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Autore: _Yozora_    24/05/2015    1 recensioni
L'immagine di due bambini che ridevano tenendosi per mano si fece spazio nella mente del ragazzo. Lei capelli rossi, occhi verdi e un sorriso così radioso da illuminare anche il buio più profondo. Lui capelli biondi, occhi color ghiaccio e un sorriso che, nonostante non fosse nemmeno paragonabile a quello della bambina, addolciva la sua espressione.
Aveva visto proprio quell'immagine nell'oscurità eterna quella volta che lui e Chocola erano rimasti bloccati nel passaggio dimenticato.
Cosa voleva significare?
Possibile che da bambini si fossero già conosciuti e che adesso non si ricordassero di quei momenti?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Saule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutto il tempo fino al ritorno a casa Chocola non aveva proferito parola.

Saule e Houx ogni tanto si lanciavano sguardi che non nascondevano la loro preoccupazione per l'amica.

Quando erano tornati in classe, finito l'intervallo, le avevano chiesto di cosa avesse parlato con Pierre, ma lei si era limitata a scrollare le spalle come se non fosse importante.

Eppure sembrava sconvolta.

Non avevano insistito.

Non l'avevano mai vista immersa in quel modo nei suoi pensieri e la cosa li spaventava parecchio.

Erano abituati a vederla allegra e sorridente che quel comportamento, per niente da lei, li spiazzava.

Una volta a casa la ragazzina, sempre senza una parola, andò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle.

La rossa si sedette sul letto portandosi le ginocchia al petto e poggiandoci la testa sopra, circondandole con le braccia.

Non riusciva a distogliere la sua mente da ciò che aveva visto.

L'espressione sofferente di Pierre, il suo sguardo, ma sopratutto quei due cuori.

Proprio non riusciva a capire.

Com'era possibile che qualcuno potesse avere due cuori?

Sopratutto due che erano l'uno il completo opposto dell'altro?

Nonostante la maschera da duro e freddo Principe del Ghiaccio, Chocola aveva iniziato a sospettare che ci fosse molto di più in quel ragazzo.

Che il freddo che lo circondava fosse solo un'impressione, un guscio per proteggersi dal dolore che il mondo esterno poteva portare, ma non si sarebbe mai immaginata una cosa simile.

Non sapeva neanche che potesse esistere una cosa del genere.

Si lasciò cadere sul materasso e chiuse gli occhi.

Poco dopo, contro la sua volontà, si addormentò.

 

 

Pierre era arrivato nella sua dimora.

Non era mai riuscito a considerarla una vera e propria casa, era solo il posto dove alloggiava, e probabilmente non ci sarebbe riuscito mai.

Tutti avrebbero desiderato vivere in un castello come quello, lui, d'altra parte, non ci trovava niente di straordinario.

Per lui era solo un posto come tanti, anzi, se avesse potuto scegliere probabilmente non avrebbe vissuto in un posto del genere.

Non c'era nessuno.

A quanto sembrava anche Vanilla sarebbe rientrata più tardi quel giorno.

Non se ne preoccupò.

In quel momento non aveva che un pensiero per la testa.

Come aveva potuto essere così sconsiderato?

Non avrebbe dovuto permettere che Chocola se ne accorgesse, l'avrebbe solo fatta soffrire ulteriormente.

Si lasciò cadere sul divano.

Ormai l'aveva capito.

Quella ragazzina non sarebbe più uscita dal suo cuore, ormai vi si era impressa con prepotenza.

Le parole di suo padre continuavano a riempirgli la testa e le orecchie.

Quello che provava per lei, quello che lei aveva visto, però, non avrebbe cambiato un bel niente.

Non aveva scelta.

Non voleva farlo.

Non voleva ucciderla.

Non capiva che bisogno c'era.

Quell'uomo aveva ottenuto quello voleva.

Vanilla sarebbe diventata regina e avrebbe guidato il suo esercito verso la distruzione di Extramondo.

Perchè di quello si trattava.

Un sorriso gli nacque sulle labbra quando ripensò alle parole di Chocola.

Più ci pensava più si convinceva che avesse ragione.

Tutta quella situazione non era altro che l'eco di una guerra che da tempo andava avanti tra le loro genti.

La stessa guerra che aveva strappato la madre a quella ragazza.

Pierre abbassò lo sguardo sul gatto che si era accoccolato sulle sue gambe.

- Mi dispiace – sussurrò accarezzandolo sopra pensiero.

 

  
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