Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Black Friday    26/05/2015    2 recensioni
*In revisione*
[Dragon Age Inquisition] [Fem!Rogue!Lavellan/Cullen]
- Sì, mi piace questa tua canzone. Ci sono rabbia, coraggio, forza... speranza. -
Una pausa e poco dopo anche Lavellan parlò, fissandosi con amarezza la mano segnata dal marchio.
- Sono le uniche risorse che ho Varric, per evitare di farmela nei pantaloni davanti a questo casino. -
Varric le sorrise con comprensione e solidarietà. Questo tanto discusso Araldo, dopotutto, aveva già conquistato la sua amicizia e il suo rispetto.

Raccolta di one-shot con protagonista la mia rogue Lavellan.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cullen, Inquisitore, Leliana, Varric Tethras
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Kathara Lavellan'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vir Banal'ras

 

L'Inquisitore fece ritorno dalle Tombe di Smeraldo a pomeriggio inoltrato. Le nuvole sopra Skyhold erano spesse, lasciavano filtrare solo deboli fasci di luce e le minacciose chiazze grigio carbone che coloravano l'etere preannunciavano ore di pioggia scrosciante. A Lavellan pareva già di percepire la sensazione di umidità nelle ossa mentre conduceva per le briglie il suo maestoso halla in direzione delle stalle.

«Un tempo magnifico per tornare!» commentò acido Dorian, lanciando un'occhiata irritata al cielo plumbeo sopra le loro teste.

Il Toro di Ferro non perse l'occasione di schernirlo: «Il nostro principino Tev teme di rovinare la sua pelle delicata con un po' d'acqua piovana?».

«Se accadesse dispiacerebbe più a te che a me, bestione di un Qunari!» sibilò il mago in risposta.

Blackwall ruotò gli occhi fra il divertito e l'imbarazzato, poi si congedò «Lascio la coppietta ai litigi coniugali e vado a sistemare i miei bagagli»

Kathara si divertiva sempre assistendo a questi scambi di battute. Nel frattempo stava sgravando la sua cavalcatura dall'equipaggiamento e dalle sacche, per una volta nessun servitore era arrivato in tempo per farlo al suo posto e la cosa le diede gran soddisfazione. Terminata l'operazione e affidata la bestia a Mastro Dennet, salutò con il gesto di una mano gli altri due compagni che ancora battibeccavano e si allontanò dalle scuderie passeggiando accanto a Blackwall.

«Ah, vedo che il grifone procede bene!» gli disse, indicando la scultura lignea del Custode all'interno del fienile che l'uomo usava come rifugio.

«Abbastanza» rispose lui, osservando l'opera con le mani poggiate ai fianchi «Abbastanza... Immagino avrai diverse faccende di cui occuparti ora che sei tornata. A presto, mia signora.»

Kathara fece spallucce «Immagino di sì» rispose asciutta «Ci vediamo, Blackwall e basta con questa “signora”... mh?» congiunse la mani davanti alla bocca abbozzando una smorfia, dopodiché si voltò e s'incammino verso il cortile superiore.

Durante il breve tragitto che la condusse all'ala principale della roccaforte, affaticata dal viaggio di ritorno, Lavellan maledì varie volte in elfico e nella lingua del re l'interminabile numero di scalini di cui il castello era munito. Ripensò poi con simpatia ai tre loschi figuri con cui aveva condiviso la missione provando un pizzico d'invidia, li conosceva abbastanza bene da sapere che Dorian, il Toro di Ferro - e probabilmente anche Blackwall - nelle ore seguenti avrebbero trovato modo di fare baldoria per festeggiare la buona riuscita della spedizione. Ogni scusa era buona per mettersi a gozzovigliare e per la verità, di solito, non sentivano nemmeno il bisogno di inventarsi delle motivazioni plausibili. Chi li biasimava? Avendone la possibilità si sarebbe unita volentieri al trio non fosse che l'aspettava – era la prassi – una serata di tavola rotonda con i Consiglieri. Non che disprezzasse la loro compagnia, affatto; aveva imparato e ancora stava imparando molto da Josephine, Cullen e Leliana e apprendere tutte queste conoscenze, per quanta fatica le costasse, la stava rendendo sempre più sicura e consapevole dei propri mezzi e della propria posizione. Solo a volte agognava gli spazi di assoluta libertà a cui si era abituata durante la vita col Clan, a maggior ragione dopo periodi di immersione nei doveri dell'Inquisizione... forse sarebbe riuscita a ritagliarsi del tempo per sé il giorno seguente o almeno lo sperava. Di una cosa era certa: da quando era diventata l'Araldo di Andraste le scocciature non mancavano mai! Era una considerazione fatta con la massima ironia, naturalmente.

 

Affrettò il passo temendo lo scatenarsi di un acquazzone e trovò ad accoglierla alle porte della fortezza il volto ed i modi cordiali di Josephine. Con la solita verve l'Inquisitore porse i suoi omaggi all'ambasciatrice e cercò di scambiare con lei qualche parola per informarsi sull'andamento delle cose a Skyhold, senza mezzi termini tuttavia venne scacciata in fretta e furia verso le sue stanze private. La donna di Antiva informò di averle fatto preparare un bagno caldo e profumatissimo in attesa del programma della serata, ovvero una cena nei suoi alloggi in compagnia di Leliana e Cullen per gli ultimi aggiornamenti strategici e militari. Beh, non smentiva mai la sua efficienza.

«E tu? Non ci sarai?» le domandò Kathara.

L'ambasciatrice spiegò che suo malgrado sarebbe mancata all'incontro perché doveva intrattenere alcuni dignitari giunti in visita all'ultimo momento.

Meglio lei che me” pensò l'elfa, dispiaciuta da un lato ma sollevata dal potersi esonerare dal tedioso compito.

 

Rispose, senza badarci troppo, agli ossequi dei vari nobili sparpagliati attorno ai tavoli ed ai bracieri della sala del trono ed infine, quando si serrò alle spalle la pesante porta di legno dei suoi alloggi, esalò un sospiro liberatorio. Con le palpebre chiuse ruotò il capo da un lato e dall'altro permettendo al collo teso di scrocchiare, poi all'improvviso le venne un dubbio.

La reazione di Josephine sarà mica...”, si annusò per sincerarsi di non stare puzzando vergognosamente e assicuratasi di rasentare la decenza archiviò l'ipotesi del fetore inquisitoriale.

Adagio prese a salire la scalinata verso il piano superiore, non si era resa conto di avere accumulato tanta spossatezza! Un sospetto si affacciò alla sua coscienza: e se, oltre al comprensibile affaticamento causato dalle esplorazioni e dai combattimenti, il marchio stesse logorando da dentro la sua vitalità? Scosse la testa indispettita dalla preoccupazione, lei odiava i se e i ma... era una domanda che avrebbe avuto risposta solo col passare del tempo.

Dannati scalini!” Il mantra si ripeté nella sua testa finché le suole degli stivali non toccarono il pavimento della camera da letto. Notò con enorme piacere che il focolare era acceso, a giudicare dal calore e dall'odore di legna bruciata dovevano averlo ravvivato più volte. Tutto sembrava come lo aveva lasciato alla sua partenza ad eccezione di una grande vasca di rame posizionata poco lontano dal camino: proprio come Josephine aveva promesso, la stava attendendo profumata e fumante. Accanto ad essa erano stati posizionati una cesta in vimini per la biancheria sporca, uno sgabello con il necessario per la toeletta e alcuni teli puliti piegati sopra una sedia. Appese le armi a dei supporti collocati nello sgabuzzino, dopodiché poggiò un paio di scarselle sulla scrivania, lì notò un plico di lettere ordinate con cura che attendevano una replica da parte sua, le sfogliò e le ripose. Sciolse i capelli, tolse uno ad uno gli abiti sciupati dal viaggio e li gettò alla rinfusa nella cesta. Si osservò nuda tastando con le dite le costole, era più asciutta del solito: come d'abitudine la trasferta e gli scontri le avevano fatto perdere una manciata di chili che avrebbe presto recuperato con la vita più sedentaria e i pasti regolari a Skyhold.

 

A contatto col benefico calore dell'acqua le sue membra gradualmente si distesero, le tensioni muscolari ed emotive, assieme al peso morale che avvertiva gravare su di sé, parvero alleggerirsi. Si immerse del tutto nella vasca per bagnare anche la chioma castano-ramata e si lavò con energia insaponandosi e sfregando la pelle con una pezza. Rimase ammollo a lungo, godendosi appieno l'effetto rigenerante del profumo di lavanda e dell'ormai tiepida tinozza.

Si permise il lusso di distrarsi fantasticando su quanto sarebbe stato piacevole avere della compagnia maschile, lì con lei, durante quel gradevole bagno rilassante: prima prese corpo nella sua immaginazione la figura del Comandante dell'Inquisizione; la visione, per quanto allettante, la turbò all'istante e cercò di sostituirla con quella di Aillil, un affabile elfo artigiano del Clan, fra di loro era nato un reciproco vago interesse poco prima della partenza per il Conclave. Sembravano passati secoli. Si dilettò perdendosi in qualche sogno erotico ad occhi aperti sbattendo alla fine la faccia contro la brusca realtà dei fatti: si sentiva terribilmente sola, a volte.

La questione fisica era solo un accessorio di un più vasto ed inespresso senso di isolamento. Da un lato c'era la persona dell'Araldo/Inquisitore, un'ingombrante parte di lei al momento, con un compito che nessun altro al mondo avrebbe potuto svolgere, e quel peso, seppure condiviso con molti alleati, talvolta era schiacciante e le faceva paura, dopotutto era lei e lei soltanto la portatrice del marchio. Dall'altra parte c'erano persone uniche e nuovi amici che altrimenti mai avrebbe incontrato, eppure per quanto le venisse piuttosto naturale amalgamarsi con loro, non poteva ancora esistere la stessa vicinanza provata per la gente con cui era cresciuta.

 

Un fiotto di acqua gelida interruppe bruscamente il beato ronfare di Ruadhan. Sconvolto dal risveglio traumatico, rabbrividì, si mise a sputacchiare del liquido girandosi su un fianco e si sedette asciugando con una passata della mano il viso fradicio. Scosse la testa costellata da lunghe treccine color ruggine e cercò di focalizzare il mondo attorno. Quella disgraziata di sua sorella Kathara e un paio di graziose ma pur sempre stolte cacciatrici ridevano di lui a pochi passi di distanza. Si alzò con un movimento fluido e le raggiunse, ostentando un'espressione neutrale sul volto punteggiato di lentiggini. Agguantò la sorella prima che riuscisse a scappare – lei era molto agile, ma lui di gran lunga più veloce e forte – se la caricò di peso su una spalla e la gettò in un punto del sottobosco zeppo di ortiche. Lei saltò come una molla, lamentandosi e grattando la pelle irritata.

«Ruad, maledetto idiota!» Kathara inveì contro il fratello tirandogli un manrovescio contro il braccio ed ebbe in risposta un ghigno compiaciuto «Te la sei cercata, Thara!».

«I nostri gemellini hanno finito di azzuffarsi?» chiese una voce snervata alle loro spalle «Quando crescerete voi due? Vi comportate ancora come dei ragazzini!»

«Perdona mia sorella, hahren*, è una stupida»

«Non per niente avete lo stesso sangue, Ruad!» commentò sarcastico il cacciatore anziano Galdor.

L'elfo fece una smorfia e cercò di ribattere ma con un unico gesto imperioso l'hahren gli intimò di lasciar perdere. Kathara nascose il suo divertimento portandosi una mano alla bocca mentre Ruad si girava a guardarla storto.

Per la piccola compagnia Dalish, il viaggio da nord dei Liberi Confini a Kirkwall era stato tranquillo e, merito dello svelto trotto degli halla, non era durato troppo a lungo. La città ormai era vicina, il gruppo si divise prima di varcarne la periferia.

Kathara salutò i compagni, abbracciò Anarra e Tyrael, due care amiche fra la cerchia delle cacciatrici; insieme a Galdor, due guerrieri e a Ruadhan formavano il piccolo gruppo che la stava accompagnando alla partenza.

Suo fratello iniziò a snocciolare un'interminabile lista di raccomandazioni «...e non fraternizzare troppo con quei pervertiti di Umani, ah e non dimenticarti di affilare e pulire i pugnali! E soprattutto non provare a perdere o farti sgraffignare il mio arco migliore!» Kathara lo ascoltò, annoiata da tutta quella petulanza poi gli diede un buffetto sulla guancia «D'accordo Ru, tranquillo...». Lui sorrise e con un braccio si portò per un secondo la sorella al petto, sussurrando «Dareth shiral**, Thara. Non metterti nei guai...». Quell'idiota, lo sapeva, le sarebbe mancato, non ricordava di essersi mai allontanata tanto dal suo gemello.

Prima che la lasciassero sola, l'anziano la prese da parte un'ultima volta «Lethallin, sei un'abile cacciatrice, sei sveglia e sai trattare con gli Shemlen e i Figli della Pietra, ma ammetto di non avere compreso del tutto la decisione di Deshanna. Eppure, se ha scelto te per spiare questo Conclave, avrà dei validi motivi. Solo tu sai cosa la Guardiana ti ha rivelato. Sii cauta e che Mythal ti protegga.» Kathara annuì e ringraziò Galdor, l'aveva chiamata lethallin***, non più dal'en****.

Salutò per un'ultima volta gli amici mentre si addentrava nelle viscere di Kirkwall, sentendo le sue di budella in uno stato di agitazione e aspettativa. Eccitazione ed una leggera ansia si alternavano nel suo animo, non aveva mai affrontato una traversata in nave e nemmeno un viaggio così lungo in luoghi ignoti da sola. Con in mente tutti i consigli da pirata di suo nonno Illitran, una mappa nelle sue sacche ed in dote poco denaro e le sue abilità si imbarcò poche ore più tardi dal porto per la traversata del Mare del Risveglio: l'inizio della sua missione verso il Ferelden, verso Haven, verso una nuova, inimmaginabile esistenza.

 

Guardando la sua vita attuale Lavellan non sapeva dire cosa apparisse più irreale, i suoi anni da Dalish o i mesi vissuti con l'Inquisizione. Di una cosa era certa però, tutto questo fermento interiore era partito dalle splendide foreste delle Tombe di Smeraldo. Aveva sentito dire che ogni albero nella regione rappresentava una vita persa durante la seconda Sacra Marcia, la cosa le aveva provocato un brivido involontario carico d'un senso di ingiustizia e tristezza per la tragedia degli elfi antichi. Quei luoghi l'avevano resa nostalgica... gli alberi maestosi, i boschi sconfinati, le foreste lussureggianti di flora e fauna, le rovine elfiche... era stata catapultata nel suo vero elemento, verso il cuore ancestrale delle sue origini.

Scivolò fuori dalla vasca con l'accortezza di non schizzare troppo i tappeti stesi a terra. Sovrappensiero prese uno dei teli, si tamponò e se lo avvolse attorno fermandolo all'altezza del petto. Attizzò il fuoco con un paio di ceppi, si sedette a terra a gambe incrociate di fronte alle fiamme e prese a pettinarsi i capelli umidi con aria assente. Aspettò di essere completamente asciutta poi si spostò sul letto, coricandosi nuda e protetta da una calda coperta.

Per quanto si stesse sforzando di non rammentare, ogni volta che chiudeva gli occhi la mente continuava a riportarla al giorno in cui aveva scoperto il massacro della sua gente, la fine dei Lavellan.

 

I visi di Josephine, Leliana e Cullen erano addolorati mentre le riportavano la notizia, lei strinse tra le mani tremanti i rapporti rileggendoli mille volte, incredula. Tutto era annebbiato dalla rabbia, dall'impotenza e da un dolore intraducibile. Non era riuscita nemmeno a piangere. Solo di notte, sulla cima della struttura che sarebbe diventata la Torre dei Maghi, era giunto un briciolo di conforto: «Qualcosa è stato mozzato via da lei, non c'è più stabilità sulla terra che calpesta. Come un albero senza radice. Ma non è davvero sola.». Le parole criptiche ma a loro modo consolanti di Cole diedero voce al suo cordoglio, le carezzarono le orecchie ed il cuore. Kathara doveva immaginare che lo strano ragazzo sarebbe comparso, no? Non era forse lì per aiutare? Lo ripeteva di continuo. «Grazie, Cole» gli aveva detto semplicemente, invitandolo a sedere accanto a lei, facendosi animo attraverso la sua presenza.

 

Le fu impossibile riposare.

Decise di cambiarsi, scegliendo da un baule della biancheria intima pulita, delle brache aderenti nere e una tunica rosso slavato di due taglie più grandi che strinse alla vita con una cintura di cuoio, lasciò i capelli slegati fermandoli con un laccetto attorno alla fronte.

Aveva bisogno di occupare la mente così, sbocconcellando dell'uva, visionò con attenzione la corrispondenza arretrata mentre si avvicendarono alcuni servitori a spostare la vasca per sostituirla con un tavolo imbandito per la cena.

 

~o~

 

 

Cullen giunse all'appuntamento per primo. Lavellan era stata via tre settimane e l'idea di rivederla lo riempiva di una gioia calda e silenziosa tanto che aveva trascorso l'intera giornata aspettando con assurda impazienza la riunione. Di recente si era reso conto di agognare sempre più spesso i momenti formali e informali passati con lei: i consigli di guerra, una partita a scacchi, le ispezioni nelle caserme, due passi insieme nei giardini, una bevuta occasionale in taverna, una chiacchierata futile e ridere alle sue battute, vedere le deliziose fossette che le si formavano sulle guance mentre sorrideva, sbirciare divertito certe sue piccole smorfie o semplicemente osservare la sua figura flessuosa camminare per Skyhold. Salendo gli ultimi scalini degli alloggi di Kathara si impose di apparire controllato e nello sforzo di calmare l'euforia che si agitava dentro di lui, per la prima volta, si rese davvero conto di come l'elfa gli fosse entrata dentro quasi di soppiatto e di quanto ne avesse sentito la mancanza in quel lasso di tempo. Si ritrovò a domandarsi amareggiato perché dovesse sempre invaghirsi di donne che non avrebbe mai potuto avere senza soffrire.

Ed eccola, la vide di spalle sul terrazzo a piedi nudi, come facesse a non averli già congelati era un mistero, poi ricordò che i Dalish spesso non indossavano calzature; la sentì emettere un fischio acuto e poco dopo sullo spesso guanto che stava a protezione del suo avambraccio planò un falchetto.

L'arrivo del Comandante non passò inosservato, Lavellan lo salutò infatti senza riuscire a sopprimere un'esclamazione di stupore «Per la miseria! Allora non sei fatto di latta!».

Era la prima volta che lo vedeva in abiti civili, in luogo della solita armatura Cullen indossava dei semplici pantaloni scuri ed una camicia bordeaux a collo alto che valorizzava il suo fisico, al posto dell'immancabile pelliccia con sé portava un mantello. Lui sorrise imbarazzato all'implicito complimento dell'Inquisitore e farfugliò una risposta insensata, toccandosi il collo.

Lei lo guardò compiaciuta con la coda dell'occhio, poi riportò l'attenzione al falco, prese a nutrirlo amorevolmente con alcuni bocconi e ne carezzò affettuosa il piumaggio con il dorso delle dita.

«Vai, Shartan» poco dopo lasciò ripartire il rapace e osservandolo in volo mormorò, più rivolta a se stessa che all'uomo «Non è bellissimo? Così libero... »

Con i capelli sciolti, gli occhi verdi liberi dal trucco nero e quell'espressione trasognata Cullen non l'aveva mai vista e ne rimase in cuor suo affascinato.

«Shartan... » ripeté Leliana con le mani conserte dietro la schiena, mentre si univa a loro a passi leggeri verso i finestroni aperti del terrazzo «Vedo che hai chiamato il falco come l'eroe elfico alleato di Andraste.» Questo capriccio di Lavellan per la falconeria era nato con la complicità della Capo Spia, curiosando gli addestramenti dei suoi corvi messaggeri.

«Già, molto banale da parte mia, non trovi?» constatò l'Inquisitore ironica «Conosci la storia, quindi?... Ah certo, che domanda idiota, a volte dimentico che sei stata un bardo»

«Un secolo fa! Era una delle mie leggende preferite... »

«Non rimpiangi mai quella vita Leliana?» chiese Cullen incuriosito.

«No, non più. Non da quando il Creatore mi ha mostrato la Via, e soprattutto non da quando ho conosciuto Justinia»

Kathara scosse la testa incredula e sospirò «A volte invidio la tua fede, mi renderebbe le cose più facili»

«Non esserne così sicura...» Cullen rispose per entrambi i Consiglieri e Leliana annuì in segno di assenso.

«Scusate, non intendevo mancarvi di rispetto»

«Nessun problema» la rassicurò Leliana.

«Meglio così.» Lavellan mimò un enfatico gesto di sollievo e proseguì «Ora vi va di mangiare? Mi vergogno a dirlo ma non ho fatto che sognare questi dolcetti orlesiani mentre ero via!»

 

La cena trascorse veloce fra i resoconti di Lavellan sulle Tombe di Smeraldo e gli aggiornamenti dei due Consiglieri. Rispose piuttosto ironica a diverse critiche che le vennero riportate «Vorrei vedere loro nei miei panni! Essere l'Inquisitore è come passeggiare col didietro scoperto e avere due bei bersagli rossi marchiati sulle chiappe!»

Insieme valutarono le ipotesi sulle prossime mosse. Josephine era venuta a sapere di un ballo che a distanza di un paio di mesi si sarebbe tenuto al Palazzo d'Inverno, poteva essere un appuntamento cruciale per sventare il destino dell'Imperatrice Celene intravisto a Redcliffe. Dall'altra parte c'erano le dritte di Hawke che conducevano a Crestwood e ai Custodi Grigi. Visto che l'evento in Orlais era relativamente distante e la presenza dell'Inquisitore al momento non serviva altrove decisero all'unanimità di seguire intanto la seconda pista.

 

«Signore...» disse il Comandante sollevandosi dal divano «se abbiamo finito mi ritirerei, questo mal di testa comincia a diventare insopportabile» e prese a massaggiarsi vigorosamente le tempie. Ed era vero, le emicranie erano delle abituali compagne da quando aveva smesso i dosaggi di lyrium.

In realtà una parte di lui aveva sperato che Leliana se ne andasse e lo lasciasse solo con Kathara, ma a che scopo poi? Tanto si conosceva troppo bene da sapere che non avrebbe avuto il coraggio di dire o fare nulla.

«Di nuovo?» gli chiese Leliana «Non ti sei ancora procurato una cura decente?» e l'Araldo rincarò la dose «Potevi dirlo prima, avremmo abbreviato la seduta o rimandato a domani!»

«É solo un mal di testa, non esagerate»

Era sul punto di andarsene quando Lavellan lo fermò, all'improvviso illuminata.

«Cullen aspetta! Forse ho qualcosa per te... » l'Inquisitore si mise a frugare in un paio di scarselle appese alla sedia della sua scrivania e da una estrasse un involucro fatto di grosse foglie «Tieni, ne ho trovata parecchia nell'ultima esplorazione, è un rimedio che usiamo noi Dalish: masticando questa corteccia dovrebbe passarti il dolore. L'ho già trattata. Prendine un po', il sapore non è pessimo e l'effetto sicuro, non te ne pentirai.»

Cullen prima fissò scettico l'involucro e poi interrogativo Lavellan «Sicura?»

«Su, fidati!» pigolò persuasiva, dandogli una pacca su un braccio. «Non ti avvelenerei mai»

«Ma non vorrei privartene, davvero» replicò lui di nuovo, titubante. Era lusingato dalla preoccupazione di Kathara, anche se da un lato temeva qualche simpatico effetto collaterale del tutto premeditato, a volte era imprevedibile quell'elfa, non ai livelli di Sera, ma nemmeno Lavellan disdegnava gli scherzi di tanto in tanto.

«Non preoccuparti, ne ho altra» tagliò corto.

Cullen si rassegnò e smise di obiettare «Beh, allora grazie, la proverò...»

«Per così poco... Se tu ti convincessi ad usarla, domani saresti prostrato ai miei piedi dalla gratitudine! »

«Vi prego, vorrei davvero assistere alla scena quando accadrà» era Leliana con un sorrisetto irritante stampato in viso «Buona notte, Comandante»

«Leliana...» le rispose secco, « ...Inquisitore» a Lavellan aveva riservato un'espressione decisamente più amabile. Poi si allontanò, scendendo in direzione del salone.

«Hai tempo di scambiare ancora due parole, Leliana?»

«Naturalmente, mia signora. Spero tu non voglia parlarmi del debole che ha per te il Comandante.» le disse ammiccante.

Lavellan rise «Divertente, ma no. Qualcosa di meno frivolo» e arrivò dritta al punto «Hai notizie sui sopravvissuti del mio Clan?»

«Purtroppo niente di rilevante, i miei agenti non sono riusciti a contattarli di persona prima che si aggregassero al Clan Ralaferin. Sappiamo solo che si sono spostati con loro, senza nemmeno prendersi il tempo di leccarsi le ferite.»

«Quindi non hai nomi? Niente del genere?»

Sorella Usignolo scosse la testa in segno negativo. Lavellan era delusa, sapere che qualcuno era ancora vivo naturalmente l'aveva resa felice e continuava a nutrire la speranza di ricevere un giorno notizie da suo nonno, suo fratello, qualcuno dei suoi migliori amici o almeno dalla Guardiana, ma finora tutto taceva. Sospirò.

Leliana, scrutandola coi suoi occhi chiari, comprese lo stato d'animo dell'Inquisitore. In quella guerra contro Corypheus, anche lei con la morte di Justinia aveva perso la più cara amica e la sua guida, quindi non attese oltre e svelò a Lavellan di avere scoperto come il duca Wycome - che con tempismo pessimo aveva inviato gli aiuti al Clan – solo in apparenza si dichiarasse alleato dell'Inquisizione, il nobile infatti si era rivelato una spia in combutta con i seguaci del magister.

«Corypheus... tutto si riconduce sempre a quel bastardo!» Kathara strinse i pugni e serrò le mascelle. «Leliana io devo prepararmi a quando dovrò affrontare di nuovo quel mostro. Per fargliela pagare come merita devo essere davvero spietata. Josephine mi ha raccontato che durante il Quinto Flagello hai viaggiato con l'eroe del Ferelden e che con voi c'era un Corvo di Antiva. Pensi che potrebbe farmi da istruttore?»

Leliana non nascose il suo stupore di fronte alla richiesta «Zevran? Lascia perdere, come maestro non lo raccomanderei a nessuno!»

Lavellan la guardò senza insistere oltre e poi si girò verso il camino. «Vir Banal'ras...» mormorò tra sé fissando le fiamme che si avviluppavano sinuose nel focolare.

«Cosa?»

«Vir Banal'ras, la Via dell'Ombra» tradusse Kathara. «La maggior parte dei Dalish vive secondo il codice della dea Andruil. Ci insegna la Via del Cacciatore ed il rispetto per la foresta e le creature che la popolano, ovvero i nostri unici mezzi di sussistenza. Vir Banal'ras è la quarta regola di questo codice, molti evitano anche solo di nominarla. E' la via che un cacciatore segue quando sceglie di dedicare se stesso alla vendetta, diventando un assassino...»

Leliana comprese al volo, leggendo la ferrea determinazione nelle parole dell'Inquisitore «Non devi aggiungere altro. Non appena avrò reclutato una persona adatta, inizierai il tuo addestramento.»

 

Heir, un'assassina Dalish, la sua nuova istruttrice, fece il suo arrivo a Skyhold poche settimane dopo.

 

 

~°~

 

 

Note:

*hahren= anziano, usato come titolo di rispetto - **Dareth Shiral= saluto di commiato, che sta a significare qualcosa come "sii cauta, prudente, che il tuo viaggio sia sicuro." - ***lethallin=una sorta di vezzeggiativo usato con persone amiche o della stessa famiglia o dello stesso sangue in senso lato - ****dal'en=bambino, giovane.

Questa volta vi ho presentato uno scorcio più introspettivo sull'Inquisitore, spero non sia stato troppo noioso. Il tutto sempre senza grandi pretese, eh.

Quando, giocando a DA:I, nella sala di guerra erano comparse due missioni minori di aiuto ai Lavellan, le prime idee per le one-shot hanno preso corpo nella mia testa. Ora non ricordo bene come la questione andasse a finire, ma mi aveva solleticato il pensiero di rendere la mia protagonista “orfana” del suo clan e così poi ho fatto. Visto che non è un evento rilevante nel gioco ho sfruttato l'accadimento per arricchire il mio personaggio e motivare la scelta della specializzazione nella via dell'assassino.

Ehm, tra l'altro intanto che scrivevo la scena con i miei Lavellan immaginari, sembrava che questi sgomitassero per reclamare più spazio, in particolare Ruad! o_O

Cronologicamente questo capitolo dovrebbe collocarsi prima dello scorso capitolo “Buon Compleanno, Inquisitore”. In effetti è nato anche prima, ma non riuscendo a scriverlo per bene, l'ho lasciato maturare un pochino. Prometto che una volta conclusa la raccolta faccio un'operazione di riordino... si sa mai, per i posteri. ;p

Un grazie di nuovo ai passanti silenziosi e a chi, finora, ha voluto anche lasciare un commento!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Black Friday