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Autore: SagaFrirry    28/05/2015    4 recensioni
Storia in capitoli auto-conclusivi, ognuno dei quali narra come i gold hanno ottenuto la loro armatura. Saranno di vario tipo e genere, buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Signorina Ileana..” mormorò il piccino, timidamente “..scusi se la sveglio ma..il mio fratellino non è più nella stanza con me e non so dov’è”.

“Ma come non sai dov’è?” biascicò la donna, rigirandosi nel letto.

Aprì un occhio e capì che bimbo aveva di fronte. Lo guardò con tenerezza. Sapeva di avere a che fare con un fanciullo ben educato e che non l’avrebbe mai disturbata per niente.

“Sicuro non sia al bagno o in cucina a cercare da mangiare?” ipotizzò Ileana.

“Ho già guardato. E poi..non c’è il suo zaino”.

“Non può essere lontano. Non piangere! Cerchiamolo insieme”.

Il piccolo, con fra le braccia un pupazzo di pezza grande quasi quanto lui, seguì la direttrice dell’orfanotrofio lungo i corridoi della struttura. Fuori albeggiava e tutti i bambini ospitati ancora dormivano. Le inferriate alle finestre proiettavano sul muro ombre inquietanti, che un pochino turbavano il piccino in cerca del fratello.

“Che succede?” domandò la cuoca, svegliata dal frastuono.

“Kanon non si trova” spiegò la direttrice “Temo sia scappato..”.

“Scappato?! Ma com’è possibile?!”.

“Non me lo so spiegare. Avverto subito la polizia. Non sarà di certo andato lontano!”.

La donna non ebbe il tempo di comporre il numero. Proprio la polizia stava bussando alla porta. Un agente, piuttosto scocciato per la perdita di tempo, riconsegnò in fretta il bambino fuggito e se ne andò, dopo una breve predica.

“Oggi fili dritto in punizione!” sbottò Ileana, afferrando Kanon per la mano.

Il piccolo non aprì bocca e finì rinchiuso in una stanzetta. Ma non rimase a lungo da solo.

“Fratellone..” mormorò, riconoscendo il viso del fratello dall’altro lato della finestra.

Arrampicato sulle sbarre, il piccolo guadava dentro.

“Perché sei andato via, Kanon? Volevi lasciarmi da solo?”.

“Voglio una mamma..”.

“La signorina Ileana dice che io e te non avremo mai una mamma o un papà finché non ci faremo adottare separati..”.

“Io non voglio una mamma diversa dalla tua..”.

“Ma..forse è meglio una mamma diversa che nessuna mamma..”.

“Vuoi stare senza di me?”.

“No! Kanon..non importa! Non voglio una mamma, se questo vuol dire stare lontano da te”.

“Ma la signoria Ileana dice sempre che mai nessuno ci adotterà insieme. E più passano gli anni e più diventa difficile”.

“Siamo come cani, dunque..”.

 

Ileana era seriamente preoccupata. Quei bambini, gemelli, erano stati abbandonati da neonati sull’uscio dell’orfanotrofio e, per alcuni anni, aveva tentato di farli adottare insieme. Ma era una cosa così difficile! E ormai quei due avevano quasi quattro anni. Ogni anno trascorso, diminuiva le possibilità di adozione.

“Non ti crucciare, mia cara” sorrise Padre Nestor, il sacerdote ortodosso che si occupava dell’educazione dei bambini “Le vie di Nostro Signore sono infinite”.

“Lo spero. Vorrei che tutti i bambini sotto questo tetto trovassero una famiglia..”.

“E la troveranno, vedrai. Abbi fede”.

 

“Padre Nestor, chi è quella signora lì?” domandò il gemello più grande, indicando la statua della madonna che si trovava nella piccola cappella dell’orfanotrofio.

“Lei è Maria, la madre di Nostro Signore” rispose il sacerdote.

“Io..una volta ho sognato una donna..aveva uno sguardo proprio quello di Maria. Era pieno di..non so..ma mi guardava ed io ero felice. Mi sentivo come in un abbraccio”.

“Forse hai sognato proprio lei. Com’era vestita?”.

“Non lo ricordo. C’era tanto bianco..”.

“La ricordi la preghierina per Maria?”.

“Sì..”.

“Bravo bambino!”.

“Padre Nestor..posso dire una cosa?”.

“Parla. Ma ricorda che sei nella casa del Signore..”.

“Vorrei vedere da dove suonano le campane”.

“Le campane?”.

“Sì. Sento suonare le campane ma non so da dove suonino”.

“Ah, ho capito! Vuoi vedere la cattedrale del paese! Va bene..chiedo alla direttrice”.

 

La cattedrale era magnifica. Il piccolo rimase senza fiato.

“Le campane!” esclamò, sentendole suonare.

Il sacerdote sorrise, vedendo quell’entusiasmo fanciullesco. Era bellissimo vederlo sorridere. All’orfanotrofio era spesso imbronciato o triste, per via delle continue vessazioni da parte dei bambini più grandi. Era troppo buono per rispondere a tono, troppo perso nei suoi sogni per affrontare la realtà. E proprio sognando ad occhi aperti, il bambino finì addosso ad un uomo che si girò di scatto, infastidito.

“Scusi” si affrettò a dire il piccolo.

“Non ti allarmare, è solo un bimbo” parlò una voce, proveniente da un altro uomo, pochi passi più indietro del primo.

“Sì, Sacerdote” si scusò l’urtato, evitando di far del male all’orfano.

Il bambino non capiva. Chi era quell’individuo che si stava avvicinando? Vestito di bianco, con dei paramenti che parevano familiari ma non ortodossi. Si fermò ad osservarlo e, per qualche istante, si fissarono immobili.

“Come ti chiami, piccolo?”.

“Perché dovrei dirvelo, scusi?”.

“Hai ragione. Io, comunque, vengo chiamato Shion e sono il Gran Sacerdote d’Atena”.

“Sacerdote? Come Padre Nestor?” domandò il bambino.

“Possiamo dire di sì..” rispose Shion, incrociando lo sguardo del sacerdote ortodosso alle spalle del piccolo.

“Dov’è la tua cattedrale? Così posso venire a sentire le tue campane..”.

“La mia cattedrale?”.

“Andiamo!” interruppe l’ortodosso “Dobbiamo tornare in orfanotrofio oppure si preoccuperanno tutti”.

 

“Kanon..” domandò il gemello più grande, svegliando il consanguineo a bassa voce.

“Cosa c’è?” mormorò questi, sbadigliando.

“Vieni qui vicino a me. Alla finestra. Dimmi..la vedi anche tu la statua lassù?”.

“Statua? Dove?”.

“Lassù! La statua di quella signora con lo scudo e il bastone. Non l’avevo mai vista prima..”.

“Non la vedo, fratello. La stai sognando?”.

“No! Io la vedo! Ed è la signora che sogno sempre. Io..devo andare là! Vieni con me?”.

“Dove?”.

“Dalla statua! Sento che mi chiama. Poi torniamo qui..”.

“Ma è lontana?”.

“No. Non credo..”.

“Se ci tieni tanto..però io non la vedo. Ci sono solo stelle dove dici tu”.

“Kanon, credimi. Io so che è là che devo andare”.

 

Nel buio della notte, i due fratelli attraversarono le strade deserte fino a giungere alle porte del Grande Tempio.

“Dove siamo?” domandò Kanon.

“Vieni!”.

Salirono le scale. Le case erano deserte e quindi le attraversarono senza problemi. Le porte della tredicesima erano chiuse ma i due bambini le aprirono. Passarono oltre e finalmente raggiunsero la statua di Atena.

“È lei! È quella del mio sogno!” sorrise il gemello più grande.

“Sei contento adesso? Torniamo a casa” sbottò Kanon, leggermente agitato.

“Ma guardala! È così bella! Credi sia Maria?”.

“Non mi interessa. Io voglio tornare a casa”.

Il gemello più piccolo si voltò. Vide qualcosa muoversi nel buio e d’istinto si nascose. Si voltò verso il fratello, che però si ostinava a fissare la statua.

“Sei Maria?” domandava alla statua.

“No, non è Maria” parlò una voce da uomo.

Il piccolo intruso si voltò di scatto, spaventato.

“Sei il sacerdote che ho visto..” capì il bambino “Sei Shion?”.

“Sì. E tu come ci sei arrivato quassù?!”.

“Io..volevo vedere la statua. Ho fatto le scale”.

“Così piccolo, hai risalito tutte le scale del Grande Tempio?!”.

“Sì..”.

“Notevole..”.

“Sogno sempre questa signora. Chi è?”.

“Atena. La sogni? Che ti dice?”.

“Niente. Ma la sogno”.

“Anche io la sogno, sai? Mi ha parlato di te”.

“Di me?”.

“Di un bambino. Credo proprio che sia tu”.

“Veramente? Cosa ti dice su di me?”.

“Che già ti vuole bene. E tu, le vuoi bene?”.

“Io..non so..è una statua!”.

“È molto più di una statua! È una Dea”.

“Una Dea?”.

Il bambino alzò lo sguardo. Sì, riusciva a sentirlo. C’era qualcosa che lo avvolgeva, come una carezza. Il suo cuore palpitò. Voleva bene a quella signora, sì. Forse..riusciva perfino ad amarla!

 

 “Cosa stai guardando?” domandò Shion.

“Niente..” mentì il piccolo.

Il Sacerdote di Atena, dopo quanto visto al Tempio, aveva preso con sé il gemello più grande. Il bambino non era per nulla convinto. Trascinato via quasi con la forza, si era ritrovato in quel luogo praticamente deserto. Kanon lo aveva seguito, senza però che nessuno al Tempio se ne accorgesse.

“Smettila di fissare quella donna” lo rimproverò ancora Shion.

“Io..”.

Il bambino la osservava perché quella donna teneva per mano un figlio, che le sorrideva e la chiamava “mamma”. L’apprendista del Tempio provò invidia.

“Devi concentrarti. Lascia perdere certe cose” continuò Shion, camminando ancora per le vie del paese “Tu diventerai cavaliere, lotterai per salvare il Mondo dai malvagi e prenderai il mio posto”.

“Il Vostro posto?”.

“Il tuo cosmo è potente. Nessun’altro al Tempio ha una forza pari alla tua perciò, al momento, sei l’unico che può ambire ad un simile incarico”.

“Gran Sacerdote?”.

“La strada è lunga e sentimenti come l’invidia infangano un cuore puro e degno. Devi ergerti al di sopra di cose simili. La bontà e la misericordia sono fondamentali, non scordarlo mai. Dovrai essere d’esempio a tutti coloro che verranno”.

 

“Ti sei divertito in paese?” domandò, vedendo arrivare Kanon.

“Sì. Ci sono le giostre” ammise il gemello “Vieni anche tu?”.

“Non posso. Io devo uscire dal Tempio solo assieme al Sommo Shion”.

“Che noia! Passi la giornata ad allenarti  e studiare! Che palle..”.

“È la vita che ho scelto..”.

“È la vita che ti hanno imposto! È da anni che siamo qui e non ti vedo né felice né in pace con te stesso”.

“Non lo faccio per me. Lo faccio per un qualcosa di superiore. E lo faccio per Atena”.

“Atena? L’hai mai vista? E se fosse tutta una favola? Una storia che ti ha raccontato un vecchio rincoglionito dai capelli verdi?”.

“Può anche essere ma dimmi, che alternative ho? Pensi forse che qua fuori, a questo mondo, ci sia qualcuno disposto a prendersi cura di noi? Qualcuno a cui importi della nostra vita?”.

“Che stai dicendo..?”.

“Qui ho uno scopo. Ed anche se Shion non mi ha mai riservato gesti d’affetto, come un abbraccio o una carezza, alla fine qui ho un tetto sulla testa”.

“Anche all’orfanotrofio avevamo un tetto. E là nessuno ti pestava dalla mattina alla sera per renderti più forte”.

“Mi pestava dalla mattina alla sera per divertimento..”.

“Questo posto è una trappola. È un inganno. Non sarai Gran Sacerdote, vedrai. Un giorno arriverà qualcuno a cui Shion vorrà bene veramente e tu finirai nel dimenticatoio, piccolo bambino prodigio”.

“Non è vero! E poi, se ti fa tanto schifo stare qui, vattene!”.

“Non lo vuoi veramente..”.

“Io..”.

“Pretendono troppo da te, fratello. Cerca di..”.

“Non ho bisogno di consigli. A questo mondo sono tutti fin troppo bravi a parlare. Sai di cosa c’è bisogno, invece? Di fatti. Di azioni. Io, quando sarà il momento, sarò pronto. Stringerò le mani attorno al collo ad ogni singola creatura che proverà a farle del male..”.

“Parli di Atena?”.

“Ucciderò chiunque voglia ferirla. Difenderò lei e questa umanità, così debole e indifesa. Io sarò al di sopra di essa e nessuna guerra santa potrà mai sconfiggermi”.

“Sei strano..”.

“Ma per fare questo, mi devo allenare. Devo diventare più forte. È per questo che Shion non mi dona mai nemmeno un sorriso. Perché non sono abbastanza forte. E non sono abbastanza buono”.

Quella notte di pioggia giunse Aiolos. Assieme al neonato Aiolia, il futuro Sagittario giunse al cospetto del Gran Sacerdote. L’aspirante cavaliere dei Gemelli non capì subito quel che stava accadendo. Qualcosa in luì gridò, selvaggiamente e con rabbia, quando vide quanto amore in realtà riuscisse a trasmettere Shion. Pianse, sicuro che tanto nessuno lo avrebbe notato mentre correva per le scale sotto la pioggia. “Perché?” si chiedeva. Perché nessuno gli voleva bene? Perché nessuno lo comprendeva? Era stanco di essere solo! Kanon passava sempre più tempo lontano dal Tempio, le guardie lo temevano e Shion lo ignorava.

“Mi impegnerò di più. Sarai fiero di me!” promise a se stesso “Diventerò buono! Buono come vuoi tu, Sommo Shion! Voglio che tu mi sorrida! Voglio che tu..mi voglia bene!”.

Con nel cuore ogni buon proposito per divenire il più giusto fra i cavalieri, nell’animo al contrario qualcosa ringhiava, piena di rancore.

“Sei così schifosamente patetico e sentimentale!” parlò, senza capire come, a se stesso.

 

Era nervoso ma non doveva ammetterlo né tantomeno farlo capire. Molti erano i curiosi giunti all’anfiteatro. L’aspirante cavaliere li osservò, fingendo indifferenza.

“Saga..” chiamò Shion.

Il bambino alzò lo sguardo. Non capiva molto bene perché il Sacerdote lo chiamasse così. Gli era stato detto che era un nome di una famiglia nobile, nonché di un imperatore giapponese. Il Kanji con cui era scritto quel termine poi, richiamava una dualità che sapeva perfettamente d’avere. Saga inoltre era una divinità nordica e questo lo collegava al nome del gemello Kanon, che sempre in oriente era una creatura divina, protettrice dei marinai e dalle mille braccia per raccogliere i desideri dei mortali.

“..sei pronto, Saga?”.

“Sì” annuì l’apprendista.

“Bene. Corri a prendere la tua armatura”.

“Prego?”.

“Segui quel che il tuo cosmo ti dice e raggiungila”.

La voce del Sacerdote pareva infastidita. L’aspirante cavaliere lasciò l’arena e si concentrò, cercando di capire verso dove il cosmo lo guidava. Ma che strano quel cosmo! Voci discordanti gli suggerivano posizioni diverse. Quale doveva seguire? Alla fine una delle due voci prevalse. Era quasi minacciosa e lo spingeva verso la terza casa. Davanti ad essa, il bambino si fermò. C’era qualcosa di strano o forse si sbagliava? Ma che poteva esserci di strano?! La terza casa era deserta da secoli! L’aveva attraversata tante volte. Non aveva mai visto alcuna armatura all’interno! Si stupì dunque ma decise di seguire il suo cosmo. Tutto sembrava tranquillo, senza cambiamenti di alcun tipo. Poi la casa si fece buia. Che scherzo era mai questo?

“Chi c’è?” domandò il bambino, sentendo rumori.

Qualcosa brillò dietro di lui ed il piccolo si voltò.

“Chi sei tu?” scandì una voce, altalenante e strana.

“Io? Io..sono Saga”.

“Chi sei tu?” ripeté la voce.

Un’armatura camminava, avvolta dalla nebbia nera in cui galleggiava l’aspirante cavaliere.

“Sono Saga” rispose ancora, questa volta più convinto.

“Chi sei tu?”.

A fianco dell’armatura, ora si vedeva un fanciullo. Era nudo e con i capelli neri che ne coprivano parte del volto. Ghignò di colpo, spaventando l’apprendista del Tempio.

“Chi sei tu?” domandò questa volta Saga.

“Chi sei tu?” gli fece quasi da eco il ragazzino sconosciuto.

“Perché mi somigli? Chi sei? E perché sei vicino all’armatura dei Gemelli?”.

“Io sono te. Io sono il vero te”.

“Non è vero!”.

“Tu non sei Saga. Non è quello il tuo nome”.

“E tu come lo sai?!”.

“Perché io sono te”.

“Non è affatto così! Va via, è pericoloso !”.

“Non puoi sfuggire da te stesso. Io sono parte di te. Il cosmo che ci avvolge appartiene a me”.

“Questo immenso cosmo oscuro è tuo?!”.

“È nostro. E non potrai lottare ancora a lungo contro la tua natura”.

“Ti sbagli. Il mio cosmo è luminoso e buono. Non so chi tu sia ma te ne devi andare! Quell’armatura la indosserò io ed apparterrà a me. Purificherò il tuo cosmo malvagio”.

“Non dire idiozie”.

Il bambino sconosciuto scoppiò a ridere. Una risata inquietante, che fece vibrare la nebbia nera che amplificò quel suono come in un eco multiplo.

“Chi sei tu?” si udì ancora, per l’ennesima volta.

“Io sono il cavaliere dei Gemelli!” gridò Saga, correndo verso l’armatura vuota.

Il bambino senza vestiti lo intercettò e lo colpì.

“Vattene!” gridarono entrambi i bambini.

Iniziarono a lottare.

“Quell’armatura appartiene a me!” ringhiò Saga “Fatti da parte!”.

“E chi lo ha stabilito?”.

“La indosserò. E Shion sarà fiero di me”.

“Per Shion non sei altro che una pedina. Nella prossima guerra santa, ti manderà al macello a morire. Tu non sei nulla per lui!”.

“Stai zitto! Tu non sai niente!”.

“Sei tu che sei accecato dalla stupidità. Per quell’uomo sei solo l’ennesimo cavaliere che morirà in nome di Atena. Devi combattere per te stesso. Ottenere quell’armatura perché TU lo vuoi, non perché Shion lo vuole. La vuoi per te? O solo per far felice quel vecchio sadico?”.

“Sì..io..la voglio per me! La voglio per essere forte e per difendere..lei!”.

“Lei?”.

Il bambino dai capelli neri parve perplesso. Poi una luce squarciò la nebbia nera e questa iniziò a dissolversi.

“Atena vuole la mia vittoria. L’armatura è mia e tu rimarrai qui, nelle tenebre” sorrise Saga, allontanandosi con lo scrigno dei Gemelli.

“No, ti sbagli” ghignò il bambino nudo, indicandosi la testa “Io sarò sempre qui”.

Saga rimase un po’ turbato da quelle parole ma riuscì a trovare la forza di allontanarsi.

“Non ti libererai mai di me! Ricordatelo!” gridò il piccolo dai capelli neri “Ricordatelo, Aristotles!”.

“Nessuno mi chiama più così! Io sono Saga!”.

“Buon per te. Io sono Arles”.

 

Ansimando, Saga tornò all’arena. Tutti i presenti si zittirono. Quello scrigno..era per davvero d’oro? Dopo tutto quel tempo, finalmente un nuovo cavaliere di quel rango abitava il santuario?

“Bravo!” sorrise Aiolos, rompendo il silenzio.

“Grazie..” rispose Saga, senza sapere che altro dire.

Shion rimase in silenzio. Osservò dall’alto e si fece serio. Colui che indossava quelle vestigia ai suoi tempi era stato un cavaliere assai temuto ed altrettanto pericoloso. Il Sacerdote fece un cenno con il capo, come a voler dire che aveva capito quanto era successo. Poi si ritirò nelle sue stanze ed Aiolos lo seguì. Saga, sfinito ed un pochino deluso da quella reazione, raggiunse di nuovo la terza dimora. Era la sua casa ora e vi entrò, lieto di non vederci ombre nere. Udì un rumore e si voltò, convinto di vedere il bambino di prima. Con sollievo, vide invece Kanon.

“Vieni, fratellino” lo chiamò.

“Davvero? Posso entrare anche io alla terza casa?” si stupì il gemello.

“Certo. Io e te sempre insieme, giusto?”.

Kanon sorrise e raggiunse il fratello, che poggiò in terra il pesante scrigno e sedette, esausto.

“Ma..cosa è successo? Chi era il tuo avversario?” domandò il gemello più piccolo.

Era preoccupato però capì subito che non avrebbe ricevuto risposta, perché il nuovo cavaliere dei Gemelli già si era addormentato, accoccolato contro la propria Pandora Box.

 

“Posso chiederti un consiglio?” parlò il Sagittario.

“Di che tipo?” rispose Saga, ormai adolescente.

“Beh..ecco..mi vergogno un po’ ma..sull’isola di Milo, dove ho scovato il nuovo cavaliere dello Scorpione, ho conosciuto una ragazza”.

“E con ciò?”.

“Si chiama Sophia. È davvero bellissima e dolce. È..speciale!”.

“Continuo a non capire cosa questo abbia a che fare con me..”.

“Vorrei un consiglio. Tutti ti amano e ti apprezzano, ti considerano quasi un dio! Diventerai Gran Sacerdote! Sai per forza cos’è l’amore quindi, ti prego, dammi qualche consiglio”.

“Mi spiace ma..non posso davvero aiutarti”.

“Ma..che dici?!”.

“Io non conosco l’amore. Sono stato gettato come spazzatura appena nato, perciò nemmeno mia madre ha mai provato amore per me”.

“Come può il tuo cuore concepire una cosa così triste? Se tua madre ti ha abbandonato, un motivo di certo c’era! Forse era troppo giovane o povera ed in questo momento ti pensa, chiedendosi dove tu sia e pregando per la tua felicità”.

“Non so come tu faccia a vedere del buono in tutto. Gli esseri umani sono anche malvagi e menefreghisti sai, Aiolos?”.

“Non una madre. Io non credo che una madre possa essere così”.

“La mia sarà stata di certo una che non vedeva l’ora di sbarazzarsi di me. L’amore non è una cosa in cui credo e che comprendo, se non quello che mi porta ad avere fede nella nostra Dea. Buon per te che ritrovi questo sentimento in una semplice femmina”.

“A volte penso che tu non sia normale. Nel senso..che in te ci siano due persone diverse. Ad ogni modo..vorrei somigliarti. Il tuo distacco di certo ti aiuterà nell’imminente guerra santa. E saprai guidarci tutti, di certo meglio di quanto potrei fare io. Shion sceglierà te come successore legittimo però..non è corretto quel che dici. Shion ci vuole bene..”.

“Per Shion non sono altro che l’ennesimo cavaliere che morirà in guerra. Non prova affetto alcuno per me. Basti pensare al fatto che tu e Aiolia per anni siete rimasti al sicuro nelle sue stanze, mentre io fin da piccolissimo stavo con le guardie o per conto mio. Vi ha abbracciati, tenuti in braccio, incoraggiati, lodati..”.

“Dunque è di questo che sei geloso? Una volta mi dicesti che mi invidiavi. È per questo?”

Saga non rispose. Seduto fra le colonne, fissò l’orizzonte. Aiolos scosse la testa: era meglio tornare ad allenare Aiolia.

 

Diversi anni erano trascorsi e molti altri cavalieri d’oro erano apparsi. Quando Shion lo mandò a chiamare, Saga non sapeva cosa aspettarsi. Entrò alla tredicesima e già Aiolos era al cospetto del Sacerdote e sorrideva. Che aveva tanto da sorridere?

“Guarda, Saga! Finalmente è giunta fra noi!” parlò il Sagittario.

“Chi?”.

“Atena! Guarda!”.

Shion stringeva fra le braccia una bambina di pochi giorni. Saga avvertì un tuffo al cuore. Era una notizia meravigliosa! Subito però qualcosa lo preoccupò. Aiolos parve percepirlo ma non disse nulla. Seguì il compagno fuori dalla tredicesima e, quando il Sacerdote non fu più a portata d’orecchio, lo interpellò.

“Cosa ti turba? Ho notato qualcosa di strano nei tuoi occhi”.

“Quella bambina..non ha il cosmo di colei che sogno!” ammise Saga “Non ha il potere che mi aspettavo”.

“È solo una neonata..”.

“Una Dea! Che ci deve difendere dai nemici. Come può farlo, con un cosmo così debole?”.

“Pensi veramente che il sommo Shion si sia sbagliato?”.

“Shion è anziano ormai. Non pensi possa sbagliare?”.

“Mi fido ciecamente di lui. Però..le tue parole un po’ mi fanno riflettere. Forse dovremmo avvicinarsi di più a lei, per verificare. Dici sia solo una specie di prova, per noi che siamo stati addestrati a sostituirlo?”.

“Tecnicamente solo io sono stato addestrato per questo, ma credo che la tua idea sia buona. Come pensi di fare?”.

“Basta entrare ed avvicinarsi. Nulla ci vieta di farlo!”.

“Shion non ammette che io entri in determinate sale!”.

“Davvero? No, a me no. Forse perché ho trascorso tanti anni alla tredicesima con lui ed il mio fratellino. Ti fidi? Controllerò io e poi ti farò sapere”.

Saga annuì ma in realtà non si fidava per niente. Decise dunque di raggiungere le stanze della piccola da solo. La guardò e lei rispose a quello sguardo.

“Ne sono certo..” mormorò Gemelli “..questo non è lo sguardo della donna che sogno. Tu non sei Atena e, se lo sei, la tua reincarnazione è debole. Come potrai salvarci tutti, mia signora? Con questo cosmo, saremo noi a dover salvare te!”.

“Saga!” esclamò Shion, entrando nella stanza “Cosa ci fai lì? Allontanati!”.

“Io..volevo solo vedere se stava bene”.

“Certo che sta bene! Perché non dovrebbe?”.

“Io..perché vi arrabbiate?! Non sto facendo niente di male!”.

“Maestro..” tentò di riportare la calma Aiolos, come sempre poco distante dal Sacerdote.

“Sparisci, Aiolos! Non ho bisogno di essere difeso!” sbottò Saga, capendo che il suo autocontrollo stava venendo meno.

Per evitare questo, guadagnò l’uscita, riuscendo a tornare se stesso.

“Maestro, perché siete così severo con Saga?” si chiese il Sagittario.

“Perché tu non sai quanto possa essere pericoloso il cosmo doppio dei Gemelli. Già in passato ho avuto a che fare con lui..”.

“Ma è di Saga che stiamo parlando, non dell’uomo che indossava quell’armatura prima di lui!”.

“Forse hai ragione. Ma è meglio prevenire..”.

 

Qualche tempo dopo, Kanon rientrò al santuario. Era di splendido umore e fischiettava.

“Fratellone!” chiamò, felice “Indovina un po’ con chi è uscito stasera il tuo gemellino? Con quello schianto di cameriera del locale giù in paese. Ovvio, non la conosci. Sei troppo impegnato a fare il santo quassù! Fratellone! Ma..dove sei?”.

Kanon si guardò attorno.

“Sento il tuo cosmo!” ridacchiò “Vuoi giocare a nascondino, eh? Guarda che ti trovo!”.

Si concentrò qualche istante e poi camminò convinto.

“Trovato!” esclamò, sbucando da dietro una colonna e scoppiando a ridere.

Si fermò subito però perché si accorse che il fratello, seduto in terra, non aveva proprio l’aria di essere in vena di scherzi.

“Ma..che succede? Fratellone..piangi?”.

“Sai che novità..va via, per favore”.

“Certo che no! Sei mio fratello e devi dirmi cosa c’è”.

“Niente. Lasciami stare”.

“Ti prendo a sberle, stupido!”.

Kanon tentò di fare il minaccioso ma nemmeno quella tecnica funzionò. Una lacrima rigò la guancia del gemello e il più giovane non sapeva che fare.

“Qualsiasi cosa sia successa, siamo fratelli. Ed io ti voglio aiutare. Avanti, che mai potrà essere?”.

“Kanon..io..a cosa servo?”.

“In che senso? Sei un cavaliere d’oro e difendi la pace del Mondo, o almeno questo è quel che mi è stato detto. Ecco a che servi”.

“Io credevo di essere speciale. Di essere..diverso. Fin dal primo momento, mi è stato detto che io farò grandi cose..”.

“E le farai. Dicono tutti che sarai Gran Sacerdote”.

“No, non lo sarò. Shion ha scelto Aiolos”.

“Cosa?! Io l’ho sempre pensato che quel vecchio fosse un rincoglionito ma ora ne ho la certezza! Come si fa a scegliere Aiolos?! Mister insicurezza, che ha paura di agire e chiede sempre consiglio. Con lui a guida del Tempio, la guerra santa è persa in partenza. Siamo fottuti!”.

“Ha ragione Shion, invece! Io..io non sono in grado di controllarmi!”.

“Controllare cosa?! Dai, andiamo! La gente ti considera un Dio! Quando eravamo bambini, a volte restavi a digiuno pur di far mangiare me o altri bambini affamati. Hai sempre aiutato chi lo chiedeva ed hai sempre servito fedelmente questo posto. Tu meriti di veder realizzati i tuoi sogni!”.

“No, invece! C’è qualcosa in me che non va. Te ne sei accorto pure tu. Faccio sempre più fatica a controllare quel lato di me che..”.

“Quel lato è frutto di una vita intera di frustrazione e repressione. Uno non può essere fottutamente buono sempre, ventiquattro ore su ventiquattro! E poi qui stiamo parlando di guerra. Credi possa essere più adatto a difendere il Mondo quell’insicuro lecchino di Aiolos oppure quel tuo lato che saprà essere spietato con i tuoi nemici?”.

“Che domanda fai?! Quella parte di me non deve mai avere il sopravvento, chiaro?”.

“Ma prima o poi lo farà. Il demone nel tuo cuore prima o poi uscirà. E forse è giunto il momento..”.

 

Kanon aveva ragione. Il gemello più piccolo, dopo quanto detto da Saga, aveva deciso di agire. Raggiunse le stanze del Sacerdote, tentando di ghermirne la vita. Così facendo, avrebbe consentito al fratello di veder realizzato il suo sogno. Ma Saga stesso era intervenuto, sventando quel tentativo e rinchiudendo il gemello a capo Suion.

“Vuoi divenire davvero come lui?” aveva urlato Kanon, mentre la marea si alzava “Tu non sei così! Tu sei angelo e demone allo stesso tempo e qualcosa in te freme perché vuole prendere il giusto posto! Non essere come loro vogliono che tu sia! Sii come tu sei nato per essere!”.

Il demone, quel bambino nudo dai capelli neri, ora era un uomo pronto a prendere il controllo. Per troppi anni aveva sacrificato tutto senza ottenere nulla ed era tempo di reagire. Uccidere il Gran Sacerdote non era stato un problema e nemmeno sbarazzarsi di Aiolos. Osservando la statua di Atena, con addosso le vesti da Gran Sacerdote, Arles sorrideva da sotto la maschera.

“Quella incarnazione era debole” parlò “Ci penserò io a difendere questo Mondo. Nessun Dio oserà sottomettere l’umanità perché io sarò al di sopra di qualunque divinità possibile! Io sono pronto. Affronterò ogni singola guerra santa, Atena. In nome tuo..”.

Rientrando, trovò un bambino alla tredicesima.

“Aiolia?” domandò, vedendolo.

“Posso dormire qui oggi?” piagnucolò il piccolo aspirante Leone.

“Non sei un po’ grande?”.

“Mi manca il mio fratellone..”.

“Capisco..”.

“Dicono che adesso portate la maschera per nascondere le lacrime di delusione per il tradimento del vostro cavaliere prediletto, il Sagittario. E per Gemelli, che è sparito. Io..non so se il mio fratellone ha fatto del male anche a Saga ma..vorrei chiedere scusa da parte sua”.

“Scusa?”.

“Sì. Il mio fratellone ha sbagliato, ha tradito. Non so se sia vero, ma dicono così. Vorrà dire che io combatterò anche per lui e diventerò un cavaliere doppiamente fedele ad Atena ed al Santuario”.

“Come proposito è molto nobile, Aiolia..”.

“Grazie..”.

Il bambino fece per andarsene, a capo chino.

“Aiolia..” lo richiamò Arles “..puoi dormire nelle mie stanze stanotte. Io non ho sonno..”.

Nello stesso momento, da qualche parte sotto la superficie dell’oceano, Kanon si era risvegliato al cospetto del Tempio di Poseidone. Se suo fratello non aveva il coraggio di prendere ciò che poteva ottenere, lui non avrebbe commesso lo stesso errore!

 

 

Scusate, questo capitolo è un po’ più lungo degli altri ma ho tentato di dare spazio ad entrambi i gemelli. Ammetto di non essere del tutto convinta di essere riuscita ad esprimere a pieno quel che volevo. La mia idea è che Saga abbia avuto fin da bambino un sogno imposto e che da sempre lo abbia inseguito. Un unico e solo scopo nella vita che gli è stato tolto e non è stato in grado di reagire nel modo corretto, perché incapace di vedere uno scopo diverso nella sua vita. Alcune scene le ho raccontate in modo leggermente diverso in “Reborn”, che essendo una storia lunga offre molto più spazio per spiegazioni di sorta. P.S. il mio Arles ha i capelli neri come nel manga! A presto!

   
 
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