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Autore: deborahdonato4    27/05/2015    2 recensioni
Dopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace.
Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assicurarsi il mantenimento.
Tra i due sorgerà amicizia o gli atteggiamenti contrastanti dei due semidei li faranno tenere a distanza?
Ps: Contiene spoiler dal Sangue dell'Olimpo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Quella sera, a mensa, Gabriel, Mitchell e Derek unirono i tavoli e si sedettero tutti vicini. Il Signor D era troppo occupato a riempirsi il bicchiere di vino e guardarlo diventare acqua per accorgersi dei ragazzi. E Chirone era assente. Era sparito già da qualche giorno con i cugini centauri.
Will si sedette al fianco destro di Nico, ascoltando suo fratello George che parlava di alcuni corsi di volontariato giù in città. Ne parlava a gran voce, dandosi delle arie, e Will non poté fare a meno di notare le occhiate che Mitchell della casa di Afrodite continuava a lanciargli. Doveva essere qualcosa di corrisposto, perché George, ogni volta che concludeva una frase, controllava che Mitchell lo stesse ascoltando.
Will sorrise tra sé. Se George si era innamorato di un figlio di Afrodite, non poteva fare altro che augurargli tanta felicità. Il rito di iniziazione dei figli di Afrodite era stato eliminato quando Piper era ufficialmente diventata capo cabina, dopo la battaglia con i romani. Aveva imposto nuove regole, e i suoi fratelli e sorelle erano felici di obbedirle. Will sperava che non ci sarebbero stati più cuori spezzati causati dai figli di Afrodite. Ne aveva avuto una dose esagerata nel passato, e la vicinanza con il figlio di Ade lo rendeva felice come non lo era stato mai.
Gabriel Hawthorne e Jennifer Bennett sedevano vicini, chiacchierando allegri e scambiandosi qualche strusciatina quando erano sicuri che Johnny, impegnato in una conversazione profonda sui fuochi d'artificio con Carlos, non li stesse guardando.
Dall'altra parte di Nico, Clovis dormiva con la fronte appoggiata al piatto vuoto. Di tanto in tanto Nico gli scoccava una gomitata per farlo svegliare e lo obbligava a cenare. Il che era divertente, considerato che certe sere Will doveva costringere il figlio di Ade a mangiare.
«Allora?»
Will si voltò verso George, che lo stava osservando in attesa. Come molti altri figli di Apollo, George aveva gli occhi celesti, e i capelli neri come la pece, folti. Li teneva sempre legati per evitare che gli finissero in bocca mentre masticava. Aveva quindici anni, e la carnagione abbronzata degna di ogni figlio di Apollo.
«Stai parlando con me?» rispose Will, un po' spaesato.
George inspirò, lanciò un'occhiata a Mitchell - appena inserito nella chiassosa conversazione tra Carlos e Johnny - e tornò a fissare Will.
«Ti ho chiesto se intendi partecipare ai corsi di pronto soccorso. Giù in città. Iniziano il mese prossimo. Se dici di sì, posso convincere mia madre a pagare le lezioni.»
Will mordicchiò il suo muffin ai mirtilli. «E come intendi convincere quella strega a pagare anche per me?»
George nascose un sorrisino. «Non chiamarla strega, è mia madre. Lei conosce tutto quello che c'è di buono da sapere su di te.»
Will sgranò gli occhi. «Esiste anche qualcosa di brutto su di me?»
«Sì. Sa che sei stato quasi arrestato a tredici anni per...»
«Ti confondi. Quello è Austin. Ha rischiato di essere arrestato perché uno gli ha lanciato un portafoglio rubato.»
George si massaggiò le tempie. «Cavoli.» borbottò. «Confondo i miei fratelli tra loro. Ho bisogno di riposo.»
«Posso consigliarti una sosta in infermeria?»
George fu tentato di svuotargli un bicchiere d'acqua in testa, ma si limitò ad alzarsi e ad andare nella cabina di Apollo senza nemmeno finire la cena, attirando su di sé lo sguardo di Mitchell.
 
Quando Will si alzò da tavola, sazio, erano già le sette e mezza passate. Nico aiutò Clovis, semiaddormentato, a rimettersi in piedi, e insieme lo accompagnarono alla sua cabina.
«Sai, Clovis, posso prescriverti delle vitamine.» disse Will, osservando il figlio di Ipno strascicare i piedi con espressione vacua.
«Non ho bisogno di vitamine. Sto b-benissimo così.» sbadigliò Clovis.
«Tu e i tuoi fratelli dovreste smetterla di passare le giornate a dormire.» mormorò Nico. «Potreste fare dell'altro!»
Will tossicchiò, divertito, e Nico gli scoccò un'occhiataccia. Nico continuava a dormire tutte le mattine fino all'ora di pranzo, e Will, ogni giorno, rischiava di buttare giù la porta a suon di pugni.
«Ci penserò domani.» disse Clovis, entrando nella sua cabina e chiudendosi la porta alle spalle.
«Chissà com'era, Clovis, prima di venire qui al campo.» disse Will, pensieroso, incamminandosi verso la cabina di Nico. «Pensi che sua madre fosse felice di farlo dormire tutto il giorno?»
«No, non credo. Scommetto che si è fatto espellere da un sacco di scuole.»
«A proposito di scuola...» Will si voltò a guardare Nico. «Tu hai intenzione di iniziare la scuola?»
«Perché?» chiese Nico, sospettoso.
«Perché hai quattordici anni, e lo studio è importante.»
«Ho fatto le elementari a Venezia tra gli anni 'Venti e 'Trenta.» ricordò il figlio di Ade. «E gli ultimi quattro anni li ho passati a combattere. Non desidero tornare a scuola. E, anche se cambiassi idea, dovrei iscrivermi al primo anno di asilo.»
«Be', sai leggere e scrivere, quindi immagino che partiresti dalla terza elementare.» sorrise Will, fermandosi di fronte alla cabina di Ade. «Potrei aiutarti con la matematica.»
Nico fece una smorfia. «Odio la matematica.»
«La odio anch'io. Penso la odino tutti, anche gli insegnanti.»
Nico aprì la porta della cabina ed entrarono dentro.
«Tu come fai?» domandò, togliendosi la giacca e posandola sulla poltrona. «Come studi?»
«Studio qui, al campo.» sorrise Will, sedendosi sul letto e appoggiandosi sui gomiti. «Circa ogni tre mesi torno a casa, dove incontro un insegnante privato che mi fa fare per una settimana dei test... Sono quattro anni che vado avanti così. L'anno prossimo mi diplomo, e inizierò a seguire i corsi della facoltà di medicina.»
«Quindi dovrai lasciare il campo?»
«Non lo so. Me la sono cavata con ottimi voti per quattro anni, credo che potrei farcela a studiare medicina qui.»
«Ma un giorno dovrai tornare in città, a casa tua. Se desideri diventare dottore, dovrei andare a lavorare.»
Will alzò le spalle. «Per il momento, non voglio pensare al mio futuro. Mi interessa solo il presente... Posso restare a dormire da te, questa notte?»
Nico annuì. Negli ultimi giorni, Will si era sempre fermato lì a dormire. Non gli importava avere o meno il suo permesso, ma ogni tanto gli faceva piacere sentirglielo chiedere.
Will guardò Nico filare in bagno a lavarsi i denti, e lo guardò senza una parola mentre si stendeva a fianco a lui con Il canto della rivolta stretto in mano. Lessero qualche pagina insieme, poi Will si stufò e inizio a intrecciare i capelli di Nico ai propri. Una treccia mezza gialla e mezza nera.
Nico riuscì a pazientare fino alla fine del secondo capitolo. Posò il segnalibro tra le pagine, e chiuse il libro, voltandosi verso Will, che sorrideva raggiante mentre continuava ad intrecciare i loro capelli.
«Non potresti prendere qualche tuo libro di medicina e metterti a studiare, al posto di fare... cose di questo genere?» gli domandò Nico, trattenendosi dallo sbuffare.
«Ma è divertente!» ribatté Will, lasciando andare la treccia.
«Sì, se hai quattro anni. Tu hai quattro anni?»
Will roteò gli occhi al soffitto. «No, non ho quattro anni.»
«Nei sei proprio sicuro?»
«Ne sono certo.»
«Ottimo. Posso continuare a leggere?»
Will annuì e cominciò a disfare la treccia, molto, molto lentamente. Di tanto in tanto lanciava occhiate alle pagine voltate, e quando lo vide iniziare il quarto capitolo gli chiuse il libro.
«Will?» mormorò Nico, aggrottando la fronte. «Mi hai appena chiuso il libro. Rischi la morte, per questo.»
«Capitolo quattro, pagina cinquantasei.»
«Oh. Wow. Be', Katniss ha appena incontrato il suo staff di preparatori, e vorrei continuare.»
Will lanciò con precisione il libro sulla poltrona.
«Sul serio, voglio un tuo documento, devo accertarmi che non hai quattro anni.» borbottò Nico.
Will gli passò le dita sulle guance, gli accarezzò le labbra e sorrise. «Non ho quattro anni.» ripeté, prima di baciarlo. Come sempre, le labbra di Nico tentarono di sottrarsi alle sue, ma dopo qualche secondo si abituarono. Will sentì le mani del figlio di Ade sul petto.
Will si voltò completamente verso Nico, aderendo il suo corpo a quello dell'altro. Nico tremava, era agitato. Will gli mordicchiò il labbro, felice che il figlio di Ade rispondesse così bene ai suoi baci. Ma una parte di lui era in attesa di una ginocchiata, uno schiaffo o un pugno.
Le mani di Nico gli volarono ai capelli, e Will dischiuse le sue labbra, invadendo la bocca di Nico che ormai conosceva bene. Il suo sorriso si allargò quando scoprì che Nico lo stava attendendo. E rise tra sé quando si rese conto che Nico si era lavato apposta i denti, venti minuti prima. Si era aspettato una cosa del genere, o forse l'aveva solo sperato.
L'intensità del bacio crebbe, e Nico si separò da lui per un breve secondo, per riprendere fiato. Incrociarono lo sguardo, e Will si rispecchiò negli occhi di Nico. Ripresero a baciarsi, e Will iniziò a sperare che qualcuno dei suoi fratelli del campo decidesse di cercarlo proprio in quel momento. Da solo, non sarebbe riuscito a fermarsi, e non riusciva a capire se Nico desiderasse superare il limite invisibile che si erano imposti.
Ma nessuno bussò, e Will lo prese come un segno del destino, dello stesso destino che lo aveva fatto perdutamente innamorare di Drew Tanaka, che lo aveva fatto bere fino ad ubriacarsi ed essere troppo debole per rendersi conto che una donna senza età gli stava tatuando sul sedere un'arpa, metà dorata e metà nera, un tatuaggio di cui, tutto sommato, andava fiero.
E quello stesso destino gli aveva mandato Nico, glielo aveva spinto tra le braccia, lo aveva fatto innamorare di nuovo. Will immaginava che Nico sarebbe stato l'ultimo amore della sua vita. L'ultimo e l'unico, fino alla morte.
«Mi bruciano le labbra.»
Will si scostò da Nico, e lo studiò. Il figlio di Ade aveva il volto paonazzo.
«Davvero?» sorrise Will. «Per così poco?»
Nico lo ignorò. Lo spinse e Will si mise seduto in ginocchio sul letto, seguendo con attenzione ogni suo movimento. Quando il figlio di Ade fu seduto a gambe incrociate, Will lo circondò con le proprie, lo tenne stretto tra le braccia e iniziò a baciargli, molto lentamente, la gola e il collo.
«A te... a te non fanno male le labbra?» mormorò Nico, gli occhi socchiusi.
«No.» sussurrò Will, sorridendo contro la sua pelle.
«Io le sento andare a fuoco.»
Will sussultò. Non per le parole del figlio di Ade, ma per le sue mani che gli sollevavano lentamente la maglietta, sfiorandogli la pelle.
Se qualcuno voleva interrompere, doveva arrivare proprio in quell'istante.
Will sollevò le braccia e Nico gli sfilò la maglietta. Le mani gli accarezzarono il petto, e Will riuscì a controllarsi per un intero minuto prima di togliere la T-shirt nera con fiamme bianche dell'altro.
«La cabina hard di Ade.» Will non riuscì a fare a meno di dirlo, sorridendo, le guance rosse quanto Nico.
In risposta, Nico rise e si nascose il volto tra le mani, riprendendo fiato per uno, due minuti. Quando le lasciò ricadere sul petto di Will, inspirò a fondo.
«È una vera fortuna che Chirone non ci sia.» mormorò, sfiorandogli il petto con i polpastrelli.
«Spero non desideri tornare ora.» rispose Will. E ripresero a baciarsi.
Nico riuscì a sviare il suo stesso imbarazzo, e iniziò a sua volta a baciare il figlio di Apollo sulla gola. Will tenne gli occhi chiusi. Ora il fuoco ardeva anche dentro di lui.
«Nico, ti amo.»
Nico non rispose, e Will preferì così. Sebbene il modo in cui stavano procedendo le cose tra di loro, non intendeva mettergli fretta. Nico doveva sentire quel sentimento traboccare dal suo cuore, e Will sperò che, così facendo, sarebbe successo presto.
Bloccò il volto di Nico con le proprie mani e lo baciò, spingendolo fino a coricarlo sul letto. Le dita di Nico si infilarono tra i suoi capelli e Will scese lentamente con le sue mani fino alla cintura del figlio di Ade. Giocherellò con i passanti, in attesa che Nico capisse le sue intenzioni. Non sentendo proteste, gli sfilò via la cintura nera con i teschi bianchi. La lanciò per la stanza, e non si preoccupò nemmeno di non averla sentita tintinnare sul pavimento.
Nico non intendeva fermarlo. Anzi, intensificò i suoi baci. Will gli carezzò la pancia bianca prima di sganciargli il bottone dei jeans e abbassargli la lampo.
«D'accordo, penso sia il caso di fermarvi qui. Mi dispiace interrompere, ma devo parlare con mio figlio. È, uhm, urgente.»
   
 
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