Di recente mi sono innamorata di Draco Malfoy. Adoro questo personaggio.. e ho scritto questa ff, ambientata in un momento qualsiasi del sesto libro. Buona lettura.
Il
silenzio della biblioteca era troppo
pesante e innaturale per chiunque.
Ma non per lei, che seduta su un grosso
volume, leggeva senza sosta. Meglio il silenzio totale che anche
solo un briciolo di rumore. Lei la pensava così.
Dall'altro lato della stanza, apparve
una figura. Bello, slanciato, affascinante. Una ragazza si
girò
a guardarlo con occhi dolci, ma lui non la calcolò. Si
guardò
attorno, quando vide Hermione Granger, seduta a un tavolo con accanto
una sedia vuota. Sedersi vicino alla mezzosangue e romperle I
coglioni gli sembrava una prospettiva molto più attraente
che
studiare Trasfigurazione, quindi si avvicinò diretto,
spostò
la sedia facendo più rumore possibile, e le si sedette
accantò. Lei si voltò di scatto, e lo
fissò con
un occhiata cattiva.
Draco Malfoy ricambiò sorridendo
strafottente.
“Disturbo?”
“Si”, mormorò lei acida, e
distolse in fretta lo sguardo.
Lui scoppiò a ridere e si chinò
sopra il libro che la ragazza stava leggendo.
“Ma tu non sei normale.. Che senso ha
leggere una cosa che probabilmente non ci sarà mai nel
programma?”.
“Si chiama cultura”.
“Se vabbè.. Granger, datti una
svegliata”.
“Malfoy che cazzo vuoi? Sei tu che ti
sei messo qui. Se ti da fastidio che leggo, vattene pure”.
“Io non me ne vado. Non posso
sedermi
in altri posti”.
"Perchè non puoi?”, mormorò
lei perplessa.
“La vedi quella ragazza la? Bene, a
lei non posso andare vicino perchè due mesi fa me la sono
fatta, e dopo l'ho mollata.. E sai, non è stata tanto
contenta. Stessa cosa vale per le due laggiù in fondo, e per
quanto riguardo il moro appoggiato al muro, credo che se mi
avvicinassi mi spaccherebbe la faccia. Ecco tutto. Sei l'unica a cui
posso stare vicino”.
“Perchè ti spaccherebbe la
faccia?”.
“La sua tipa mi ha dato una mano
un po' di tempo fa. Quando l'ha scoperto, beh.. si è un po'
incazzato”.
Hermione scosse la testa, e tornò
a concentrasi sul libro. Dopo alcuni minuto lo guardò. Lui
si
stava fissando le mani, e sembrava perso nei suoi pensieri.
“Malfoy... posso chiederti una
cosa?”.
"Vai mezzosangue, chiedi”.
“Se tu ti chiamassi.. Draco.. Draco
Matthews,
per esempio, e non Draco Malfoy, saresti lo stesso così
arrogante, presuntuoso e stronzo come lo sei ora?”.
“Che cazzo di domanda è?”.
“Tu rispondi”.
“Non capisco dove vuoi arrivare”.
“Si che lo capisci”.
“Granger spiegati, se no non ti
rispondo”.
“Sai benissimo cosa voglio dire”.
“No invece”
“Ho capito, non vuoi rispondere. Fa
niente”.
“Esatto. Adesso stai zitta”.
Draco si girò, tirò fuori
la borsa e prese un libro a caso. Lo aprì senza nemmeno
guardare che pagina era, e finse di leggere. Non sapeva nemmeno che
materia era, se doveva essere sincero.
Dopo alcuni minuti di quel silenzio
troppo pesante e innaturale che sovrastava la biblioteca, lei si
girò. Era concentrato – o almeno, fingeva di
esserlo -, gli
occhi ridotti a fessure, le mani rigide, la mascella tesa.
“Draco...”.
Lui la fissò con occhi di
ghiaccio.
Draco.
Non l'aveva mai chiamato così.
Lui non era Draco. Lui era Malfoy. Come
suo – si sforzò di pensare quella parola
– padre.
“Cosa vuoi ancora?”.
“Io so che se tu ti chiamassi
Matthews non saresti così”.
“Non sarei come?”.
“Perchè fai finta di non
capire? Un Draco Matthews non sarebbe cattivo, non tratterebbe come
oggetti le ragazze, non si comporterebbe male con tutti, non sarebbe
superiore”.
“Io però sono Malfoy. Non
Matthews”.
“Vorrei tanto che non lo fossi”.
“Non posso non esserlo. Mi chiamo
così, e sono così”.
“No, tu non sei così, tu devi
essere così. Sei così per il titolo che
porti.”
“No. Non è come pensi tu”.
“Secondo te non vedo la sofferenza
nei tuoi occhi?”.
Lui abbassò lo sguardo, quasi
avesse paura di mostrarsi.
“Draco”, continuò lei con la
voce tremate “perchè non puoi essere te stesso e
basta?
Perchè non provi, anche solo per un attimo, a dimenticare il
tuo cognome?”.
“E fare finta di essere Draco
Matthews invece che Draco Malfoy?”.
“Esatto. Solo per tre minuti, solo
con me”.
“Tu sei pazza”, disse con tono
freddo e si voltò, tornando a far finta di leggere.
Anche lei si voltò, è si
chinò nuovamente sul libro, concentrandosi su un passaggio
piuttosto complicato. Non riusciva a capire il significato di una
frase.
Se l'incantesimo risulta esatto, il suo
manufatto è l'opposto di ciò che accade al
sortilegio
per essere bloccato.
Non ne capiva il senso. Cercò di
concentrarsi. Il suo
manufatto è l'opposto di ciò che
accade al sortilegio per essere bloccato. Cosa vuol
dire?
Poi chinò
il viso e lesse I tre contro incantesimi scritti sotto la
spiegazione.
Ma la tutta la concentrazione che aveva raccolto andò
in frantumi, quando un sospiro freddo, - ghiacciato -, e
buono,
tremendamente buono, gli solleticò la guancia destra,
facendola sussultare.
Draco era a due centimentri dal suo
viso, e la fissava con occhi impenetrabili.
“Se fingessi di essere Matthews per
tre minuti.. a te cosa ne verrebbe in tasca?”
“Nie-niente.. però, mi
piacerebbe conoscerti. Conoscere Draco, e non Draco Malfoy”.
Hermione cercò di calmarsi. Il suo fiato le aveva mosso
qualcosa nella pancia, facendo accellerare il suo battito.
“Ok Granger. Facciamo questa cosa,
così sei contenta. Hai detto tre minuti. Tre minuti
soltanto”.
“Ok Draco”. Poi si concentrò
sull'orologio che portava al polso, e annuì. I tre minuti
erano iniziati.
Lui la guardò con quella punta
di divertimento tipica di Draco Malfoy.
Lei sussurrò fredda:
“Ho detto Matthews. Smettila di
essere ciò che sei. Draco, piantala di fare l'arrogante. Sii
quello che vuoi essere. Qui non c'è tuo padre a dirti
cos...”.
Si accorse un secondo di troppo di cosa aveva detto. Scosse la testa:
“Scusa Draco, scusa. Non volevo, perdonomi io non so cosa mi
sia
pres..”.
“Hermione”, e si sforzò di
chiamarla per nome, “Hai detto che sono Matthews. E Matthews
tollera parlare di suo padre”.
Lei lo guardò tremante. “Allora
parlamene”.
“Sai, è una grossa fatica fare
quello che sto facendo. Avevi ragione quando hai detto che sono
quello che sono, solo per colpa del mio cognome. E' vero. Ma... come
posso essere altrimenti? Mio padre ha il potere totale su di me, e
non mi posso sottrarre a questo. Non riesco a essere me stesso. Se
fossi me stesso, probabilmente tu, Potter e Wesl.. Scusa, Harry e Ron
sarebbero miei amici. Non tratterei le ragazze come usa e getta. Non
sarei superiore a nessuno. E forse.. tu mi potresti anche...”.
Hermione trattenne il fiato fissandolo.
Lui si morse il labbro, e tremò, guardandola con un
espressione di dolore allo stato puro. Le carezzò la
guancia,
e poi si allontanò subito, riprendendo il discorso, ma
deviando l'argomento su cui era finito.
“Lui vuole che io sia.. come.. come..
Vorrebbe che diventassi la copia di ciò che è
lui.. Un
altro Lucius Malfoy. Io invece vorrei solo essere Draco e basta. E
magari chiamarmi Matthews” aggiunse con una risata triste,
“So la
fine che farò.. Mangiamorte, al servizio di Tu-Sai-Chi,
schiavo del potere e dei soldi come quell'uomo che biologicamente
è
mio padre.. e tu non sai quanto mi costa essere ciò che
sono..
tu, tu e tutti voi pensate che Draco Malfoy sia solo un ragazzino
viziato e arrogante.. ma non sapete l'orrore che vivo tutti i giorni
che passo a casa mia, non avete idea di cosa siamo costretti a
passare io e mia madre, non potete capire cosa significhi piangere in
un cuscino, con i singhiozzi soffocati, perchè se no le
persone che chiami “amici”, ridono di te.. Voi non
potreste
nemmeno immaginare...” e poi la voce gli si
spezzò, mentre
serrava i pugni, fino a farli diventare bianchi.
“Draco.. Draco, io non.. non avrei
mai immaginato tutto questo.. ti chiedo scusa”, e
soffocò un
singhiozzo.
“No.. non scusarti.. E.. Sappi che mi
dispiace.. Per tutto quello che ho fatto a te, e a Harry e Ron.. Io
devo essere così... Non posso fare altrimenti..”,
e poi,
gemendo, si portò il volto tra le mani, nascondendo quel
dolore che per troppo tempo aveva represso. Le dita erano lunghe e
pallide e Hermione, trovando un coraggio che non aveva mai sentito
prima, ne afferrò due, e gliele abbassò
portandogli la
mano sulla sua gamba, in modo da scoprirgli l'occhio destro. Erano
fredde, innaturalmente ghiacciate, ma lei non vi badò, e
gliele strinse. Lui rimase ancora per qualche istante in quella
posizione, poi si voltò e la fissò.
“Scusa, se mi sto comportando così,
mi rendo conto di essere un bambino.. Ma è un inferno.. E
non
c'è la faccio più..”.
Hermione lo guardò. “Draco, tu
non sei un bambino. Anche a un Malfoy è concesso piangere e
soffrire. Sei un essere umano.. nessuno può privarti delle
tue
emozioni”.
“Lui l'ha fatto”.
“E perchè non reagisci? Perchè
lasci che ti rovini la vita?”
“Che posso fare? Io.. io ormai sono
questo. È troppo tardi per essere Matthews. Sono Malfoy e
basta. Non sono nemmeno più Draco. Mia mamma mi chiama
Draco.
E ora tu. Ma tanto tra quindici secondi I tre minuti finiranno, e io
tornerò a essere ciò che devo essere, e
finirà
tutto lì. È la mia vita. Però.. grazie
per
questi tre minuti. È bello sapere che si può
essere,
anche se solo per 180 secondi, una persona normale”.
“Tu sei una persona normale”.
“No. Sono Draco
Malfoy”.
E entrambi si voltarono verso
l'orologio. Erano passati I tre minuti.
Lui sbattè le palpebre. Tolse la
mano da quella di Hermione e la fissò. E di nuovo quella
nota
cattiva negli occhi.
“Grazie Grager”.
Lei lo fissò e sorrise, come
avrebbe sorriso a un amico di vecchia data.
“Prego.. E.. Draco..”. Abbassò
lo sguardo.
“Dimmi”. E la fissò con quegli occhi
ghiacciati.
“Mi.. Mi ha fatto piacere parlare con
te..”. Non era quello che avrebbe voluto dire, ma.. tanto non
ne
avrebbe mai avuto il coraggio.
Lui annuì impercettibilmente e
si alzò.
“Vado mezzosangue. Ci si vede”. E
con un cenno del mento se ne andò, tra lo sguardo assassino
del moro che era stato tradito dalla ragazza per colpa sua, e lo
sguardo sognante della Tassorosso che lo aveva guardato quando era
entrato. Hermione chiuse il libro, e si alzò.
Camminò
fino alla Sala Comune, posò la borsa, e andò a
cena.
Si sedette tra Ron e Harry, che stavano
già mangiando. Passò la cena in silenzio totale,
poi,
accompagnata dai due amici, uscì dalla Sala Grande. Non
aveva
rivolto una sola occhiata al tavolo dei Serpeverde.
“Hermione.. Cosa hai fatto tutto quel
tempo in biblioteca, oggi?”.
“Studiato”. Bugia. “E ho
conosciuto uno..”.
Ron la guardò subito.
“Chi?”.
“Un certo Matthews...”.
“Ah.. non lo conosco.. E com'è?”.
“Simpatico.. e dolce, tanto dolce”.
Hermione sorrise.
Dietro di loro, un ragazzo biondo platino aveva sentito tutto. Lo sguardo freddo, glaciale. Gli occhi seri e tristi.
E l'ombra di un sorriso.
Un piccola, minuscola e innocua recensione non ha mai uccisono nessuno. xD