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Autore: campanellina    27/05/2015    1 recensioni
I demoni dentro di noi? Io ci ho fatto a pugni.
Se volete sapere qualcosa di più sulla vita di questa strana ragazza che si fa chiamare Campanellina e tenta di scrive delle, come possiamo chiamarlo, storie forse?
"Su questo si basa la mia tesina, i miei valori nella vita.
Gli stessi principi che abbiamo acquisito e appreso dai sobborghi sporchi dell’America, tra le valli e il sudore dei nostri avi. Gli stessi che poi abbiamo smarrito sotto la luce dei riflettori e nell'odore dei soldi."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Tutti hanno un vizio. Chi più chi meno. Ci sono persone che riescono a controllarlo e ce ne sono altre, come me, che lo fanno diventare qualcosa di più. Il mio difetto è la rabbia, o per meglio dire, il fatto che io non riesca a gestirla in maniera adeguata.
Tengo tutto dentro, immagazzino emozioni e delusioni, le ammucchio una sopra l’altra. Finché non riesco più a sopportare più nulla e scoppio. In che modo? Con un pugno, con il dolore. Forse è da pazzi. Che senso può mai avere scaricare un dritto contro un muro, un armadio o un sacco? Ne ha, vi dico, per me.
Una volta non gestivo il mio modo di comportarmi in relazione al mondo, le sensazioni che provavo avevano libero accesso al mio umore, ero vulnerabile. Vivevo dentro al mio caos dicendomi che non c’era niente che non andasse, mentivo, a me stessa.
Gradatamente mi sono resa conto che ero sola e che non volevo prendere ogni mia scelta in base alle decisioni altrui. Ho iniziato a non sopportare la gente che mi stava vicino, il mondo e, persino, me stessa. Una normale crisi adolescenziale. Eppure serbavo troppo rancore dentro, troppe parole non dette e ed emozioni represse per stare bene. Così iniziai la fase dei pugni. Quando ero sola svuotavo tutta la tensione accumulata con un pugno, poco importava se davanti a me c’era un muro o un armadio, poi mi sentivo meglio dentro, libera.
Le nocche delle mani erano perennemente gialle e viola, piene di lividi, piene del mio dolore. Così non poteva funzionare, faceva male, troppo e per molto tempo. Avevo, ed ho, bisogno delle mani per portare a termine i miei progetti. Più di una volta mi sono ritrovata a trattenere le lacrime mentre cercavo di tenere la matita in modo corretto o mentre tentavo di tagliare un tessuto.
Il pugilato. Ecco la vera risposta.
Ho trasformato il mio vizio, il mio difetto, in un punto di forza. Un sacco, due fasce di tre metri e mezzo, due guantoni e io. In questo modo sono riuscita a rimettere ordine nel caos, a sentirmi “leggera” senza il rischio di rompermi una nocca o un dito. Perché il pugilato non è solo forza bruta, non è uno sport per persone violente. Viene chiamato la nobile arte, riferendosi al cuore degli atleti che lo praticano. Ed è bello, ed è giusto. Perché la lotta non viene vinta grazie a dei vantaggi, niente armi, non è decisa dalle condizioni del “campo di battaglia”, quando si sale sul ring conta solo chi sei capace di essere. Devi tirare fuori la grinta, la determinazione e tutti i mesi di allenamenti che ti hanno sfinito. Se non hai onore, dignità e vera forza, su quel ring non dovresti nemmeno salirci. Anzi, questo una volta era il pugilato, la sua essenza era pura prima che gli uomini gli rubassero l’onore. Non c’erano trucchi dietro le quinte, non c’erano arbitri venduti, giudici comprati e tanto meno pugili con le mani sporche di denaro. Era uno sport puro, senza farse e finzioni. Il vincitore si saziava della gloria ricevuta dalla sua vincita.
C’era un vincitore e c’era un perdente. Ma entrambi erano guerrieri valorosi. I campioni difendevano il titolo. Ora se lo comprano, pagando l’avversario, corrompendo i giudici.
Su questo si basa la mia tesina, i miei valori nella vita.
Gli stessi principi che abbiamo acquisito e appreso dai sobborghi sporchi dell’America, tra le valli e il sudore dei nostri avi. Gli stessi che poi abbiamo smarrito sotto la luce dei riflettori e nell’odore dei soldi.


Questa sono io, un casino vivente che tenta ogni giorno di lottare e mantenere un sorriso sulla maschera. Ma sono viva e tanto mi basta per sognare ed evadere dalla crudeltà di questo mondo. Posso essere cinica, un poco bastarda e stronza, troppo sarcastica e spiccata, ma il sentimento e la dolcezza che nascondo sono i miei pregi migliori che solo a poche persone concedo di conoscere. 

Un bacio a tutti,
la vostra Campanellina
Cri.
  
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