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Autore: MissHoney    24/05/2015    2 recensioni
La guerra è finita da alcuni anni e un unico re, senza rivali, siede sul trono di spade.
Arya ha 17 anni, e ormai da tempo ha abbandonato definitivamente gli Uomini Senza Volto, ritrovando se stessa. Crescendo però ha imparato che, proprio come le diceva suo padre, bisogna scendere a compromessi, e che a volte anche un lupo deve indossare gli abiti di una lady. Fortunatamente ha sempre suo fratello Jon, ancora Lord Comandante dei Guardiani della Notte, pronto a consigliarla e sostenerla.
Ma se un segreto, custodito a lungo, arrivasse a cambiare per sempre il loro rapporto?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Old Gods, forgive me
 
2. The Deer's Revenge

 
 

Quando misero piede nella Sala Grande, Jon si sentì mancare. La sala era gremita di gente, in attesa della sposa per uscire fuori e raggiungere il parco degli dei e il grande albero del cuore, dinanzi al quale, come da tradizione del Nord, il matrimonio sarebbe stato celebrato. Dopodiché avrebbe avuto luogo il banchetto, proprio nella sala in cui si trovavano in quel momento.

Forse perché non voleva pensare al futuro, a come tutto sarebbe cambiato una volta che Arya avesse pronunciato i suoi voti al cospetto degli dei di suo padre, forse perché voleva dimenticare quanto il tempo stesse correndo, e che presto sarebbe stato troppo tardi, fatto sta che Jon, guardando i tavoli già imbanditi, non riuscì a soffermarsi sul presente. La sua mente vagò nel passato, ad un altro grande banchetto a cui aveva preso parte a Grande Inverno, anni prima, quello in occasione della visita di Re Robert Baratheon, primo del suo nome. Quella sera, come in tutte le grandi occasioni, aveva osservato i lord e le lady a debita distanza, seduto con ragazzi che, come lui, non erano nessuno, che potevano bere fino ad ubriacarsi, senza temere di arrecare disonore alle loro famiglie. Quella sera aveva osservato i suoi fratelli, le sue sorelle, il lord suo padre e lady Stark interagire con la famiglia reale, e si era ritenuto fortunato nel non dover partecipare a quella farsa. Ad oggi, dopo otto anni, gli venne da chiedersi se le cose sarebbero potute andare diversamente, se lady Catelyn avesse mostrato una maggiore comprensione nei confronti del bastardo di suo marito, bastardo che, a differenza della maggior parte di quelli presenti nel reame, era comunque stato cresciuto come un legittimo figlio di un lord. 

Avrebbe bevuto una tale quantità di vino, al tavolo d'onore? Probabilmente no, conscio del privilegio concessogli. E poi, se avesse cenato al tavolo d'onore, avrebbe probabilmente avuto Arya accanto a lui, e nessun ragazzo, allora come ora, avrebbe necessitato di vino in compagnia di Arya, perché lei, con il suo carattere e la sua allegria, sapeva inebriarti più del miglior rosso di Dorne. Ma, se non avesse bevuto tutto quel vino, avrebbe comunque detto quel che aveva detto, quando suo zio Benjen gli si era seduto accanto? 

<< Sei un ragazzo di quattordici anni. Non sei ancora un uomo. E fino a quando non saprai che cos'è una donna, non puoi capire a che cosa rinunceresti. >>

<< Non mi importa! >>

<< Potrebbe importarti, se sapessi cosa significa. >>

Jon aveva poi scoperto cosa significava, e, successivamente, per molto tempo aveva desiderato non averlo mai fatto, perché, alla fine, a quella donna aveva dovuto rinunciarci comunque, come aveva dovuto rinunciare a suo padre e a Robb. Non aveva potuto aiutare nessuno di loro, perché era un guardiano della notte, e, in quanto guardiano della notte, Eddard e Robb Stark non erano più la sua famiglia, se mai lo erano stati, ed Ygritte era addirittura un nemico. Ygritte, baciata dal fuoco. Ygritte la coraggiosa, Ygritte, che era stata sua e che, al contempo, non era mai appartenuta a nessuno. "You know nothing, Jon Snow." Il ricordo della sua frase preferita assumeva una sfumatura tutta nuova, adesso. Quanto avrebbe voluto che fosse lì per dirle che aveva sempre avuto ragione, che lui davvero non sapeva niente.

Si ritrovò a sperare che, ovunque si andasse dopo la morte, Ygritte e la persona che aveva rappresentato per lui, in un certo senso, la luce nell'oscurità si fossero incontrate. Riusciva quasi ad immaginarsele insieme: entrambe bellissime ai suoi occhi, anche se in modo così diverso, entrambe forti guerriere, entrambe baciate dal fuoco.

Avvertì il tocco di una mano delicata sul braccio, e fu come uscire da uno stato di trance. Arya lo stava fissando attentamente, l'espressione tra il preoccupato e l'incuriosito, eppure, fino a quel momento, non gli aveva detto nulla, come se avesse saputo, fin da quando vi avevano messo piede, che quel luogo l'avrebbe condotto sul viale dei ricordi. Ma quel viale era troppo lungo, e non era il caso di ripercorrerlo tutto in un giorno. Tre erano le donne che avevano svolto un ruolo fondamentale nella sua esistenza, ed Arya era l'unica ancora in vita, l'unica e la più importante. Arya, con cui aveva giocato tra quelle stesse mura. Arya che aveva perso per così tanto tempo, Arya che aveva temuto di perdere per sempre. Arya a cui aveva pensato così spesso, negli anni della guerra. Arya che aveva ritrovato negli atteggiamenti di Ygritte, la prima volta che l'aveva incontrata, e nello sguardo di Alys Karstark. Arya, che non era mai apparsa dalle fiamme della donna rossa, Arya che non era mai tornata alla barriera con Mance. Arya che era stato il suo primo pensiero, mentre vedeva la sua famiglia morire e la verità affiorare. Arya, che adesso stava per sposarsi.

<< Scusami… io… >>

<< Lo so. >>

Ancora una volta, lo sguardo che gli rivolse rese inutili le parole. << E' solo che Sansa sta venendo verso di noi, e non permetterà che tu abbia quella faccia al mio matrimonio >> continuò, divertita.

Jon si voltò, appena in tempo per scorgere Sansa che gli si avvicinava con un gran sorriso stampato sul volto. Aveva tentato, ma ancora non era riuscito ad abituarsi all'accoglienza che ormai gli riservava la maggiore dei figli di Ned e Catelyn Stark ancora in vita. Sansa aveva i tratti dei Tully, i tratti di sua madre, come un tempo li aveva avuti Robb, e proprio da sua madre aveva imparato, da bambina, a trattare il suo fratello bastardo con freddezza.

Non avevano mai legato, quando vivevano sotto lo stesso grande tetto, ma poi le disgrazie che si erano abbattute su ognuno di loro sembravano aver cambiato tutto, e, quando si erano rincontrati, Sansa sembrava aver dimenticato qualsiasi muro invisibile eretto nell'infanzia. 

<< Jon, ben arrivato! >> lo abbracciò. Fu un abbraccio caloroso, anche se diverso da quelli che lui scambiava con Arya, Jon non poté far a meno di pensarlo. << Come è andato il viaggio? >>

<< Benissimo, Sansa, grazie. Ti trovo bene >> rispose, sorridendo a sua volta. << Lord Edric. >>

Abbassò il capo in segno di saluto. Il marito di Sansa era un ragazzo robusto, dai folti capelli neri e dagli occhi azzurri. Lo aveva incontrato soltanto due volte e non avevano interagito granché, ma gli era parso un bravo ragazzo, e, soprattutto, sembrava rendere Sansa felice. Una parte di lui sperava che anche ad Arya toccasse la stessa sorte, un'altra parte, invece...

<< Cosa ne pensi del vestito di Arya? Ho fatto del mio meglio. >> Guardò la sorella con orgoglio, e chi non le avesse conosciute sin da bambine, non avrebbe mai detto che, un tempo, era pericoloso tenere quelle due nella stessa stanza.

<< Lo trovo splendido, così come quello che indossi. Tua madre sarebbe fiera di te. >>

Avvertì un brivido in Arya, ma nessuno ci fece caso. Sansa sorrise ancora di più, se possibile, un sorriso colmo di gratitudine, che nascondeva qualsiasi tristezza il pensiero della madre potesse procurarle. Aveva imparato a celare le sue emozioni molto tempo prima, durante la lunga prigionia presso i Lannister. << Grazie, Jon. A Roccia del Drago ho delle stoffe stupende. Potrei prepararti un nuovo mantello, così avresti una scusa per venirci a trovare. Cosa ne dici, Edric? >> 

<< La trovo un'idea fantastica. Oltretutto, lord Comandante, credo dovresti visitare il castello. Dicono sia uno dei più affascinanti dei Sette Regni. >>

<< Ne sarei onorato. >>

Roccia del Drago. Aveva desiderato andarci, ma poi Sansa aveva sposato Edric, e Jon l'aveva preso quasi come un segno del destino. Aveva ricordato la proposta che Stannis Baratheon gli aveva rivolto molto tempo prima: essere legittimato, rialzarsi come Jon Stark, diventare il padrone di Grande Inverno. All'epoca aveva risposto che Grande Inverno apparteneva a sua sorella Sansa, Sansa che, alla fine, si era insediata in un castello più a sud, come se il fato si divertisse a prenderlo in giro. Ma, del resto, lui era un guardiano della notte, e castelli e donne non avrebbero dovuto importargli, qualsiasi fosse il suo nome.

<< Jon! >>

Riconobbe all'istante la voce, anche se i maggiori ricordi legati al ragazzino dai capelli ribelli riguardavano il periodo in cui ancora non era capace di parlare. 

<< Rickon! >> lo salutò stringendogli la mano. Ormai era un lord, l'erede di Grande Inverno e, nonostante restasse un ragazzo difficile, anche lui aveva accettato, come Arya, che il loro nome comportava il peso di scendere a compromessi.

<< Ciao Cagnaccio >> sorridendo, diede un buffetto sul capo del metalupo.

<< Dov'è Spettro? Mi piacerebbe vederlo. >>

<< Sta giocando con Nymeria >> fu Arya a rispondergli, che era stata in silenzio fino ad allora, come se la tensione fosse riuscita a zittire persino lei. << O meglio, sta lottando con Nymeria. In ogni caso, è meglio che usciamo anche noi. E' ora. >>

Jon lasciò che Sansa, Edric e Rickon li precedessero, e si voltò verso la sorella, mimando con la bocca le parole "come lo sai?". Arya, di tutta risposta, gli strizzò l'occhio, e lui cercò di reprimere una risata. Era il loro piccolo segreto, per così dire. Non che Sansa e Rickon non ne fossero a conoscenza, in realtà, ma preferivano non parlarne in loro presenza, soprattutto perché il più giovane degli Stark era molto suscettibile al riguardo. Crescendo, l'affinità tra Rickon e il suo metalupo era aumentata, ma, per quanto non si trattasse del banale rapporto tra padrone e cucciolo, non era mai andata oltre. Rickon non era mai riuscito a diventare Cagnaccio, come invece accadeva ad Arya con Nymeria e a Jon con Spettro. Il metamorfismo apparteneva agli Stark, come Jon spesso si ripeteva quando i dubbi e il peso dei segreti lo assalivano, ma questo non implicava che tutti gli Stark manifestassero il gene. Per quanto ne sapevano, dei sei ragazzi che, anni prima, avevano preso con se i cuccioli orfani di una metalupa uccisa da un cervo, soltanto tre possedevano quel dono: Arya, Jon e il loro fratello Bran, le cui capacità lo avevano portato lontano, in un luogo che probabilmente mai avrebbero saputo raggiungere. Al contempo, mentre la situazione del più piccolo della famiglia era piuttosto chiara, oscura sarebbe sempre stata quella di Sansa, che aveva perso la sua Lady troppo presto, e di Robb, in quanto né l'uomo né il lupo erano sopravvissuti per raccontare alcunché. Jon, però, aveva udito le storie sul Giovane Lupo e sul suo temibile compagno, Vento Grigio, e ogni tanto pensare che avessero affrontato letteralmente insieme anche la morte lo faceva sentire meglio.

 

Nel mentre, avevano raggiunto il parco degli dei, e, quando Arya si fermò sulla soglia, Jon provò una sensazione di vuoto. Era il momento di separarsi da lei. Era il momento di affidarla a Rickon, che l'avrebbe consegnata all'uomo a cui, a partir da quel giorno, sarebbe appartenuta.

Qualsiasi legame avessero lui ed Arya, qualunque fosse l'intensità del loro affetto, non aveva alcun valore agli occhi degli altri. Non era suo fratello legittimo, eppure non era neanche uno sconosciuto qualsiasi, ma, soprattutto, era un guardiano della notte, il Lord Comandante dei Guardiani della Notte. Per tutte queste ragioni, non poteva vantare alcuna pretesa su di lei. Doveva lasciarla andare.

Delicatamente, sciolse il nodo delle loro braccia, e si voltò a guardarla negli occhi. Vi lesse paura, ma anche coraggio, timore, ma determinazione. Una parte di lui, probabilmente, ci aveva sperato sino all'ultimo istante, ma Arya non si sarebbe ribellata, non questa volta. E forse era proprio questo che Jon adorava di lei: nel bene o nel male, con Arya era sempre un salto nel vuoto. Cercò di comunicarle questo e tanto altro. Cercò di comunicarle tutto quello che era superfluo dire e tutto quello che non poteva dire. E, nonostante la gente attorno, nonostante vi fosse, a qualche passo di distanza, il suo futuro marito che la attendeva sotto l'imponente albero diga, per un lungo istante sembrarono essere soli al mondo. Le accarezzò i capelli, scostando una ciocca dietro l'orecchio.

<< Devo andare. >> sussurrò lei, quasi con tono di scuse.

<< Lo so. >> rispose e poi si calò appena su di lei, sfiorandole la guancia con le labbra. La sentì trattenere il respiro, e avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa stesse pensando in quel momento, mentre decise di fregarsene degli altri e delle idee che potevano starsi formando nelle loro menti. << Ricordati, in ogni caso, che la Barriera non è così lontana, ed io neppure. >> aggiunse e, prima che potesse dire alcunché, si allontanò a testa bassa, unendosi a Sansa, Edric e alla folla di lord del nord e del sud che eran giunti sin lì assieme alle loro lady. 

Jon alzò lo sguardo verso le foglie rosse dell'albero del cuore, chiedendo agli antichi dei forza per se e per sua sorella, poi si soffermò sul volto scolpito nel tronco e, per un attimo, gli parve di scorgervi gli occhi di Bran. "Era lui o l'ho soltanto immaginato?"

<< Chi viene? >>

La voce di Gendry Baratheon, figlio di un re e nipote di un altro, lo riportò alla realtà e Jon si costrinse a prestare attenzione a quel che stava avvenendo. Avvertiva che qualcuno lo stava fissando, ma, volontariamente, non si voltò in quella direzione.

<< Arya della casa Stark, figlia minore di Eddard e Catelyn Stark, una donna fertile, in salute e di nobile lignaggio. >> rispose Rickon, con sicurezza, avanzando con la sorella al fianco. << Chi viene a prenderla in sposa? >>

<< Gendry della casa Baratheon, lord di Harrenhal, figlio di Robert Baratheon e nipote di Stannis Baratheon, primo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signore dei Sette Regni e protettore del Reame. Chi viene a consegnarmela? >>

<< Rickon della casa Stark, figlio di Eddard e Catelyn Stark, suo fratello, lord di Grande Inverno e protettore del Nord. >>

Rickon si rivolse alla sposa << Lady Arya, intendi prendere quest'uomo come tuo sposo? >>

Jon vide Arya voltarsi e osservare tutti quelli che se ne stavano lì, immobili, in attesa della sua parola. La vide scambiarsi uno sguardo con Sansa, che la incoraggiò con un grande sorriso. La vide fissare il volto dell'albero del cuore dinanzi a cui suo padre aveva così tante volte pregato. Poi la vide voltarsi verso di lui, gli occhi grigi persi nei suoi, anelanti una risposta a chissà quale domanda. Jon non seppe dargliela, e lei, alla fine, tornò a guardare Gendry Baratheon, il ragazzo che c'era stato per lei quando non c'era nessun altro, e sorridergli mentre diceva << Prendo quest'uomo. >>

Lui le afferrò le mani, e Jon si sorprese nel notare che non erano quelle di sua sorella a tremare. I due si inginocchiarono dinanzi all'albero diga. Si domandò se Arya stesse pregando davvero per la loro felicità e quant'altro o se stesse soltanto aspettando il momento opportuno per rialzarsi. 

Quando furono di nuovo in piedi, Gendry allungò le mani verso la spilla che le fissava il mantello con lo stemma degli Stark, quel mantello che Jon le aveva allacciato poco prima, nella sua stanza. "La sua pelle tremava mentre la sfioravo." si ritrovò a pensare. 

Suo marito le pose sulle spalle il mantello raffigurante il cervo incoronato della sua casa e Jon chiuse gli occhi, per evitare che quel gesto potesse spazzare via il ricordo di uno dei loro ultimi momenti insieme. Ma, prima che qualcuno potesse accorgersene, li riaprì. Il rituale era concluso, ma lo sposo pareva aver ancora qualcosa da dire. Jon lo vide girarsi verso qualcuno dietro di lui e prendere un mazzo di fiori che consegnò alla sua nuova moglie.

<< Ti dono queste rose blu, mia lady, le preferite di tua zia Lyanna, di cui tu hai ereditato la forza e la bellezza, come affermano coloro che l'hanno conosciuta. E prometto di amarti, proteggerti e di combattere sempre in difesa del nostro legame, sicché, con questa unione, ci sia permesso anche di rendere onore a tua zia e a mio padre, il cui amore non è potuto sbocciare per la crudeltà di un uomo. >>

Jon si irrigidì, provando il feroce desiderio di strappare le rose ed Arya stessa dalle mani di quell'uomo che non ne era degno, di condurre lei via, lontano da tutto e tutti. Ma non gli era possibile. Lui non era un principe, era solo un guardiano della notte. Deglutì, e, ancora una volta, decise di spostare altrove la sua attenzione. Nel voltarsi, incontrò lo sguardo di Stannis Baratheon, che lo stava fissando, una strana espressione sul viso di solito impassibile.

In passato aveva trascorso del tempo con l'attuale sovrano dei Sette Regni, quando lui e il suo esercito avevano usufruito del Castello Nero e degli altri fortini come sede momentanea, ma Jon non seppe leggere nulla nei suoi impenetrabili occhi azzurri. 

Il re, che fino ad allora non aveva proferito parola, si rivolse alla folla.

<< Il rito è concluso. Direi che possiamo entrare a brindare per lord Gendry Baratheon e lady Arya Stark, della cui unione siamo tutti felici. >>

In quel momento, un lupo ululò nel silenzio della sera.


 

Prima di tutto, se avete deciso di seguirmi anche in questo secondo capitolo, vi ringrazio, e spero di avervi allietato e di allietarvi anche nei successivi.
Non ho scritto nulla la volta scorsa, ma mi è sembrato opportuno utilizzare questo spazio per chiarire dei possibili dubbi che potrebbero venirvi nel corso della lettura.
Nella mia storia considero per avvenuto, e in alcuni casi vi faccio riferimento, tutto ciò che è stato raccontato nell'opera originale sino ad adesso. L'unico evento che ho "cancellato" è l'ultimo capitolo di Jon di ADWD, nel caso ve lo foste chiesto.
Detto questo, ancora grazie per il passaggio.

 
Miss Honey
  
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