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Autore: deborahdonato4    24/05/2015    1 recensioni
Dopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace.
Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assicurarsi il mantenimento.
Tra i due sorgerà amicizia o gli atteggiamenti contrastanti dei due semidei li faranno tenere a distanza?
Ps: Contiene spoiler dal Sangue dell'Olimpo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Il bussare furibondo alla porta lo fece sussultare. Rotolò giù dal letto, ammaccandosi una spalla, e fissò il soffitto con gli occhi brucianti per la stanchezza. Forse aveva dormito a lungo, ma gli incubi gli avevano proibito di riposarsi.
Nico si rimise in piedi a fatica, togliendosi le coperte attorcigliate alle gambe. Si infilò gli stessi vestiti della sera prima, ancora sporchi di sabbia, e aprì la porta.
«Bonjour, petit prince!» fischiettò Will, entrando nella cabina, occhieggiando subito il letto disfatto. «Mi dispiace averti svegliato, ma ci eravamo dati appuntamento alle undici.»
«E tu sei sempre puntuale, vero?» ringhiò Nico, sbattendo la porta e risistemando le coperte sul letto.
«Il realtà, ti ho lasciato un'altra ora abbondante di sonno.» mormorò il figlio di Apollo, gli occhi curiosi puntati su Nico. «E poi un'altra per sicurezza. Ehm, stai bene?»
Nico annuì, crollando sul letto. La testa gli stava per scoppiare. Gli occhi bruciavano per la stanchezza. E la spalla era ancora dolorante per la caduta.
La mano di Will sui capelli lo fece rabbrividire, ma non gli chiese di lasciarlo. Socchiuse le palpebre, lo sguardo puntato sul cuscino.
«Hai dormito male?» gli chiese Will, dolce, continuando ad accarezzargli i capelli.
«Sì.»
«Come ti senti?»
«A pezzi. Ho mal di testa.»
«Hai avuto incubi?»
«Sì.»
«Di che genere?»
Nico non rispose. Aveva sognato enormi creature alate sputa-fuoco che invadevano il Campo Mezzosangue alla sua ricerca, e nel mentre uccidevano tutti i semidei che provavano a difenderlo. Come se non bastasse, Hazel, Percy, Jason e Will erano morti di fronte a lui, senza alcuna possibilità di poterli aiutare.
E quando aveva sperato di svegliarsi urlando, Nico si era ritrovato in un altro sogno. Questa volta Will era ancora vivo, ma si trasformava in uno spirito del vento che prima uccideva Percy e Jason, e poi cercava di far fuori se stesso.
Si svegliava da un incubo solo per cadere dentro ad un altro. Nico aveva rinunciato al riposo alla conclusione del primo incubo.
«Ho qualcosa che può aiutarti.» continuò Will, tirandogli indietro i capelli e lasciandoglieli ricadere sulle spalle. «Dei cheeseburger.»
Nico sentì una fitta allo stomaco. «Non ho fame.» brontolò.
«Invece mangerai. Sono un dottore, e si da il caso che abbia con me qualche medicina che potrebbe farti comodo. Poi potrai dormire.»
Alla prospettiva delle medicine, Nico si mise seduto, un po' titubante. Lasciò che Will lo esaminasse con attenzione, sapendo quello che il dottore avrebbe visto: occhiaie spaventose, gli occhi iniettati di sangue per la mancanza di sonno, la pelle più candida del giorno prima. O forse era verdastro per la nausea al pensiero del cibo.
«D'accordo.» annuì Nico, con voce flebile. «Non hai intenzione di parlare, vero?»
«No. Lo faremo stasera, quando starai meglio. A meno che...»
«No.»
Will sospirò.
Nico lo guardò prendere una busta di carta e tornare a sedersi vicino a lui. Si chiese come non avesse fatto a non vederla tra le mani di Will quand'era entrato. Nico mangiò un solo cheeseburger senza controllare i movimenti del dottore, e quando ebbe finito tese la mano verso di lui.
«Vuoi darmi il cinque?» chiese Will, reprimendo un sorriso.
«No. Voglio dormire.»
Will sospirò un'altra volta, e gli tese un paio di pillole bianche. «Ti porto l'acqua.» disse, ma Nico le infilò in bocca come se fossero caramelle e le buttò giù con un po' di Sprite.
«Grazie.» borbottò, coricandosi sul letto e immergendo la faccia nel cuscino.
«Figurati. Il sonnifero dovrebbe fare effetto tra dieci, quindici minuti. Nel frattempo, ti farò un massaggio.»
Nico sgranò gli occhi. «Tu farai cosa?»
«Un massaggio. Non ti preoccupare, sono bravo.»
Nico sentì le mani di Will sollevargli la maglietta e iniziargli a toccare la pelle nuda. Con le guance in fiamme, fu tentato di voltarsi e tirargli un calcio, ma non aveva forze a sufficienza. Si sentiva stanco, e turbato. Confuso.
«Mi dispiace per ieri.» mormorò Nico, tornando ad appoggiare la testa sul cuscino. «Non so cosa mi abbia preso.»
Will non rispose. Le sue mani continuarono a toccarlo e Nico pensò di essere arrivato in paradiso.
«È stata una bella giornata.» continuò il figlio di Ade. «E riguardo quello che mi hai detto...»
«Su cosa? I miei sentimenti serviti su un piatto d'argento?»
Nico sorrise leggermente. «Oltre quelli. Tu mi piaci, Will, e mi dispiace per la ginocchiata.»
«Ah, acqua passata. Non pensiamoci più.»
«E se sono stato cattivo nei tuoi confronti, mi dispiace. Accetto la collana, accetto l'appartenenza al Campo Mezzosangue. Accetto tutto quanto. Negli ultimi anni sono stato sempre solo, e non so come si sta con le persone. Sono come mio padre. Sempre negli Inferi.»
«Be', tu sei più fortunato. Il paesaggio, qui, è migliore.»
Nico fece una smorfia. «Sì, lo è decisamente. Sono felice di averti conosciuto, Will. E di averti baciato. E di aver provocato in te qualsiasi cosa abbia destato il tuo interesse nei miei confronti.»
Will smise di massaggiarlo e sorrise. «Dovrei darti del sonnifero più spesso, Nico.»
Nico ridacchiò, e borbottò, con voce impastata: «Quanto mi ricorderò al mio risveglio?»
«Non credo molto, ma non importa. Ho registrato tutto quanto.»
Nico annuì e si assopì senza aggiungere una parola. Will gli accarezzò i capelli, in silenzio, poi gli passò le dita sul laccio che portava stretto al collo. Gli baciò la fronte e lo lasciò solo nella cabina.
   
 
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