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Autore: Helena89    05/01/2009    15 recensioni
Draco era a due centimentri dal suo viso, e la fissava con occhi impenetrabili. “Se fingessi di essere Matthews per tre minuti.. a te cosa ne verrebbe in tasca?” “Nie-niente.. però, mi piacerebbe conoscerti. Conoscere Draco, e non Draco Malfoy”. Hermione cercò di calmarsi. Il suo fiato le aveva mosso qualcosa nella pancia, facendo accellerare il suo battito. “Ok Granger. Facciamo questa cosa, così sei contenta. Hai detto tre minuti. Tre minuti soltanto”.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di recente mi sono innamorata di Draco Malfoy.                                                                                                                                                                                     Adoro questo personaggio.. e ho scritto questa ff, ambientata in un momento qualsiasi del sesto libro. Buona lettura.

Il silenzio della biblioteca era troppo pesante e innaturale per chiunque.
Ma non per lei, che seduta su un grosso volume, leggeva senza sosta. Meglio il silenzio totale che anche solo un briciolo di rumore. Lei la pensava così.
Dall'altro lato della stanza, apparve una figura. Bello, slanciato, affascinante. Una ragazza si girò a guardarlo con occhi dolci, ma lui non la calcolò. Si guardò attorno, quando vide Hermione Granger, seduta a un tavolo con accanto una sedia vuota. Sedersi vicino alla mezzosangue e romperle I coglioni gli sembrava una prospettiva molto più attraente che studiare Trasfigurazione, quindi si avvicinò diretto, spostò la sedia facendo più rumore possibile, e le si sedette accantò. Lei si voltò di scatto, e lo fissò con un occhiata cattiva.
Draco Malfoy ricambiò sorridendo strafottente.
“Disturbo?”
“Si”, mormorò lei acida, e distolse in fretta lo sguardo.
Lui scoppiò a ridere e si chinò sopra il libro che la ragazza stava leggendo.
“Ma tu non sei normale.. Che senso ha leggere una cosa che probabilmente non ci sarà mai nel programma?”.
“Si chiama cultura”.
“Se vabbè.. Granger, datti una svegliata”.
“Malfoy che cazzo vuoi? Sei tu che ti sei messo qui. Se ti da fastidio che leggo, vattene pure”.
“Io non me ne vado. Non posso sedermi in altri posti”.
"Perchè non puoi?”, mormorò lei perplessa.
“La vedi quella ragazza la? Bene, a lei non posso andare vicino perchè due mesi fa me la sono fatta, e dopo l'ho mollata.. E sai, non è stata tanto contenta. Stessa cosa vale per le due laggiù in fondo, e per quanto riguardo il moro appoggiato al muro, credo che se mi avvicinassi mi spaccherebbe la faccia. Ecco tutto. Sei l'unica a cui posso stare vicino”.
“Perchè ti spaccherebbe la faccia?”.
“La sua tipa mi ha dato una mano un po' di tempo fa. Quando l'ha scoperto, beh.. si è un po' incazzato”.
Hermione scosse la testa, e tornò a concentrasi sul libro. Dopo alcuni minuto lo guardò. Lui si stava fissando le mani, e sembrava perso nei suoi pensieri.
“Malfoy... posso chiederti una cosa?”.
"Vai mezzosangue, chiedi”.
“Se tu ti chiamassi.. Draco.. Draco Matthews, per esempio, e non Draco Malfoy, saresti lo stesso così arrogante, presuntuoso e stronzo come lo sei ora?”.
“Che cazzo di domanda è?”.
“Tu rispondi”.
“Non capisco dove vuoi arrivare”.
“Si che lo capisci”.
“Granger spiegati, se no non ti rispondo”.
“Sai benissimo cosa voglio dire”.
“No invece”
“Ho capito, non vuoi rispondere. Fa niente”.
“Esatto. Adesso stai zitta”.
Draco si girò, tirò fuori la borsa e prese un libro a caso. Lo aprì senza nemmeno guardare che pagina era, e finse di leggere. Non sapeva nemmeno che materia era, se doveva essere sincero.
Dopo alcuni minuti di quel silenzio troppo pesante e innaturale che sovrastava la biblioteca, lei si girò. Era concentrato – o almeno, fingeva di esserlo -, gli occhi ridotti a fessure, le mani rigide, la mascella tesa.
“Draco...”.
Lui la fissò con occhi di ghiaccio.
Draco.
Non l'aveva mai chiamato così.
Lui non era Draco. Lui era Malfoy. Come suo – si sforzò di pensare quella parola – padre.
“Cosa vuoi ancora?”.
“Io so che se tu ti chiamassi Matthews non saresti così”.
“Non sarei come?”.
“Perchè fai finta di non capire? Un Draco Matthews non sarebbe cattivo, non tratterebbe come oggetti le ragazze, non si comporterebbe male con tutti, non sarebbe superiore”.
“Io però sono Malfoy. Non Matthews”.
“Vorrei tanto che non lo fossi”.
“Non posso non esserlo. Mi chiamo così, e sono così”.
“No, tu non sei così, tu devi essere così. Sei così per il titolo che porti.”
“No. Non è come pensi tu”.
“Secondo te non vedo la sofferenza nei tuoi occhi?”.
Lui abbassò lo sguardo, quasi avesse paura di mostrarsi.
“Draco”, continuò lei con la voce tremate “perchè non puoi essere te stesso e basta? Perchè non provi, anche solo per un attimo, a dimenticare il tuo cognome?”.
“E fare finta di essere Draco Matthews invece che Draco Malfoy?”.
“Esatto. Solo per tre minuti, solo con me”.
“Tu sei pazza”, disse con tono freddo e si voltò, tornando a far finta di leggere.
Anche lei si voltò, è si chinò nuovamente sul libro, concentrandosi su un passaggio piuttosto complicato. Non riusciva a capire il significato di una frase.
Se l'incantesimo risulta esatto, il suo manufatto è l'opposto di ciò che accade al sortilegio per essere bloccato
.
Non ne capiva il senso. Cercò di concentrarsi. Il suo manufatto è l'opposto di ciò che accade al sortilegio per essere bloccato. Cosa vuol dire? 
Poi chinò il viso e lesse I tre contro incantesimi scritti sotto la spiegazione.                                                                                                                                                      
Ma la tutta la concentrazione che aveva raccolto andò in frantumi, quando un sospiro freddo, - ghiacciato -, e buono, tremendamente buono, gli solleticò la guancia destra, facendola sussultare.
Draco era a due centimentri dal suo viso, e la fissava con occhi impenetrabili.
“Se fingessi di essere Matthews per tre minuti.. a te cosa ne verrebbe in tasca?”
“Nie-niente.. però, mi piacerebbe conoscerti. Conoscere Draco, e non Draco Malfoy”. Hermione cercò di calmarsi. Il suo fiato le aveva mosso qualcosa nella pancia, facendo accellerare il suo battito.
“Ok Granger. Facciamo questa cosa, così sei contenta. Hai detto tre minuti. Tre minuti soltanto”.
“Ok Draco”. Poi si concentrò sull'orologio che portava al polso, e annuì. I tre minuti erano iniziati.
Lui la guardò con quella punta di divertimento tipica di Draco Malfoy.
Lei sussurrò fredda:
“Ho detto Matthews. Smettila di essere ciò che sei. Draco, piantala di fare l'arrogante. Sii quello che vuoi essere. Qui non c'è tuo padre a dirti cos...”. Si accorse un secondo di troppo di cosa aveva detto. Scosse la testa: “Scusa Draco, scusa. Non volevo, perdonomi io non so cosa mi sia pres..”.
“Hermione”, e si sforzò di chiamarla per nome, “Hai detto che sono Matthews. E Matthews tollera parlare di suo padre”.
Lei lo guardò tremante. “Allora parlamene”.
“Sai, è una grossa fatica fare quello che sto facendo. Avevi ragione quando hai detto che sono quello che sono, solo per colpa del mio cognome. E' vero. Ma... come posso essere altrimenti? Mio padre ha il potere totale su di me, e non mi posso sottrarre a questo. Non riesco a essere me stesso. Se fossi me stesso, probabilmente tu, Potter e Wesl.. Scusa, Harry e Ron sarebbero miei amici. Non tratterei le ragazze come usa e getta. Non sarei superiore a nessuno. E forse.. tu mi potresti anche...”.
Hermione trattenne il fiato fissandolo. Lui si morse il labbro, e tremò, guardandola con un espressione di dolore allo stato puro. Le carezzò la guancia, e poi si allontanò subito, riprendendo il discorso, ma deviando l'argomento su cui era finito.
“Lui vuole che io sia.. come.. come.. Vorrebbe che diventassi la copia di ciò che è lui.. Un altro Lucius Malfoy. Io invece vorrei solo essere Draco e basta. E magari chiamarmi Matthews” aggiunse con una risata triste, “So la fine che farò.. Mangiamorte, al servizio di Tu-Sai-Chi, schiavo del potere e dei soldi come quell'uomo che biologicamente è mio padre.. e tu non sai quanto mi costa essere ciò che sono.. tu, tu e tutti voi pensate che Draco Malfoy sia solo un ragazzino viziato e arrogante.. ma non sapete l'orrore che vivo tutti i giorni che passo a casa mia, non avete idea di cosa siamo costretti a passare io e mia madre, non potete capire cosa significhi piangere in un cuscino, con i singhiozzi soffocati, perchè se no le persone che chiami “amici”, ridono di te.. Voi non potreste nemmeno immaginare...” e poi la voce gli si spezzò, mentre serrava i pugni, fino a farli diventare bianchi.
“Draco.. Draco, io non.. non avrei mai immaginato tutto questo.. ti chiedo scusa”, e soffocò un singhiozzo.
“No.. non scusarti.. E.. Sappi che mi dispiace.. Per tutto quello che ho fatto a te, e a Harry e Ron.. Io devo essere così... Non posso fare altrimenti..”, e poi, gemendo, si portò il volto tra le mani, nascondendo quel dolore che per troppo tempo aveva represso. Le dita erano lunghe e pallide e Hermione, trovando un coraggio che non aveva mai sentito prima, ne afferrò due, e gliele abbassò portandogli la mano sulla sua gamba, in modo da scoprirgli l'occhio destro. Erano fredde, innaturalmente ghiacciate, ma lei non vi badò, e gliele strinse. Lui rimase ancora per qualche istante in quella posizione, poi si voltò e la fissò.
“Scusa, se mi sto comportando così, mi rendo conto di essere un bambino.. Ma è un inferno.. E non c'è la faccio più..”.
Hermione lo guardò. “Draco, tu non sei un bambino. Anche a un Malfoy è concesso piangere e soffrire. Sei un essere umano.. nessuno può privarti delle tue emozioni”.
“Lui l'ha fatto”.
“E perchè non reagisci? Perchè lasci che ti rovini la vita?”
“Che posso fare? Io.. io ormai sono questo. È troppo tardi per essere Matthews. Sono Malfoy e basta. Non sono nemmeno più Draco. Mia mamma mi chiama Draco. E ora tu. Ma tanto tra quindici secondi I tre minuti finiranno, e io tornerò a essere ciò che devo essere, e finirà tutto lì. È la mia vita. Però.. grazie per questi tre minuti. È bello sapere che si può essere, anche se solo per 180 secondi, una persona normale”.
“Tu sei una persona normale”.
“No. Sono Draco Malfoy”.
E entrambi si voltarono verso l'orologio. Erano passati I tre minuti.
Lui sbattè le palpebre. Tolse la mano da quella di Hermione e la fissò. E di nuovo quella nota cattiva negli occhi.
“Grazie Grager”.
Lei lo fissò e sorrise, come avrebbe sorriso a un amico di vecchia data.
“Prego.. E.. Draco..”. Abbassò lo sguardo.
“Dimmi”. E la fissò con quegli occhi ghiacciati.
“Mi.. Mi ha fatto piacere parlare con te..”. Non era quello che avrebbe voluto dire, ma.. tanto non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Lui annuì impercettibilmente e si alzò.
“Vado mezzosangue. Ci si vede”. E con un cenno del mento se ne andò, tra lo sguardo assassino del moro che era stato tradito dalla ragazza per colpa sua, e lo sguardo sognante della Tassorosso che lo aveva guardato quando era entrato. Hermione chiuse il libro, e si alzò. Camminò fino alla Sala Comune, posò la borsa, e andò a cena.
Si sedette tra Ron e Harry, che stavano già mangiando. Passò la cena in silenzio totale, poi, accompagnata dai due amici, uscì dalla Sala Grande. Non aveva rivolto una sola occhiata al tavolo dei Serpeverde.
“Hermione.. Cosa hai fatto tutto quel tempo in biblioteca, oggi?”.
“Studiato”. Bugia. “E ho conosciuto uno..”.
Ron la guardò subito.
“Chi?”.
“Un certo Matthews...”.
“Ah.. non lo conosco.. E com'è?”.
“Simpatico.. e dolce, tanto dolce”.
Hermione sorrise.


Dietro di loro, un ragazzo biondo platino aveva sentito tutto. Lo sguardo freddo, glaciale. Gli occhi seri e tristi.


E l'ombra di un sorriso.






















Un piccola, minuscola e innocua recensione non ha mai uccisono nessuno. xD
  
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