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Autore: Kim NaNa    27/05/2015    6 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Min-ho]
Isabel e Katrina sono due amiche e hanno un sogno: visitare la città di Seoul.
Dopo averlo a lungo sognato, dopo aver fantasticato per lunghissime ed interminabili ore, il destino ha giocato loro uno strano scherzo.
Inizia così la loro avventura, inizia così la storia che le porterà ad incontrare proprio Lui: LEE MIN HO.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Mie care lettrici, nonchè pazze fans di Lee Min Ho Oppa, eccomi tornata con questo nuovo capitolo che si è davvero fatto tanto attendere, ma che spero vivamente piaccia a ciascuna di voi. Gravidanza permettendo, cercherò di scrivere qualcosa ogni giorno in maniera da non impiegare un'eternità per un solo aggiornamento.
Non mi resta che augurarvi buona lettura, spero di ricevere i vostri commenti, positivi o negativi che siano.
Annyongh!

Nanà-sshì





Per amore o per lealtà

 

 

Accoccolati sulla spiaggia, con i piedi nudi sulla sabbia fredda, Isabel e Lee Min Ho bisbigliavano bocca contro bocca, senza riuscire a smettere di accarezzarsi.
«'Bel?» La voce di qualcuno li spinse a staccarsi l'uno dall'altra. Nella penombra della notte non riuscirono a vedere nessuno, né a capire chi stesse invocando, da lontano, il nome della ragazza.
«Isabel? Ma dove ti sei cacciata?» La voce si faceva sempre più insistente e vicina e fu solo in un breve istante che Isabel strinse con forza il braccio di Lee Min Ho.
«Weò? Guencianà?» Le chiese, toccandole una guancia.
Isabel annuì.
«È Victor...» Disse. «Devo proprio andare, Min Ho-sshì...» mormorò, abbassando gli occhi.
Il coreano si lasciò andare ad una smorfia stizzita.
«Perché? Io non voglio nascondermi! Anzi...» Si alzò in piedi, pulendosi i pantaloni con un gesto deciso. «Adesso vado da lui e lo affronto.»
Anche Isabel scattò in piedi a quelle parole.
«No, non farlo. Te ne prego. Lascia che sia io a parlargli.»
«Waé?» Insisté lui, cercando la sua mano.
«Victor è un bravo ragazzo... mi ha sempre trattato con dolcezza e rispetto...» Cominciò la ragazza.
Sul volto del giovane coreano comparve un'espressione di disappunto che Isabel cercò di cancellare con una carezza sul volto.
«Mianè...» Mormorò, cercando quegli occhi che aveva sognato a lungo.
Lee Min Ho sollevò piano lo sguardo, fissandola.
«Se ti sfiora con un dito... gli spacco quella faccia da cretino che si ritrova...» Disse, rubandole un ultimo bacio a fior di labbra.
Isabel non rispose.
«Min Ho-sshì... sono la sua ragazza...»
Il coreano si morse un labbro con rabbia.
«Solo perché sei troppo vigliacca per affrontare i sentimenti che nutri per me...»
Lei gli diede le spalle, cercando di nascondersi nella penombra della notte.
«Ho bisogno di tempo per risolvere la questione con Victor e per riordinare i miei pensieri e miei stessi sentimenti. Quando sarò pronta... tornerò da te.»
Si allontanò di alcuni passi piano, come se il cuore pesasse una tonnellata.
«...se tu non torni, io verrò a prenderti. Ovunque tu sia.»
La voce di Lee Min Ho la costrinse a voltarsi. Lui aveva sul viso quel sorriso beffardo che tanto adorava e le regalò quell'occhiolino complice che le faceva sempre tremare il cuore.
Lo vide allontanarsi, le spalle un po' curve, i passi lenti, ma decisi. Desiderava corrergli dietro e stringerlo per cancellare quell'immagine di lui deluso, ma non poteva farlo. Così Isabel lo lasciò andar via, vedendolo scomparire nella notte come un sogno sbiadito al risveglio.
«Ecco dov'eri finita!»
La voce di Victor la distolse da quel piccolo idillio scomparso come schiuma di mare.
«Ti ho cercata dappertutto.» Continuò l'americano. «Devi aver freddo...» sentenziò, sfilandosi il maglioncino bianco che aveva addosso e appoggiandoglielo sulle spalle.
«Va tutto bene?» Le chiese cercando i suoi occhi.
Isabel abbozzò subito un sorriso, stringendosi le braccia al petto.
«Uhm-uhm.» Mugugnò.
Victor abbassò la testa per guardarla meglio e le sollevò il viso.
«A me non sembra...» Aggiunse, accarezzandola.
Quel gesto istintivo le fece pizzicare gli occhi.
Come poteva farsi toccare da qualcun altro che non fosse Min Ho, nonostante il suo cuore fosse andato via con lui?
Si ritrasse da quel gesto e rise forzatamente.
«Sta' tranquillo, Vic... mi ero solo mezza addormentata in spiaggia e mi sono svegliata solo perché ho cominciato a sentir freddo...» Mentì.
Victor continuò ad osservarla in silenzio.
«Davvero... non devi preoccuparti. Sai che mi piace molto il rumore ed il profumo del mare... e poi adoro passeggiare a piedi nudi sulla sabbia fresca...» Aggiunse, riferendosi alle scarpe poggiate sul bagnasciuga.
Lui la guardò con quegli occhi verdi magnetici, le poggiò un braccio sulle spalle e le posò un baciò sui capelli che Isabel dovette accettare.
«Mi piaci anche per questo tuo essere un po' sfuggente e misteriosa...» Le sussurrò in un orecchio, prima di riportarla in albergo.
Tornati in hotel, Katrina era fuori dalla loro stanza che l'aspettava.«La lascio nelle tue mani Kat!» Disse Victor alla ragazza che scrutava a fondo l'espressione della sua taciturna amica.
«Ma dov'eri finita?» sdrammatizzò Katrina, trascinando Isabel al suo fianco. «Caschi dal sonno... ti si vede da lontano. Noi andiamo a dormire al caldo, Victor. Ci vediamo domattina.»
Una buonanotte fugace da entrambe prima di lasciare il ragazzo fuori dalla stanza.
Isabel non aprì bocca, Katrina continuava a fissarla.
In piedi, l'una di fronte all'altra, dietro quella porta che avevano chiuso in gran fretta.
«Non c'è bisogno che tu dica niente... Non stasera, intendo.» Iniziò Katrina, seria. «L'ho visto...» Isabel si morse un labbro.
«Lee Min Ho, dico... l'ho visto arrivare. E posso immaginare come ti senti, ma non puoi fare la stronza con Victor. Se sei innamorata di Min Ho chiudi questa storia con Victor e va' da lui.»
Katrina aveva parlato con il suo solito modo schietto e diretto, lasciando ad Isabel ben poco su cui tentennare.
«Hai ragione... sono una stronza.» Ammise, cominciando a camminare su e giù per la stanza.
«Ho accettato di trasferirmi qui a Busan per allontanarmi da Min Ho, ma non faccio che pensare a lui e averlo visto ha spazzato via tutti i muri che avevo alzato sperando di tenerlo lontano da me... Victor poi... comincia a voler di più dal nostro rapporto e io non posso darglielo... La verità è che ho paura, Kat... Ho paura dei miei sentimenti per Min Ho, ho paura di quel che potremmo diventare...»
Katrina si avvicinò all'amica, arrestando i suoi passi e posando i suoi occhi verdi in quelli color caffè di Isabel.
«La verità è che tu hai paura di soffrire. Sei talmente convinta di non appartenere al mondo di Lee Min Ho che preferisci soffocare i tuoi sentimenti, piuttosto che farti restituire il cuore a pezzi... ma più cerchi di dimenticarlo, più senti la sua mancanza... più versi lacrime, più ti auguri che lui sia felice. Questa vigliaccheria non ti porterà da nessuna parte e sia Victor che Lee Min Ho ne soffriranno in qualche modo, quindi devi farti coraggio e dire addio a qualcuno di loro.»
La schietta ed onesta Katrina sapeva sempre come arrivare al cuore della sua cara amica che per tutta risposta la strinse in un forte abbraccio.
«Hai sempre ragione tu, Onnie... cerco di farmi bastare il suo pensiero ed anche se cerco di nasconderlo, lui è diventato una parte del mio cuore...»
Katrina ricambiò quell'abbraccio quasi disperato: «Ogni tanto bisogna essere egoisti e seguire il proprio cuore, tutti hanno bisogno di fare le cose che amano...»
Una simpatica vocina interruppe l'abbraccio segnalando l'arrivo di ben due messaggi sul cellulare di Isabel.

 

Cerca di riposare bene, 'Bel... e non ammalarti, per favore. Il mio cuore ne soffrirebbe troppo. ;-)
V.

 

 

Domani sera, ore 22, fuori dallo Sharky's Bar and Grill.(*)
Vietato rifiutare.
Annyonghi Jumuseyo! (*')

Min Ho

 


«Che ti dicevo? Sei nei pasticci, Neechan...» Esclamò subito Katrina, ticchettando nervosamente il piede sulla moquette.
«E adesso? Che faccio, Onnie?» Isabel guardò l'amica con apprensione.
Katrina si arruffò i capelli con entrambe le mani.
«Accidenti a te! Non mi piacciono queste cose, ma non posso far altro che aiutarti... Domani troveremo una scusa plausibile per non uscire con Victor e ti accompagnerò da Min Ho. Ma adesso andiamocene a letto, per favore. Sei pallida ed infreddolita, ti ricordo che siamo in autunno e startene in riva al mare di questi tempi può farti venire un malanno! Benedetta ragazza...» Prese una coperta dall'armadio a muro nell'ingresso e lo avvolse intorno alle spalle dell'amica.
Una volta a letto si strinsero entrambe nella trapunta e si fissarono.
«Cerca di dormire, Neechan.»
«Anche tu, Onnie.»
Le mani strette una nell'altra, i cuori in tumulto, i pensieri a raccolta.

 

La sveglia del mattino seguente le colse impreparate.
Assonnate, sbadigliarono, distendendo braccia e gambe.
«Che nottataccia!» Esordì Katrina, azionando la macchina del caffè.
«Non dirlo a me! Ho avuto incubi per tutta la notte.» Rispose Isabel, legando i neri capelli con un elastico e sedendosi al tavolo.
Katrina portò due tazze di latte e caffè fumanti e una cesta di croissant.
«Oggi tu sei malata.» Sentenziò, sedendosi di fronte ad Isabel.
«Io? Ma che dici! Sto benissimo.» Esclamò la ragazza, guardando Katrina con aria interrogativa.
L'amica scosse il capo.
«No, no. Oggi tu sei molto malata, un brutto raffreddore con tanto di febbre! Che peccato... sarai costretta a restartene in questa camera per tutto il tempo.» Sorrise, strizzandole l'occhio e solo allora Isabel comprese.
«Ma questo non terrà Victor lontano da noi...»
Katrina allargò le tende, lasciando entrare la luce di un timido sole.
«Questo no, ma possiamo farlo andar via molto presto. Gli ammalati hanno bisogno di riposare.»
Risero, scambiandosi il cinque.
Avere l'appoggio di Katrina era per Isabel un appiglio fondamentale e nonostante mentire non fosse il loro forte, riuscirono nell'intento. La giornata trascorse come prevista e intorno alle 20,30 Isabel cominciò a fingersi stanca. Victor aveva una sfilza di medicinali da banco e si mostrò più preoccupato di quanto le ragazze avessero immaginato.
«Non preoccuparti, Vic... vedrai che con queste medicine e una bella dormita domani mi sentirò sicuramente meglio...» Disse Isabel, dal letto.
«E poi non scordarti che ci sono io a prendermi cura di lei.» Aggiunse Katrina, prima di augurare la buonanotte al giovane insieme ad Isabel.
Chiuse la porta alle sue spalle e sospirò, proprio mentre l'amica balzò fuori dal letto.
«Fa' piano!» Bisbigliò la ragazza, facendo cenno alla porta appena chiusa.
«Ma dobbiamo prepararci!» spiegò Isabel sottovoce, puntando le dita sui pigiami che indossavano.
Katrina si portò entrambe le mani sulla bocca per soffocare una risata, un attimo dopo erano chiuse in bagno a mormorare come due bambine in preda all'euforia.

Alle 21.10 erano fuori dall'albergo: i capelli nascosti sotto cappelli di lana e il viso coperto da grandi sciarpe scure.
«Mi sembra di essere una delle 2Ne1 che cerca di nascondersi dai paparazzi...» Ridacchiò Katrina, fermando un taxi con un gesto della mano.
«Sandara Park e CL in missione segreta!» Continuò Isabel, ridendo a sua volta.
«Tsè... guarda tu cosa mi ritrovo a fare pur di non farti mai mancare il mio appoggio...» Si ritrovò a dire la ragazza dagli occhi verdi, scuotendo il capo.
Isabel sorrise e l'abbracciò: «Sei la miglior Onnie del pianeta!»
Katrina ricambiò l'abbraccio, replicando: «Diresti qualunque cosa pur di vedere Lee Min Ho!»
Risero insieme, nonostante sapessero quanta ansia e agitazione stessero celando dietro tutti quei sorrisi.
Arrivarono a destinazione con quindici minuti di anticipo e con i cuori in subbuglio.
«E adesso che facciamo? Lui non è ancora arrivato!» Chiese Isabel, guardandosi intorno.
«Le ragazze non arrivano mai puntuali agli appuntamenti, quindi... lo vedi quel ristorantino lì? Quello con i teloni di plastica rossa? Ecco... noi ce ne staremo tranquille lì a mangiare del delizioso Kimbap che tanto ci piace e non fare quella faccia... ho delle gomme da masticare in bocca!»
Katrina sapeva come allentare la tensione della sua amica, fu così che tra una risata e un gustosissimo boccone, videro Lee Min Ho scendere da un suv nero.
«É arrivato!» Esclamò Isabel, portando una mano sul petto nel tentativo di calmare i battiti del suo cuore.
«Puntuale come sempre, il nostro principe...» Puntualizzò Katrina. «Ma aspetta qui altri cinque minuti... Meglio farlo attendere un po'!»

Alle 22.10 Katrina spinse Isabel fuori dal locale.
«Okey, io prendo un taxi e torno in albergo. Di' a Min Ho di lasciarti all'ingresso laterale dell'hotel e scrivimi un sms prima di arrivare. Sarò là ad aspettarti.»
Un abbraccio pieno d'affetto, uno sguardo complice ed un sorriso.
«Fighting, Neechan!» Le bisbigliò stringendo un pugno.
«Kumawo, Onnie!» Rispose Isabel, mentre si dirigeva, a passi incerti, verso le spalle di quel ragazzo che, con un cappello con una grande visiera solcato sul capo, si guardava intorno.
«Annyongh!» Gli disse Isabel, una volta dietro di lui.
Lee Min Ho si girò di scatto, fissandola.
«Ciugullè?» (*'') esordì.
Isabel non comprese. «Waè?»
Min Ho portò l'orologio da polso all'altezza del viso della ragazza.
«Sono più di dieci minuti che ti aspetto! Temevo non arrivassi!»
Isabel rise, lasciando andare un po' di quella tensione accumulata e portandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Lui la guardò attonito, facendo una smorfia.
«È così divertente, eh?» Domandò, prima di coprire la ristretta distanza e di avvolgerla in un abbraccio.
Isabel si lasciò andare contro il suo petto e strinse le estremità del suo cappotto.
«Bogoshipoyo.» (**)Disse lui, sfiorandole i capelli con un bacio.
«Ma se ci siamo visti ieri sera...» Ironizzò Isabel, sistemando la sua testa vicino al cuore del giovane coreano.
«Bogoshipoyo.» Ripeté lui. «Vieni con me.» Le disse, intrecciando la mano in quella di lei.
Mentre passeggiava al suo fianco Isabel si rese conto di quanto fosse facile stare in pace con il mondo, avvolti dall'aria autunnale e carica di umidità. Strinse un po' di più la mano di Lee Min Ho, quasi per accertarsi del reale contatto e lo guardò di sfuggita. Era bello anche nella penombra di quel cielo ormai diventato un'enorme cupola nera, striato di un velo di nebbia.
«Non si vedono neanche le stelle stasera...» Cercò di stemperare l'emozione, alzando gli occhi al cielo.
Anche lui alzò la testa verso il cielo, mostrando il suo collo perfetto, prima leggermente avvolto da una sciarpa grigia, puntando distrattamente lo sguardo da qualche parte dell'universo.
«A che servono le stelle, se c'è la luna?» Disse improvvisamente, guardandola e facendola arrossire. «Conosco un posto dove i venti soffiano in maniera strana, tanto da non far creare mai nebbia o umidità. Sali in macchina, ti ci porto.»
«Quale macchina?» Domandò Isabel.
Lee Min Ho gli indicò lo stesso Suv dal quale lo aveva visto scendere, parcheggiato in un'area poco illuminata.
Pochi minuti di strada, pochi minuti di silenzio, pochi minuti di curiosità. Insomma, pochi minuti di ansia ed arrivarono, ma dove arrivarono non era ancora chiaro ad Isabel.
«Cos'è quella faccia, non ti fidi di me?» domandò, guardandomi scendere dall'auto titubante.
«Dove mi hai portata?»
«Dietro quella siepe c'è un'ampia distesa d'erba, un prato sotto le stelle. Tranquilla, non mordo mica!» rispose, facendole l'occhiolino.
Così, le prese la mano e l'aiutò a raggiungere quel piccolo prato incantato.
«Omo!» esclamò, guardando in alto.
«Questo posto fa sempre un certo effetto.» Disse Min Ho, stendendosi in terra, dove aveva appoggiato una grande coperta.
Isabel non aggiunse altro e lui la tirò giù, facendola sdraiare accanto a sé e stringendola al suo petto.
Il calore del suo corpo, il luccichio di quei puntini luminosi in cielo, il continuo palpitare del suo cuore, quasi coordinato a quello del coreano; fu percependo tutti quei piccoli particolari che Isabel si lasciò completamente andare. Era dove avrebbe voluto essere, tutto il resto non contava.
Chiacchierarono a lungo, accoccolati l'uno all'altro, stretti in una complicità che li faceva sentire al sicuro e indistruttibili.
Fu così che Isabel si lasciò cogliere dal sonno, cullata dalla voce calma e rassicurante di Min Ho e dai battiti accelerati del suo cuore.
Era nel posto più sicuro, nulla avrebbe potuto farle del male.

Freddo, una pungente sensazione di freddo la travolse, mentre ancora teneva gli occhi chiusi.
«'Bel? 'Bel svegliati, ci sta piovendo addosso!» esclamò lui, scuotendo Isabel e cercando al tempo stesso di farle da scudo.
Isabel aprì gli occhi di scatto. Lee Min Ho la stava riparando dalla pioggia battente che cadeva senza sosta.
Iniziarono a correre, fra le pungenti frecce di pioggia che si scagliavano contro di loro, fino a raggiungere l'auto, entrambi col fiatone.
«Guarda in che stato siamo!» Esclamò Isabel, guardando i loro vestiti gocciolanti.
La ragazza cercò di coprirsi più che poté, conscia di indossare sotto il cappottino, una camicetta bianca che, bagnata, dava poco spazio all'immaginazione.
«Prendi questo!» Lee Min Ho aveva preso, dal sedile posteriore, un grosso borsone nero e ne aveva tirato fuori un asciugamano.
«È pulito.» Sottolineò, strofinando i capelli fradici di lei. «Essendo sempre in viaggio, ho sempre una borsa pronta in macchina.» Proseguì, continuando a frizionarle l'asciugamano sulla testa.
«Dovresti asciugarti anche tu...» Replicò Isabel, fermando i suoi gesti e indicando i suoi capelli e i suoi abiti bagnati. Gli passò l'asciugamano, ma lui glielo rimise sui capelli. Poi accese il riscaldamento dell'auto e tirò fuori un altro asciugamano.
Poco dopo si guardò intorno. La visuale era davvero scarsa e la pioggia non accennava a diminuire.
«Credo sia meglio aspettare che la pioggia accenni a diminuire.»
Isabel tentennò. Era in macchina, sola con Lee Min Ho, con i vestiti fradici.
«Ehm... forse non è il caso... non credo che...» Farfugliò.
Lui le sorrise, toccandole la punta del naso.
«Manda un messaggio a Katrina. Dille che aspetteremo che la visuale sia più nitida e ti riporto da lei sana e salva.» Lee Min Ho avvertì la tensione della ragazza e cercò di rassicurarla.
Grazie agli asciugamani e al calore della macchina, venti minuti più tardi erano entrambi asciutti e al caldo.
Lee Min Ho la guardava con intensità ed il cuore di Isabel cominciò a battere senza freni.
Le accarezzò piano una guancia, scendendo lento sul collo.
«Sei bellissima anche con le gote rosse ed i capelli arruffati.» Le disse ad un centimetro dal suo viso.
Il respiro di Isabel si fece corto ed i battiti irregolari. Cercò istintivamente di sistemarsi i capelli, ma lui imprigionò la mano di lei nella sua e si fece più vicino. Il suo sguardo scese su quella camicetta che aveva visto, di sottecchi, bagnata, indugiò un attimo prima di tornare a guardarla negli occhi. I loro respiri si confondevano, le loro bocche troppo vicine. Fu così che le labbra presuntuose ed accattivanti di Min Ho si impossessarono di quelle di lei.
Dolce, passionale, liberatorio, magico, folle; non era ancora stato inventato un aggettivo capace di raggruppare assieme il significato e l'intensità di quel bacio.
Lui si scostò appena e ad Isabel mancò il respiro, così lo guardò e fu lei a riprendere la bocca di Min Ho.
Lui ne fu sorpreso e compiaciuto al punto da spingersi totalmente su di lei. Le mani si insinuarono sotto il cappotto di lei che, al contatto con quella mano calda, si irrigidì un poco, senza però staccarsi dalle sue labbra. Le mani di Lee Min Ho risalirono sul collo, per poi scendere ad accarezzarle i fianchi. Si liberarono dei cappotti, le bocche incollate, le mani impazienti, i cuori tremanti.
Con un gesto deciso lui si liberò anche della polo che indossava e Isabel fissò quel petto nudo che aveva guardato solo e sempre nei drama e, quasi con circospezione, appoggiò le sue mani su di lui, accarezzandolo con estrema dolcezza, lentamente attenta a non perdersi neanche un attimo di quel momento. Lui le baciò l'incavo del collo e, con foga, scese fino ad incontrare il merletto del suo reggiseno.
Isabel trasalì, staccandosi da lui e guardandolo incerta con i suoi grandi occhi caffè.
Il respiro affannato di Min Ho le solleticava dolcemente il naso, mentre lui si impossessò nuovamente di quella bocca scarlatta.
Un bacio travolgente che fece scattare dei campanelli in Isabel che, poggiando entrambe le mani petto nudo di lui, pensò stessero correndo troppo.
Lee Min Ho la guardò e la vide abbassare gli occhi.
«Min Ho-sshì... forse stiamo correndo troppo... forse non dovremmo...»
Lui le prese una mano che aveva poggiato sul suo petto, la baciò, per poi baciarle bocca, piano.
«Danshinel uonheyo!» (**') Le disse, mordendole il labbro inferiore. «Dangsin-eun jeongmal areumdawoyo.» (**'') Ancora un altro bacio, passionale, ma dolce.
Isabel aveva il cuore in tumulto, stava andando tutto troppo veloce.
«Mianè, Oppa...» Disse in un impeto di coraggio, staccandosi da lui e voltando il capo dall'altra parte. «Non sono ancora pronta per questo...»
Lui cercò i suoi occhi.
«Ridillo.»
«Non sono...»
«Anyò... come mi hai chiamato?»
«Oppa...» Ripeté lei, improvvisamente consapevole.
Un grande sorriso si dipinse sulle labbra di Lee Min Ho che, con un semplice gesto, si era infilato la maglietta e aveva fatto ripartire l'auto.
«Gioha!» (***) Esclamò a gran voce. «Ora sono il tuo Oppa... tienilo bene a mente!»
Accompagnò Isabel in albergo, facendo esattamente ciò che lei le chiese. Katrina era lì fuori ad aspettarla come promesso, così, prima di lasciarla andare la tirò per un braccio, rubandole un ultimo bacio. Le trattenne il fiato e tornò a respirare solo quando lui la lasciò andare.
«Annyonghi Jumuseyo!»
«Anche a te...» rispose Isabel, scendendo dalla macchina e chiudendo lo sportello.
Lee Min Ho parve ricordarsi ancora una cosa e si avvicinò al finestrino chiamandola.
Isabel si posò un dito sulle labbra, indicando al ragazzo di abbassare la voce e si avvicinò per sentire ciò che aveva da dirle.
«Dandsin-eun nae!» (***')
Isabel arrossì senza dire una parola, mentre lui riaccendeva il motore dell'auto e spariva nel nero di quella notte che aveva stravolto l'animo della giovane spagnola.


 

 

 

Note:

  • Sharky's Pub and Grill: pub/ristorante situato sulla spiaggia Haeundae della città di Busan.

  • Annyonghi Jumuseyo: buonanotte

  • Ciugullè: vuoi morire.

  • Bogoshipoyo: mi sei mancata.

  • Danshinel uonheyo: ti voglio.

  • Dangsin-eun jeongmal areumdawoyo: sei così bella.

  • Giohà: mi piace.

  • Dandsin-eun nae: tu sei mia.

 

 

 

 

   
 
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