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Autore: deborahdonato4    27/05/2015    2 recensioni
Dopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace.
Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assicurarsi il mantenimento.
Tra i due sorgerà amicizia o gli atteggiamenti contrastanti dei due semidei li faranno tenere a distanza?
Ps: Contiene spoiler dal Sangue dell'Olimpo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Will si chiese se lo stessero prendendo in giro. Se da qualche parte, in giro per la stanza, in qualche angolo buio, sopra l'armadio, ci fosse una telecamera. Forse, crescendo, quell'episodio lo avrebbe fatto ridere. A crepapelle. Fino a farsi lacrimare gli occhi.
Al suono della voce del dio, Will e Nico si bloccarono. Nico per la sorpresa, Will per la paura.
Senza fretta, sperando che si trattasse di un incubo, Will spostò lo sguardo sulla stanza. All'iniziò non lo vide, ma poi Ade, il Signore dei morti, si materializzò completamente nel centro esatto della cabina del figlio. Aveva un aspetto piuttosto normale per essere il Signore dei morti. Jeans, giacca, stivali di pelle, rigorosamente neri. Carnagione olivastra, occhi scuri, capelli neri che gli ricadevano mossi sulle spalle. E sorrideva. Un leggero sorriso gli increspava le labbra. E Will notò la cintura di Nico tra le mani del dio.
Will deglutì, e si scostò da Nico senza guardarlo. Scese dal letto così in fretta che Flash sarebbe stato senz'altro fiero di lui, e si accostò alla parete più vicina, desiderando solo sprofondarci dentro e scomparire. Quando si rese conto di essere senza maglietta, fu tentato di prenderla e coprirsi e scappare via, ma la sua maglia arancione si trovava ai piedi del dio, insieme a quella di Nico.
Will ebbe la fugace immagine delle due magliette, sfilate nella foga del momento, tirate proprio in faccia al dio, in attesa di poter dire la propria.
Immediatamente, arrossì fino alla punta dei capelli.
«Ciao, Padre.» salutò Nico, mettendosi seduto, e passandosi le dita tra i capelli. In un modo così naturale che Will si domandò se fosse vero o solo la sua immaginazione. Erano appena stati colti in flagrante dal dio degli Inferi.
«Salve, figlio. Mi dispiace interrompere i tuoi programmi per la serata.»
Il rossore di Will gli invase tutto il corpo. No, non aveva immaginato. Ade li aveva appena colti sul fatto. O quasi colti sul fatto.
Nico lanciò una breve occhiata a Will, che aveva il terrore di sciogliersi. «Non importa. Hai detto che è, uhm, una questione urgente?»
Ma la questione urgente di Ade non era più così urgente. Il dio lanciò la cintura al figlio, che la rimise con calma, sereno, e si chinò a raccogliere le due magliette che giacevano ai suoi piedi.
Will fece un veloce scatto con la mano, in attesa di ricevere la sua maglia, ma Ade si limitò a gettarle alle sue spalle, sulla scrivania. Gli occhi del dio luccicarono per un breve secondo nella sua direzione, divertiti.
«Allora.» sorrise Ade, esaminando Will dalla testa ai piedi. «Tu chi saresti? Hai un aspetto piuttosto familiare.»
Will si ritrovò a corto di parole. Il che era strano. Di solito parlava spesso, anche se, a differenza di suo fratello Angel, sapeva quando stare zitto. Ma i suoi pensieri dilagavano molto quando era nervoso. Annaspò per un minuto, terrorizzato all'idea di rivolgere la parola ad Ade. Era la prima volta, se non contava Gea o il Signor D, che si trovava di fronte ad un dio.
«Lui è Will Solace.» lo presentò Nico, alzandosi in piedi per sistemarsi la cintura. Sembrava molto tranquillo. Come se gli capitasse spesso di farsi beccare in atteggiamenti intimi dal padre. «Figlio di Apollo. È il mio ragazzo.»
«Oh, un figlio di Apollo!» esclamò Ade, piacevolmente sorpreso. «Per un momento ho creduto che fosse quel giovanotto romano figlio di Zeus. Il mio divino fratello non ne sarebbe stato affatto felice.»
Ade lo stava guardando come se fosse qualcosa da mangiare. Da un momento all'altro, Will si aspettava che Ade lo facesse a pezzi e portasse via la parte più grassa di lui.
«Non del vostro amore, ragazzi, ma dell'essere mio suocero. Sono sicuro che la pensiamo nello stesso modo sul fatto di vederci il meno possibile. Sono felice per voi.»
Nico si innervosì. Suo padre la stava mettendo sulle lunghe. E, con un'occhiata a Will, che stava rapidamente passando dal rossore dell'imbarazzo al biancore della paura, capì che lo stava facendo solo per divertirsi alle spalle di Will.
«Padre...» mormorò Nico, ma Ade lo ignorò.
«Lo sarà anche Apollo.» aggiunse il Signore dei Morti, incrociando le braccia al petto, continuando ad esaminare Will. «Zeus ha pensato bene di punirlo chiudendolo negli Inferi per qualche decennio. È di ottima compagnia, quando non balla, canta, piange, o fa qualsiasi altra cosa che non sia dormire. Tu lo hai conosciuto, tuo padre, Will Solace? Gli assomigli veramente tanto.»
Will fu quasi tentato di ribattere che anche Nico somigliava molto a suo padre, ma non ne ebbe il coraggio. Aveva la brutta sensazione che se avesse aperto la bocca, avrebbe rigettato la cena, la merenda, e tutti i pasti delle ultime settimane.
«Mmh, Padre?» chiamò Nico. «Qual era la questione urgente..?»
«Tu sei un guaritore, scommetto.» continuò Ade, ignorando il figlio, che fu tentato di colpirlo con un cuscino. «Se avessi il suo dono della musica, a quest'ora saresti scappato di qui con qualche melodia, un canto di fuga o chissà cosa.»
Will si portò una mano all'altezza dello stomaco. Sì, ora aveva proprio bisogno di vomitare.
«Padre!» esclamò Nico, frustrato.
Ade si voltò verso di lui, divertito. «Scusa, figliolo, stavo facendo due chiacchiere con il tuo ragazzo. È proprio simpatico. Tuttavia, non è come il ragazzo di Hazel. Un'ora fa sono andato a salutarla e il figlio di Marte si è trasformato in un pesce rosso dallo spavento. Hazel ha dovuto gettarlo nella fontana per non farlo morire.»
Will non si trattenne più e corse in bagno. Appoggiò le mani al lavandino e si lasciò andare. Riusciva a sentire la voce di Ade.
«Hanno uno stomaco debole, i miei generi. Immagino che non sia una buona idea invitarlo ad una cena.»
«Aspettiamo un mese o due.» rispose Nico.
Will si lavò i denti e tornò da loro. Si infilò la maglietta senza guardare Ade, e rimase appoggiato alla scrivania. Stava sudando, e lo stomaco intendeva fare ancora qualche brutto scherzo.
«Padre, la tua questione urgente?» ripeté Nico, avvicinandosi a Will e dandogli una pacca sulla spalla.
Will lo guardò. Era incredibile. Nico si preoccupava di toccarlo o parlargli in presenza di un semidio della loro età, e non era nemmeno un po' turbato che suo padre - il suo divino padre Ade - lo avesse beccato ad amoreggiare.
«Ah, giusto!» esclamò Ade, e Will spostò lo sguardo su di lui per capire se stesse facendo sul serio. «Persefone è scappata.»
«Oh.» rispose Nico, sorpreso, aggrottando la fronte. «Mi... dispiace?»
Ade finse di non averlo sentito. «Quando Gea è stata sconfitta, Persefone doveva tornare negli Inferi, ma non è tornata. Ho il forte sospetto che sia a causa di sua madre.»
«Vuoi che vada a cercarla?»
«No, andrò io. Ma ho bisogno di qualcuno che rimanga negli Inferi al posto mio durante la mia assenza. E... be', mi fido ciecamente di te, figliolo.»
Nico sgranò gli occhi. Will aprì la bocca per la sorpresa. Dal canto suo, Ade si guardò attorno, studiando con attenzione ogni dettaglio della stanza.
«Puoi darmi una risposta anche domani.» disse Ade, senza guardarlo. «Capisco che ora su due piedi non sai cosa dirmi. E capisco anche che qui hai, ehm, Will Solace a tenerti compagnia.»
«Per quanto tempo?» domandò in fretta Nico, lanciando un'occhiata a Will, ancora senza parole.
«Non lo so. Penso di riuscire a trovarla entro tre settimane. Sua madre ha già fatto scherzetti del genere, in passato, e sono sicuro di riuscire a trovarla.»
Nico guardò Will negli occhi, che rimase in attesa. Il suo cuore aveva ripreso a battere in modo normale. Ora riusciva anche a capire che Ade era arrivato lì, nel Campo Mezzosangue, non per controllare le azioni del figlio, ma per chiedergli un favore.
«Passerò domani sera, a quest'ora.» riprese Ade, dando una scrollata alla giacca da aviatore del figlio. «E vorrò avere una tua risposta, Nico. Se dirai di sì, ti porterò subito con me negli Inferi. Se dirai di no, cercherò un'altra soluzione.»
Nico annuì lentamente.
«Figlio di Apollo, Will Solace, è stato un piacere conoscerti.» aggiunse Ade, sorridendo, avvicinandosi a lui. «Sono sicuro che ci vedremo anche domani.»
Will annuì nervoso. Sperò che il giorno seguente sarebbe stato più preparato.
Ade scomparve in una nube di tenebre e Will si avviò al letto, crollando sulle coperte, iniziando a tremare. Nico gli diede qualche pacca gentile sulla schiena.
«Dai, su.» si sforzò di dirgli. «È solo un dio. Ne hai già conosciuti.»
«Non è solo un dio!» esclamò Will con voce strozzata. «Non solo è il dio dei morti, quello che decide delle pene dell'inferno, ma è anche tuo padre! E sono certo che i suoi stivali sono fatti della pelle umana dei tuoi ex spasimanti...»
Nico ridacchiò e si stese a pancia in giù vicino a lui, la mano posata sulla sua schiena. «Ha un'intera stanza di stivali in pelle dei miei ex spasimanti. Dovresti proprio vederla.»
Will gemette, affondando il volto nel cuscino. Le parole di Nico non sembravano volerlo tranquillizzare.
Nessuno dei due parlò dell'offerta di Ade.
   
 
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