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Autore: piperina    26/05/2015    1 recensioni
Sequel della one-shot "Alive". -- Erano al sicuro. Hermione e Lucius avevano lasciato il bunker ed erano finalmente insieme a tutti gli altri.
Lei, i suoi amici.
Lui, la sua famiglia.
Era giusto così.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Ron Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lucius&Hermione - Wild Rose'
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AliveStill

Capitolo II

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Harry, Ron ed Hermione avevano un piano. Ne avevano parlato in privato perché era la regola: nessuno doveva sapere quali fossero i loro progetti, così come quelli di Remus e Tonks e della famiglia Malfoy.

Una volte separate le strade… il nulla. Era difficile comportarsi come se non ci si fidasse gli uni degli altri, ma era molto importante per l’incolumità di tutti loro. Meno si sapeva, meglio era. Non potevano rischiare di essere catturati e costretti a rivelare la posizione o le intenzioni degli altri.

Hermione andò a dormire sul divano anche quella sera. Aveva aspettato che Harry e Ron fossero addormentati e poi aveva abbandonato il proprio letto. Non riusciva a togliersi di dosso la sensazione provata la notte precedente – Lucius l’aveva stretta di nuovo.

Si sentiva stupida, una ragazzina stupida e irresponsabile. Cosa credeva di fare? Cosa sperava di ottenere?

Era sicura che la dipendenza da Lucius sarebbe finita una volta lasciato il bunker, invece, se possibile, era solo aumentata. Sapere di non poterlo toccare, di non potergli parlare, di non poterlo neanche guardare come aveva fatto nelle settimane precedenti era un pensiero devastante.

Forse, si disse, si sentiva ancora così perché lo vedeva tutti i giorni. Una volta prese strade diverse sarebbe finito tutto e quella strana ossessione sarebbe svanita con il passare dei giorni. Ne era sicura. Doveva esserne sicura.

In quel momento Hermione era rannicchiata sul divano con le ginocchia al petto e una coperta sulle spalle. Non riusciva a dormire, ma confidava di addormentarsi almeno per stanchezza a un certo punto della notte.

Fissò a lungo la candela che aveva portato dal piano di sopra e che aveva messo sul piccolo tavolino davanti a sé. Emanava poca luce, ma era sufficiente a non farla precipitare nel buio assoluto.

Sospirò, stremata, quando all’improvviso sentì un rumore di passi. Qualcuno doveva essersi alzato. Non ci fece caso fin quando non sentì i passi farsi sempre più vicini. Uno spuntino di mezzanotte?

Sorrise all’idea, e poi lo vide.

Lucius.

L’uomo la guardò come se fosse un fantasma. Hermione si sentì a disagio per qualche istante, poi si ricordò che in casa c’erano altre persone. Non poteva succedere niente di strano, era tutto ok.

«Pensavo di non aver fatto rumore,» disse lei guardandolo.

«Non dormivo,» fu la risposta che ricevette.

Perché non dormiva? Hermione non riuscì a non porsi quella domanda. Parte della sua insonnia era dovuta al fatto di dover dormire da sola, al non poter più godere del calore e della sicurezza che aveva provato quando erano soli.

Lo guardò, forse per la prima volta da quando erano arrivati lì, senza la paura di mostrare i suoi sentimenti. Osservò ogni suo movimento, la mano che stringeva il bicchiere, il modo in cui si versava l’acqua, i capelli sciolti sulle spalle.

Pensò che un’occasione simile non si sarebbe più presentata e non voleva sprecarla.

Poi si accorse che i minuti passavano e lui era ancora lì. Le dava la schiena, ma era immobile. Non era ancora tornato in camera – da sua moglie.

Forse…

E poi Lucius si mosse. Si voltò lentamente e la fissò negli occhi. Anche a qualche metro di distanza e con la sola luce di una candela, Hermione riusciva a vedere ogni singola sfumatura di ciò che agitava il suo sguardo. Avrebbe potuto guardarlo per ore.

Lo vide fare qualche passo verso di lei, senza fretta. Lucius le si sedette accanto sul divano, posò la testa sullo schienale e chiuse gli occhi. Solo in quel momento lasciò andare un lungo sospiro. Sembrava stanco.

«Stai bene?» gli chiese Hermione – erano così vicini che le loro gambe si toccavano.

«Non so come rispondere a questa domanda,» ammise lui. «Ne hai una di riserva?»

Lucius aprì gli occhi e voltò il capo verso di lei. Era impossibile negare che quella situazione, loro due soli con la luce di una candela, gli ricordava terribilmente le settimane vissute insieme.

Se si concentrava sul viso della ragazza poteva dimenticare di trovarsi in una casa con altre persone. Poteva dimenticarsi di sua moglie. Fingere che lei non stesse dormendo nella camera in fondo al corridoio.

«Resti un po’ qui con me?»

Eccola, la Hermione che aveva conosciuto. Quella che faceva domande scomode e diceva cose che lo mettevano in difficoltà.

«Va bene.»

Hermione sorrise con il cuore. Si fece più vicina e appoggiò il capo sulla sua spalla, era un gesto che le veniva così spontaneo… Poi posò una mano sulla sua gamba.

Lucius si irrigidì per un istante, ma si rilassò subito dopo. Non c’era nessuno lì con loro, potevano godersi qualche minuto di tranquillità. Decise di lasciarsi andare, prese la mano di Hermione nella sua e per puro istinto intrecciarono le dita in una stretta che parlava per loro.

Hermione sospirò. Era stanca. Non riusciva a dormire ed era sempre in tensione. Quando non pensava agli Horcrux pensava a Ron che la guardava in modo strano, quando non pensava a lui pensava a Lucius e quando pensava a Lucius usava tutta la sua forza di volontà per mantenere l’autocontrollo al massimo.

Tutto ciò era snervante, non aveva più energie, il che era un problema, perché in quei pochi giorni doveva mettersi in forze in vista del nuovo viaggio che l’attendeva. Chissà quando avrebbe potuto mangiare un vero pasto caldo e completo, o dormire in un letto morbido una notte intera?

«Mi manchi.»

Quelle parole lasciarono le sue labbra prima che potesse bloccarle.

«È lo stesso per me,» ammise Lucius, non senza fatica.

Era difficile tornare ad essere quello di prima dopo tutto quello che c’era stato tra loro.

«Sai, io… a volte penso a… sì, insomma, ci penso e so che è stato strano e probabilmente sbagliato. So che dovrei essere pentita, che dovrei considerarlo un errore o una debolezza…»

Lucius diede una piccola stretta alla sua mano.

«Hermione,» disse in un sussurro, «non è cambiato nulla da quando siamo andati via. Non sono pentito

Lei non sapeva se sorridere o se scoppiare a piangere. Il suo cuore era così caldo e pieno di speranza ed emozione che non riuscì a dire una sola parola. Alzò la testa per guardare il viso dell’uomo che aveva cambiato la sua vita quando aveva pensato di morire e sorrise.

Lucius ricambiò il sorriso. «Cerca di dormire ora.»

 

L’alba li trovò ancora insieme, ma Lucius si svegliò alle prime luci, come sempre ormai. Nessuno si alzava tanto presto, così decise di tornare in camera.

Stranamente quelle poche ore di sonno sul divano con Hermione erano state davvero utili: non si sentiva così riposato e sereno da mesi. Si alzò facendo attenzione a non svegliare la ragazza. La fece stendere più comoda e la coprì meglio con la coperta.

Si prese qualche istante di solitudine per osservarla. Scosse la testa, incredulo: la piccola Grifondoro era molto più di una coraggiosa so-tutto-io, molto più di una mente sveglia e brillante, molto più di un’amica fedele.

Hermione per lui era qualcosa che al momento aveva paura di identificare.

Lasciò la ragazza sola e percorse il piccolo corridoio per infilarsi di nuovo nel letto dove Narcissa dormiva serena, ignara di ciò che agitava l’animo di suo marito.

 

Poteva diventare un’abitudine. Una nuova cosa che era soltanto loro, un piccolo ritaglio di spazio e tempo dove potevano lasciarsi andare. Hermione non chiedeva altro, le sarebbe bastato stare vicino a lui, stringergli la mano, addormentarsi di nuovo insieme.

Lucius pensava la stessa cosa ma, a differenza della ragazza, aveva molta più paura ad ammetterlo. Lei era giovane e libera. Lui era sposato e aveva un figlio della sua stessa età. Come poteva ammettere, anche solo a se stesso, di stare bene con lei? Di sentirsi libero e sereno soltanto quando erano insieme?

L’idillio durò due notti.

Lucius si trovava in camera quella mattina, solo con i suoi pensieri, quando Narcissa entrò. La donna chiuse la porta alle sue spalle e mormorò un incantesimo silenziatore. Aveva una strana espressione in viso.

«Cosa succede?»

«Dimmelo tu.»

Quello non era un buon inizio.

«Cosa dovrei dirti?»

Narcissa lo fissò in silenzio per quelle che sembrarono ore prima di parlare di nuovo. «È successo qualcosa tra te ed Hermione Granger?»

Lucius impallidì, ma la sua espressione rimase invariata. «Non so di cosa stai parlando.»

«Lo sai benissimo invece,» rispose la donna, facendo qualche passo verso di lui. «Dimmi che sto sbagliando, che non è come penso, perché se non è così, Merlino mi aiuti ma non risponderò delle mie azioni.»

Lui la guardò come se la vedesse in quel momento per la prima volta. Di sicuro lei sapeva molto più di quanto stesse dicendo. Doveva avere qualche asso nella manica pronto da usare contro di lui.

«Narcissa… non so davvero-»

«Vi ho visti!» esclamò a quel punto lei, interrompendo l’ennesima bugia che non aveva intenzione di sentire. «L’altra notte, e stanotte. Vi ho visti, Lucius. Abbracciati sul divano a tenervi la mano e dirvi cose che…» scosse la testa.

Lucius si sentì smarrito per qualche istante, ma forse lei non aveva davvero capito quanto coinvolti fossero lui ed Hermione. Forse c’era ancora un modo per salvare il salvabile.

«Siamo stati da soli per settimane, Narcissa, è normale che il nostro rapporto sia cambiato. Non c’era nessuno con cui intrattenerci… certe cose avvicinano le persone, lo sai.»

Lei gli rifilò un’occhiata strana. «Credi di ingannarmi così facilmente? Non sono Hermione, non sono una ragazzina-»

«Non è una ragazzina, è una donna!» gridò a quel punto lui, incapace di controllare le proprie emozioni. Era stanco, stanco di tutto e di tutti.

Si allontanò da sua moglie, che lo seguì e lo fece girare tirandogli la manica della camicia. Lo spinse contro la parete, usando la forza forse per la prima volta in vita sua.

«Ed è diventata donna con te? Ci hai pensato tu?»

Lucius non rispose. Non c’era bisogno di parole, la sua espressione parlava da sé. Non riusciva a guardare sua moglie in viso e spostò lo sguardo altrove.

«Mio Dio, Lucius… che cosa hai fatto?» Narcissa lo guardò come se non lo riconoscesse. «Cosa hai fatto?»

Di nuovo, non ottenne risposta da lui. Lo afferrò con le spalle e lo scosse con violenza, come se volesse fargli del male ma non riuscisse a fargliene davvero.

«Non importa quanto sia intelligente o matura, non importa quante cose orribili abbia dovuto superare… è una ragazzina, che tu voglia ammetterlo o no! Una ragazzina appena maggiorenne… ha l’età di tuo figlio, te ne rendi conto?»

«Credi che non lo sappia? Che non ci abbia pensato?» Lucius tornò a guardare sua moglie e lei era certa di non riconoscere più in lui l’uomo a cui era stata accanto per quasi tutta la vita.

«Dovevi fermarti! Lei non sa quello che vuole, è in balia delle sue emozioni! Era appena stata torturata e tu eri l’unico punto fisso a cui aggrapparsi, era addirittura prevedibile

Lucius abbassò lo sguardo. Narcissa aveva ragione. Hermione era debole, provata fisicamente ed emotivamente. Aveva cercato in lui un appoggio e si era lasciata andare. Lui avrebbe dovuto impedire che oltrepassasse il confine… eppure, nonostante tutto, perché non riusciva a pensare che fosse sbagliato? Perché, dentro di lui, quello che era successo con Hermione non era un errore?

Osservò sua moglie passarsi le mani sul viso e tra i capelli con gesti nervosi. «Come l’hai capito?»

«C’era qualcosa di strano tra voi quando lei è stata male,» rispose, allontanandosi da lui. «Deve essere stato il modo in cui ti ha guardato, o in cui tu la stringevi. Non ne ero sicura, poi l’altra notte ho sentito che ti alzavi… e non tornavi. Sono venuta a cercarti e ti ho visto sul divano con lei.»

Lucius si diede mentalmente dello stupido. Come aveva potuto pensare, sperare, di poter avere di nuovo uno strappo di ciò che aveva avuto con Hermione nel bunker? Che nessuno se ne accorgesse?

«Questa cosa deve finire.»

«È già finita.»

«Per sempre, Lucius.»

 

Hermione aveva trascorso l’intera mattina in camera a leggere e guardare cartine geografiche; stava studiando tutti i possibili luoghi in cui accamparsi o spostarsi in caso di emergenza, posti dove nessuno sarebbe andato a cercare il trio.

Aveva sentito delle voci al piano di sotto, ma era stata così assorta nel suo compito da non aver prestato troppa attenzione.

«Hermione, sei ancora lì?»

Harry entrò in camera e le rivolse un sorriso bonario nel vedere che sì, lei era ancora lì con le cartine sparse sul letto e sulle gambe.

«Mi sono fatta prendere la mano,» rispose al sorriso e alzò le spalle. «Ho sentito un po’ di rumore giù, è successo qualcosa?»

«Ah, sì, forse non lo sai… c’è stato un cambio di programma, i Malfoy partono domani.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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