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Autore: deborahdonato4    26/05/2015    3 recensioni
Dopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace.
Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assicurarsi il mantenimento.
Tra i due sorgerà amicizia o gli atteggiamenti contrastanti dei due semidei li faranno tenere a distanza?
Ps: Contiene spoiler dal Sangue dell'Olimpo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Il figlio di Apollo non intendeva lasciare veramente a Nico solo una settimana di tempo per abituarsi all'idea di loro due come coppia. Se fosse dipeso da lui, gli avrebbe lasciato anche un mese, un anno, o un decennio. Desiderava solo che Nico smettesse di guardarsi intorno in imbarazzo, quando si salutavano nel campo o a mensa. Voleva che Nico, finalmente, ammettesse sé stesso e non si vergognasse più.
I dieci giorni che seguirono furono i più belli che Will aveva mai vissuto in tutta la sua vita, e sperò di poterne elencare degli altri nel futuro.
Dopo quel pomeriggio insieme ad allenarsi con il tiro con l'arco e la spada, Will continuò ad andare nella cabina del figlio di Ade, tutti i giorni. Perlopiù non facevano altro che stare seduti distanti - uno sul letto, e l'altro sulla poltrona - e parlare di libri. Dopo una lunga conversazione sugli Hunger Games, Will elencò una serie di romanzi che desiderava che Nico leggesse: la saga di Harry Potter era al primo posto, naturalmente. Seguita da qualche storia sui vampiri di Anne Rice, alcuni classici come Orgoglio e pregiudizio, Cime tempestose, I dolori del giovane Werther, Dottor Jekyll e Mr Hyde, Il signore degli anelli, Il giovane Holden...
«Stai solo sprecando fiato.» disse Nico, guardandosi l'anello al dito. «Non ho alcuna intenzione di leggere tutti questi libri.»
Will lo fissò deluso. «Neanche uno?»
«Neanche uno.» ripeté Nico.
«Ma sono belli! Sono interessanti! Sono...»
«Scommetto che sono noiosi.»
«E qualche libro horror, invece?»
«Potrei fare qualche eccezione. Devo ancora iniziare l'ultimo di Hunger Games, uhm...»
«Il canto della rivolta.»
«Sì, quello.»
«Uff, d'accordo. Però almeno la saga di Harry Potter devi leggerla. Non puoi vivere nel ventunesimo secolo senza aver mai sentito parlare di Harry Potter...»
«Quanti libri sono?»
«Sette. Ma si leggono in fretta. Dico davvero.»
Nico roteò gli occhi al soffitto e non fece commenti.
Will lo osservò. Nico era a suo agio, lì, nella sua cabina.
Era la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo, che Will rimaneva chiuso in una cabina ad oziare. L'ultima volta che l'aveva fatto... prima della partenza dell'Argo II, quando era riuscito a prendersi un virus intestinale e a rimanere più o meno a letto per due giorni più o meno interi.
Con Nico era normale passare del tempo così, e Will non lo considerava affatto tempo sprecato perché il figlio di Ade si trovava con lui, respirava la sua stessa aria, e ogni tanto gli diceva qualcosa, tipo: «Chiudi il becco» o «Piantala di sorridere.»
Di tanto in tanto Nico balzava in piedi, gli si avvicinava senza preavviso, gli dava un bacio e tornava sul letto. Dopo le prime tre volte, Will aveva deciso di evitare i commenti. Aveva notato che se faceva il bravo, Nico lo baciava più spesso.
«L'otto settembre è il compleanno del mio fratellino, Danny.» disse Will, voltando la pagina di una rivista di medicina, che gli arrivava mensilmente al campo. «Compie undici anni.»
«E l'altro tuo fratello? Tom?»
Will rise. «Non lo chiamare Tom, ti prego. È un diminutivo che odia. Lui vuole essere chiamato solo Thomas
Nico si guardò attorno. «Credi che mi abbia sentito?» chiese, sarcastico.
«Tu scherzi, ma una volta l'ho chiamato Tom e cinque minuti dopo Chirone mi ha detto che c'era mio fratello al telefono... È come se captasse il suo nome storpiato.» Will guardò Nico. «Lo so, è strano.»
«Da quanto mi hai raccontato, tutta la tua famiglia è un po' strana.»
Will sorrise. «Vorrei dirti che la causa è il sangue Solace, ma io non ne possiedo.»
«Allora sarà il sangue di tua madre.»
«Nah, non credo. La famiglia Vidal è normalissima. Come la famiglia Dursley di Harry Potter. E... tu non sai di cosa sto parlando.»
«No, ma ti prometto che un giorno lo saprò.» disse Nico, sorridendo.
«Ti posso prestare i miei libri. A patto che non li rovini.»
«Er...»
Will si alzò e si avvicinò a Nico, carezzandogli i capelli e ridendo. «Imprestarti i miei libri è il picco dell'amore che provo per te, Nico. Faresti bene ad accettarli.»
«Sospettavo una cosa del genere. Io potrei... mmh, non so... farti impugnare la mia spada, o qualcosa di simile.»
Will gli arruffò i capelli, chiedendosi se il doppio senso lo avesse colto soltanto lui. Ma naturale! Viveva con una dozzina di figli di Apollo, e i più maturi pensavano al sesso tutto il giorno. E le numerose relazioni del suo dio paterno non erano da meno.
Nico alzò gli occhi su di lui, e Will si limitò ad accarezzargli le spalle perché non era sicuro delle sue azioni.
«Facciamo qualcosa insieme?» gli domandò Will, con voce roca.
«Tipo?»
«Una corsa? Tiro con l'arco? Un duello? Oppure andiamo in spiaggia a fare surf, o a fare un bagno... A prendere il sole no, visto come ti sei ridotto la volta scorsa.»
Nico lo esaminò da capo a piedi, e annuì, poco convinto. «Okay, andiamo in spiaggia.»
«Vado a prendere il costume.»
«Anzi no!» aggiunse in fretta Nico, e Will sorrise tra sé. «Che ne pensi di stenderti al sole, qui fuori dalla cabina? C'è il prato...»
Will annuì. Negli ultimi giorni, molti semidei erano partiti, erano tornati a casa dalle loro famiglie, per riprendere un nuovo anno di scuola. Altri erano partiti per godersi una breve vacanza distanti dal campo. Jason e Piper, invece, erano partiti alla ricerca di Leo Valdez. Nico gliene aveva parlato alcuni giorni prima.
Al campo, oltre loro due, erano rimasti una dozzina di semidei, tra cui: Clarisse e Gabriel della casa di Ares, Chris e Carlos dalla casa di Ermes, Matthew dalla casa di Efesto, Jennifer, Johnny e Mitchell della casa di Afrodite, Derek, Rose e George dalla casa di Apollo. E Clovis della casa di Ipno, forse solo perché era troppo pigro per lasciare il campo.
«Ho una cosa da darti!» esclamò Will, prima che uscissero dalla cabina di Ade. «Ma non è qui con me.»
«Okay.» disse Nico. «E dov'è?»
«In un posto speciale. Vieni con me.»
Aprirono la porta e Will lo prese per il polso e lo trascinò fino al capanno delle tavole da surf, ignorando le occhiate dei pochi semidei che incrociarono lungo il percorso. Di tanto in tanto Nico puntava i piedi al suolo e riusciva a bloccarlo, ma la forza d'animo di Will era più forte.
Will riuscì a spalancare la porta della capanna e spinse Nico all'interno. Notò che il figlio di Ade aveva le guance rosso fuoco, e stava cercando di ucciderlo con lo sguardo.
«Ti ho fatto un regalo.» disse Will, prima che l'altro potesse aprir bocca. «E spero che tu lo apprezzi come un degno figlio di Apollo.»
Will si avvicinò ad una parete e strappò via il lenzuolo macchiato di vernice che nascondeva il regalo per Nico di Angelo. Will guardò fiero di sé la tavola da surf nera, con il teschio bianco brillante e ghignante. Aveva mentito per due giorni a Nico dicendogli che si trovava in infermeria quando, in realtà, si era chiuso nel capanno con Austin, e poi Derek, per concluderla. Era stata una faticaccia tenergliela nascosta, e far mentire tutti i suoi fratelli se Nico si presentava all'improvviso in infermeria. Ma Will era orgoglioso del lavoro fatto.
Si voltò lentamente verso Nico. Stava fissando la tavola con occhi sgranati, incredulo. Aveva smesso di massaggiarsi il polso.
«È mia?» chiese, senza parole. «Davvero?»
«Sì, è tua.» annuì Will. «Ho pensato che, magari, avendo una tua tavola da surf, mi avresti chiesto più lezioni di surf.»
«Idiota.» disse Nico, divertito.
«Lo so, lo ammetto. Ma se tu, ora, vorresti abbracciarmi e, chissà?, anche darmi un bacio, sarò l'idiota più felice del Campo.»
Nico si mordicchiò il labbro e Will rimase in attesa.
«E se non volessi usarla?» chiese Nico.
Will allargò le braccia. «Per non rovinarla? D'accordo, non importa. Ma ti insegnerò lo stesso a surfare. Sai, ho sentito dire che Chirone, tra un paio di settimane, farà una gara di surf, e ci tengo veramente molto a vincere il premio come...»
«Come Miglior coppia di surfisti del Campo Mezzosangue?» concluse per lui Nico, e Will annuì ridacchiando.
«Lo hai sentito anche tu?» gli chiese, sorridendo.
«Forse. Diamine, Will, non credevo fossi tanto simpatico.»
«Ho preso tutto da te.»
Nico gli si avvicinò e, titubante come al solito, lo abbracciò. Will lo circondò con le braccia e gli posò il mento sulla testa, osservando la porta aperta della capanna. Riusciva a sentire le voci dei figli di Ares e di Efesto che arrivavano dal campo di allenamento.
Nico bofonchiò qualcosa contro la sua maglietta e Will si scostò di qualche centimetro.
«Hai detto qualcosa, Nic?» chiese, dolce.
«Nic?» ripeté il figlio di Ade, inarcando un sopracciglio.
«Scusa, un lapsus. Hai detto qualcosa, Nico?»
«Sì. Non ho alcuna intenzione di vincere il premio come Miglior coppia di surfisti del Campo Mezzosangue
«Aah...» Will socchiuse gli occhi e si voltò appena verso la sua tavola. «Quindi la tavola non ti è piaciuta?»
«Oh, la tavola mi è piaciuta. E anche tanto. Solo che intendo battere anche i semidei romani. Diventare campione olimpico. Vincere un sacco di premi.»
Will sorrise. Nico di Angelo avrebbe mai smesso di stupirlo? Gli prese il volto tra le mani e lo baciò, a lungo, e quando si separarono, gli occhi infossati del figlio di Ade brillavano.
«Lezioni private a partire da domani?» sussurrò Will.
Nico annuì, il cuore gli batteva così forte da fargli male.
   
 
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