Titolo: Il
mio futuro
Personaggi:
Peter Pevensie, Susan Pevensie
Paring:
Peter/Susan
Note: I
personaggi non sono miei, ma appartengono a C.S.Lewis. Questa fan
fiction è scritta esclusivamente per puro divertimento
personale dell’autrice.
Sì, è incesto ed io ne sono consapevole. E pure
voi. Perciò se c’è qualcosa che
vi turba, non leggete.
Durante
il viaggio in treno per raggiungere la casa del Professore,
mi resi conto di non essere affatto preoccupata.
Anzi,
il mio cuore era talmente leggero che se non avessi avuto un
corpo, a quest’ora starebbe già volando via,
trasportato da vento verso chissà
quale luogo incantevole e sperduto.
Ed
era una sensazione piuttosto anormale, considerando che
Tuttavia,
anche se il nostro futuro ci appariva tutt’ora ignoto,
non potevo fare a meno di sorridere, appoggiata mollemente al
finestrino sporco
del nostro scompartimento.
Improvvisamente,
l’ingresso di Edmund e Peter mi ridestò dal
torpore in cui stavo lentamente scivolando e mi costrinse ad assumere
una
posizione più consona alla situazione.
Eravamo
pur sempre quattro ragazzi che andavano a vivere in un
posto sconosciuto, ignari della sorte dei loro genitori e con
E
poi, con Lucy che piangeva ininterrottamente, era difficile non
provare anche un minimo di tristezza, sebbene fasulla.
Mi
ritrovai a fissare Edmund, il suo broncio, i suoi occhi furenti
e la sua espressione così simile a quella di un cane che
è stato appena
bastonato dal suo padrone. Probabilmente lui e Peter avevano avuto
un’altra
delle loro accese discussioni e Peter era riuscito, come sempre, ad
avere la
meglio su fratello minore.
Edmund
odiava dover essere sempre il secondo in tutto.
E
detestava essere
secondo a Peter, dato che qualunque cosa facessero, era sempre Peter ad
uscirne
vincitore. Dalla mia posizione riuscivo a vedere benissimo le sue mani,
impegnate a stringersi fino a far affondare le unghie nel palmo, e le
occhiatacce che rivolgeva di tanto in tanto al suo pacato fratello
maggiore.
Stufa
di guardare Ed, alla fine, decisi di volgere anche io il mio
sguardo verso di lui. Peter che si
sistemava accanto ad Edmund, sempre attento a mantenere un minimo di
distanza,
anche se c’è ben poco da fare quando si
è seduti su dei sedili polverosi, così
piccoli che riuscire ad entrarci in due è
un’impresa.
A
sentire Helen, la mia compagna di stanza al college, Peter era davvero un bel ragazzo.
Un
ragazzo al quale molte andavano dietro in attesa di una sua
occhiata.
-
Con quegli occhi azzurri, i capelli biondi e quelle stupende
labbra da baciare non sono affatto stupita che metà scuola
gli muoia dietro. Me
compresa- le ripeteva Hellen, dopo ogni volta che ci fermavamo a
parlare con
mio fratello, occasioni in cui puntualmente Helen cominciava a fare
l’oca molto
più del solito.
E
tutte quelle attenzioni, tutta quella popolarità tra le
ragazze
mascherata sapientemente dall’umiltà di Peter,
avevano cominciato ad irritarmi.
Perché
Peter, fin da quando eravamo bambini, era stato sempre e
solo mio.
Mio
quando lo costringevo
a giocare a bambole.
Mio
quando uscivamo a
giocare al parco ed io afferravo prontamente la sua mano.
Mio
quando ogni volta che
ero triste, o semplicemente avevo un problema, lui mi ascoltava,
guardandomi
immobile con quegli occhioni azzurro cielo.
E
la mia rabbia esplose improvvisamente un giorno, tornando da
scuola.
Stavamo
camminando lentamente, ognuno perso nei propri pensieri,
quando improvvisamente, lui mi abbracciò, dicendomi che ero
la sorella migliore
del mondo.
Ancora
oggi, ricordo che era una giornata tremendamente fredda…
Tutt’ora
penso che Peter non si renda conto dell’effetto che fa
sulla gente, dato che non si accorse nemmeno del rumore che aveva fatto
il mio
cuore a contatto con il suo petto, e del fatto che il mio viso avesse
assunto
una colorazione vagamente rossastra solo grazie a quel misero
contatto…
-
Come mai questo abbraccio?- chiesi, vagamente divertita,
osservando i suoi occhi brillare più del solito, come se al
posto degli iridi
avesse due enormi zaffiri.
-
Ho un appuntamento. Con Helen.
E
in quel momento, tutto si fece buio.
Ricordo
solo una raffica di emozioni che mi colpiva ripetutamente,
come a schiaffeggiarmi, e una strana amarezza crescere a
velocità elevata nel
mio petto, colmandolo di tristezza.
E
rabbia. Tantissima irrazionale
rabbia.
-
Allora Su…non la trovi una cosa fantastica?
-
No
Peter
fu sorpreso di quella risposta, così diversa da quelle che
ero abituata a concedergli, tant’è che mi
poggiò entrambe le mani sulle spalle
e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Non si accorse nemmeno del
brivido che
mi percorse la schiena e dei miei occhi che lentamente si stavano
riempiendo di
lacrime.
Che
stupido.
Pensavo
che almeno
riuscisse a sentire la mia sofferenza e invece se ne restava
lì, con il suo
splendido sorriso sulle labbra rese ancora più rosse dal
vento e i capelli
biondi tutti scompigliati, a fissarmi.
-
Perché dici così Susan? Helen è anche
una tua amica!
Io
trattenni a stento le lacrime – Da oggi non
più…-
Lui
sgranò gli occhi - Cosa ti è successo Susan?
Pensavo ti stesse
a cuore la mia felicità? Pensavo…ero sicuro che
saresti stata felice di
saperlo…-
-
E invece no!- gridai, fuggendo dalla presa di Peter, rischiando
di cadere a terra – Mi vedi felice? Guardami
Peter…ti sembro una persona
felice? Anzi…forse il tuo principale problema è
proprio questo: non sai
guardare oltre il tuo naso, altrimenti avresti già visto da
un pezzo una persona
che rendi felice con la tua sola presenza, senza bisogno di altro, e
che adesso
hai il coraggio di ferire apertamente, incurante dei suoi sentimenti!-
A
quel punto le lacrime stavano rigando il mio volto e il vento congelava
le mie labbra tremanti. Peter si avvicinò per abbracciarmi
nuovamente ma mi
scostai, arretrando di qualche passo.
-
Tu non lo hai mai capito vero…- dissi con voce flebile,
stanca
come non mai.
Peter
mi rivolse un’occhiata interrogativa.
-
Ti prenderai un malanno se continui ad agitarti in quel modo con
questo freddo Su- la rimproverò, con voce atona.
Il
buffo è che io gli facevo una mezza dichiarazione
d’amore e lui
cosa faceva? Mi rimproverava. Ancora una volta.
E
poi non ricordo più nulla di quel giorno.
Cioè…ricordo
di essere scappata, di essere ritornata a casa e di
essermi chiusa in camera fino a quando Lucy, che divideva la stanza con
me, mi
aveva chiesto se poteva entrare.
-
Dimmi subito chi è lo stupido che ti ha fatto piangere e lo
picchierò fino a convincerlo che tu sei una persona
meravigliosa!- mi disse,
abbracciandomi, a facendo spuntare un debole sorriso sul mio volto
triste a
causa del suo tono di voce così possente.
Ma
io non dissi nulla alla mia cara sorellina, anzi, alla prima
occasione mi andai a scusare con Peter per il mio comportamento,
dicendogli che
ero contenta che uscisse con Helen, ignorando il senso di frustrazione
che urlava
dentro di me, come impazzito.
Ed
ora, guardandolo lanciare delle occhiate a Edmund, non potevo
fare a meno di sorridere.
Finalmente
solo mio.
Durante
il viaggio in treno per raggiungere la casa del Professore,
mi resi conto di essere pienamente
felice.
Felice
perché se la notte avessi avuto paura, sarei potuta andare
tranquillamente da Peter, svegliarlo, e chiedergli se potevo dormire
con lui,
senza la minima vergogna.
E
poi avrei aspettato finché non si fosse riaddormentato, per
voltarmi verso di lui e guardarlo dormire tutta la notte, baciandolo,
di tanto
in tanto, ai lati della bocca, accarezzandogli i capelli.
Per
poi addormentarmi anche io, sopraffatta dal sonno, stringendo
la sua mano alla mia, esplodendo di gioia anche a quel piccolo contatto.
Sì.
Anche
se il nostro futuro ci appariva ancora incerto, il mio lo
avrei avuto accanto a me.
E
quando Peter mi sorprese a fissarlo, facendomi l’occhiolino e
regalandomi un sorriso, ne fui convinta.
Il
mio futuro si
chiamava Peter.
Era
mio fratello ed io
l’amavo.
Note
autore: Salve
a tutti! Questa
è la prima Susan/Peter che pubblico su EFP e la mia gioia
più grande sarebbe
sapere cosa ne pensate. Per il resto, spero soltanto che vi sia
piaciuta e che
farete la carità ad una povera ragazza che aspetta solo di
sapere il vostro
parere in proposito.
Grazie
a tutti.