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Autore: Taiyou_no_shita    25/05/2015    2 recensioni
Yui, Kenta e Senji, tre ragazzi di Giubilopoli, sono stati migliori amici ai tempi della Scuola per Allenatori. Adesso, ritrovatisi dopo anni in occasione del funerale della madre di Senji, le differenze tra di loro pesano più che mai. Ma l'incontro con i tre Guardiani dei Laghi Uxie, Azelf e Mesprit sconvolgerà le loro personalità e li riporterà insieme ancora una volta, in un'avventura attraverso la regione di Sinnoh.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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IV 

 
 
Lo sguardo di Kenta percorse la stanza alla ricerca di qualcosa che potesse risvegliare in lui una qualche scintilla, ma invano. Quei due ragazzi, Yui e Senji, l'avevano lasciato da un po', dicendo che sarebbero andati a preparare gli zaini per partire la mattina successiva. Kenta era dunque rimasto solo nel suo appartamento. Seduto su una sedia di paglia nel piccolo soggiorno-cucina, osservava quella casa sconosciuta. Sembrava che quel luogo per il suo vecchio io non fosse molto più di una stazione di servizio, un punto dove passare tra il lavoro e il videonoleggio, tra il supermercato e la casa di Yui. Il vecchio Kenta non amava quella casa: si capiva dal fatto che era troppo impersonale, non l'aveva decorata quasi per niente. Chiunque abbia intenzione di mettere radici in una casa, fa in modo di seminare ovunque pezzettini di sé. Invece, Kenta non aveva notato nulla del genere in quel luogo: nessuna data cerchiata sul calendario, nessun poster di band preferite o Allenatori seguiti alle pareti... Solo la camera da letto faceva eccezione: qualche fotografia che lo ritraeva insieme ai due amici d'infanzia era esposta sul cassettone di fronte al letto - ed era quello l'unico motivo che l'aveva convinto a fidarsi dei due ragazzi sconosciuti che aveva incontrato quella mattina. Yui e Senji gli avevano raccontato che il vecchio Kenta era allegro, solare, e dalle loro parole si poteva evincere che fosse anche un po' superficiale. Il nuovo Kenta, invece, non si sentiva affatto così.
«Bibarel, Azumarill. Venite fuori!» disse Kenta, lasciando che le Pokéball si ingrandissero sul palmo della sua mano. I due Pokémon apparvero in un fascio di luce rossa.
Per un attimo, Kenta si emozionò. Era davvero come rivedere due vecchi amici. Allungò la mano destra per accarezzare sulla testa prima il grassoccio Pokémon Castoro e poi il Pokémon Acquaniglio, che agitò felice le lunghe orecchie. Scese dalla sedia e si mise a gattoni di fronte a loro con l'intento di esaminarli.
Il vecchio Kenta aveva dovuto amare i suoi Pokémon, ma di sicuro non possedeva le conoscenze adeguate per curarli a dovere: i denti di Bibarel, che dovevano essere limati periodicamente per rendere più pericolose le sue mosse caratteristiche, erano stati lasciati crescere in modo sregolato, e Azumarill sembrava al di sopra del suo peso forma. Nel complesso, le due creature sembravano in tutto e per tutto due Pokémon domestici, e non temibili combattenti.
«Ciao ragazzi. Sono... io, Kenta. Ho avuto un piccolo incidente e mi chiedevo se poteste aiutarmi a ricordare» iniziò determinato.
Di fronte agli sguardi perplessi dei due Pokémon si alzò, frugò per un po' nella stanza alla ricerca di un bloc notes che finalmente trovò in un cassetto, afferrò una penna dal cappuccio tutto mangiucchiato e si sedette a gambe incrociate sul parquet.
«Allora, Bibarel. Tu conosci l'attacco Cascata?» cominciò.
Ben presto, il foglio iniziò a riempirsi di strategie, combinazioni, piani di allenamento. Kenta sorrise; avrebbe trasformato quei Pokémon in due guerrieri d'eccezione.
 
 
 
«Devi per forza ripartire?» domandò il padre di Senji, posando l'ampia mano sulla spalla del figlio. Il signor Hyuga e Senji erano della stessa altezza, ma l'uomo aveva già raggiunto una certa età e Senji sapeva che presto avrebbe cominciato a incurvarsi.
Il ragazzo dalla frangia blu sapeva che la risposta a quella domanda era sì, ma era restio a pronunciare quella singola parola. Se tutta quella storia dei Pokémon Leggendari non fosse mai successa, magari gli sarebbe stato possibile rimanere a casa con il padre; la morte della madre gli aveva ricordato quanto affetto provasse nei confronti della sua famiglia, e suo padre stava cominciando a diventare vecchio, quindi Senji non sapeva quanto tempo ancora gli rimanesse da passare al suo fianco.
Quel lutto gli aveva fatto venire dei dubbi sulla sua vocazione di Allenatore. I suoi genitori avevano fatto tanto per lui, pagandogli gli studi, permettendogli di spiccare il volo e viaggiare senza che mai una volta gli avessero rinfacciato di averli lasciati soli in un momento di bisogno come quello della malattia della mamma. Era tutta colpa di quel maledetto Pokémon Leggendario...
Ma poi allontanò tutti quei pensieri con una scrollata di capo, ricordandosi che, se non avesse mai ricevuto la visita di Mesprit, quelle emozioni non sarebbero mai riaffiorate dentro di lui, che fino al giorno prima era accecato dalla freddezza, l'ambizione e l'insensibilità. In un modo o nell'altro, si sarebbe ritrovato ad abbandonare l'anziano padre lo stesso.
Perciò, tristemente, fece segno di sì con il capo.
«Papà, vorrei lasciarti una cosa» sospirò Senji, parlando a voce bassa affinché suo padre non si accorgesse delle lacrime imminenti che la incrinavano. Trasse fuori dalla tasca una Friend Ball verde decorata con pennellate rosse e gialle e la fece rimbalzare sul palmo.
«Miiiime!» esclamò il piccolo Pokémon che ne uscì, un esserino rosa con una specie di cappello blu da giullare in testa.   
«Ti presento Mime Jr. Avevo intenzione di allenarlo, ma non siamo mai andati troppo d'accordo... Sai, sono dei Pokémon capaci di percepire i sentimenti umani, e immagino che in me non... vedesse granché. Comunque, ho intenzione di lasciartelo» spiegò Senji con un sorrisino triste.
Il signor Hyuga si piegò con fatica verso il piccolo Mime Jr. e lo prese in braccio, sistemandoselo poi sulla spalla. Senza dire nulla, attirò a sé Senji per un caloroso abbraccio, che il figlio ricambiò con forza.
Quando se ne andò di casa, la mattina successiva, promise di ritornare presto a fare un saluto. Quella questione dell'iper-emotività era destabilizzante, ma poteva avere i suoi lati positivi, pensò Senji. Quando finalmente fosse riuscito a sciogliere quello strano incantesimo, avrebbe continuato a fare tesoro di quei legami.
 
 
 
«Ma come ti sei vestito?» trasalì Yui.
Kenta si era presentato all'appuntamento in un completo a dir poco allucinante. Potevano passare la camicia azzurrina e i pantaloni gessati grigi, anche se non erano proprio l'outfit da viaggio più comodo, ma quel camice bianco da scienziato e gli occhiali da vista appesi al collo con una catenina erano inspiegabili.
«Ssssh. Hai davanti a te l'apprendista più brillante del maggior Professore Pokémon della regione di Unima».
«Tu non ci sei nemmeno stato, a Unima. Nel caso te lo fossi sognato ieri notte e avessi pensato che fosse un flashback della tua vita passata» lo freddò subito Senji, stupito tanto quanto Yui.
«Lo immaginavo. Ma ho tutto qui dentro» replicò Kenta, battendosi l'indice destro sulla tempia.
«È un'idea balzana del nuovo Kenta secchione?» chiese piccato Senji.
«È un'idea geniale del nuovo Kenta secchione» lo corresse lui. «Sentite qua».
Yui si avvicinò, sentendosi improvvisamente a disagio di fronte a quello sconosciuto con la faccia della sua grande cotta. Cercò di fare del suo meglio, però, per non farglielo capire. Magari, se non era riuscita a fare breccia nel cuore del Kenta che conosceva, a questa sua nuova personalità lei sarebbe piaciuta. E almeno a questo ragazzo prodigio con gli occhiali finti non sarebbe andata a genio una modella di piedi con la testa tra le nuvole come Akiko Ando.
Kenta, nel frattempo, stava iniziando a spiegare. «Se vogliamo accontentare il desiderio di Yui prima di farci tornare alle nostre vecchie personalità, abbiamo bisogno di farle conquistare otto medaglie in poco tempo. Ora, quale modo migliore se non farle da coach? Io, con la mia conoscenza superiore in campo di Pokémon...» iniziò, spostandosi poi verso Senji e appoggiandogli una mano sulla spalla. «E te, con la tua esperienza nelle lotte».
Yui si fermò un momento a valutare la proposta, anche se quell'adrenalina che le scorreva in corpo da un giorno e mezzo sembrava avere offuscato le sue capacità di giudicare lucidamente. Accettare l'offerta di aiuto da parte di Kenta le sembrava la scelta più logica, anche se una piccola parte dentro di lei combatteva per rifiutarla a tutti i costi. Era un sentimento nuovo e strano, che si manifestava come un nodino infuocato nello stomaco; Yui era piuttosto certa che fosse orgoglio.
Senji si fece avanti. «Suona ragionevole. Ti darò una mano, ok?» esclamò, rivolto verso Yui.
La castana aprì la bocca per protestare, ma subito dopo la richiuse e fece di sì con la testa.
«Perfetto!» esultò Kenta. «Sapevo che avresti accettato, così mi sono preso la briga di fare questo per te». Mosse qualche passo verso di lei e le allungò un foglio a quadretti ripiegato. Yui lo aprì e lesse ad alta voce.
 
Le decisioni del Professor Aoyama riguardo alla strategia da adottare in una lotta in Palestra sono insindacabili. La squadra da schierare verrà concordata insieme al professor Aoyama e all'Allenatore Esperto Hyuga. Ogni lotta in Palestra deve essere supervisionata dal professor Aoyama che si posizionerà sugli spalti o, in casi di estrema necessità, accanto all'Allenatrice Uchino. Per ogni Palestra, verrà concesso un massimo di due tentativi per ottenere la Medaglia. Alla seconda sconfitta consecutiva in una Palestra, ai fini di non perdere un quantitativo di tempo eccessivo, la suddetta Palestra verrà saltata e si procederà con il tentativo di conquista della Medaglia successiva.

 Quando ebbe finito di leggerne il contenuto, Yui ripiegò in quattro il pezzo di carta e se lo mise in tasca. Alzò lo sguardo verso Kenta e gli occhi grigi di lei dardeggiarono nella sua direzione, adirati per la supponenza e la presunzione che trapelavano dal suo scritto. Non era sicura che il nuovo Kenta le piacesse poi così tanto.
«Ci mettiamo in cammino?» si intromise Senji, che aveva fiutato il pericolo nell'aria. Il corvino non si chiese come fosse possibile, ma tutto a un tratto sembrava essere diventato bravo a percepire le emozioni forti provenienti dagli altri. Fortunatamente Yui e Kenta gli diedero retta.
Lasciarono Giubilopoli passando per il casello Nord, quello che divideva la grande città dal sentiero che conduceva a Mineropoli. La brezza mattutina soffiava piacevole sul viso di Yui, allontanandole dal viso i fili scuri dei suoi capelli, che l'avevano coperto per troppo tempo. Quella mattina il Percorso era sgombro da Allenatori, perciò non incontrarono rallentamenti nel cammino e in poco tempo arrivarono ad avventurarsi nel Varco Mineropoli. Il grottino era breve, per cui non era nemmeno molto buio: dall'apertura filtrava quel po' di sole che bastava per illuminare alla perfezione i primi metri.
«Comunque, Yui... La Palestra di Mineropoli è specializzata nel tipo Roccia» iniziò Kenta. «Quindi direi che come primo Pokémon ti conviene catturare uno dei Budew che gironzolano verso la fine del tunnel, così sarà un gioco da ragazzi conquistare la Medaglia».
Yui fece un saltello per evitare una roccia sul suo cammino prima di rispondere. «Budew è quello che poi diventa Roselia?». Il suo viso si contrasse in una smorfia di disgusto e fece finta di vomitare.
«Oppure, se preferisci posso provare a inoltrarmi un po' qui dentro per catturarti uno Psyduck. Il mio Medicham può frantumare le rocce che bloccano l'accesso ai laghetti sotterranei!» si offrì Senji, volendo fornire un'alternativa a Yui, che vedeva molto poco convinta della scelta del Pokémon Erba.
«Ok, anche uno Psyduck non è una cattiva idea» concesse Kenta. «Però, Yui, metti in conto anche di dover catturare Pokémon che non ti piacciono, ok? Più utile è meglio di più bello quando si tratta di una lotta in Palestra, e...».
«Mi lasci in pace?!» lo interruppe Yui quasi urlando, avendone fin sopra i capelli del suo comportamento. Non riusciva proprio ad accettare che quelle parole da maestrino potessero uscire dalla bocca di un ragazzo buono come il pane come Kenta, e questo provocava in lei un fastidio insopportabile.
Al grido di Yui, dalle profondità della grotta si levò uno stridio molesto. Un nugolo di Zubat disturbati si stava scagliando contro di loro. Piccoli artigli affilati si conficcarono nel braccio della ragazza, mentre altre unghiette aguzze le tiravano i capelli. A giudicare dagli 'ahia' acuti che udiva, anche i suoi compagni stavano subendo la stessa tortura.
«Honchkrow, Neropulsar!» sentì Senji che dava ordini a un Pokémon che aveva appena liberato dalla sfera, anche se, con tutti quei pipistrelli che le turbinavano intorno al viso, Yui non poté distinguerne i contorni. Il Pokémon di Senji stava abbattendo a ripetizione gli Zubat scaraventandoli lontano, ma i piccoli Pokémon non sembravano voler desistere, a giudicare dai graffietti che ancora continuavano a infliggerle sulla pelle. Che fegato, pensò Yui, e la sua mente fu attraversata da un pensiero improvviso.
Estrasse una Pokéball vuota dalla tasca.
«Yui, che cavolo fai?» udì la voce di Kenta protestare, il quale a quanto pareva si trovava in una posizione favorevole per vedere cosa stesse facendo. «Sono Zubat! Pokémon inutili!».
Senza curarsi delle sue lamentele, Yui lanciò la sua sfera contro uno degli Zubat ancora in volo, che venne risucchiato all'interno. Mentre la Pokéball si agitava al suolo, incrociò le dita e iniziò a sperare. Quello era il suo viaggio. E nessun professorino improvvisato l'avrebbe rovinato.
 
 
 
 
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Gomen! Ci ho messo un bel po', ma stavolta il capitolo è bello lungo :) Grazie ad Aura Nera per aver Seguito la mia storia! Spero di non aver deluso nessuno con la scelta dello Zubat, ma c'è tutto un lavoro psicologico dietro, nulla è lasciato al caso ^-^ Se avete delle lamentele, volete lanciarmi dei pomodori perché la pensate come Kenta riguardo agli Zubat e tutte queste amenità, potete inviarmele tramite recensione :D
Alla prossima!
Taiyou
   
 
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