contrasti che sono sorti tra noi possano essere finalmente appianati. Ricominciamo da capo» e a quel punto lo sguardo di Mary Margaret si concentrò soprattutto su Regina. «Perché ci è stata data una seconda occasione. E cominciamo a goderci questa festa.»
Dopo che la ragazza ebbe concluso seguì un lungo e caloroso applauso.
Su ordine di Ruby, pinte di birra ghiacciata iniziarono a essere distribuite tra gli invitati e queste accompagnavano piatti di stuzzichini e spiedini.  
August accese lo stereo e una musica pop leggera si diffuse per il locale. I brindisi non sembravano mai abbastanza.
Gold sollevò il suo boccale con leggiadria. «Sì, evviva! Ogni epoca ha i suoi eroi e i suoi sovrani, ma sento che questa è davvero speciale!»
«Perché siamo qui, in un altro mondo, diverso da quello in cui siamo nati?» chiese Sarah.
«Forse, ma mi sto accorgendo che questo è soltanto un piccolo dettaglio» rispose Gold, criptico come sempre. «Un punto di partenza. I mondi devono cambiare, evolversi per non essere cancellati dalla loro stessa polvere e ci sono persone in grado di plasmarli come vogliono.»
«Se esistesse qualcuno del genere sarebbe simile a una divinità. Non è possibile» lo smentì la ragazza.
«Oh, io non metterei limiti alla Provvidenza» suggerì Gold sornione. «I tempi maturano quando meno ce lo aspettiamo. Per esempio, chi immaginava che avremmo avuto di nuovo un vero sovrano a ereditare il trono e a occuparsi della sua gente? E un sovrano ha sempre avuto al suo fianco un primo cavaliere che lo consiglia e lo protegge.»
Sarah ed Emma si guardarono negli occhi poi la bionda mise subito le mani avanti ed esclamò «Oh, no! Nonono… Non farti venire strane idee in testa!»
«Perché no?» disse l’amica. «Sei la primogenita di Biancaneve e del Principe Azzurro, hai sangue reale in te, sei forte e possiedi senso della giustizia. Potrai diventare una guida per tutte le persone di questa città.»
Gold emise un’altra risatina dal tono più subdolo. «Sicuro… Accade raramente che vi sbagliate, Audrey Scott-Walker.»
Sarah aggrottò la fronte con sospetto, Gold per tutta risposta sollevò di nuovo il suo boccale di birra, questa volta dinanzi a lei. «Pace e Prosperità.»
Sarah non percepì quella locuzione come un augurio. «È strano. Perché lo dice a me?»
Il mago però le aveva già lasciate per ritornare al tavolo con Belle.
Emma invitò l’amica a tranquillizzarsi. «È inutile. Dice solo quel che vuole quando gli va. Pensiamo a divertirci.»
Sarah annuì e indicò ad August di alzare il volume della musica, ma a Ruby venne una nuova idea. Fece riunire tutti i tavoli sino a formare una sorta di palco, poi collegò un microfono allo stereo e gridò «A chi va di fare una gara di karaoke?»

Per Regina fu troppo. Aspettò che Henry finisse il brano rap che aveva da pochi giorni imparato a memoria dalla radio. Non c’era proprio male, pensò la donna sorridendo, il suo bambino era bravo, ma con tutta quella confusione si sentiva davvero come un pesce fuor d’acqua.
Senza farsi notare, Regina prese la sua giacca e pian piano si allontanò per uscire dal locale. Non aveva voglia di tornare a casa, perciò attraversò la strada per inoltrarsi nei giardini pubblici. Una panchina accanto al laghetto la accolse sotto la luce pallida di un lampione.
Il silenzio di quel luogo e il cielo stellato sopra di lei la aiutarono a frenare l’agitazione. Anche se il suo dolore era stato in parte ricompensato, non poté fare a meno di figurarsi che quella pace non sarebbe durata a lungo.
Un rumore di passi veloci e leggeri la fece voltare di scatto. Emma stava avanzando sul sentiero selciato e, quando incrociò lo sguardo della donna, rallentò di colpo.
«Mi sembrava che ti stessi divertendo un mondo» disse Regina con diffidenza.
«Sì, è anche parecchio» ammise la bionda. «Però Henry ti aveva vista andare via senza dire niente nemmeno a Sarah e così mi sono preoccupata.»
Regina si spostò sulla panchina facendo spazio alla ragazza e si sistemò meglio la gonna sulle ginocchia. «Potevi risparmiarti la fatica» proferì con triste sarcasmo.
«Oh, non ho fatto certo una corsa a ostacoli» rispose Emma con leggerezza sedendosi accanto alla bruna e distendendo la schiena in un gesto di relax. «Forse è bene che i miei timpani si riposino un pochino.»
«In effetti la scelta della musica è stata alquanto discutibile» borbottò Regina. «È così chiassosa!»
«Ed è per questo che hai lasciato la tavola calda?» domandò Emma con espressione indagatrice.
«Volevo stare un po’ da sola, è un problema?» sbottò Regina.
«Calma, non c’è bisogno di stare sulla difensiva» disse Emma. La sua voce era ferma, pacata; per Regina era molto più semplice gestire gli alterchi anche perché l’aveva avuta spesso e volentieri vinta. Litigare significava ottenere ciò che voleva con la forza, parlare invece implicava aprirsi con chi le era di fronte e di questo era poco capace.
La donna si piegò in avanti e incrociò le dita. La luce del lampione accentuava i suoi lineamenti in contrasto con la notte circostante.
«Siamo in pace e non ci sono abituata, questo è vero… Mia figlia direbbe semplicemente che ci vuole del tempo, che devo portare pazienza, eppure ho una brutta sensazione.»
«Cosa ti spaventa?» domandò Emma.
Le labbra di Regina tremarono impercettibilmente. «Che la storia possa ripetersi. Cosa credete? Che mia madre se ne starà tranquilla nella Terra Incantata e vi lascerà perdere? Lei verrà qui e farà di tutto per ridurvi in cenere!»
«Non perderai Sarah, te lo garantisco» dichiarò Emma con decisione.
«Non è solo questo» disse Regina. «Ogni azione di mia madre significa sofferenza per chi le sta intorno! Ho tanta paura per Henry e per… Per…»
«Per…?» accennò Emma.
Regina non volle continuare e si alzò in piedi. «No… Sarebbe un errore. Me ne vado a casa. Dillo tu ad Audrey, per favore.»
Emma scattò dalla panchina e le prese una mano, costringendo la donna a girarsi verso di lei.
«Io non credo sia un errore!» esclamò la bionda con enfasi. Tirò Regina verso di sé e per puro  istinto premette le sue labbra contro quelle della bruna. Non l’aveva premeditato e non ci aveva nemmeno pensato, era accaduto e basta.
Pur sentendo il bisogno di non lasciare la presa di Emma, Regina la spinse via.
«Questo non lo dovevi fare!» esclamò la bruna coprendosi le labbra con una mano. «Non dovevi farlo!» urlò più forte.
«Regina, tu mi piaci!» si dichiarò Emma in un disperato bisogno di spiegarsi. «Voglio che tu ritorni la donna meravigliosa che eri, voglio starti vicino… Che c’è di male in questo?»
«Il fatto che siamo due donne non ti dice niente?! La birra ti ha dato alla testa? Se i tuoi genitori lo sapessero…!»
Emma allargò le braccia. «Siamo nel ventunesimo secolo, Regina, e io sono una donna adulta!»
La donna scosse la testa amaramente. In realtà sentiva il cuore scoppiarle. «Io non appartengo al vostro ventunesimo secolo, Emma. Per me è meglio non amare nel modo in cui chiedi. Non potrei sopportare altro dolore. Lasciami tornare a casa… Per favore.»
Emma avrebbe voluto dirle che per il suo bene avrebbe tirato fuori forza sufficiente per entrambe, ma comprese anche che in quel momento Regina non l’avrebbe creduta.
Forse era ancora troppo presto, ma la ragazza giurò che non si sarebbe arresa. Dopo tanti anni era consapevole di quello che voleva.
Restò immobile sotto il lampione del parco e seguì con gli occhi la bruna allontanarsi a testa bassa.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Valine