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Autore: OcchidiNiall    26/05/2015    8 recensioni
"Vorrei aiutarti a smetterla, tutto questo non ti porterà a nulla di buono" disse lui, avvicinandosi a lei con fare protettivo.
Lexy vide nei suoi occhi paura e pura preoccupazione, non ne era ancora convinta ma forse, per la prima volta, qualcuno si stava interessando a lei.
"Nessuno mi ha mai aiutata..." constatò, "e per la cronaca, non voglio essere aiutata da te, poi..." disse puntigliosa, facendo ricredere il ragazzo sul suo conto.
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Coppia: Het
Entrate, non ve ne pentirete! :)
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Chapter twenty >>
 

Non appena Lexy si avvicinò ad Ashton, quest'ultimo sorrise, abbracciandola e sussurrandole un "sono stanchissimo oggi"
Lexy d'altronde, non potè che annuire perchè anche per lei era la stessa cosa. Non aveva mai capito cosa significasse lavorare e, ora che era obbligata a farlo, dovette riconoscere che era parecchio stancante, anche se, tutto sommato, il suo lavoro le piaceva. Ora aveva anche i soldi per comprare la chitarra nera con le ics bianche che desiderava da tanto, solo che... non poteva. Si era fatta quattro conti in tasca e non poteva permettersi una chitarra nuova di zecca, anche perchè doveva occuparsi della sua alimentazione e continuare a pagare le bollette di casa sua. Sospirò e si strinse un po di piu' ad Ashton che ricambiò quel gesto così tenero e dolce nei suoi confronti.
"Lexy, mi vuoi bene?" domandò ad un tratto, spiazzando la ragazza che, non appena udì tale frase, rabbrividì.
In realtà, gli voleva piu' che bene, lo considerava una persona molto importante nella sua vita, oltre a Michael, ovvio. Erano due ragazzi dolcissimi e sempre gentili con lei che, d'altrocanto, l'avevano aiutata tanto. Specie Ashton, poi. Non che Lexy non fosse grata anche a Luke e Calum, ma... loro due erano quelli a cui era piu' legata.
Sorrise istintivamente e alzò il mento, per fissarlo negli occhi, "perchè questa domanda?"
Ashton invece, non sapeva cosa rispondere. Per una volta era rimasto davvero senza un qualcosa da dirle. Era sempre lui quello che aveva la battuta pronta per ogni occasione, solo che in quel momento... tutto gli sembrò diverso, anche il viso della ragazza che, diversamente dalle solite volte, era piu' rilassato e tranquillo. Stava andando in crisi per una semplice domanda, doveva fare qualcosa e alla svelta.
"Beh... non c'è un motivo preciso"
Lexy sorrise, "comunque sì, Ash. Sei una persona... importante ormai"
E fu proprio a quella frase che il riccio non ci vide piu', la strinse così forte al suo petto che per un attimo, tutto il mondo attorno a loro, si fermò. Il profumo che Ashton emanava era un misto tra colonia e profumo carnale. Le sue braccia erano strette alla vita di Lexy che aveva praticamente il petto spalmato su quello di Ashton. Quella posizione alla ragazza piaceva, sarebbe potuta rimanere lì per tutto il resto della sua vita.
Sorrise e si godè quel momento, chiudendo gli occhi e accarezzandogli il braccio sinistro.










"E se ti dicessi che quel Michael è legato a te?" cominciò quella donna, la quale era seduta accanto al suo letto, ridendo di lei.
"Mamma..." si lasciò sfuggire, chiudendosi subito dopo la bocca con i palmi delle mani, "scu-scusa... io..."
"Non chiamarmi con quel nome perchè non mi meriti. Guardati... sei... strana" aggiunse, "ma comunque, non sono qui per prendermi gioco di te, almeno non oggi"
La ragazza avanzò, allungando una mano per sfiorare il braccio di sua madre che intanto, era ferma a fissare sua figlia. Era così bello quel quadretto, d'altronde quelle due sarebbero andate così d'accordo insieme... se solo non fosse stato per la cattiveria di sua mamma che la trafiggeva ogni qualvolta ne aveva l'occasione.
"Perchè mi fai tutto questo?" chiese d'un tratto, chinando il capo sui suoi piedi per poi rialzarlo verso di lei, in cerca di una qualsiasi risposta.
"Non devo darti spiegazioni, ricorda solo ciò che ti ho detto" rispose, ghignando e sparendo immediatamente dalla sua vista.
Questa volta, per fortuna, non le aveva detto cattiverie, solo un "non mi meriti" sputato con freddezza e acidità, ma ormai cosa poteva farci? Lei era al corrente dell'odio che la madre nutriva nei suoi confronti, di certo non le sarebbe mai riuscita a far cambiare idea. Purtroppo.






Si svegliò e si guardò attorno, respirando a pieni polmoni l'aria che c'era nella sua camera. Da quando era morta sua nonna, aveva chiuso la stanza di quest'ultima, riaprendola soltanto quando voleva ricordarsi dei bei momenti che avevano passato insieme. Sospirò e si recò vicino la finestra, dove aprì le ante, fissando tutto il panorama che le ricordava la sua infanzia. L'altalena rossa era ancora lì, in quel parco piccolo, dove da piccolina, era sempre felice di recarvisi con sua nonna che la osservava silenziosamente da quella finestra in cui ora era affacciata. Poi, accanto, ricordò il gelataio, sempre pronto ad offrire gelati in modo gentile e dolce, con quel suo camioncino e quella musichetta così armoniosa che era impossibile non ricanticchiarla poi nella mente. Tutti quei particolari a Lexy piacevano, era sempre stata una persona differente dalle altre, a cui le particolarità le saltavano subito agli occhi, ricordandole per sempre.
All'improvviso, il cellulare le squillò, mostrandole il nome di "Mikey" scritto in grassetto e un messaggio che recitava un "ho bisogno di stare un po con te, mi manchi x"
Sorrise e rispose con un "va bene xx", guardandosi attorno e prendendo dei vestiti alla rinfusa dall'armadio. Si recò in bagno e chiuse la porta dietro di sé, anche se con lei non c'era nessuno, la sua abitudine ormai era quella. Si spogliò, focalizzando l'attenzione di nuovo sul suo aspetto fisico. Pensava di aver superato quella fase. Quella del rifiuto verso il proprio corpo, ma... evidentemente si stava sbagliando, ancora. Era strano ma, per un motivo o per un altro, Lexy non riusciva ad accettarsi esteticamente. Pensava che fosse un mostro per il semplice fatto che non aveva un fisico perfetto come quello di Cara Delevigne o di Barbara Palvin, due modelle stupende a cui Lexy aspirava. Sospirò e si toccò i fianchi che, anche se in minima parte, a lei non piacevano. Scese verso le sue cosce, prendendo con un pugno la sua carne in piu' e stritolandosela.
"Tu non dovresti essere qui" sussurrò alla sua parte del corpo, disprezzandola con tutta sé stessa.
"Mi stai rovinando" ripetè ancora, lasciandola e passando ai suoi polsi ancora un po lacerati.
"E anche voi... brutti segnacci! Perchè diamine non sparite? Perchè ci tenete così tanto a ricordami cosa ho fatto?" scosse il capo e cominciò a piangere, adagiandosi sul pavimento freddo del suo bagno. Si portò le gambe al petto nudo, guardando la lama della lametta che luccicava davanti ai suoi occhi. Lexy la prese, fissandola e accarezzando le lame affilatissime. Deglutì, per poi spiccicare qualche parola interrotta dai singhiozzi per via del pianto, "quei segni sono solo colpa mia e tua... delle tue lame... della mia fragilità..." continuò, tirando su con il naso, "sono una stupida perchè invece di reagire continuo a farmi del male... ma... è difficile, non posso farne a meno. Lo sai anche tu, no? La lametta, se sei come me, è l'unico punto di forza e di sfogo che hai" disse, sospirando e premendo una delle tre lame sul suo polso destro.
"E' difficile smettere..." sussurrò, rigraffiandosi.
"E' difficile essere me senza procurarsi tutto questo..." disse infine, facendo un ultimo respiro e tagliandosi un ultimo pezzo di pelle.









Non appena Lexy finì la doccia, scese subito in giardino, constatando che Michael era già lì pronto ad aspettarla con un bellissimo sorriso in volto, contornato dalla sua barbetta. Salì in macchina, chiudendo poi lo sportello.
"Ehi Mike" lo salutò, facendo finta che tutto il dolore di prima, fosse scomparso in un puff.
"E' proprio una bella giornata!" esclamò, sorridendole e tornando con lo sguardo sul manubrio.
"Hai scritto poi, la canzone?" chiese, visibilmente curiosa e preoccupata per il futuro dei suoi quattro amici.
"Oh... non sono a buon punto, ecco..." rispose vago, cercando di sviare l'attenzione sulla sua canzone visto che, come anche il suo orgoglio sapeva, era dedicata interamente alla ragazza che ora si trovava al suo fianco.
"Mi prometti che appena la finirai me la farai leggere?" chiese ancora, incastrando i suoi occhi in quelli verdognoli del ragazzo, il quale, dopo un paio di secondi, fu costretto a distogliere lo sguardo per cercare o almeno, tentare di rispondere.
"Sono molto riservato. Non lo so, Lexy" e concluse, mettendo in moto e avviandosi verso chissà quale posto.
  
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