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Autore: Michan_Valentine    28/05/2015    1 recensioni
“Vedi, i vampiri di cui parlo hanno forma umana. Vivono fra gli umani, mangiano e parlano come gli umani. La luce del sole non li incenerisce, il loro cuore batte vigorosamente nel petto e di certo non succhiano sangue. Ciononostante non si può dire che siano vivi.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vampiri?” chiedi, come se avessi capito male. Ma così non è, te lo dice la luce negli occhi di lei. “Sei seria,” dici, come se ci fosse bisogno di ribadirlo; e probabilmente tu ne hai perché ancora non credi alle tue orecchie.

Ti sposti, a disagio sul divano di pelle di casa sua. Dalla poltrona Dremora ricambia il tuo sguardo sorpreso con la calma e la sicurezza di chi ha appena proferito un’ovvietà. E a ben pensarci è appollaiata sul seggio alla stregua di una pantera, leziosa, quasi pigra… ma terribile nella sua sinuosa bellezza. Le gambe accavallate, lasciate scoperte dall’apertura del vestito; il busto languidamente appoggiato alla spalliera, di tre quarti; il braccio libero disteso sul bracciolo, a reggere il bicchiere da cocktail che ha appena toccato. L’altro braccio lo tiene invece piegato, pronto ad avvicinare la sigaretta alle labbra rosso fuoco, perennemente incurvate in quel sorriso indecifrabile. Lo stesso che ti ha colpito al pub.

“Non fare l’ingenua,” replica. Con un movimento del capo scosta leggermente i capelli, solleva il mento e si porta la cicca alla bocca, senza mai distogliere lo sguardo dai tuoi occhi. “Sai di che cosa parlo.”

Ti umetti le labbra che sanno di Martini e ingolli a vuoto. Il tuo bicchiere è sul tavolino, quasi vuoto. Non sai se è l’effetto dell’alcol ma il mondo sembra vorticarti attorno. Salvo per un punto: lei. È inebriante, per questo hai accettato di seguirla. Ti piacciono i suoi movimenti, il modo in cui pronuncia le parole, il suo profumo. Ma sono gli occhi la parte che preferisci. Dremora non è giovane, deve aver quasi raggiunto i quarant’anni; eppure sembra che ne abbia visti molti di più. E che li abbia compresi, impressi nelle proprie iridi. E forse anche nella pelle.

“I vampiri non esistono”, dici; e abbozzi un sorriso di circostanza. Vuoi cambiare argomento, ti senti a disagio e lei sembra leggerti dentro; ma la sensazione ti preoccupa e ti intriga in egual modo. E in fondo –lo avverti nel brivido alla base del collo- vuoi sapere cosa intende e dove questo ti condurrà.

“Oh, sì, mia cara. Esistono,” insiste. Stuzzica col pollice il filtro della sigaretta e una manciata di cenere cade sulla poltrona, ignorata. “Non mi riferisco né ai pipistrelli del continente americano, né alle più famose creature mitologiche. No. Ci sono tipi di vampiro più pericolosi. E meno caritatevoli nel dispensare sofferenza.”

Schiudi le labbra, sorpresa. Non sai dove cerca di arrivare, ma vuoi saperlo. Vuoi conoscere la sofferenza di cui parla. Vuoi addentrarti nella sua mente, capire come funziona e sfiorare il pericolo menzionato.

“I vampiri delle leggende bevono sangue umano. Ne succhiano la vita. Come può esserci qualcosa di peggiore?”

Il sorriso di Dremora si fa più intenso, forse un pelo più inquietante. E la luce nei suoi occhi diventa fredda. Tagliente.

“L’ho sperimentato,” dice. “Vedi, i vampiri di cui parlo hanno forma umana. Vivono fra gli umani, mangiano e parlano come gli umani. La luce del sole non li incenerisce, il loro cuore batte vigorosamente nel petto e di certo non succhiano sangue. Ciononostante non si può dire che siano vivi.”

Scuoti la testa, senza capire. Dremora invece porta la sigaretta alla bocca e le sue labbra si chiudono su di essa. Quando ritrae l’arto il fumo le esce dalle narici e s’innalza verso l’alto fino a scomparire. Ti guarda con la solita calma attraverso gli effluvi del tabacco e piega stancamente la testa da un lato, verso la spalliera della poltrona.

“Sono umani incapaci di vivere,” spiega. “Incapaci di trovare la propria strada, di sviluppare preferenze o personalità. Si attaccano agli altri, fingendo di essere come loro. Amici, colleghi, famigliari. Si nutrono dell’entusiasmo, dell’amore per la vita che non possiedono. E che invidiano. Si appropriano dei sogni che non gli appartengono e li fanno propri col sorriso sulle labbra. Parassiti. La cui dipendenza li rende invero frustrati e incapaci di amare gli altri o se stessi. E mentre la spogliano di qualsiasi cosa rigettano la loro stessa fonte di sostentamento, incapaci di accettare la propria, miserevole essenza. Così la calpestano, la sviliscono e la umiliano. Ma non fraintendere, non si tratta di cattiveria. È semplicemente nella loro natura. Dopotutto l’animo umano aspira a una sola, singola cosa: la pace.”

Le parole si dissipano nel silenzio. Dremora ti osserva ancora dalla sua postazione, studia le tue reazioni e innanzi al suo sguardo ti senti nuda, quasi indifesa. Deglutisci.

“La pace è effimera,” commenti. “Si tratta di attimi. Quasi sempre rubati.”

“Precisamente,” conviene lei; e ti riserva un sorriso più accentuato, forse più genuino degli altri. “Un’altalena che continua a oscillare finché giunge la fine. Hai mai incontrato uno di questi vampiri, mia cara?”

Scuoti la testa e Dremora si porta il bicchiere alle labbra. Non sembra stupita dalla tua risposta, quanto piuttosto compiaciuta. Prende un sorso di Martini e torna a distendere il braccio lungo il bracciolo della poltrona. Dopodiché infila la cicca nel cocktail. Badi appena al filo di fumo che segna la fina della sigaretta, catturata dalle movenze, dal profumo di lei. E dal modo in cui ti guarda. In cui ti invita. La morsa delle sue lunghe, sinuose gambe si scioglie. Ne passa una sul bracciolo libero della poltrona e innanzi a te schiude l’accesso al paradiso che invero ti è negato. Soltanto il lembo del vestito si frappone a coprire il mezzo, drappeggiando fino a terra. Dremora inclina il capo all’indietro, poggia con la nuca sul margine della spalliera e ti fissa di sbieco, con le labbra rosse seducentemente dischiuse.

“Allora non puoi capire perché ti ho invitato in casa mia. Né perché non ti temo,” dice; e allunga la mano libera e perfettamente smaltata verso di te, in un invito altrettanto esplicito. “Non importa. Vieni qui, mordimi il collo e fammi godere. Dopotutto la pace ha gli attimi contati sia per gli umani che per i vampiri. E tu, mia dolce creatura della notte, devi essere davvero, davvero affamata…”

Che ti abbia scoperta –meglio, che abbia sempre saputo chi o cosa tu fossi- è irrilevante. Non più. Il brivido all’altezza del collo s’intensifica, si espande e t’invade al semplice suono di quelle parole, caricandoti di anticipazione. In qualche modo, realizzi, avevi capito che era diversa dal momento in cui l’avevi puntata al bancone del pub. O semplicemente che si trattava di quella giusta; e l’eccitazione ti pervade quasi quanto la brama di sangue. La vuoi. E la vuoi in ogni parte di sé. Così scopri i canini, ti alzi dal divano e le dai quello che cerca. 
 
Saaaalve. Mia prima comparsa in questa sezione. ^^'' E scusate se mi presento con questa roba. Ah-hem. Possiamo chiamarla... sfogo, ecco. Intanto la dedico a tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di incappare in questa specie di vampiri pericolosissima. Lo dico per eseperienza personale. E... niente. Tutto qua. Nessuna pretesa per quanto scritto, aveva solo bisogno di essere cavata via dal mio cervello e l'ho messa nero su bianco. oo In compenso potete bastonarmi per aver avuto la faccia tosta di pubblicarla. xD Tanto per dire, ma Dremora ha preso vita da sola. oo E mi ha anche detto che le piacciono le donne. E difatti questa è la prima Femslash che scrivo in vita mia. oo'  Perciò siate clementi. >-< *si mette il caschetto di protezione contro pomodori e verdura marcia* E via al lancio! *w*
Alla prossima. ^^
CompaH
   
 
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